sabato 30 settembre 2023

Rientro a casa

Il suono tipico del ritorno a casa, per me, è il ronzio del cestello della lavatrice che gira con calma, lavando via l'odore di elefante dai miei indumenti, mentre la valigia svuotata prende aria sul balcone.

In aeroporto mi aspettavano Sté e la Simo che, per farmi sentire subito in Italia, mi hanno portato un bel trancio di pizza di Vitantonio's. Adorabili loro, top la pizza.


Mi hanno risollevato il morale perché è sempre difficile per me lasciare la foresta per la città, soprattutto con gli amici di Alert alle prese con gli incendi in attesa della benedetta stagione delle piogge. Torno perché mi mancano la famiglia e gli amici e perché mi tocca lavorare.

E poi c'è Bio. Il mio gattino così stronzo che per due settimane non si è quasi fatto vedere dagli zii che si prendevano cura di lui per ben due volte al giorno ogni giorno, che è scappato su per la scala quando ha visto che erano con me quando sono rientrata ed è sceso a salutarmi solo quando sono andati via. Ha annusato valigia e zaino, mi sgridata con sguardo truce e miagolii per averlo abbandonato e poi mi si è strusciato addosso facendo tante fusa e non mi ha più mollata, seguendomi anche in bagno e dormendomi addosso.


I ragazzi di Alert mi chiamano sister, mi mandano messaggi sulle loro giornate, Salih mi ha inviato l'audio della mia intervista sul volontariato con loro per fargliene la traduzione così aggiungerà i sottotitoli, Dan mi parla dei loro progetti e io gli rispondo che deve dormire, Dan Jr aspetta la stagione delle piogge per cominciare il nostro corso reciproco italiano/indonesiano via whatsapp, Hari dice che se torno a trovarli in aprile per il mio compleanno sua moglie mi preparerà una torta vegana. Sì, penso proprio che il mio prossimo compleanno sarà al Way Kambas e chiunque di voi voglia accompagnarmi è il benvenuto. Intanto mi faccio una bella tazza del caffè che mi hanno regalato, ha il sapore d'Indonesia che adoro.

L'unico modo per superare la depressione post ferie è farsi coccolare da Bio, rivedere gli amici (io e Elisa abbiamo cominciato un laboratorio di libroterapia), sistemare le foto per stampare un nuovo album di ricordi e pensare già al prossimo viaggio. 

Prossimamente sul blog: avventura sulla Circumvesuviana!


lunedì 25 settembre 2023

Arrivederci...

...in italiano mi gridano in coro i miei ragazzi, mentre mi sporgo dal finestrino dell'auto che mi porterà in aeroporto per guardarli un'ultima volta. Ho ancora in mente quell'immagine gioiosa, piena dell'affetto che ci lega, piena di allegria e speranza. Non era ancora scoppiato l'incendio di Susukan Baru.

La buona notizia è che dopo due giorni e mezzo di lotta contro le fiamme, portando acqua con i furgoni e spruzzandola con estintori manuali, senza dormire, fermandosi solo dieci minuti a turno, Alert, i ranger, i volontari dei villaggi e di altre associazioni che lavorano al Way Kambas sono riusciti a spegnere fino all'ultimo focolaio! Dan mi ha avvisata mandandomi questa foto


Stanno tutti bene, ma sono ovviamente distrutti e meritano il riposo degli eroi. Poi ci sarà tantissimo lavoro da fare per riforestare l'area devastata che è stimata in circa 500 ettari. Soprattutto servirebbe la pioggia, tanta bella pioggia per ripulire l'aria e far rinascere la natura. Forza nuvole!

Ma torniamo al mattino del mio ultimo giorno a Sumatra, quando mi sono svegliata al lodge sapendo che Yahya, Dan e Salih stavano venendo da me. Mi alzo presto per finire di preparare valigia e zaino e dopo giorni di scarpe da trekking, rimetto i sandali e vado a fare colazione.

Dovete sapere che le cuoche del lodge sono convinte che io non mangi abbastanza e infatti fin dal primo giorno mi servono una quantità di cibo che sfamerebbe un'elefantessa. Ho provato a spiegare che è troppo e che mi spiace avanzare qualche piatto, ma perfino il mio stomaco ha un limite di capienza. Una sera anche Hari gliel'ha detto, si è raccomandato che mi portassero meno cose ed evitassero la solita porzione gigante di riso di accompagnamento. Allora la cameriera è arrivata al tavolo tutta fiera annunciando: "No, rice" e servendomi un chilo di noodles con verdure. Che non capissero me va bene, ma a quanto pare neanche Hari è stato chiaro. Tra l'altro, non portano mai tutto insieme: prima un paio di piatti e io sarei già a posto così, ma poi ogni cinque minuti la cameriera ne porta altri, finché il tavolo non è pieno. Ogni volta che sento il suo sciabattare provenire dalla cucina ho paura che arrivi altro cibo. Poi si stupiscono che a colazione mangio poco, ma se a cena mi rimpinzano! Comunque sono state adorabili e ogni pietanza era deliziosa.

Arrivano i ragazzi. La sera prima Salih mi ha chiesto se poteva riprendermi mentre parlavo dell'esperienza con Alert per montarlo col video promozionale sul volontariato. Così, da bravo Spielberg, sceglie l'albero adatto nel giardino del lodge, la posizione per la luce e mi dice di parlare liberamente in italiano, poi metteranno i sottotitoli, ma lo vuole in lingua originale. Indosso una maglietta di Alert e cominciamo. Spero di essere stata abbastanza naturale, ero un po' emozionata. Oltre al videomessaggio, mi ha ripresa anche mentre camminavo tra gli alberi e poi me ne ha fatto abbracciare uno. Il giardino del lodge è una location perfetta e, una volta montato, verrà davvero bene.


Nel frattempo arriva anche Hari che più tardi mi accompagnerà all'aeroporto di Bandar Lampung. Insieme, andiamo a far volare il drone sul confine del Way Kambas. Prendiamo una stradina sterrata a est del villaggio e Salih estrae il suo gioiello. Dopo aver perlustrato la zona e scattato le foto che gli servivano per la mappatura, gli ordina di rientrare. Sul display compare la scritta going home, valeva anche per me.




Tornati al lodge, il nostro regista Salih ha un altro compito per noi: è la giornata mondiale del rinoceronte, non vuoi fare un video di auguri per i social di Alert? Ma certo che sì! Allora facciamo tutti il segno del rinoceronte: mignolo e anulare alzati a fare i corni, medio e indice abbassati, pollice sulla fronte e tutti in coro


Arriva il momento dei saluti. Abbraccio Yahya che fa le pose da duro nelle foto, è campione del mondo in quasi tutto e sotto sotto è un romanticone che canta serenate in indonesiano; abbraccio Salih che ha portato la tecnologia in Alert ed è un perfezionista anche nelle foto di gruppo più sceme. Abbraccio fortissimo Dan che porta tutto il peso dell'eredità di Marcel con grande impegno, responsabilità e con il sorriso più simpatico del mondo! Vi adoro tutti!

Salgo in macchina con Hari, abbasso il finestrino e, poiché durante le reciproche lezioni di lingua ho spiegato che goodbye si traduce con addio se è per sempre e con arrivederci se invece ci si ritroverà, i ragazzi agitano le mani e gridano: "Arrivederci, Simo!" Se non mi facessero tanto ridere, mi commuoverei.

Due ore dopo, Hari scarica la mia valigia al terminal delle partenze domestiche. Prima vado a Jakarta per una notte, il giorno dopo partirò per l'Italia. Ci scattiamo un selfie, poi ci abbracciamo. Non finirò mai di ringraziarlo perché è stato lui a farmi conoscere Alert dieci anni fa. 


Fin qui tutto meraviglioso, poi i maledetti bracconieri (che devono morire di una morte orrenda come quelle in Trono di spade) hanno appiccato l'incendio a Susukan Baru. 

Ma i miei eroici ragazzi hanno reagito e vinto ancora. Ecco il link al sito di Alert. Ripianteremo tutta la foresta un albero alla volta per mille volte! 





domenica 24 settembre 2023

Saya senang sekali


I ragazzi di Alert, i ranger del Way Kambas e alcuni volontari dai villaggi vicini sono ancora impegnati nella lotta contro il mostro di fuoco. I bracconieri colpiscono spesso l'area di Susukan Baru perché è quella con meno riserve d'acqua, va portata sul posto in cisterne sui furgoni, potete immaginare la difficoltà.

