mercoledì 20 settembre 2023

A Sumatra torna il sorriso

Oggi ho sudato così tanto che, pur avendo mangiato mezza anguria e bevuto tre bottiglie d'acqua oltre a un'intera noce di cocco, ho fatto pipì una volta sola. Eppure questa giornata è stata talmente bella che mi ha ridato speranza per il futuro verde di Sumatra. Preparatevi per un lungo post.

È cominciata già bene appena dopo colazione quando Hari è venuto a salutarmi.  Mi ha regalato un libro sugli uccelli rari dell'Indonesia nel quale sono pubblicate diverse foto scattate da lui che ormai è una guida esperta e molto richiesta. Infatti oggi non poteva venire con me perché aveva dei clienti, forse domani. 

Nel frattempo sono arrivati gli altri ragazzi di Alert con due jeep, puntualissimi alle otto. Dan con il suo grande sorriso è saltato giù urlando “Simoooo!” e ci siamo abbracciati anche se c'erano già trenta gradi. Poi sono stata molto contenta di ritrovare Yahya che per un periodo aveva lavorato altrove, ma è tornato con Alert. Era tutto emozionato, sempre timido, ma deciso quando serve guidare a tutta velocità sulle piste nella foresta per andare a spegnere un incendio. Con Hari, Dan e Yahya ho più o meno rimesso insieme la banda del 2017, come i Blues Brothers. Poi c'erano alcuni ragazzi nuovi, tra cui Salih che parla bene inglese e si occupa della parte informatica e social dell'associazione e, come me, fotografa ogni momento. Infatti cominciamo con una foto di gruppo mentre siamo ancora puliti e freschi prima di partire per il Way Kambas.

Prendiamo le jeep. Io salgo con Salih e Dan, al volante c'è un altro ragazzo nuovo Harry. Attraversiamo una piantagione di ananas e un villaggio con il nostro 4x4 con la scritta Fire fighter unit sul parabrezza che ha un'aria tanto aggressiva fuori quanto casalinga all'interno con questo sistema di raffrescamento artigianale


Ci fermiamo prima in un sito di riforestazione gestito dalla comunità con fondi governativi, una cosa che solo qualche anno fa era fantascienza, mentre pare stia funzionando nel coinvolgere gli abitanti dei villaggi nella conservazione del parco. Ci troviamo uno dei ranger che nel 2017 mi aveva accompagnato nel giro di pattuglia dei confini alla ricerca dei passaggi abusivi dei bracconieri e si ricorda di me. Mentre ci prepara un caffè, guardiamo sul cellulare di Dan le foto di quella famosa spedizione dal mio blog. Foto di gruppo anche qui con i ranger (capirete che non avendo molti visitatori stranieri è normale che tutti vogliano una foto con me) poi ripartiamo verso l'area di Susukan Baru, una delle zone di riforestazione seguite da Alert.

Sulla strada facciamo tappa nel punto in cui sorgeva la prima nursery per le piantine dove avevo lavorato l'altra volta. Dan mi mostra che è stata rasa al suolo da un gruppo di elefanti, così l'hanno ricostruita in un altro posto, ma hanno lasciato il vecchio capanno come rifugio d'emergenza per i ranger o gli escursionisti. “Qui è dove ci siamo fatti la foto con Budi che suonava la chitarra, ti ricordi?” mi domanda e io mi ricordo eccome, bei momenti. Fa un po' tristezza vedere il sito abbandonato, ma d'altra parte era giusto cedere il passaggio agli elefanti. Ci dirigiamo dunque al nuovo centro di Susukan Baru che Salih e Dan mi fanno visitare con orgoglio e in effetti è anche meglio del precedente. Intanto ha la corrente elettrica grazie a un pannello solare, un piccolo bagno piastrellato, una torre per l'avvistamento degli incendi, uno spazio per l'equipaggiamento antincendio (che però è rimasto obsoleto e poco sicuro per i ragazzi, tipo i cappelli di bambù al posto degli elmetti), diversi posti letto per i turni di notte, due pozzi profondi 40 metri per l'approvvigionamento d'acqua.


