domenica 3 dicembre 2023

Rivelazione

 - Viaggiate sempre da sole?

Il silenzio che segue la mia domanda rimbomba come una cannonata. Questa volta è Marieke a intervenire, con un tono un po' allarmato.

- Viaggiamo insieme.

- Sì d'accordo, volevo dire...

Lieve mi interrompe di nuovo.

- Vuole dire senza un uomo. Diecimila donne che viaggiano insieme secondo lui sarebbero da sole.

- No, non volevo dire questo...

- E allora che cosa?

Ma sì, volevo dire proprio quello. Non avrei mai fatto la stessa domanda a due uomini che viaggiano insieme. Ma due donne che viaggiano insieme sono donne che viaggiano da sole.


Donne che viaggiano da sole, José Ovejero


Questo racconto, anche se non è tra i migliori del libro, contiene una verità spiazzante, nascosta in bella vista nella vita di ogni giorno, talmente banale da farmi vergognare di non essermene mai accorta. Probabilmente, anch'io avrò scritto da qualche parte in questo blog che io e le Cavallette viaggiavamo da sole pur essendo in tre, quattro e perfino in sei una volta. Significa che l'idea che una donna sia sola soltanto perché non ha un uomo accanto è radicata così profondamente nella nostra cultura che neanche le donne ci fanno più caso. E lo scopro in un libro scritto da un uomo che incontra donne più sveglie di me. Imbarazzante e preoccupante. Comunque, lezione imparata: devo stare attenta ai pregiudizi inconsci che mi inducono a utilizzare termini sbagliati. 

Il libro ha un titolo ingannevole, preso da questo singolo racconto, perché mi aspettavo storie di viaggiatrici solitarie in cui riconoscermi o da cui trarre ispirazione, mentre in realtà contiene una serie di racconti con protagonisti anche uomini, coppie, famiglie in vacanza o in viaggio per affari. Non parla di donne, ma di varie esperienze più o meno felici in luoghi lontani da casa. Non mi è piaciuto particolarmente, ad eccezione di un paio di racconti, ma ha il merito di avermi fatto notare un mio limite inconscio. Grazie, José, per questa rivelazione.

sabato 11 novembre 2023

Tanto vale vivere

Razors pain you

Rivers are dump

Acids stain you

And drugs cause cramp

Guns aren't lawful

Nooses give

Gas smells awful

You might as well live.

Dorothy Parker


I rasoi fanno male/i fiumi sono umidi/gli acidi macchiano/le droghe danno i crampi/le armi sono illegali/i cappi cedono/il gas ha un odore tremendo/tanto vale vivere


Dorothy Parker muore d'infarto il 7 giugno 1967 nel piccolo albergo in cui viveva, aveva settantatré anni. Viene cremata e nessuno ne richiede le ceneri: l'epitaffio che aveva lasciato era SCUSATE LA POLVERE.



venerdì 3 novembre 2023

Artemide

 "... Milagros, sempre disposta a partire, dato che alla sua età, diceva, era l'unico modo per correre dei rischi e sentirsi come una giovane innamorata."

Angeles Mastretta - Mal de amores


La mia surel Elisa mi ha invitato a partecipare un laboratorio di libroterapia con il titolo "Dee dentro la donna", una serie di incontri che si tengono un giovedì sera al mese presso la graziosa libreria Elsa, non lontana dal nostro quartiere. 

In ognuna di queste serate, Carla, la libroterapeuta, ci presenta una dea della mitologia greca che rappresenta un archetipo di donna e consiglia alcuni libri nei quali è possibile trovarne i tratti nei personaggi per poi discuterne nell'incontro successivo mettendoli in relazione, se la troviamo, con il nostro carattere. Trattandosi di archetipi e non di donne reali è ovvio che nessuno può riconoscersi pienamente nelle caratteristiche di una sola dea, ma in diverse fasi della vita o in alcuni aspetti è possibile trovare delle affinità e ragionarci insieme.