Il ranger in piedi sul pickup è quello che ci ha offerto il caffè il primo giorno, uno di quelli buoni che hanno a cuore il parco.
Stanno lavorando tutti senza sosta da due giorni, sono esausti, ma non possono arrendersi perché la siccità degli ultimi mesi ha resto l'intera foresta estremamente infiammabile e devono assicurarsi che non resti accesa nemmeno una piccola brace prima di dichiarare cessato il pericolo. Dan mi scrive che stanno esaurendo le energie, ma ancora scherzano per tenere alto il morale. Dan Junior mi manda foto e video per tenermi aggiornata.
La foto che Salih ha scattato ieri mattina con il drone mostra la vastità del disastro e fa ghiacciare il sangue.

Non si sono fermati neanche la notte, quando il fuoco sembra ancora più spaventoso. Se non sono eroi questi! Mi rincuora sapere che stanno tutti bene anche se stremati.



Purtroppo, secondo il meteo, non è prevista pioggia per almeno altri dieci giorni, quindi nessun aiuto divino per estinguere le fiamme né per ricominciare a piantare nuovi alberi. 
Mi è dispiaciuto tantissimo lasciare i ragazzi proprio nel momento peggiore, avrei potuto dare una mano in qualche modo, portandogli da bere e da mangiare sul campo, per esempio. Invece, l'inferno è scoppiato proprio mentre Hari mi accompagnava in aeroporto. Per tutta la notte e la mattina finché non mi sono imbarcata, ho continuato a ricevere notizie da Dan, Hari e Dan Junior. Posso immaginare il loro stato d'animo, la paura, la frustrazione, la rabbia, la stanchezza, il dolore per aver perso così tanto in un attimo. Non è il primo incendio che affrontano e non sarà neanche l'ultimo, però sto in ansia pensando a loro e non sarò tranquilla finché non riceverò il messaggio che è finita, almeno per ora.

Se penso che fino a poco prima stavamo ridendo tutti insieme per qualche cavolata mi si stringe il cuore. Il giorno prima dell'incendio, quando Dan è rimasto in ufficio a lavorare, Hari mi ha insegnato a dire Saya senang sekali cioè Sono molto felice perché stavamo tornando da un'escursione memorabile sul fiume Pegadungan.
Hari che per primo mi ha fatto conoscere Alert dieci anni fa


Ora ve la racconto, per sentirmi ancora un po' laggiù con loro.

La mattina alle otto, anziché le due jeep come al solito, ho visto arrivare un'auto normale con Hari, Salih e Dan Junior e quando mi hanno caricata ho trovato Yahya al volante, come ai vecchi tempi. Hari mi spiega che la nostra destinazione è sempre nel Way Kambas, ma un'ora più a nord, dove risaliremo il fiume con i ranger della stazione locale.

È strano vedere Yahya guidare su normali strade asfaltate e cantare (neanche tanto male) le canzoni pop indonesiane che passa la radio. Non sembra a suo agio nel traffico e i ragazzi da dietro gli danno scherzosamente indicazioni in italiano “A destra! A sinistra! Sorpassa! Vai piano!”. Un'ora dopo, per la sua gioia visto che non poteva più dei tre copiloti, parcheggia alla fine di un villaggio e prendiamo la barca verso la stazione dei ranger, una decina di minuti più avanti sul fiume. In questa zona del Way Kambas il fiume segna il confine: da un lato villaggi e risaie, tra cui un villaggio di balinesi con tanto di tempio, dall'altro il parco nazionale.

Alla stazione dei ranger, come consuetudine quando si fa visita, accettiamo un caffè e mi presentano un signore come il maggior esperto di elefanti della regione e un paio di ranger anziani. Al contrario dei giovani che sono sempre molto gentili e rispettosi con me, i ranger anziani sono di due tipi: quelli saggi, educati, pieni d'esperienza e felici di condividerla (come quello rivisto il primo giorno che mi aveva accompagnata nel giro di pattuglia del 2017), e poi ci sono quelli che fanno gli sbruffoni e tendono a prendersi troppa confidenza con la visitatrice donna, sconfinando a volte nel volgare, forse perché sono straniera. Se mi mettono a disagio, basta ignorarli o cambiare discorso, in genere non sono insistenti, e comunque c'è sempre qualcuno di Alert con me, non mi lasciano mai da sola con gente che non conosco, fossero anche persone fidate. 

Yahya resta alla stazione, mentre Hari, Salih, Dan Jr e io prediamo una barca piccola giusto per attraversare il fiume e raggiungere la sponda del parco. Là, mi guidano tra gli alberi dove il terreno è pienissimo di impronte di elefante, sembra un campo dove sono esplose tutte le mine. Due ranger di quelli bravi, ci dice di aspettare qui, vanno a prendere due elefantesse, Rya e Sanya, ospiti del centro locale per farmele conoscere. Nel frattempo, i due professionisti Hari e Salih ne approfittano per sfidarsi nel birdwatching, infatti su questo fiume Hari porta spesso i suoi clienti perché è un ottimo posto per avvistarne diverse specie. Gli chiedo se c'è un uccello che vorrebbe fotografare e non è ancora riuscito a trovare, risponde che sì, ce n'è uno che manca al suo teleobiettivo, è un uccello raro che nidifica anche al Way Kambas, ma è riuscito a vederlo solo una volta con il binocolo, non a fotografarlo.

Arrivano le elefantesse, sono un po' agitate e ci impegniamo tutti per farle calmare. Quando prendono una banana dalla mia mano, la trattengo un po' perché facciano più piano con la proboscide e cominciano a capire che vado io da loro con il cibo, non devono venirmi incontro e spingere. A poco a poco si calmano, sono intelligenti, la più piccola Sanya obbedisce anche al ranger che la fa sdraiare, ma intanto allunga lo stesso la proboscide a chiedermi altre banane. Si fanno accarezzare e anche imboccare. Solo noi e queste bellissime elefantesse all'ombra di splendidi alberi, che meraviglia! In pochi minuti puzzo come loro, ma sono molto felice perché è stato bellissimo farsi sbavare e smocciolare da loro. Impegnata con le elefantesse, avevo affidato la mia macchina a Dan Jr che mi ha scattato un milione di foto: “Non volevo che te ne perdessi un attimo!” Che tenero questo ragazzone!

Torniamo al fiume e le elefantesse pure perché è l'ora del bagnetto e i ranger le fanno sedere per poi grattarle e buttargli addosso secchiate d'acqua anche se le due non sembrano contente di lavarsi. Aspettiamo che abbiano finito senza avvicinarci e ci facciamo da parte quando tornano nella foresta, poi riprendiamo la barchetta e torniamo al molo della stazione. 

Siamo vicini a mezzogiorno e nelle ore più calde si ferma tutto. Pranziamo e poi c'è chi fa un pisolino, chi chiacchiera a bassa voce sul molo, chi gioca con il gattino socievole e curioso che gira per la stazione, Dan Jr che si mette a lavorare al computer, io che prendo appunti sul mio quadernino per non dimenticare nessun dettaglio anche se poi sul blog non scrivo tutto. Cerco di non disturbare troppo, ma sbircio il computer di Dan, sta lavorando a complicate mappe del Way Kambas con un programma che non ho mai visto, credo sia roba professionale che incrocia dati e modelli. Mi spiega un po', ma non gli faccio troppe domande perché se si porta dietro il computer, evidentemente ha del lavoro urente da sbrigare, come il suo omonimo rimasto in ufficio.

Lasciate passare le ore più calde, prendiamo la barca grande e viene anche Yahya. Pattuglieremo il fiume con i ranger e ne approfitteremo per il birdwatching. Siamo partiti da poco, che già un ranger anziano di quelli bravi indica una piccola imbarcazione che sbuca furtiva dalla vegetazione sulla sponda del parco, diretta al villaggio. È carica di piante, un enorme fascio verde, che è illegale raccogliere entro i confini del Way Kambas. Con la barca grande siamo troppo lenti per inseguirla, quindi chiamiamo un'altra squadra rimasta alla stazione perché ci raggiunga con un mezzo più agile, intanto Hari, con il suo super teleobiettivo riesce a fotografare sia l'imbarcazione che la faccia del fuggitivo. Ci fermiamo nel punto da cui è sbucato il delinquente e troviamo un'altra barchetta tirata in secca. Yahya e un ranger giovano saltano a terra e vanno in cerca di un eventuale complice anche se la barchetta è un rottame e forse è lì da tanto tempo. Nel frattempo, arriva la squadra veloce e Hari indica il canale dove si è diretto il fuggitivo. Salih decide di far decollare il drone ed è così esperto, ormai, che lo monta e mette in volo in pochi secondi. Prima lo manda verso la barca fuggita e col cellulare un ranger riferisce alla squadra veloce dove beccarla e infatti la intercettano e la obbligano a tornare verso di noi. Intanto Salih ha spostato il drone sopra il parco e riesce ad avvistare il complice piegato a mietere illegalmente, con un grosso fascio di piante sulla schiena. Che occhio per scorgerlo verde su verde! Comunque, Yahya e l'altro ragazzo lo prendono. Mentre entrambi i ladri vengono portati alla nostra barca perché i ranger li multino e sequestrino il maltolto, vedo che i ragazzi di Alert si coprono i volti con le bandane: non sai mai chi ti capita e loro non sono ranger autorizzati a fermare i criminali, quindi si coprono per evitare casini. Dan Jr s'infila il binocolo nel giubbotto e mi dice sottovoce: “Speriamo credano che sia una pistola!”

