Oggi ho sudato così
tanto che, pur avendo mangiato mezza anguria e bevuto tre bottiglie
d'acqua oltre a un'intera noce di cocco, ho fatto pipì una volta
sola. Eppure questa giornata è stata talmente bella che mi ha ridato
speranza per il futuro verde di Sumatra. Preparatevi per un lungo
post.
È cominciata già bene appena dopo colazione quando Hari è venuto a salutarmi. Mi ha regalato un
libro sugli uccelli rari dell'Indonesia nel quale sono pubblicate diverse foto scattate da lui che ormai è una guida esperta e molto
richiesta. Infatti oggi non poteva venire con me perché aveva dei clienti, forse domani.
Nel frattempo sono arrivati gli altri ragazzi di Alert con due jeep,
puntualissimi alle otto. Dan con il suo grande sorriso è saltato giù
urlando “Simoooo!” e ci siamo abbracciati anche se c'erano già
trenta gradi. Poi sono stata molto contenta di ritrovare Yahya che
per un periodo aveva lavorato altrove, ma è tornato con Alert. Era
tutto emozionato, sempre timido, ma deciso quando serve guidare a
tutta velocità sulle piste nella foresta per andare a spegnere un
incendio. Con Hari, Dan e Yahya ho più o meno rimesso insieme la
banda del 2017, come i Blues Brothers. Poi c'erano alcuni ragazzi
nuovi, tra cui Salih che parla bene inglese e si occupa della parte
informatica e social dell'associazione e, come me, fotografa ogni
momento. Infatti cominciamo con una foto di gruppo mentre siamo
ancora puliti e freschi prima di partire per il Way Kambas.
Prendiamo le jeep. Io
salgo con Salih e Dan, al volante c'è un altro ragazzo nuovo Harry.
Attraversiamo una piantagione di ananas e un villaggio con il nostro
4x4 con la scritta Fire fighter unit sul parabrezza che ha un'aria
tanto aggressiva fuori quanto casalinga all'interno con questo
sistema di raffrescamento artigianale
Ci fermiamo prima in un
sito di riforestazione gestito dalla comunità con fondi governativi,
una cosa che solo qualche anno fa era fantascienza, mentre pare stia
funzionando nel coinvolgere gli abitanti dei villaggi nella
conservazione del parco. Ci troviamo uno dei ranger che nel 2017 mi
aveva accompagnato nel giro di pattuglia dei confini alla ricerca dei
passaggi abusivi dei bracconieri e si ricorda di me. Mentre ci
prepara un caffè, guardiamo sul cellulare di Dan le foto di quella
famosa spedizione dal mio blog. Foto di gruppo anche qui con i ranger
(capirete che non avendo molti visitatori stranieri è normale che
tutti vogliano una foto con me) poi ripartiamo verso l'area di
Susukan Baru, una delle zone di riforestazione seguite da Alert.
Sulla strada facciamo
tappa nel punto in cui sorgeva la prima nursery per le piantine dove
avevo lavorato l'altra volta. Dan mi mostra che è stata rasa al
suolo da un gruppo di elefanti, così l'hanno ricostruita in un altro
posto, ma hanno lasciato il vecchio capanno come rifugio d'emergenza
per i ranger o gli escursionisti. “Qui è dove ci siamo fatti la
foto con Budi che suonava la chitarra, ti ricordi?” mi domanda e io
mi ricordo eccome, bei momenti. Fa un po' tristezza vedere il sito
abbandonato, ma d'altra parte era giusto cedere il passaggio agli
elefanti. Ci dirigiamo dunque al nuovo centro di Susukan Baru che
Salih e Dan mi fanno visitare con orgoglio e in effetti è anche
meglio del precedente. Intanto ha la corrente elettrica grazie a un
pannello solare, un piccolo bagno piastrellato, una torre per
l'avvistamento degli incendi, uno spazio per l'equipaggiamento
antincendio (che però è rimasto obsoleto e poco sicuro per i
ragazzi, tipo i cappelli di bambù al posto degli elmetti), diversi
posti letto per i turni di notte, due pozzi profondi 40 metri per
l'approvvigionamento d'acqua.
Insomma, una gran bella base per le
loro attività sul campo e sappiate che l'hanno costruita interamente
a mano, incluso lo scavo di un fossato che protegge la nuova nursery
dal passaggio dei grossi animali. Qui seminano e fanno germogliare
dieci tipi di alberi che poi trapiantano negli ettari di terreno
circostanti secondo un sistema a griglia che non sto a spiegarvi.
