A malincuore ho lasciato Flores, ma ora mi trovo a Ubud che in tutti viaggi in Indonesia è stata “la casa a Bali”. È sempre bello tornare qui e riconoscere le strade, i templi dove ho assistito a tante danze, i ristorantini dove ho mangiato, i minimarket con l'aria condizionata a mille dove acquistare l'essenziale e fuggire prima di morire assiderati, il profumo di incenso e fritto nell'aria, il suono degli strumenti musicali tradizionali, le donne che al mattino espongono i cestini di fiori e riso in offerta agli dei davanti ai negozi e alle case, il vapore profumato che esce dalle lavanderie. Ormai giro per queste vie con la sicurezza di chi ci abita e ho una lista di cose da fare e comprare (ho portato la valigia mezza vuota apposta) prima di ripartire per Sumatra.
Oltre che per l'arte e l'artigianato, Ubud è famosa per lo yoga e per questo è rimasta un po' hippy e si trovano tanti ristoranti e bar vegani per la mia gioia. Proprio accanto al mio albergo ho trovato Wild Vegan che fa anche pasticceria e per pranzo sono tornata all'ottimo Pumpkin & Beetroot che avevo scoperto con le Cavallette nel 2019 e dove vorrei ordinare tutti i piatti del menù.Si sta anche lavorando sulla riduzione della plastica, le cannucce per le bibite sono di bambù o di metallo per esempio, e i cestini per la spazzatura sono separati almeno in “organico” e “non organico” che è già un bel passo avanti rispetto ai vecchi bidoni dove andava tutto insieme e poi gli si dava fuoco a bordo strada.
Un'altra attrazione locale è il Monkey Forest Sanctuary, che però oggi salto perché ho poco tempo e comunque l'ho già visitato cinque volte. Se venite qui per la prima volta, non perdetevelo, è una vera giungla in città con diversi templi ricoperti di muschio, alberi altissimi e ponti sui ruscelli, e soprattutto centinaia di macachi grandi e piccoli che riempiono i sentieri giocando, spulciandosi, mangiando e molestando i turisti che, però, non possono reagire perché si tratta di scimmiette sacre!
In settembre Ubud è poco affollata e me la godo a piedi in tutta tranquillità anche se attraversare la strada con stormi di motorini che sbucano da tutte le parti è sempre un'impresa epica. Non fidatevi delle strade a senso unico, arrivano anche contromano.
Mi fermo solo un giorno e mezzo, ma non potevo rinunciare a un giro nel mio mercato preferito al mondo, tutto pieno di colori dalla frutta ai dipinti, dalle sculture agli oggetti intagliati nel bel legno tropicale dalle venature dorate, ai vestiti che si gonfiano al vento caldo di Bali. Contratto per un paio di pantaloncini di cotone leggero, poi vado a bare un succo fresco perché a metà mattina sono già sudata e compro anche un paio di banane da una signora con un tavolino in mezzo al marciapiede. Poi scendo nella via dove abitavo nel 2017 perché so che c'è una vecchina (a sorpresa la trovo ancora viva) con un negozietto che vende un po' di tutto, compro fazzoletti e incensi. Basta prendere una strada poco frequentata come questa che i prezzi scendono letteralmente di dieci volte rispetto al centro e fa niente se la vecchina non parla inglese, ci si capisce e si scambia un sorriso con qualcuno che vede pochi stranieri e pochi soldi. Bisogna avventurarsi fuori dalle vie turistiche, imboccare un vicolo per vedere dove va a finire. Si trovano solo belle sorprese. Adesso vado a cercare un ufficio postale per spedire le cartoline.Domani parto per Sumatra dove mi aspettano gli amici di Alert e altre belle sorprese.
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