Alla fine, i criminali erano due poveracci, ma comunque se vogliono mietere, vadano a lavorare nei campi legali, troppo facile rubare nel parco quello che è lì per gli animali. Vengono multati e direi anche spaventati. Quando se ne vanno, faccio una foto a Salih tutto bardato e con il suo drone, se non sapessi che fa parte dei buoni, direi che è un terrorista.

Questa scena da film d'azione ha dimostrato che la tecnologia (il drone, il teleobiettivo, la barca veloce) rende più facile ed efficiente il lavoro di pattugliamento. In dieci minuti dall'avvistamento del primo furfante, l'operazione era brillantemente conclusa grazie, e lo dico con orgoglio, alla prontezza dei miei ragazzi. L'ente parchi dovrebbe fornire droni a ogni stazione dei suoi ranger, dico, ma sto fantasticando. Sono di parte, ma ho l'impressione che la presenza di Alert sproni i ranger più pigri a fare meglio, se non altro per non perdere la faccia, mentre i giovani sono già motivati dall'età che li fa sentire eroi a prescindere e si danno da fare volentieri.

Abbiamo trascorso il resto del pomeriggio su e giù per il fiume tra birdwatching per tutti (uno degli anziani buoni era bravissimo ad avvistare e indicava a noi fotografi), scherzi, chiacchierate serie e foto sceme, fino a un bellissimo tramonto. Sono stata bene, puzzavo di elefante, ma ero davvero felice. Sulla via del ritorno col buio mi è venuta solo un po' di tristezza perché si avvicinava la partenza, ma mi sono goduta Hari, Salih, Yahya e Dan Jr per tutto il giorno, mi è solo mancato il Dan originale che però ha mandato un messaggio chiedendo se poteva passare stasera da me al lodge. Ma certo!

Mi sono fatta la doccia sfregando bene anche i capelli per togliermi di dosso l'odore di elefantessa e ho imbustato i vestiti maleodoranti perché non appestassero tutta la valigia. Dopo cena, Dan Senior e i ragazzi sono tornati da me nella veranda del lodge per quattro chiacchiere e altre risate. Mi hanno regalato tre confezioni di caffè perché sanno che adoro quello che mi preparano qui. In questi giorni in realtà mi hanno riempita di regali un poco alla volta e alla fine guardate quanta roba: tre magliette di Alert (due con i rinoceronti e una con la foresta sul retro), tre pacchi di caffè, due portachiavi a forma di rinoceronte morbido, un thermos di Alert (all'inizio credevo fosse una borraccia, invece ha anche l'indicatore di temperatura sul tappo), lo shopper di Alert e il libro sul birdwatching con le foto scattate da Hari.


Io ho lasciato a Dan una busta con un po' soldi dicendogli che non era una donazione per l'associazione (quelle continuerò a farle da casa soprattutto ora che l'incendio gli ha consumato risorse), ma un regalo personale per la squadra, per ringraziare del tempo trascorso insieme: "Porta i ragazzi fuori a cena, rilassatevi per una sera." A ripensarci oggi, chissà quando avranno una sera di pace.

Poi ho salutato quelli che non avrei visto l'indomani, ultimo giorno per me, come Dan Jr che è stato sempre gentile e premuroso, mi ha dato un sacco di informazioni su ogni attività e traduceva per me le conversazioni in Bahasa per non farmi sentire esclusa, un vero tesoro!

Dan Jr, il segno I per Italia

Quando sono andati via, ho cominciato a preparare la valigia per il pomeriggio successivo mi aspettava il volo per Jakarta. Sono andata a letto pensando che mi mancavano già tutti e sarei dovuta tornare per più tempo.

Ecco le foto della giornata sul fiume.



venerdì 22 settembre 2023

Susukan Baru in fiamme

Questo pomeriggio un nuovo incendio è stato appiccato dai bracconieri nella zona di riforestazione di Susukan Baru. 


I ragazzi di Alert sono impegnati insieme ai ranger del Way Kambas nelle operazioni di spegnimento e, come sapete, non hanno grandi mezzi a disposizione. I video in questo post mi sono stati inviati da Hari e Dan, ripresi in diretta sul luogo del disastro.

Vedere tanto lavoro distrutto in poche ore è triste, ingiusto e fa incazzare. Naturalmente, i ragazzi sono disperati per questa perdita gigantesca, eppure sono lì a pompare manualmente acqua contro le fiamme finché non saranno tutte spente.



Arrivata la sera, l'incendio non è ancora stato domato, complici il vento e la siccità. Con il buio fa ancora più paura e spero che tutti rientrino illesi.



I criminali che appiccano le fiamme mettono in pericolo, non solo la foresta e gli animali, ma anche le persone che accorrono per spegnerle e quelle che abitano nei villaggi intorno al parco. Davvero i soldi sono più importanti di tutto questo?

Sono preoccupata per i miei ragazzi, anche se non è il primo incendio che affrontano, né il peggiore, ma starò meglio quando Dan mi confermerà che sono tornati tutti sani e salvi. 

Ci vuole coraggio e uno spirito forte per non arrendersi. Oggi è una delle brutte giornate, oggi si subisce il colpo e si soffre. Domani ripianteremo gli alberi, uno per uno. Gli uccelli ci faranno i nidi, gli elefanti ne mangeranno le foglie. E ogni volta che li bruceranno, noi li ripianteremo.

Forza, ragazzi!


Se volete fare una donazione ad Alert, contattatemi in privato.

Il leader stressato e il campione del mondo di tutto

Dopo pranzo, ci rimettiamo in macchina verso un sito di Alert nuovo nuovo, costruito nel 2020: il rifugio di Jambon. È il più piccolo tra quelli di Alert, in compenso ha la nursery più estesa, tanto che fornisce alberelli pronti da trapiantare anche agli altri siti. Solo che bisogna aspettare le piogge, altrimenti non sopravvivrebbero.

Dan Senior estrae di nuovo il suo laptop. Lavora troppo, lo vedo stanco e stressato. Dopo la scomparsa di Marcel, ha preso le redini dell'associazione ed è una responsabilità pesante. Quando ci spostiamo da un sito all'altro, si assicura che i ragazzi lascino tutto pulito e in ordine e portino via la spazzatura, li rimette in riga quando si lasciano andare troppo agli scherzi, dirige e organizza tutte le attività. Gli altri gli ubbidiscono e lo rispettano, come fanno anche con Hari che, però, lavorando come guida per Ecolodges, non è sempre disponibile. Dan può contare su dei ragazzi bravissimi e instancabili (ieri notte sono andati via dall'ufficio all'una!), ma avrebbe bisogno di più volontari perché non riescono a fare tutto. Ci sono mappe da aggiornare, presentazioni da preparare, eventi da organizzare e seguire, le raccolte fondi da pubblicizzare, le riunioni con l'ente dei parchi nazionali, i seminari nelle scuole, gli incontri con i leader dei villaggi e in più, come se non bastasse, gli incendi dolosi appiccati dai bracconieri sia di giorno che di notte a scombinare qualunque programma e con il favore del meteo caldo e ventoso. Capisco che Dan faccia fatica a dormire con tutti questi pensieri, ma gli ho detto (e so che glielo ripete anche sua moglie) che deve sforzarsi di rallentare e prendersi cura della sua salute, "Da riposato sarai anche più produttivo, vedrai." Vorrei poter fare di più anch'io, ma oltre alle donazioni servono teste e braccia sul posto per mandare avanti i progetti.

Il monitoraggio e censimento della fauna selvatica è un'altra attività che va seguita e oggi nell'area di Jambon installiamo altre due video trappole. Seduti sul pavimento del rifugio, Eddie e Siswanto preparano le batterie e i supporti, mentre Yahya si occupa dell'impostazione dei sensori e della memoria. Dan Junior, tutto fiero, mi dice che Yahya è il massimo esperto nell'installazione delle video trappole, ormai lo fa dieci anni. Dopo campione mondiale di guida offroad, adesso anche campione di video trappole! lui resta concentrato, ma sorride. Raggiungiamo a piedi il punto prescelto sul limitare di quella che normalmente sarebbe una piccola palude, ora quasi secca, ma ancora umida, dove sono visibili impronte fresche di animali. Siswanto col machete elimina le erbacce intorno all'albero designato e libera la visuale per l'obiettivo.