Alcuni alberi piacciono agli uccelli per nidificare, altri piacciono
a elefanti e rinoceronti per le foglie da mangiare, altri sono
semplicemente tipici della zona e quindi vengono ripiantati dopo gli
incendi. Hanno anche rivestito una buca con un telo di plastica per
conservare l'acqua e ci hanno messo sopra dei rami per consentire
agli uccelli di abbeverarsi durante la stagione secca.
Nel frattempo Yahya e gli
altri ragazzi hanno preparato la videocamera con sensori di calore e
movimento che adesso andiamo a montare nella foresta per monitorare
la fauna selvatica. Riprendiamo le jeep e, dopo un breve tragitto
sulla pista sterrata, proseguiamo a piedi fino al punto prescelto
dove sono state trovate tracce di diversi animali. Mentre un gruppo
fissa l'apparecchio a un albero, Dan mi chiama per mostrarmi
l'impronta di una tigre proprio a pochi metri da lì. Che bella
notizia! La tigre di Sumatra è una specie a forte rischio di
estinzione ed è fantastico trovarne ancora tracce fresche. La
memoria e la batteria della videocamera durano circa tre mesi,
sperano di trovarci anche immagini dei rinoceronti che contano ormai
un numero talmente ridotto di esemplari che sono stati dichiarati già
estinti. Mi faccio anche una foto con Salih, visto che dalla mattina
ce le facciamo a vicenda, ma non siamo mai insieme. Poi, ovviamente,
foto di gruppo con la videocamera installata.
Rientriamo al capanno
perché è quasi mezzogiorno e fa troppo caldo per stare in giro.
Yahya taglia un'anguria deliziosa che finisco quasi da sola e Dan
apparecchia con le scatole dei pranzi al sacco e snack vari. Mentre
riposiamo all'ombra del rifugio, parliamo dei cambiamenti climatici,
del bracconaggio e degli incendi che devono affrontare quasi
quotidianamente mentre lavorano sulla soluzione del problema alla
radice: dare a queste persone un'alternativa di guadagno legale e far
cambiare mentalità alla gente che vede il parco nazionale solo come
un luogo da depredare. Mi raccontano anche che ci sono persone che
prendono in casa cuccioli di coccodrillo come animali domestici e
poi, quando crescono, li portano al Way Kambas chiedendo se possono
liberarli nel parco che è attraversato da un fiume piuttosto grande.
Così, insieme a quelli selvatici già presenti, la popolazione di
coccodrilli è cresciuta fin troppo negli anni Mi ha ricordato quando
mio fratello mi racconta dei geni che comprano cuccioli di cani e
gatti e poi li portano in canile quando non sono più piccoli e
carini. Tutto il mondo è paese, ma io dico: come cacchio ti viene in
mente di prendere un coccodrillo come cucciolo di casa?
Intanto Dan riceve un
video dai ranger che hanno avvistato un incendio a otto chilometri da
noi e stanno andando a spegnerlo. Harry decide di andare ad aiutare e
parte in moto. Noi restiamo, un'altra squadra li sta raggiungendo, se
poi fosse necessario ci chiameranno. Il cielo si annuvola, ma Dan mi
dice che fa così ogni giorno e poi non piove, “Non sperarci,
Simo.” E infatti resta nuvoloso e afoso tutto il giorno.
Finisco l'anguria mentre
loro discutono di un seminario sull'educazione ambientale che
terranno in ottobre all'università insieme ad altre no-profit che
operano nel Way Kambas. Questi ragazzi lavorano davvero con tanto
impegno e su diversi fronti per la loro missione, sono fiera di loro, Marcel ha dei degni eredi.
Poi Salih sfodera un
gioiello tecnologico inaspettato: un drone che Alert ha comprato (di
seconda mano) con tre anni di risparmi per controllare periodicamente
lo sviluppo dell'area di riforestazione. Ci mettiamo tutti intorno al
suo monitor, lui perlustra e scatta foto di ottima qualità. Quando
lo riporta a terra, usa la videocamera per girare un filmato di
presentazione del nuovo centro e spiega a ognuno dove posizionarsi e
cosa dire, come un vero regista. Da quel momento lo chiameremo
scherzosamente Spielberg. Siamo quasi pronti, quando ci urla:
“Nascondete i sacchetti di plastica della spesa che non fanno molto
conservation!”. Ci butto sopra la mia camicia e cominciamo a girare
con protagonista un ragazzo di cui, indovinate un po', non ho capito
il nome e quindi sarà Giacca Rossa. Devo dire che Giacca Rossa è
stato molto naturale nel girare per il centro spiegando le attività,
mostrando le mappe e presentando ognuno di noi mentre ci passava
accanto. Il filmato viene molto bene. Ora sono nel video
promozionale di Alert, Hollywood scansati!