Il primo incontro riguardava Artemide e tra le letture proposte c'era il romanzo della scrittrice messicana Angeles Mastretta. Non conoscevo questa autrice ed è stata una piacevole sorpresa perché il suo stile mi ha catturata fin dall'inizio insieme all'ambientazione storica tra Ottocento e Novecento che racconta dei moti rivoluzionari e della politica messicana. Già dall'introduzione di Carla riguardo le caratteristiche di Artemide mi si sono accese diverse lampadine e il personaggio della zia Milagros nel romanzo aveva spesso la mia voce.

Artemide, generalmente, emerge nelle donne durante l'adolescenza con la sua passione per le cause perse, la febbre della caccia anche in amore, il giudizio implacabile, la lotta per l'indipendenza, il rapporto paritario e d'amicizia con i maschi anche dopo una relazione, il rifiuto del matrimonio, la sorellanza e la cura dei cuccioli. 

Il problema, che condivido con il personaggio di Milagros, è che non ho mai superato la fase Artemide della vita, non mi sono evoluta in una donna adulta. La mia ossessione per i viaggi è la febbre della dea per la caccia, la ricerca continua che non si riesce a dissetare. L'impegno nelle cause "perse" come quella con Alert di continuare a ripiantare alberi dopo ogni incendio, anche se a volte mi sento scoraggiata mentre Artemide non si perde mai d'animo. Ritrovo il suo senso di sorellanza nell'atteggiamento protettivo con le mie amiche. Ho un rapporto paritario e di amicizia con gli uomini, forse per essere cresciuta solo con padre e fratello, che alcuni vivono male, mentre altri apprezzano. Riguardo la cura dei cuccioli, è risaputo che non ho una grande predilezione per i bambini, ma infinita per gli animali. Giudico e non perdono un torto o un'offesa, anche se non cerco lo scontro o la vendetta come Artemide, e non perdono neanche me stessa per i miei errori. Carla ha aggiunto che Artemide è anche lo stereotipo della zia nubile un po' eccentrica ed è quello che sono per i bambini di Elisa, promettendo di portarli in viaggio con me non appena avranno l'età per apprezzare e ricordare gli spettacoli della natura e l'avventura. L'unico tratto di questa dea che mi manca è la competitività, a volte perché non mi sento all'altezza di certe sfide, spesso per pigrizia. 

Rispecchiarmi così tanto in un archetipo che non si addice troppo all'età adulta mi fa un po' vergognare di non riuscire a tenere i piedi per terra quando ormai sono vicina ai cinquant'anni. Insisto a fantasticare, a costruirmi nella testa sogni irrealizzabili come quello di possedere un'isola dove abitare tra animali liberi con un paesino che somigli alla Cattolica della mia infanzia. Il progetto di andare in pensione con un klotok sul fiume Kumai è appena appena più ragionevole.

Non so se sia troppo tardi per crescere e non so se lo desidero perché, alla fine, Artemide mi piace.

sabato 28 ottobre 2023

Notizie dalla foresta

I ragazzi di Alert mi inviano aggiornamenti quasi quotidiani che hanno il potere di riportarmi a Sumatra, come il profumo dell'ottimo caffè che mi hanno regalato e mi gusto nella stagione delle copertine e delle fusa di Bio in braccio.
Con ogni messaggio, per qualche minuto, mi portano via dal frastuono della città e dalle cronache di guerre sempre più vicine, mi portano via dallo stress del lavoro che perde senso se non per lo stipendio di cui non si può fare a meno, mi portano a quei giorni buoni in cui la fatica si ripaga sommando piccole gioie e si insiste a creare dove gli altri distruggono.

Dan mi ha mandato una foto degli abitanti del villaggio dove abbiamo costruito e verniciato la torretta di controllo che ci passano la notte sorvegliando gli elefanti in fuga dagli incendi.


Con i cartelli stampati in italiano, i miei ragazzi mi hanno dedicato una nuova videotrappola e una serie di catini collocati in diverse zone per dissetare gli animali durante la siccità.



La videotrappola installata il mio primo giorno non lontano da Susukan Baru ha ripreso una tigre!



E quella vicino a Jambon ha filmato un gruppo di scimmiette che si abbeverano ai nostri catini.