Dan Junior intanto mi mostra che per riparare le batterie dall'umidità inseriscono all'interno della videocamera un assorbente, sì, avete capito bene, quelli con le ali per la maledizione mensile delle donne. "Funzionano  benissimo" dice "e sono economici." Al centro del raggio d'azione della videocamera, piazziamo una bacinella d'acqua per attirare gli animali, anche se un po' di pioggia sarebbe meglio. Foto di rito e torniamo al rifugio dove il gruppo si divide i vari compiti del pomeriggio. Io vado con Salih, Siswanto e Dan Junior a installare un'altra video trappola che Yahya ha già preparato per noi. Per questa non abbiamo la gabbia di protezione e la catena, ma va piazzata presso una pozza d'acqua non lontana dal rifugio che, essendo presidiato anche di notte, si spera basti a scoraggiare eventuali ladri. Puliamo intorno all'albero, leghiamo bene l'apparecchio, poi dobbiamo verificare che l'altezza e la posizione siano corrette. Per questa operazione i ragazzi sovrappongono l'obiettivo di un cellulare a quello della videocamera per controllare l'inquadratura includa sia i piccoli animali, come uccelli o tapiri, che i più grossi come la tigre, l'orso del sole, il rinoceronte. Così, mentre Salih regge il cellulare, invece che scattare una foto come fanno di solito, gli chiediamo di avviare il video: Dan Junior, Siswanto e io imiteremo animali di diverse stature. Ne è uscito un minuto esilarante, non ho neanche bisogno di rivederlo, solo a pensarci comincio a ridere come una deficiente. Ci lanciamo in strane mosse e posizioni, poi, finite le imitazioni, mi presento io seria facendo segno che il test è superato. Ottimo lavoro, fratelli! Eccolo per la vostra gioia:



Al rifugio hanno preparato il caffè e durante la merenda Salih mi chiede come si dicono in italiano alcune parole. In un attimo, tutti vogliono sapere: dai numeri ai saluti, da sole, luna e stelle a caldo, freddo, piano e veloce. Allora tiro fuori il mio fedele quadernino e comincio a scrivere da un lato i vocaboli e frasi in italiano (che loro intanto ripetono ad alta voce) e dall'altro il corrispondente in Bahasa così la lezione di lingua è reciproca. Il bello del Bahasa è che si pronuncia così com'è scritto, come l'italiano, senza strani suoni o intonazioni da imparare, quindi ci sentiamo tutti bravissimi. Salih poi mi prende la matita e scrive il mio nome in caratteri indonesiani, aggiunge poi i segni corrispondenti alle varie sillabe, quelli invece sono difficili per me. Qualcuno salta su dicendo che Yayha è molto bravo a scrivere in caratteri indonesiani. Bravo, come minimo è campione del mondo anche di questo. 


Dan Senior ci informa che la pausa è finita: "Mettete a posto tutto. Portiamo Simo a vedere l'elefantino, poi la riportiamo al lodge" e poi loro andranno in ufficio a lavorare ancora. Mi sento quasi in colpa a fargli perdere tempo per portarmi al centro dove tengono gli elefanti in convalescenza, ma Dan ci tiene, vuole farmi contenta perché non ho mai smesso di aiutarli anche dall'Italia. Non sa che io sono già contenta di stare con loro e, nel mio piccolo, partecipare? Dovrei essere io a sentirmi sempre in debito per tutto quello che fanno in Alert, ma inutile discutere con un uomo che non dorme abbastanza. Naturalmente, prima di muoverci, si sparecchia, si lavano le tazze del caffè, si salutano i due membri del team che resteranno la notte e ci dividiamo sulle nostre due jeep.

Il centro elefanti del Way Kambas è sulla strada verso il nostro villaggio che, ho scoperto, da metà in poi ha effettivamente un nome: Labuhan Ratu Ix che è scritto su un arco che sormonta la via principale. Ma visto che sta a metà paese con la scritta benvenuti rivolta  verso il parco, tutta la parte che include il lodge e le case fino all'ingresso del Way Kambas è ancora terra di nessuno. Va be', non ci si perde comunque. 

Guida ancora Siswanto e dal sedile posteriore, Dan Junior e Salih gli danno ordini in italiano: "Piano, piano!" quando lo sterrato si fa sconnesso e poi "Vai più veloce, autista!" e lui ride come un matto mentre guida davvero bene. È quasi il tramonto, quando arriviamo. lanciamo qualche canna da zucchero a due elefanti nervosi perché devono stare legati finché non saranno pronti a essere rilasciati, poi andiamo dove ci sono mamma, cucciolo e un fratello maggiore per cui abbiamo portato altra canna da zucchero tagliata nel giardino del lodge e banane. Il cucciolo è adorabile, non è neanche tanto bravo a prendere le banane con la proboscide e il fratello maggiore ne approfitta avvicinandosi con prepotenza per rubargliele. Mi ricorda me da bambina che finivo il mio piatto in tutta fretta e poi fissavo quello di mio fratello fino a farlo piangere. Allo stesso modo, l'elefante adolescente cerca di mettersi tra noi che abbiamo il cibo e il cucciolo. Interviene, Yahya che lo fa indietreggiare mettendogli una mano sotto la proboscide e urlandogli qualcosa. Guardo Dan Junior: "Non dirmi che parla anche l'elefantese" e lui annuisce "World champion." Alla fine della giornata, insomma, Yahya è campione di guida fuoristrada, installazione video trappole, scrittura indonesiana, lingua degli elefanti, per forza è l'idolo dei giovani del gruppo. Be', allontanato il fratello bullo e poi premiato con diverse porzioni di canna da zucchero, ho potuto dare qualche banana al cucciolo che le prendeva con la sua proboscidina e quando gli sfuggivano non era ancora capace di raccoglierle da terra. Dan Senior mi consiglia di dargliele senza buccia così sono più appiccicose e facili da prendere. Vorrei che le amiche che mi prendevano in giro in Kenya quando sbucciavo le banane ai babbuini si soffermassero su questo, grazie.

Mi riportano al lodge e Dan si scusa perché domani non potrà passare la giornata con me, ha dei meeting e troppe cose da fare in ufficio. Ma ci mancherebbe! Meglio se sta in ufficio e riesce a fare il suo lavoro, piuttosto che venire con me e stressarsi al pensiero dell'arretrato che dovrà poi sbrigare di notte. Lo rassicuro che starò bene coi ragazzi, ormai sono di famiglia. Sa che mi tratteranno con ogni riguardo come sempre, è che ovviamente non abbiamo molte occasioni di vederci di persona e gli dispiace perdere un giorno. Gli faccio promettere di dormire più di quattro ore e li lascio andare tutti.

Le jeep ripartono con i ragazzi che dai finestrini mi gridano in italiano, buonanotte!

Ecco le foto dell'intera giornata per voi.




 


giovedì 21 settembre 2023

Bambangan sei anni dopo

Divido in due puntate il post su questa giornata (la mattinata a Bambangan e il pomeriggio a Jambon e dagli elefanti) altrimenti sarebbe perfino più lungo del precedente. Ho imparato tante cose, mi sono divertita da morire e, di nuovo, ho sudato da matti perché continua a far caldo e continua a non piovere, ma sono strafelice.

Stamattina me ne stavo seduta nella veranda del lodge con Hari aspettando le jeep di Alert. Intanto gli mostravo le foto degli uccelli dai miei album sul Kenya e lui conosceva tutti i nomi. Cavolo, è davvero un grande esperto! Oggi si unisce alla squadra e ne sono contenta perché, insieme a Dan, è quello che sento più spesso quando sono a casa, tanto che non ci sembra di esserci mai separati dal primo incontro.

Arrivano gli altri, carichiamo canne da zucchero e banane da portare pomeriggio al centro dove curano gli elefanti malati e dove ci sono anche una mamma con un cucciolo. Non vedo l'ora! Questa volta entriamo al Way Kambas dall'ingresso vicino al lodge diretti a Bambangan, altro centro di riforestazione di Alert, dove nel 2017 ho trascorso una notte con il vecchio gruppo, notte di cui conservo un ricordo stupendo. Dan mi avvisa che troverò molti cambiamenti e sono curiosa.