Trascorro l'ultima
mezz'ora di pausa arrampicandomi sulla torre con Yahia, mentre tutti
mi osservano preoccupati e mi gridano raccomandazioni: “Sali piano,
un passo alla volta, reggiti bene...” Oh, ma con chi credete di
avere a che fare? Sono l'unica donna del gruppo e ho anche una certa
età, ma so ancora salire su una scala a pioli! Disse quella che si è
ustionata le chiappe facendo snorkeling solo pochi giorni fa, ma loro
non lo sanno e ridiamo tutti. Dalla cima scatto un po' di foto con la
mia cara vecchia Nikon, poi Salih me ne scatta qualcuna da giù con
la sua nuova Nikon che ha un obiettivo che pesa otto chili perfetto
per il birdwatching, ma troppo potente per ritrarre i panorami come
faccio io. Ormai è una sfida. Mi invierà le sue foto da aggiungere
agli album di questi giorni insieme.
Pausa finita, giù dalle
amache che abbiamo ancora da fare oggi. Visto che Harry è ancora
fuori per l'incendio, questa volta guida Izaki, che mi ricorda un po'
Milhouse dei Simpson, ma per fortuna è più sveglio perché anche con
un fuoristrada queste piste piene di buche sono per esperti. Mentre
saltelliamo sull'ennesimo dosso o veniamo sbatacchiati nell'abitacolo
come in una lavatrice in piena centrifuga, dico ai miei compagni
“Enjoy the Way Kambas massage!”, battuta che ripeteremo a turno
per tutto il pomeriggio. Siamo gente semplice, ridiamo con poco.
A un certo punto, Dan
riceve una telefonata e mi dice che dobbiamo fermarci alla stazione
dei ranger perché qualcuno deve parlargli. Ci troviamo dei
poliziotti che percepisco falsamente cordiali anche se non parlano
inglese. Scambiano poche parole con Dan e Salih, poi chiedono una
foto con me e ci lasciano andare. Ripartiti, Dan mi spiega che i
rapporti della polizia con le associazioni sono tesi perché purtroppo
proprio loro che dovrebbero far rispettare la legge sono i primi ad
assecondare, se non a facilitare in cambio di denaro, il
bracconaggio. Anziché fermare e controllare i criminali, tengono d'occhio Alert e gli altri, soprattutto quando hanno ospiti esterni
come me, temendo che scoprano i loro traffici. Come se non fossero
già noti a tutti, me ne aveva parlato anche Eka sei anni fa. Che schifo!
Ma torniamo alle cose
belle. Facciamo tappa a casa di un ex bracconiere che con l'aiuto di
Alert ha avviato un'attività legale come apicoltore e mi mostra
fiero le sue arnie e gli alberi della gomma che adesso rappresentano
il suo reddito. Vendendo il miele, la cera e la gomma guadagna anche
molto bene, ma soprattutto è un'attività che può lasciare in
eredità ai suoi figli. Un bracconiere, mi spiega il redento, guadagna molto e
in fretta, ma, oltre ad essere illegale, è una fortuna che dura un
giorno, non è un vero lavoro che possa garantire un futuro a una
famiglia. Ha cercato di convincere altri bracconieri a convertirsi
come lui a un mestiere alternativo, si è anche reso disponibile a
fare formazione e aiutarli ad avviare la stessa attività, ma
purtroppo, dice, loro non hanno voglia di lavorare e l'apicoltura
richiede impegno. In ogni caso, conoscere un ex bracconiere felice di
aver cambiato stile di vita, mi ha fatto molto piacere e spero
davvero che altri seguano il suo esempio.