Hari è stato anche invitato in una scuola a tenere una lezione sugli uccelli del Way Kambas dove ha anche presentato il libro con le sue foto.
Dan, Salih e Dan junior mi raccontano con orgoglio degli incendi che la squadra riesce a spegnere, quello nella zona di Bambangan correva così veloce a causa del vento che nemmeno i serpenti riuscivano a sfuggirgli e ne hanno trovati alcuni carbonizzati. Storie e foto che mi rattristano e mi fanno arrabbiare, ma in tutto questo i ragazzi cantano, scherzano e non perdono mai il sorriso. D'altra parte è la loro vita di ogni giorno ed è l'unico modo sano di affrontarla.
E alla fine, la grande notizia che ha fatto tirare a tutti un sospiro di sollievo è che finalmente è arrivata la pioggia!



Ora la foresta può riprendersi, gli alberelli nelle nursery di Alert possono essere piantati nella terra, gli animali possono dissetarsi, la minaccia degli incendi è sospesa e Dan riuscirà finalmente a dormire una notte intera.


domenica 22 ottobre 2023

Benvenuti al sud

Questo lungo weekend a Napoli è stato organizzato per dimostrare a mia cognata Simona che Napule è mille culure, non solo Gomorra con la pizza buona.

L'appuntamento era alle 5.30 di sabato mattina in piazzetta Bonatti (leggendario alpinista ed esploratore) e il viaggio verso sud è cominciato a piedi con mio fratello e la Simo in direzione della stazione di Monza che mi evoca brutti ricordi da pendolare, ma non stavo andando al lavoro quindi cuore e zainetto erano leggeri. Mi ha stupito quanta gente ci fosse in giro all'alba di sabato e anche sul treno per Milano. Là abbiamo trovato Sonia e preso il Frecciarossa che ci avrebbe portati a destinazione in tempo per pranzo. 


Per girare a piedi Napoli, Google Maps diventa inaffidabile, ti fa girare su te stesso e ti spinge in inutili deviazioni quando potresti andare dritto, così ci abbiamo messo un po' a trovare il bed & breakfast che avevamo prenotato. Il posto è accogliente, solo quattro camere intorno a una saletta per la colazione in Piazza  Bovio accanto alla fermata della metro e all'università. Lasciamo gli zaini, prendiamo le chiavi e usciamo a esplorare il centro storico. Dopo una pizza discreta, non buona quanto quelle assaggiate a Napoli nei miei viaggi precedenti, passeggiamo tra i caffè e i negozi di souvenir su e giù per Spaccanapoli e dintorni. C'è un sacco di storia da scovare in ogni angolo mentre sopra le nostre teste sventolano ancora gli striscioni per la vittoria dello scudetto della scorsa stagione calcistica. Fermandoci in un bar troviamo due cartelli che ci confondono: uno appeso in alto indica che si può lasciare il famoso caffè sospeso, cioè pagarne uno per chi non se lo può permettere; un altro avviso accanto alla cassa dice Non si fanno sospesi. Quindi chiediamo spiegazioni al barista: "Sì, si può lasciare il caffè sospeso. L'avviso sulla cassa è per i clienti, vuol dire che non facciamo credito." Allora gustiamo i nostri buoni caffè napoletani e ne lasciamo uno sospeso, poi ci dirigiamo al Duomo per visitare la cappella dedicata a San Gennaro. Sulla strada ci imbattiamo in Vegan Art dove fanno panini e pasticceria vegana. La Simo è talmente emozionata per la scoperta che si avvicina al banco e chiede: "Avete dolci vegani?" e lo sguardo del commesso è un misto di sorpresa e compassione mentre risponde: "Sì, è tutto vegano qui" come diceva evidentemente l'insegna. Rideremo di questa scena per tutto il weekend, povera Simo. Comunque, i dolci di Vegan Art sono strepitosi.

Visitati Duomo e cappella con lo sfarzo delle loro decorazioni, torniamo in centro e conduco il gruppo verso una chiesa che per la sua semplicità mi aveva colpito e affascinato durante le mie altre visite: San Lorenzo. La volta in legno del soffitto e le pareti quasi spoglie, ai miei occhi, creano un'atmosfera molto più spirituale e pacifica rispetto ad altre chiese in cui gli ornamenti abbondano e distraggono, anche se bisogna considerare che certi quadri, affreschi e statue sono opera di grandissimi artisti e hanno un enorme valore.