Il giovane e sorridente Siswanto, che l'altra volta ho conosciuto di sfuggita in ufficio eppure si ricorda di me dopo sei anni, sarà il nostro autista per questa giornata, sul sedile posteriore salgono Salih, Hari e Dan. Gli dico di fare del suo meglio perché ieri ho avuto Harry prima e Izaki dopo e alla fine eleggerò il miglior pilota di fuoristrada anche se, lo avverto, Yahya sarà sempre il numero uno per avermi scarrozzata in lungo e in largo in passato. Siswanto accetta la sfida e, mentre saltelliamo col Way Kambas massage, li faccio ridere raccontando che in in Italia guidiamo sulla destra e non so cambiare le marce con la mano sinistra, quindi in Australia io tenevo il volante e mio fratello seduto accanto a me cambiava. Entrando dall'ingresso principale, il primo tratto di strada è asfaltato e Hari avvisa l'amico: “Qui è facile, vediamo come te la cavi appena prendiamo le piste sterrate.” ma Sis, come lo chiamano loro, si dimostra perfettamente all'altezza e si prende anche degli applausi per aver seminato la jeep di Yahya anche se, a onor del vero, il numero uno si è fermato più di noi alla stazione dei ranger, quindi ritardo giustificato.

È vero, il sito di Bambangan è diverso dai miei ricordi. Tanto per cominciare gli alberi sono cresciuti tantissimo e fanno una bella ombra su tutto il campo, poi sono stati installati dei cartelloni informativi per i visitatori, un pannello solare per l'elettricità che prima era fornita da un rumoroso generatore e hanno costruito un edificio aggiuntivo a palafitta con bagno di sotto e una grande tenda al piano superiore dove possono dormire sia i membri di Alert che fanno il turno di guardia notturno che eventuali ospiti, avevo dormito su un'amaca appesa tra due pali del capanno principale. Hanno fatto un gran bel lavoro. Con piacere, trovo invece un angolo che non è cambiato: il pozzo. Se anni fa, nel buio della notte tropicale, con una secchiata d'acqua fresca di questo pozzo mi sono fatta la doccia più bella della mia vita. 

Poco dopo, dalla jeep di Yahya scendono altri ragazzi nuovi, tra cui uno che si presenta come “un altro Dan, più giovane” rispondo che allora lo chiamerò Dan Junior mentre gli stringo la mano. Mi sorprende subito con qualche parola in italiano, poche quante ne so io in Bahasa, ma ha sentito parlare di me e si è informato. Felice di conoscermi di persona, mi accompagna in giro per il campo chiacchierando. È il secchione del gruppo, parla un ottimo inglese, mi chiede e spiega un sacco di cose e mi parla con ammirazione della mia banda: Dan, Hari e Yayha che sono membri di Alert fin dalla fondazione. Questo ragazzino simpatico e volenteroso mi piace un sacco.

Mi mostra la scala in ferro che hanno costruito per la nuova palafitta e mi ringrazia tanto perché la scala in ferro che collega i due piani è stata acquistata con la mia donazione durante il periodo Covid e mi scatta una foto seduta sul mio contributo. Be', sono io che devo ringraziare loro, gli dico, perché se non fosse per i loro sforzi nel proteggere la natura non avrei nulla da vedere e scoprire venendo qui. 

Nel bagno c'è un grosso geco che io e Salih non manchiamo di fotografare.

Mentre Dan Senior resta al campo per lavorare al computer, io parto a piedi col resto del gruppo per andare a controllare una video trappola installata due mesi fa. Mi fanno notare che devono incatenarle agli alberi e chiuderle con il lucchetto per non farsele rubare. Velo pietoso sui miei pensieri al riguardo.

Poi facciamo una camminata nei dintorni fotografando uccelli, farfalle e piante. Salih e Hari con i loro teleobiettivi super professionali, io con la mia fedele reflex vecchio modello. Eddie, un altro ragazzo nuovo ridanciano e paffutello, ci indica un ragno nella sua tela e ci avviciniamo per fotografarlo, ma il piccolino si spaventa, corre veloce dalla tela sul ramo più vicino e si mimetizza così bene da sembrare un nodo del legno. Che spettacolo! Scattiamo, ci scusiamo per il disturbo e proseguiamo.

Il caldo aumenta a ogni passo. Avvistiamo anche un cervo e un marble cat, ma nessuno fa in tempo a imbracciare la macchina, non importa, si può fare a meno delle foto e godersi il momento. Durante la camminata, è sempre Yahya a voltarsi indietro per controllarmi e a tendermi la mano se ho bisogno, non che agli altri non importi, ma sembrano aver stabilito che sia compito suo occuparsi della mia sicurezza. Non sono sentieri impegnativi, ma io mi distraggo a guardarmi intorno in questa bella foresta e dimentico di fare attenzione a dove metto i piedi.

Nelle ore più calde ci raduniamo all'ombra del rifugio e i ragazzi si raccontano in Bahasa avventure passate tra incendi e bracconieri e ridono. Io intuisco qualcosa dal tono, dai gesti e dalle poche parole che riconosco, ma Dan Junior dice che è meglio che io non capisca perché potrei trovare volgare qualche battuta. A parte che non sono proprio una principessa che si scandalizza facilmente, gli rispondo che per la mia prossima visita imparerò la loro lingua e glielo terrò nascosto. “Oh Shit!” esclama ridendo “Not good for us!”

Salih lancia il drone per il consueto monitoraggio della riforestazione, poi non è facile farlo rientrare in mezzo agli alberi che qui sono molto più fitti che a Susukan Baru. Siswanto si mette in posizione per afferrarlo prima che tocchi la terra polverosa di questa stagione tremendamente secca, ma nel prenderlo si ferisce la mano con un'elica. Tutti si precipitano preccupati a controllare le condizioni del drone anzichè delle dita di Sis, io lo guardo e gli dico “Probabilmente tu sei costato meno”, lui ride e mi fa vedere che è una ferita da nulla. Anche il drone sta bene, nel caso ve lo domandaste.

Mostro a Dan Senior l'indecente montagna di bucce di anguria, mandarino e banana che ho creato da quando siamo arrivati, non posso farci nulla se ogni frutto qui è buonissimo. Lui sorride poi dice: “Ti ricordi che stasera, dopo il centro riforestazione di Jambon, passeremo a dar da mangiare agli elefanti, vero?” Rispondo: “Mi stai dicendo che sto mangiando troppo e devo conservare un po' di banane anche per loro?” e lui scoppia a ridere,“No, Simo, it's ok”, mi stava solo ricordando il programma.

Qualcuno indica un uccello colorato, tipo gallo cedrone, che sta scavando in cerca di vermi a una ventina di metri dal campo, Hari e Salih partono subito con il loro equipaggiamento. Dan Senior mi chiede se non voglio fotografarlo anch'io, ma fa troppo caldo “Lascio fare ai professionisti.”


I professionisti

Intanto noi apriamo i pacchetti del pranzo e Siswanto mi passa il mio che è diverso dagli altri. Mi viene in mente il cartello davanti a un ristorante di Bali con la scritta We have vegan, vegetarian and normal people menu e tutti ridono quando glielo racconto, tranne Dan Junior che protesta serio: “Perché mettere un cartello del genere? Non mangi mica nulla di strano.”

Ho già detto che adoro questi ragazzi, vero?

Fine prima parte, il pomeriggio nel prossimo post insieme alle foto. Intanto all'album di ieri ho aggiunto le foto che mi ha fatto Salih.

mercoledì 20 settembre 2023

A Sumatra torna il sorriso

Oggi ho sudato così tanto che, pur avendo mangiato mezza anguria e bevuto tre bottiglie d'acqua oltre a un'intera noce di cocco, ho fatto pipì una volta sola. Eppure questa giornata è stata talmente bella che mi ha ridato speranza per il futuro verde di Sumatra. Preparatevi per un lungo post.

È cominciata già bene appena dopo colazione quando Hari è venuto a salutarmi.  Mi ha regalato un libro sugli uccelli rari dell'Indonesia nel quale sono pubblicate diverse foto scattate da lui che ormai è una guida esperta e molto richiesta. Infatti oggi non poteva venire con me perché aveva dei clienti, forse domani. 

Nel frattempo sono arrivati gli altri ragazzi di Alert con due jeep, puntualissimi alle otto. Dan con il suo grande sorriso è saltato giù urlando “Simoooo!” e ci siamo abbracciati anche se c'erano già trenta gradi. Poi sono stata molto contenta di ritrovare Yahya che per un periodo aveva lavorato altrove, ma è tornato con Alert. Era tutto emozionato, sempre timido, ma deciso quando serve guidare a tutta velocità sulle piste nella foresta per andare a spegnere un incendio. Con Hari, Dan e Yahya ho più o meno rimesso insieme la banda del 2017, come i Blues Brothers. Poi c'erano alcuni ragazzi nuovi, tra cui Salih che parla bene inglese e si occupa della parte informatica e social dell'associazione e, come me, fotografa ogni momento. Infatti cominciamo con una foto di gruppo mentre siamo ancora puliti e freschi prima di partire per il Way Kambas.