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Selfie con il leader |
Ultima tappa in programma
per questa giornata è presso un villaggio che confina con il parco
che durante i periodi di semina del riso ha subito le scorrerie degli
elefanti selvatici. Alert ha costruito con gli abitanti un muro di
contenimento con tanto di postazioni di guardia in legno che andremo
a verniciare. Mentre i ragazzi scaricano le latte di colore, guanti e
pennelli, Dan mi presenta al leader della comunità e subito
accorrono altre donne e uomini stupiti di vedere una turista
straniera. Qualcuno è intimidito, altri si scattano selfie con me,
le donne mi accolgono con strette di mano e sorrisi, i bambini fanno
a gara per farsi vedere, poi quando li saluto scappano ridendo. Mi
sento di nuovo tanto imbarazzata quanto onorata di tanta attenzione.
Si offrono di rispondere a qualsiasi mia domanda con Dan come
interprete, allora chiedo ovviamente se la vita accanto a un parco
nazionale per loro rappresenta più problemi o più vantaggi. La
risposta sorprende anche Dan perché si aspettava che maledicessero
il parco e gli elefanti che gli devastano il raccolto, invece dicono
che quando avvistano un elefante per loro è uno spettacolo, come una
festa, quando però non c'era il muro avevano paura. Gli elefanti più
piccoli riescono ancora a passare attraverso l'apertura dove scorre
il torrente da cui prendono l'acqua per le risaie, ma hanno montato
delle barriere con lunghi spuntoni di ferro per scoraggiarli. Se poi
il parco porta anche visitatori, per loro è un piacere accoglierli.
Mi presentano anche Agnes, un ragazzo che lavora per un'altra
associazione ambientalista locale che recluta volontari adolescenti.
Siamo pronti per verniciare e la mia presenza attira anche gli
abitanti a contribuire, anche solo per farsi una foto mentre
pennellano insieme a me. Intanto, nelle risaie sotto di noi, i
bambini fanno volare un aquilone altissimo nel cielo, sono in dieci a
reggere la fune eppure sono così piccoli che mi aspetto di vederli
volare via tutti. Mentre lavoriamo, il leader mi chiede se anche io
giocavo con l'aquilone da bambina. Certo, quando ero piccola io
giocavamo in cortile o nel prato sotto casa che ora è recintato,
oppure in strada, solo che adesso ci sono troppe automobili. E
giocavo con le biglie? Sapeste che circuiti facevamo nella sabbia al
mare trascinando mio fratello per le gambe per lisciare la pista. E
quel gioco con un bastone appoggiato a una pietra che colpisci con un
altro bastone per farlo volare in aria? Oddio, Sumatra è l'isola dei
miei giochi d'infanzia! Ovviamente immagino che loro non possano
pattinare nelle risaie, ma per il resto siamo fratelli.
Finita la vernice,
facciamo merenda con le noci di cocco portate dalle donne e comincia
una sfida tra i ragazzi a chi le apre col machete con la tecnica
migliore. Partono tifoserie, commenti e risate. Agnes viene eletto
master of coconuts, ma anche gli altri se la cavano, a parte uno che
invece di fare il buco per bere il latte, ha praticamente sfondato la
noce e se l'è mangiata così, perdendo tutto il succo. Alla fine,
comunque abbiamo tutti mangiato e bevuto. Prima di andarcene, poteva
mancare la foto di gruppo? A questo punto Salih si è di nuovo
trasformato in Spielberg ordinando a ognuno dove mettersi, bambini
inclusi, ed è intervenuto diverse volte per spostare questo o quello
finché non è stato soddisfatto. Che volete farci? È un
perfezionista. Siccome tutti volevano una foto sul proprio cellulare,
Salih e Yahya si sono divisi telefoni e macchine fotografiche facendo
un'infinità di scatti, unendosi a turno al gruppo, tanto che nelle
ultime foto i bambini sono visibilmente annoiati. Ci siamo salutati
con strette di mano e auguri vari in indonesiano, mentre i bambini
sono scappati temendo altre foto, salvo poi rincorrere le nostre jeep
salutando con la mano e grandi sorrisi.
Il sole sta calando, è
ora di riportarmi al lodge. Appena arriviamo, chiedo alla moglie di
Mister Satwa se domani possiamo tagliare un po' delle canne da
zucchero che coltivano in giardino per portarle agli elefanti, mi
offro di pagarle, ma insiste per regalarcele. Evviva!
Sono ridotta una merda
tra il sudore e la vernice, ma saluto i ragazzi dicendo che è stata
una giornata fantastica e non vedo l'ora di tornare con loro domani. “Ci vediamo qui alle
otto, Simo!”
E scusate se sono mielosa quando parlo di loro, ma adoro questi ragazzi!
Ecco l'album di questa prima giornata, poi aggiungerò le foto di Salih appena ce le passiamo.