Da San Lorenzo, ci infiliamo in via San Gregorio Armeno, nota come la via dei presepi sulla quale si affacciano le botteghe che producono e vendono statuine, casette, paesaggi e accessori per allestire il Natale in casa. La Simo era in cerca della statuina di Antonino Cannavacciuolo e ce n'erano di diverse dimensioni nelle varie vetrine insieme a tanti altri personaggi famosi e alle riproduzioni dei mestieri tradizionali, dal pizzaiolo con tanto di forno a legna illuminato alla lavandaia con i panni stesi di vera stoffa. Ci aggiriamo curiosi indicandoci a vicenda gli oggetti che ci colpiscono e scopriamo un cortile dove un cartello dice Qui potete comprare la felicità: le sfogliatelle! Ne fanno anche due versioni senza latte e uova e quindi ci precipitiamo a comprarle, alcune da consumare subito e altre da portar via. Peccato che due giorni dopo, controllando sul sito della pasticceria, mio fratello abbia scoperto che contenevano comunque lo strutto per cui non solo non erano vegane per noi, ma nemmeno vegetariane per Sonia. La felicità è durata poco quanto le sfogliatelle sbranate entro sera e si è trasformata in delusione. Addio sfogliatelle! 

A proposito di opere d'arte, avevamo prenotato la visita al celebre Cristo Velato per le 18 e nel frattempo ci siamo dilettati a filmare un cantante improvvisato su un balcone che calava un cestino per le mance legato a uno spago, fotografare murales e curiosare tra i banchetti di libri e fumetti in offerta nella via delle librerie e ci fermiamo a bere un aperitivo. Sté e la Simo prendono uno Spritz Maradona, blu come la maglia del Napoli, io prendo una granita perché fa un caldo pazzesco malgrado le previsioni meteo e Sonia una limonata, ma il barista le chiede se la vuole a cosce aperte. Le nostre espressioni interrogative lo spingono a spiegare che a cosce aperte è la posizione in cui si fa la popò, quindi alla limonata aggiungerebbero un cucchiaino di bicarbonato se è per digerire. Stiamo imparando anche lo slang locale. Arriviamo giusto in orario per la visita al Cristo Velato che vale sempre il biglietto come pure le altre sculture nella sala.

La sera, risaliamo dal b&b verso il centro lungo via Mezzocannone che, dall'odore di marjuana proveniente dai gruppi di giovani che affollano i locali della zona universitaria, è in realtà un cannone intero e pure bello grosso.  Mi sorprende l'aspetto anni Novanta dei ragazzi su questa strada: indossano le magliette delle rock band che ascoltavo io alla loro età e le ragazze portano gli anfibi, le calze a rete e il trucco della mia gioventù. Che viaggio nel tempo nello spazio di una via!

La mattina dopo, la colazione al b&b comincia alle 8.30 che ci sembra tardissimo per tutto quello che abbiamo in programma, ma ci adattiamo e la proprietaria ci anche comprato delle brioches vegane confezionate. Scendiamo in metropolitana e compriamo biglietti integrati metro-Circumvesuviana perché siamo diretti agli scavi di Pompei. Essendo domenica, non ci sono i pendolari che con il loro disagio hanno reso la linea vesuviana famosa per i ritardi, la scarsa pulizia, la manutenzione ferma all'Ottocento e l'inefficienza generale. Aspettiamo soltanto 30 minuti il nostro treno che comunque è pieno di turisti e senza aria condizionata. La sauna in piedi dura mezz'ora e finalmente scendiamo all'ingresso della meraviglia archeologica di Pompei. Esploriamo il sito con una mappa, ma senza guida perché ricordo abbastanza le spiegazioni già ascoltate alla mia prima visita e del fantastico libro di Alberto Angela. Il bello di Pompei è che non si tratta delle rovine di qualche edificio o monumento, ma di un'intera città bloccata nel tempo all'epoca dell'impero romano. Ci si trova immersi in un tempo lontanissimo, visto solo nei film e nei documentari, ed è incredibile passeggiare dove passavano i carri dei mercanti, affacciarsi al bancone di una locanda dove mangiavano e bevevano gli abitanti, visitare la lavanderia, il forno, il negozio, il bordello dove lavoravano, salire le gradinate dei teatri, dei templi, delle terme o entrare nella villa di una ricca famiglia con i pavimenti a mosaico, le sculture e gli affreschi che vengono da un passato letto sul sussidiario delle elementari. Posare i passi sulle stesse pietre calpestate da persone di 20 secoli fa è emozionante ed è più facile immaginare le loro vite rispetto alla visita di un museo. E poi c'è la storia dell'eruzione vulcanica più famosa del mondo che ha sepolto e conservato tutto questo. Il sole era caldissimo per ottobre e abbiamo camminato in lungo e in largo per ore, incuriositi da tutto, e alla fine eravamo distrutti. Pompei va vista almeno una volta nella vita e lo stesso vale per Ercolano che, seppur vittima della stessa catastrofe, ha una storia molto diversa e mi è piaciuta tanto quando ci sono stata. Purtroppo, questa volta non avevamo il tempo di fare la seconda tappa del viaggio nell'impero romano e siamo tornati direttamente a Napoli mentre il cielo si annuvolava.