Prendiamo le jeep. Io salgo con Salih e Dan, al volante c'è un altro ragazzo nuovo Harry. Attraversiamo una piantagione di ananas e un villaggio con il nostro 4x4 con la scritta Fire fighter unit sul parabrezza che ha un'aria tanto aggressiva fuori quanto casalinga all'interno con questo sistema di raffrescamento artigianale


Ci fermiamo prima in un sito di riforestazione gestito dalla comunità con fondi governativi, una cosa che solo qualche anno fa era fantascienza, mentre pare stia funzionando nel coinvolgere gli abitanti dei villaggi nella conservazione del parco. Ci troviamo uno dei ranger che nel 2017 mi aveva accompagnato nel giro di pattuglia dei confini alla ricerca dei passaggi abusivi dei bracconieri e si ricorda di me. Mentre ci prepara un caffè, guardiamo sul cellulare di Dan le foto di quella famosa spedizione dal mio blog. Foto di gruppo anche qui con i ranger (capirete che non avendo molti visitatori stranieri è normale che tutti vogliano una foto con me) poi ripartiamo verso l'area di Susukan Baru, una delle zone di riforestazione seguite da Alert.

Sulla strada facciamo tappa nel punto in cui sorgeva la prima nursery per le piantine dove avevo lavorato l'altra volta. Dan mi mostra che è stata rasa al suolo da un gruppo di elefanti, così l'hanno ricostruita in un altro posto, ma hanno lasciato il vecchio capanno come rifugio d'emergenza per i ranger o gli escursionisti. “Qui è dove ci siamo fatti la foto con Budi che suonava la chitarra, ti ricordi?” mi domanda e io mi ricordo eccome, bei momenti. Fa un po' tristezza vedere il sito abbandonato, ma d'altra parte era giusto cedere il passaggio agli elefanti. Ci dirigiamo dunque al nuovo centro di Susukan Baru che Salih e Dan mi fanno visitare con orgoglio e in effetti è anche meglio del precedente. Intanto ha la corrente elettrica grazie a un pannello solare, un piccolo bagno piastrellato, una torre per l'avvistamento degli incendi, uno spazio per l'equipaggiamento antincendio (che però è rimasto obsoleto e poco sicuro per i ragazzi, tipo i cappelli di bambù al posto degli elmetti), diversi posti letto per i turni di notte, due pozzi profondi 40 metri per l'approvvigionamento d'acqua.


Insomma, una gran bella base per le loro attività sul campo e sappiate che l'hanno costruita interamente a mano, incluso lo scavo di un fossato che protegge la nuova nursery dal passaggio dei grossi animali. Qui seminano e fanno germogliare dieci tipi di alberi che poi trapiantano negli ettari di terreno circostanti secondo un sistema a griglia che non sto a spiegarvi. Alcuni alberi piacciono agli uccelli per nidificare, altri piacciono a elefanti e rinoceronti per le foglie da mangiare, altri sono semplicemente tipici della zona e quindi vengono ripiantati dopo gli incendi. Hanno anche rivestito una buca con un telo di plastica per conservare l'acqua e ci hanno messo sopra dei rami per consentire agli uccelli di abbeverarsi durante la stagione secca.

Nel frattempo Yahya e gli altri ragazzi hanno preparato la videocamera con sensori di calore e movimento che adesso andiamo a montare nella foresta per monitorare la fauna selvatica. Riprendiamo le jeep e, dopo un breve tragitto sulla pista sterrata, proseguiamo a piedi fino al punto prescelto dove sono state trovate tracce di diversi animali. Mentre un gruppo fissa l'apparecchio a un albero, Dan mi chiama per mostrarmi l'impronta di una tigre proprio a pochi metri da lì. Che bella notizia! La tigre di Sumatra è una specie a forte rischio di estinzione ed è fantastico trovarne ancora tracce fresche. La memoria e la batteria della videocamera durano circa tre mesi, sperano di trovarci anche immagini dei rinoceronti che contano ormai un numero talmente ridotto di esemplari che sono stati dichiarati già estinti. Mi faccio anche una foto con Salih, visto che dalla mattina ce le facciamo a vicenda, ma non siamo mai insieme. Poi, ovviamente, foto di gruppo con la videocamera installata.

Rientriamo al capanno perché è quasi mezzogiorno e fa troppo caldo per stare in giro. Yahya taglia un'anguria deliziosa che finisco quasi da sola e Dan apparecchia con le scatole dei pranzi al sacco e snack vari. Mentre riposiamo all'ombra del rifugio, parliamo dei cambiamenti climatici, del bracconaggio e degli incendi che devono affrontare quasi quotidianamente mentre lavorano sulla soluzione del problema alla radice: dare a queste persone un'alternativa di guadagno legale e far cambiare mentalità alla gente che vede il parco nazionale solo come un luogo da depredare. Mi raccontano anche che ci sono persone che prendono in casa cuccioli di coccodrillo come animali domestici e poi, quando crescono, li portano al Way Kambas chiedendo se possono liberarli nel parco che è attraversato da un fiume piuttosto grande. Così, insieme a quelli selvatici già presenti, la popolazione di coccodrilli è cresciuta fin troppo negli anni Mi ha ricordato quando mio fratello mi racconta dei geni che comprano cuccioli di cani e gatti e poi li portano in canile quando non sono più piccoli e carini. Tutto il mondo è paese, ma io dico: come cacchio ti viene in mente di prendere un coccodrillo come cucciolo di casa?

Intanto Dan riceve un video dai ranger che hanno avvistato un incendio a otto chilometri da noi e stanno andando a spegnerlo. Harry decide di andare ad aiutare e parte in moto. Noi restiamo, un'altra squadra li sta raggiungendo, se poi fosse necessario ci chiameranno. Il cielo si annuvola, ma Dan mi dice che fa così ogni giorno e poi non piove, “Non sperarci, Simo.” E infatti resta nuvoloso e afoso tutto il giorno.

Finisco l'anguria mentre loro discutono di un seminario sull'educazione ambientale che terranno in ottobre all'università insieme ad altre no-profit che operano nel Way Kambas. Questi ragazzi lavorano davvero con tanto impegno e su diversi fronti per la loro missione, sono fiera di loro, Marcel ha dei degni eredi.

Poi Salih sfodera un gioiello tecnologico inaspettato: un drone che Alert ha comprato (di seconda mano) con tre anni di risparmi per controllare periodicamente lo sviluppo dell'area di riforestazione. Ci mettiamo tutti intorno al suo monitor, lui perlustra e scatta foto di ottima qualità. Quando lo riporta a terra, usa la videocamera per girare un filmato di presentazione del nuovo centro e spiega a ognuno dove posizionarsi e cosa dire, come un vero regista. Da quel momento lo chiameremo scherzosamente Spielberg. Siamo quasi pronti, quando ci urla: “Nascondete i sacchetti di plastica della spesa che non fanno molto conservation!”. Ci butto sopra la mia camicia e cominciamo a girare con protagonista un ragazzo di cui, indovinate un po', non ho capito il nome e quindi sarà Giacca Rossa. Devo dire che Giacca Rossa è stato molto naturale nel girare per il centro spiegando le attività, mostrando le mappe e presentando ognuno di noi mentre ci passava accanto. Il filmato viene molto bene. Ora sono nel video promozionale di Alert, Hollywood scansati!

Trascorro l'ultima mezz'ora di pausa arrampicandomi sulla torre con Yahia, mentre tutti mi osservano preoccupati e mi gridano raccomandazioni: “Sali piano, un passo alla volta, reggiti bene...” Oh, ma con chi credete di avere a che fare? Sono l'unica donna del gruppo e ho anche una certa età, ma so ancora salire su una scala a pioli! Disse quella che si è ustionata le chiappe facendo snorkeling solo pochi giorni fa, ma loro non lo sanno e ridiamo tutti. Dalla cima scatto un po' di foto con la mia cara vecchia Nikon, poi Salih me ne scatta qualcuna da giù con la sua nuova Nikon che ha un obiettivo che pesa otto chili perfetto per il birdwatching, ma troppo potente per ritrarre i panorami come faccio io. Ormai è una sfida. Mi invierà le sue foto da aggiungere agli album di questi giorni insieme.

Pausa finita, giù dalle amache che abbiamo ancora da fare oggi. Visto che Harry è ancora fuori per l'incendio, questa volta guida Izaki, che mi ricorda un po' Milhouse dei Simpson, ma per fortuna è più sveglio perché anche con un fuoristrada queste piste piene di buche sono per esperti. Mentre saltelliamo sull'ennesimo dosso o veniamo sbatacchiati nell'abitacolo come in una lavatrice in piena centrifuga, dico ai miei compagni “Enjoy the Way Kambas massage!”, battuta che ripeteremo a turno per tutto il pomeriggio. Siamo gente semplice, ridiamo con poco.

