Mi sono svegliata all'alba dopo una notte tranquilla e riposante, a parte una piccola scossa di terremoto che ha fatto ondeggiare la capanna per qualche secondo, ma poi i grilli e gli uccelli notturni hanno ripreso a cantare e ho capito che non c'era pericolo. Cose che capitano in Indonesia.
Dopo colazione, Coso, l'autista, mi ha accompagnata giù dalla montagna fino al porto di Labuan Bajo dove mi aspettava la guida per la giornata di snorkeling: Ken, un tizio magro magro con il ciuffo tinto di biondo (sì, lo so, Barbi e Ken fa ridere). Mentre navighiamo fuori dal porto affollato verso il confine della riserva marina di Komodo, mi elenca i tipi di corallo che vedremo e tutti i pesci che popolano la barriera. Ovviamente non ricordo nemmeno un nome, per me sono sempre quello giallo, quello blu, quello lungo, Nemo, eccetera. Mi spiega anche che nuoteremo all'interno di una corrente molto forte e per non perderci porteremo in acqua un salvagente tenendoci aggrappati alle sue corde con una mano e nuotando con l'altra. Io mi vedevo già trascinata in giro per l'oceano e ho avuto una visione di Cannavacciuolo che mi diceva “Addios!” mentre venivo inghiottita intera da uno squalo gigante.Il viaggio è durato poco più di un'ora e una volta legata la barca a un'altra barca in sosta vicino a un'isolotto, ci siamo preparati. Avevo con me maschera e boccaglio, Ken mi ha procurato le pinne. Indosso la maglia tennica del Windsurf Club Valmadrera per proteggermi dal sole e perché è figa, infilo al polso il laccetto della macchinetta fotografica subacquea e ci tuffiamo.
La sottile superficie dell'acqua separa due mondi: sopra il sole, il cielo e la spiaggia; sotto il silenzio, una distesa di coralli a perdita d'occhio e alla mia sinistra il blu profondo dove si potrebbe sparire per sempre. Infilati nella corrente che piega le piante marine come il vento su un prato, nuotiamo senza sforzo lasciandoci trasportare da quel fiume invisibile. Sotto e intorno a me sfilano i coralli con tutte le loro forme e colori diversi. Il sole a picco ne accentua le ombre e le tonalità, mentre i riflessi delle onde rendono il panorama ipnotico. Ed ecco tanti tipi di pesci che non so più quale guardare. Alcuni solitari, altri in banchi di centinaia, alcuni minuscoli, altri grossi che ho paura di sbatterci contro. Scivolano veloci accanto a me, si infilano nei pertugi della foresta corallina, spuntano da anfratti bui con i loro guizzi di colore, scendono nella valle che porta in mare aperto e spariscono nell'oscurità delle acque più profonde. Con la mano libera scatto centinaia di foto e giro qualche breve filmato, ma soprattutto osservo incantata lo spettacolo che la natura ha pensato di mettere in scena nel mondo sottomarino.
Il tempo è volato e cominciavo a sentire freddo, era ora di una pausa. Siamo riemersi molto lontano dalla nostra barca e i due marinai non vedevano il nostro segnale di venirci a prendere (impossibile tornare indietro contro quella corrente mostruosa). Così, Ken ha fermato una barchetta a motore che andava nella nostra direzione e ha chiesto un passaggio. Tornati a bordo abbiamo fatto uno spuntino di frutta e ci siamo riscaldati al sole. Poco dopo eravamo pronti a rituffarci per un altro giro nella corrente.A un certo punto, sento Ken strattonare la corda del salvagente per attirare la mia attenzione lontano dalla barriera corallina, verso il mare profondo e allora la vedo: contro il blu intenso, illuminata dai raggi di sole che penetrano l'acqua come lame, una tartaruga marina! È raro trovarne in quest'area, di solito si trovano molto più all'interno della riserva marina e migrano secondo le loro personali stagioni. Mi sento fortunata che questa abbia deciso di fare un giro alla barriera. Nuota a pochi metri da noi e cominciamo a seguirla. Sembra così leggera, sbatte le pinne come fossero ali, sembra proprio volare nell'oscurità. Non è spaventata, ma non ci avviciniamo troppo per non disturbarla. Le vado dietro quando si immerge e quando risale alla luce. È bellissima! Nuotiamo insieme per alcuni minuti che ricorderò per tutta la vita, poi punta il muso verso gli abissi e si allontana per poi sparire con infinita eleganza. Grazie per la visita, signora tartaruga!