Insomma, una gran bella base per le loro attività sul campo e sappiate che l'hanno costruita interamente a mano, incluso lo scavo di un fossato che protegge la nuova nursery dal passaggio dei grossi animali. Qui seminano e fanno germogliare dieci tipi di alberi che poi trapiantano negli ettari di terreno circostanti secondo un sistema a griglia che non sto a spiegarvi. Alcuni alberi piacciono agli uccelli per nidificare, altri piacciono a elefanti e rinoceronti per le foglie da mangiare, altri sono semplicemente tipici della zona e quindi vengono ripiantati dopo gli incendi. Hanno anche rivestito una buca con un telo di plastica per conservare l'acqua e ci hanno messo sopra dei rami per consentire agli uccelli di abbeverarsi durante la stagione secca.

Nel frattempo Yahya e gli altri ragazzi hanno preparato la videocamera con sensori di calore e movimento che adesso andiamo a montare nella foresta per monitorare la fauna selvatica. Riprendiamo le jeep e, dopo un breve tragitto sulla pista sterrata, proseguiamo a piedi fino al punto prescelto dove sono state trovate tracce di diversi animali. Mentre un gruppo fissa l'apparecchio a un albero, Dan mi chiama per mostrarmi l'impronta di una tigre proprio a pochi metri da lì. Che bella notizia! La tigre di Sumatra è una specie a forte rischio di estinzione ed è fantastico trovarne ancora tracce fresche. La memoria e la batteria della videocamera durano circa tre mesi, sperano di trovarci anche immagini dei rinoceronti che contano ormai un numero talmente ridotto di esemplari che sono stati dichiarati già estinti. Mi faccio anche una foto con Salih, visto che dalla mattina ce le facciamo a vicenda, ma non siamo mai insieme. Poi, ovviamente, foto di gruppo con la videocamera installata.

Rientriamo al capanno perché è quasi mezzogiorno e fa troppo caldo per stare in giro. Yahya taglia un'anguria deliziosa che finisco quasi da sola e Dan apparecchia con le scatole dei pranzi al sacco e snack vari. Mentre riposiamo all'ombra del rifugio, parliamo dei cambiamenti climatici, del bracconaggio e degli incendi che devono affrontare quasi quotidianamente mentre lavorano sulla soluzione del problema alla radice: dare a queste persone un'alternativa di guadagno legale e far cambiare mentalità alla gente che vede il parco nazionale solo come un luogo da depredare. Mi raccontano anche che ci sono persone che prendono in casa cuccioli di coccodrillo come animali domestici e poi, quando crescono, li portano al Way Kambas chiedendo se possono liberarli nel parco che è attraversato da un fiume piuttosto grande. Così, insieme a quelli selvatici già presenti, la popolazione di coccodrilli è cresciuta fin troppo negli anni Mi ha ricordato quando mio fratello mi racconta dei geni che comprano cuccioli di cani e gatti e poi li portano in canile quando non sono più piccoli e carini. Tutto il mondo è paese, ma io dico: come cacchio ti viene in mente di prendere un coccodrillo come cucciolo di casa?

Intanto Dan riceve un video dai ranger che hanno avvistato un incendio a otto chilometri da noi e stanno andando a spegnerlo. Harry decide di andare ad aiutare e parte in moto. Noi restiamo, un'altra squadra li sta raggiungendo, se poi fosse necessario ci chiameranno. Il cielo si annuvola, ma Dan mi dice che fa così ogni giorno e poi non piove, “Non sperarci, Simo.” E infatti resta nuvoloso e afoso tutto il giorno.

Finisco l'anguria mentre loro discutono di un seminario sull'educazione ambientale che terranno in ottobre all'università insieme ad altre no-profit che operano nel Way Kambas. Questi ragazzi lavorano davvero con tanto impegno e su diversi fronti per la loro missione, sono fiera di loro, Marcel ha dei degni eredi.

Poi Salih sfodera un gioiello tecnologico inaspettato: un drone che Alert ha comprato (di seconda mano) con tre anni di risparmi per controllare periodicamente lo sviluppo dell'area di riforestazione. Ci mettiamo tutti intorno al suo monitor, lui perlustra e scatta foto di ottima qualità. Quando lo riporta a terra, usa la videocamera per girare un filmato di presentazione del nuovo centro e spiega a ognuno dove posizionarsi e cosa dire, come un vero regista. Da quel momento lo chiameremo scherzosamente Spielberg. Siamo quasi pronti, quando ci urla: “Nascondete i sacchetti di plastica della spesa che non fanno molto conservation!”. Ci butto sopra la mia camicia e cominciamo a girare con protagonista un ragazzo di cui, indovinate un po', non ho capito il nome e quindi sarà Giacca Rossa. Devo dire che Giacca Rossa è stato molto naturale nel girare per il centro spiegando le attività, mostrando le mappe e presentando ognuno di noi mentre ci passava accanto. Il filmato viene molto bene. Ora sono nel video promozionale di Alert, Hollywood scansati!