A un certo punto, Dan riceve una telefonata e mi dice che dobbiamo fermarci alla stazione dei ranger perché qualcuno deve parlargli. Ci troviamo dei poliziotti che percepisco falsamente cordiali anche se non parlano inglese. Scambiano poche parole con Dan e Salih, poi chiedono una foto con me e ci lasciano andare. Ripartiti, Dan mi spiega che i rapporti della polizia con le associazioni sono tesi perché purtroppo proprio loro che dovrebbero far rispettare la legge sono i primi ad assecondare, se non a facilitare in cambio di denaro, il bracconaggio. Anziché fermare e controllare i criminali, tengono d'occhio Alert e gli altri, soprattutto quando hanno ospiti esterni come me, temendo che scoprano i loro traffici. Come se non fossero già noti a tutti, me ne aveva parlato anche Eka sei anni fa. Che schifo!

Ma torniamo alle cose belle. Facciamo tappa a casa di un ex bracconiere che con l'aiuto di Alert ha avviato un'attività legale come apicoltore e mi mostra fiero le sue arnie e gli alberi della gomma che adesso rappresentano il suo reddito. Vendendo il miele, la cera e la gomma guadagna anche molto bene, ma soprattutto è un'attività che può lasciare in eredità ai suoi figli. Un bracconiere, mi spiega il redento, guadagna molto e in fretta, ma, oltre ad essere illegale, è una fortuna che dura un giorno, non è un vero lavoro che possa garantire un futuro a una famiglia. Ha cercato di convincere altri bracconieri a convertirsi come lui a un mestiere alternativo, si è anche reso disponibile a fare formazione e aiutarli ad avviare la stessa attività, ma purtroppo, dice, loro non hanno voglia di lavorare e l'apicoltura richiede impegno. In ogni caso, conoscere un ex bracconiere felice di aver cambiato stile di vita, mi ha fatto molto piacere e spero davvero che altri seguano il suo esempio.

Selfie con il leader
Ultima tappa in programma per questa giornata è presso un villaggio che confina con il parco che durante i periodi di semina del riso ha subito le scorrerie degli elefanti selvatici. Alert ha costruito con gli abitanti un muro di contenimento con tanto di postazioni di guardia in legno che andremo a verniciare. Mentre i ragazzi scaricano le latte di colore, guanti e pennelli, Dan mi presenta al leader della comunità e subito accorrono altre donne e uomini stupiti di vedere una turista straniera. Qualcuno è intimidito, altri si scattano selfie con me, le donne mi accolgono con strette di mano e sorrisi, i bambini fanno a gara per farsi vedere, poi quando li saluto scappano ridendo. Mi sento di nuovo tanto imbarazzata quanto onorata di tanta attenzione. Si offrono di rispondere a qualsiasi mia domanda con Dan come interprete, allora chiedo ovviamente se la vita accanto a un parco nazionale per loro rappresenta più problemi o più vantaggi. La risposta sorprende anche Dan perché si aspettava che maledicessero il parco e gli elefanti che gli devastano il raccolto, invece dicono che quando avvistano un elefante per loro è uno spettacolo, come una festa, quando però non c'era il muro avevano paura. Gli elefanti più piccoli riescono ancora a passare attraverso l'apertura dove scorre il torrente da cui prendono l'acqua per le risaie, ma hanno montato delle barriere con lunghi spuntoni di ferro per scoraggiarli. Se poi il parco porta anche visitatori, per loro è un piacere accoglierli. Mi presentano anche Agnes, un ragazzo che lavora per un'altra associazione ambientalista locale che recluta volontari adolescenti. 

Siamo pronti per verniciare e la mia presenza attira anche gli abitanti a contribuire, anche solo per farsi una foto mentre pennellano insieme a me. Intanto, nelle risaie sotto di noi, i bambini fanno volare un aquilone altissimo nel cielo, sono in dieci a reggere la fune eppure sono così piccoli che mi aspetto di vederli volare via tutti. Mentre lavoriamo, il leader mi chiede se anche io giocavo con l'aquilone da bambina. Certo, quando ero piccola io giocavamo in cortile o nel prato sotto casa che ora è recintato, oppure in strada, solo che adesso ci sono troppe automobili. E giocavo con le biglie? Sapeste che circuiti facevamo nella sabbia al mare trascinando mio fratello per le gambe per lisciare la pista. E quel gioco con un bastone appoggiato a una pietra che colpisci con un altro bastone per farlo volare in aria? Oddio, Sumatra è l'isola dei miei giochi d'infanzia! Ovviamente immagino che loro non possano pattinare nelle risaie, ma per il resto siamo fratelli.

Finita la vernice, facciamo merenda con le noci di cocco portate dalle donne e comincia una sfida tra i ragazzi a chi le apre col machete con la tecnica migliore. Partono tifoserie, commenti e risate. Agnes viene eletto master of coconuts, ma anche gli altri se la cavano, a parte uno che invece di fare il buco per bere il latte, ha praticamente sfondato la noce e se l'è mangiata così, perdendo tutto il succo. Alla fine, comunque abbiamo tutti mangiato e bevuto. Prima di andarcene, poteva mancare la foto di gruppo? A questo punto Salih si è di nuovo trasformato in Spielberg ordinando a ognuno dove mettersi, bambini inclusi, ed è intervenuto diverse volte per spostare questo o quello finché non è stato soddisfatto. Che volete farci? È un perfezionista. Siccome tutti volevano una foto sul proprio cellulare, Salih e Yahya si sono divisi telefoni e macchine fotografiche facendo un'infinità di scatti, unendosi a turno al gruppo, tanto che nelle ultime foto i bambini sono visibilmente annoiati. Ci siamo salutati con strette di mano e auguri vari in indonesiano, mentre i bambini sono scappati temendo altre foto, salvo poi rincorrere le nostre jeep salutando con la mano e grandi sorrisi.

Il sole sta calando, è ora di riportarmi al lodge. Appena arriviamo, chiedo alla moglie di Mister Satwa se domani possiamo tagliare un po' delle canne da zucchero che coltivano in giardino per portarle agli elefanti, mi offro di pagarle, ma insiste per regalarcele. Evviva!

Sono ridotta una merda tra il sudore e la vernice, ma saluto i ragazzi dicendo che è stata una giornata fantastica e non vedo l'ora di tornare con loro domani. “Ci vediamo qui alle otto, Simo!”

E scusate se sono mielosa quando parlo di loro, ma adoro questi ragazzi!


Ecco l'album di questa prima giornata, poi aggiungerò le foto di Salih appena ce le passiamo.

martedì 19 settembre 2023

Sumatra bella e triste

Per arrivare al Way Kambas dall'aeroporto di Bandar Lampung ci vogliono oltre due ore. Ad accogliermi c'era il vecchio manager dell'ecolodge Satwa che si ricordava delle altre due volte che sono stato qui anche se sono passati anni. Di nuovo, ho difficoltà a capire i nomi, quindi lo chiamerò Mister Satwa. Le altre volte era venuto a prendermi Hari, il ragazzo che fa la guida di birdwatching per Ecolodges Indonesia e membro di Alert che mi ha fatto conoscere l'associazione. Oggi era impegnato, però mi ha scritto che mi raggiungerà nei prossimi giorni mentre sarò in giro con Dan e gli altri.

Nel parcheggio dell'aeroporto ci aspettava l'autista con il van argentato del lodge e siamo partiti che erano ormai le cinque perché il mio volo ha fatto mezz'ora di ritardo, cosa che devo comunque considerare una fortuna perché spesso i voli verso le località poco turistiche vengono cancellati per le scarse prenotazioni.

Vicino all'equatore, l'ho già raccontato in altri viaggi, il tramonto dura quattro secondi e il buio viene giù come una martellata alle sei di sera. Ho potuto vedere poco dal finestrino durante il tragitto, ma Sumatra non pare cambiata molto dalla mia ultima visita nel 2017, anzi, rispetto alla moderna Bali e a una Flores in forte crescita, mi sembra rimasta indietro. Perfino i cartelloni pubblicitari lungo la strada sono gli stessi, ma tristemente sbiaditi. Le strade no, quelle sono molto migliorate, il resto invece mi ha dato l'impressione di essere in rovina e lo dico con grande dispiacere perché quest'isola è stata la prima tappa in Indonesia della mia vita nel 2010 e ha quindi un posto speciale nei miei ricordi. Insieme al Borneo, Sumatra è l'isola che soffre maggiormente per la deforestazione e lo sfruttamento spietato che nemmeno arricchisce le popolazioni locali, al contrario le depreda e le abbandona, lasciandosi dietro il deserto dove c'era una natura rigogliosa che faceva prosperare i villaggi.