Affascinata ed emozionata, non mi sono accorta che le due sessioni di snorkeling sono durate oltre tre ore, avevo un po' freddo, ma non sentivo la fatica grazie alla corrente, quando siamo riemersi era ora di pranzo. Questa volta la barca ci ha raggiunti, ma salire è stata un'impresa. Eravamo ancora in mezzo alla corrente che spingeva come un treno. Con una mano mi tenevo alla scaletta, mentre con l'altra cercavo di sfilarmi le pinne per passarle al marinaio, alla fine sventolavo come una bandiera appesa alla scaletta. Libera dalle pinne, finalmente sono sfuggita alla morsa dell'acqua impetuosa e mi sono arrampicata a bordo. Mentre ci dirigevamo verso una spiaggia, ho consumato il mio pranzo al sacco vegano preparato dal lodge con riso, verdure e tempeh. Poi passeggiata sulla spiaggia, adoro la sabbia corallina, che è morbida e fine come talco e non scotta mai. Una nuotata tranquilla nell'acqua bassa e trasparente, poi relax al sole per asciugarmi e infine di nuovo in barca per tornare al porto. Che giornata fantastica!
L'autista Coso mi aspettava già al parcheggio del molo e mentre risalivamo in montagna verso il lodge avevo dei colpi di sonno, calata l'adrenalina, la stanchezza si è fatta sentire.
Prima di cena, mi faccio una doccia e intanto fuori comincia a piovere. Mentre mi asciugo, mi guardo allo specchio e mi accorgo che i segni bianchi del costume mi resteranno come tatuaggi permanenti: mi sono bruciata come una deficiente sotto il sole per non essermi rimessa la crema solare prima del secondo snorkeling. Mi ero dimenticata quanto fosse letale il sole ai tropici perché comunque fa meno caldo che a Monza in luglio, ma me l'hanno ricordato le scottature. La maglia WCV mi ha protetto spalle e schiena, ma dalle chiappe alle pinne mi sono ustionata e allo specchio la mia pelle era di un bel rosso fosforescente. Ho consumato un intero tubetto di doposole per riuscire almeno a sedermi a cena e faccio fatica a piegare le gambe perché sono bruciata anche dietro le ginocchia. Be' chi è causa del suo mal...
La mia macchina subacquea non è di grande qualità (usandola poco non volevo spenderci troppi soldi), la luce del sole attraverso l'acqua non facilitava la messa a fuoco e comunque la corrente mi impediva di restare ferma per inquadrare bene, quindi vedrete delle foto fatte un po' a caso e dei brevi video in questo album
Enjoy!
"Indosso la maglia tennica del Windsurf Club Valmadrera per proteggermi dal sole e perché è figa"...eccerto! e ` quasi una reliquia! WCV rules!
RispondiEliminaDovevano farmi anche i pantaloni
EliminaCmq anche se la macchinetta non era al top, pe foto ed i video sono veramente fighi
RispondiEliminaLa tua era più bella, peccato che te l'ho affogata a Maui!
EliminaAhahahah Barbi non ti si può lasciar sola una attimo…comunque io e il grillo non vediamo l’ora di snorkelare insieme!
RispondiEliminaSì, ho bisogno che veniate in viaggio con me per farmi da badanti :))
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