Trascorro l'ultima mezz'ora di pausa arrampicandomi sulla torre con Yahia, mentre tutti mi osservano preoccupati e mi gridano raccomandazioni: “Sali piano, un passo alla volta, reggiti bene...” Oh, ma con chi credete di avere a che fare? Sono l'unica donna del gruppo e ho anche una certa età, ma so ancora salire su una scala a pioli! Disse quella che si è ustionata le chiappe facendo snorkeling solo pochi giorni fa, ma loro non lo sanno e ridiamo tutti. Dalla cima scatto un po' di foto con la mia cara vecchia Nikon, poi Salih me ne scatta qualcuna da giù con la sua nuova Nikon che ha un obiettivo che pesa otto chili perfetto per il birdwatching, ma troppo potente per ritrarre i panorami come faccio io. Ormai è una sfida. Mi invierà le sue foto da aggiungere agli album di questi giorni insieme.

Pausa finita, giù dalle amache che abbiamo ancora da fare oggi. Visto che Harry è ancora fuori per l'incendio, questa volta guida Izaki, che mi ricorda un po' Milhouse dei Simpson, ma per fortuna è più sveglio perché anche con un fuoristrada queste piste piene di buche sono per esperti. Mentre saltelliamo sull'ennesimo dosso o veniamo sbatacchiati nell'abitacolo come in una lavatrice in piena centrifuga, dico ai miei compagni “Enjoy the Way Kambas massage!”, battuta che ripeteremo a turno per tutto il pomeriggio. Siamo gente semplice, ridiamo con poco.

A un certo punto, Dan riceve una telefonata e mi dice che dobbiamo fermarci alla stazione dei ranger perché qualcuno deve parlargli. Ci troviamo dei poliziotti che percepisco falsamente cordiali anche se non parlano inglese. Scambiano poche parole con Dan e Salih, poi chiedono una foto con me e ci lasciano andare. Ripartiti, Dan mi spiega che i rapporti della polizia con le associazioni sono tesi perché purtroppo proprio loro che dovrebbero far rispettare la legge sono i primi ad assecondare, se non a facilitare in cambio di denaro, il bracconaggio. Anziché fermare e controllare i criminali, tengono d'occhio Alert e gli altri, soprattutto quando hanno ospiti esterni come me, temendo che scoprano i loro traffici. Come se non fossero già noti a tutti, me ne aveva parlato anche Eka sei anni fa. Che schifo!

Ma torniamo alle cose belle. Facciamo tappa a casa di un ex bracconiere che con l'aiuto di Alert ha avviato un'attività legale come apicoltore e mi mostra fiero le sue arnie e gli alberi della gomma che adesso rappresentano il suo reddito. Vendendo il miele, la cera e la gomma guadagna anche molto bene, ma soprattutto è un'attività che può lasciare in eredità ai suoi figli. Un bracconiere, mi spiega il redento, guadagna molto e in fretta, ma, oltre ad essere illegale, è una fortuna che dura un giorno, non è un vero lavoro che possa garantire un futuro a una famiglia. Ha cercato di convincere altri bracconieri a convertirsi come lui a un mestiere alternativo, si è anche reso disponibile a fare formazione e aiutarli ad avviare la stessa attività, ma purtroppo, dice, loro non hanno voglia di lavorare e l'apicoltura richiede impegno. In ogni caso, conoscere un ex bracconiere felice di aver cambiato stile di vita, mi ha fatto molto piacere e spero davvero che altri seguano il suo esempio.