Mister Satwa mi chiede quali sono i miei programmi per i prossimi giorni e gli dico che Dan mi ha organizzato un po' di attività con Alert. Una parte dei proventi del lodge va proprio in donazione ad Alert, quindi Mister Satwa conosce bene l'associazione e mi chiede se conoscevo Marcel e se ho saputo che è morto. Eh sì, lo conoscevo e ho ricevuto la triste notizia da Dan nell'aprile 2020, quando è successo. Marcel era davvero una persona speciale, di quelle che sono eroi e non lo sanno, di quelle che potrebbero dar lezioni di vita a tutti e invece restano umili, di quelle gentili perché sono proprio buone di cuore, non per facciata. Aveva fatto da garante per il mio visto di volontariato e quando ci siamo incontrati di persona non la finiva più di ringraziarmi per il mio contributo che a me pareva solo una goccia nell'oceano. Ed era un grande veterinario, esperto di specie a rischio, che si batteva per la conservazione degli habitat e per l'educazione della gente a una convivenza rispettosa con la natura in tutto il sudest asiatico, come la professoressa Biruté Galdikas in Borneo. A guardare le condizioni di Sumatra mentre si atterra a Bandar Lampung, direste che Marcel ha fallito, ma vi sbagliereste. Fondando Alert ha ispirato e formato una generazione di giovani appassionati come Dan che portano avanti i suoi progetti nonostante le difficoltà, ragazzi che all'università studiano veterinaria o scienze naturali e vengono proprio al parco nazionale Way Kambas a fare volontariato per salvare la propria isola aiutando gli abitanti a cambiare stile di vita. È anche merito loro se il Way Kambas è ancora qui con i suoi elefanti, i suoi uccelli rari, le sue scimmie, i suoi tapiri e lori lenti. A me questo sembra un grande successo. E ha conquistato anche una Barbuna che vive dall'altra parte del mondo, mica bruscolini!

A proposito di nomi, il paesino alla fine del quale si trovano il lodge e l'ufficio di Alert non ce l'ha. Se su Google Maps cliccate sulla via principale che lo attraversa, l'unica asfaltata dalla quale partono vicoli sterrati, esce “strada sconosciuta”. Probabilmente qui, per capirsi, gli basta dire “quelle quattro vie all'ingresso del Way Kambas” e il postino ci arriva.

Raggiunto finalmente al lodge, la moglie di Mister Satwa mi serve un drink di benvenuto all'avocado così buono che ne avrei bevuti altri otto. Poi sistemo la valigia in camera prima di andare al ristorante per la cena. Questo lodge è il più vecchio, non è bello nuovo come Mbeliling o affascinante come Rimba o elegante come Kelimutu, le camere avrebbero bisogno di un po' di manutenzione (la porta va aperta a spallate perché il legno è imbarcato), ma negli anni ho dormito in posti che voi umani... Nota per la Fra e Kamau: anche nell'ecolodge più sperduto la doccia è sempre bollente, niente docce fredde come in Kenya! Comunque è tutto pulito, curato e confortevole, gli asciugamani con il logo ricamato e il giardino è meraviglioso. Trovandosi a cinquecento metri dall'ingresso del parco nazionale, sembra già di stare nella foresta per la bellezza degli alberi e dei fiori e c'è anche un laghetto da cui saltano fuori piccole rane la sera.

Per la cena, ho ricordato a Mister Satwa che sono vegana e gli ho elencato le cose che posso mangiare: tofu, tempeh, riso, verdure, legumi, zuppe ecc. Quando mi sono presentata alla sala ristorante, la cameriera ha cominciato a portarmi un piatto dopo l'altro: minestra di verdura, tofu piccante, tempeh impanato con verdure, riso, erbe al vapore. Ma io non intendevo che voglio mangiare tutte quelle cose insieme! E qui non c'è nemmeno la salita di Mbeliling per smaltire. Ho quasi paura per la colazione di domani.

Dan passerà a prendermi alle 8 per la prima giornata di attività. Abbiamo un programma per tre giorni, ma naturalmente se dovessero esserci emergenze, come i frequenti incendi appiccati dai bracconieri, si molla tutto e si corre a spegnere. Quindi vi dico solo che cominceremo dalla nursery del centro di riforestazione Susukan Baru, poi vi racconterò cosa ho fatto in realtà nei prossimi post, sempre che la sera non sia troppo distrutta per scrivere. Vado a fare il mio piccolo per questa Sumatra bella e triste come la principessa di una fiaba horror.


lunedì 18 settembre 2023

Ubud: casa lontano da casa

A malincuore ho lasciato Flores, ma ora mi trovo a Ubud che in tutti viaggi in Indonesia è stata “la casa a Bali”. È sempre bello tornare qui e riconoscere le strade, i templi dove ho assistito a tante danze, i ristorantini dove ho mangiato, i minimarket con l'aria condizionata a mille dove acquistare l'essenziale e fuggire prima di morire assiderati, il profumo di incenso e fritto nell'aria, il suono degli strumenti musicali tradizionali, le donne che al mattino espongono i cestini di fiori e riso in offerta agli dei davanti ai negozi e alle case, il vapore profumato che esce dalle lavanderie. Ormai giro per queste vie con la sicurezza di chi ci abita e ho una lista di cose da fare e comprare (ho portato la valigia mezza vuota apposta) prima di ripartire per Sumatra.

Oltre che per l'arte e l'artigianato, Ubud è famosa per lo yoga e per questo è rimasta un po' hippy e si trovano tanti ristoranti e bar vegani per la mia gioia. Proprio accanto al mio albergo ho trovato Wild Vegan che fa anche pasticceria e per pranzo sono tornata all'ottimo Pumpkin & Beetroot che avevo scoperto con le Cavallette nel 2019 e dove vorrei ordinare tutti i piatti del menù.
A proposito di ristoranti, ho scoperto che esiste ancora il piccolo warung dove nel 2010 ci fermavamo a cena io e il TdC, guardando la telenovela indonesiana. È ancora gestito dalla carinissima famiglia che non parla una parola d'inglese, ma noi sapevamo i nomi dei piatti che volevamo e ce li cucinavano al momento.
Invece, la guest house dove stavo nel 2017, presso la famiglia Kari che mi ha portato al tempio, non affitta più le camere. La figlia, che all'epoca mi portava in giro in motorino, si è laureata e ha una sua attività.
Insomma, qualcosa cambia e qualcosa no, ma mi sento sempre a casa qui.

Si sta anche lavorando sulla riduzione della plastica, le cannucce per le bibite sono di bambù o di metallo per esempio, e i cestini per la spazzatura sono separati almeno in “organico” e “non organico” che è già un bel passo avanti rispetto ai vecchi bidoni dove andava tutto insieme e poi gli si dava fuoco a bordo strada.

Un'altra attrazione locale è il Monkey Forest Sanctuary, che però oggi salto perché ho poco tempo e comunque l'ho già visitato cinque volte. Se venite qui per la prima volta, non perdetevelo, è una vera giungla in città con diversi templi ricoperti di muschio, alberi altissimi e ponti sui ruscelli, e soprattutto centinaia di macachi grandi e piccoli che riempiono i sentieri giocando, spulciandosi, mangiando e molestando i turisti che, però, non possono reagire perché si tratta di scimmiette sacre!

In settembre Ubud è poco affollata e me la godo a piedi in tutta tranquillità anche se attraversare la strada con stormi di motorini che sbucano da tutte le parti è sempre un'impresa epica. Non fidatevi delle strade a senso unico, arrivano anche contromano.

Mi fermo solo un giorno e mezzo, ma non potevo rinunciare a un giro nel mio mercato preferito al mondo, tutto pieno di colori dalla frutta ai dipinti, dalle sculture agli oggetti intagliati nel bel legno tropicale dalle venature dorate, ai vestiti che si gonfiano al vento caldo di Bali. Contratto per un paio di pantaloncini di cotone leggero, poi vado a bare un succo fresco perché a metà mattina sono già sudata e compro anche un paio di banane da una signora con un tavolino in mezzo al marciapiede. Poi scendo nella via dove abitavo nel 2017 perché so che c'è una vecchina (a sorpresa la trovo ancora viva) con un negozietto che vende un po' di tutto, compro fazzoletti e incensi. Basta prendere una strada poco frequentata come questa che i prezzi scendono letteralmente di dieci volte rispetto al centro e fa niente se la vecchina non parla inglese, ci si capisce e si scambia un sorriso con qualcuno che vede pochi stranieri e pochi soldi. Bisogna avventurarsi fuori dalle vie turistiche, imboccare un vicolo per vedere dove va a finire. Si trovano solo belle sorprese. Adesso vado a cercare un ufficio postale per spedire le cartoline.

Domani parto per Sumatra dove mi aspettano gli amici di Alert e altre belle sorprese.