Selfie con il leader
Ultima tappa in programma per questa giornata è presso un villaggio che confina con il parco che durante i periodi di semina del riso ha subito le scorrerie degli elefanti selvatici. Alert ha costruito con gli abitanti un muro di contenimento con tanto di postazioni di guardia in legno che andremo a verniciare. Mentre i ragazzi scaricano le latte di colore, guanti e pennelli, Dan mi presenta al leader della comunità e subito accorrono altre donne e uomini stupiti di vedere una turista straniera. Qualcuno è intimidito, altri si scattano selfie con me, le donne mi accolgono con strette di mano e sorrisi, i bambini fanno a gara per farsi vedere, poi quando li saluto scappano ridendo. Mi sento di nuovo tanto imbarazzata quanto onorata di tanta attenzione. Si offrono di rispondere a qualsiasi mia domanda con Dan come interprete, allora chiedo ovviamente se la vita accanto a un parco nazionale per loro rappresenta più problemi o più vantaggi. La risposta sorprende anche Dan perché si aspettava che maledicessero il parco e gli elefanti che gli devastano il raccolto, invece dicono che quando avvistano un elefante per loro è uno spettacolo, come una festa, quando però non c'era il muro avevano paura. Gli elefanti più piccoli riescono ancora a passare attraverso l'apertura dove scorre il torrente da cui prendono l'acqua per le risaie, ma hanno montato delle barriere con lunghi spuntoni di ferro per scoraggiarli. Se poi il parco porta anche visitatori, per loro è un piacere accoglierli. Mi presentano anche Agnes, un ragazzo che lavora per un'altra associazione ambientalista locale che recluta volontari adolescenti. 

Siamo pronti per verniciare e la mia presenza attira anche gli abitanti a contribuire, anche solo per farsi una foto mentre pennellano insieme a me. Intanto, nelle risaie sotto di noi, i bambini fanno volare un aquilone altissimo nel cielo, sono in dieci a reggere la fune eppure sono così piccoli che mi aspetto di vederli volare via tutti. Mentre lavoriamo, il leader mi chiede se anche io giocavo con l'aquilone da bambina. Certo, quando ero piccola io giocavamo in cortile o nel prato sotto casa che ora è recintato, oppure in strada, solo che adesso ci sono troppe automobili. E giocavo con le biglie? Sapeste che circuiti facevamo nella sabbia al mare trascinando mio fratello per le gambe per lisciare la pista. E quel gioco con un bastone appoggiato a una pietra che colpisci con un altro bastone per farlo volare in aria? Oddio, Sumatra è l'isola dei miei giochi d'infanzia! Ovviamente immagino che loro non possano pattinare nelle risaie, ma per il resto siamo fratelli.

Finita la vernice, facciamo merenda con le noci di cocco portate dalle donne e comincia una sfida tra i ragazzi a chi le apre col machete con la tecnica migliore. Partono tifoserie, commenti e risate. Agnes viene eletto master of coconuts, ma anche gli altri se la cavano, a parte uno che invece di fare il buco per bere il latte, ha praticamente sfondato la noce e se l'è mangiata così, perdendo tutto il succo. Alla fine, comunque abbiamo tutti mangiato e bevuto. Prima di andarcene, poteva mancare la foto di gruppo? A questo punto Salih si è di nuovo trasformato in Spielberg ordinando a ognuno dove mettersi, bambini inclusi, ed è intervenuto diverse volte per spostare questo o quello finché non è stato soddisfatto. Che volete farci? È un perfezionista. Siccome tutti volevano una foto sul proprio cellulare, Salih e Yahya si sono divisi telefoni e macchine fotografiche facendo un'infinità di scatti, unendosi a turno al gruppo, tanto che nelle ultime foto i bambini sono visibilmente annoiati. Ci siamo salutati con strette di mano e auguri vari in indonesiano, mentre i bambini sono scappati temendo altre foto, salvo poi rincorrere le nostre jeep salutando con la mano e grandi sorrisi.

Il sole sta calando, è ora di riportarmi al lodge. Appena arriviamo, chiedo alla moglie di Mister Satwa se domani possiamo tagliare un po' delle canne da zucchero che coltivano in giardino per portarle agli elefanti, mi offro di pagarle, ma insiste per regalarcele. Evviva!

Sono ridotta una merda tra il sudore e la vernice, ma saluto i ragazzi dicendo che è stata una giornata fantastica e non vedo l'ora di tornare con loro domani. “Ci vediamo qui alle otto, Simo!”

E scusate se sono mielosa quando parlo di loro, ma adoro questi ragazzi!


Ecco l'album di questa prima giornata, poi aggiungerò le foto di Salih appena ce le passiamo.

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