Abbiamo pranzato in una trattoria vicino a Castel Nuovo dove la pizza era finalmente all'altezza del luogo come pure la pasta. Il cibo è fondamentale, soprattutto per me e la Simo che diventiamo nervose quando siamo affamate. Considerando che erano le tre del pomeriggio quando ci siamo seduti a tavola, potete immaginare quanto fosse importante alzarci soddisfatte e così è stato. Pronti per continuare la visita di Napoli. 

Dalla fortezza di Castel Nuovo ci siamo diretti a Piazza del Plebiscito passando per la Galleria Umberto I dove appena il giorno prima un ragazzo, per festeggiare il suo compleanno, ha esploso alcuni colpi di pistola. Si è poi scoperto che era un'arma ad aria compressa, ma immaginate di trovarvi lì e non saperlo: panico! Attraversiamo la piazza illuminata dai raggi sole che bucano le nuvole scure e percorriamo il lungomare fino a Castel dell'Ovo, ma vista del Vesuvio sul golfo è offuscata da grosse nuvole, il tempo sta cambiando. Tornando verso via Toledo, ci imbattiamo in un vecchio palazzo della Regione Campania che sconvolge la Simo. Per lavoro, occupandosi di pratiche ammnistrative per ristrutturazioni e cantieri, ha a che fare con la burocrazia sui permessi e i regolamenti edilizi, così, trovandosi davanti a quel mostro di violazioni ha dovuto fotografarlo. Ogni singola finestra aveva il proprio motore del condizionatore appeso alla facciata, cavi voltanti pendevano dal tetto tra i balconi in improbabili allacciamenti fuori da ogni norma. "Voglio venire a vivere qui!" è stata la sua reazione perché il suo lavoro sarebbe molto più semplice, mentre da noi per un centimetro di finestra in più ti ammazzano di sanzioni. 

Da via Toledo, ci addentriamo nei Quartieri Spagnoli che per forestieri come noi sono la perfetta rappresentazione di come immaginiamo Napoli da casa. Io se penso a Napoli penso ai film in bianco e nero, ai bambini in calzoncini e Sofia Loren, ai pescherecci e Totò, poi al Vesuvio e all'Impero Romano e poi all'arte, la pittura, il teatro, la pizza. Napoli è  viva e creativa anche nell'arte di arrangiarsi. Solo alla fine della lista metto criminalità e Camorra che, invece, hanno rovinato la reputazione di una splendida città. Ci arrampichiamo sulle vie in salita, tra motorini e trattorie, negozi, panni stesi e caldaie montate sulle facciate dei palazzi che racchiudono i vicoli rumorosi e affollati fino a raggiungere una minuscola piazzetta dove campeggia il murale dedicato a Maradona con la faccia dipinta su una finestra che non si può più aprire per non rovinarne l'effetto. Dove altro nel mondo accade una cosa del genere?

Rientrando la sera al b&b con tanti chilometri nelle gambe che mi fa male pure la schiena, ci imbattiamo in un ubriaco sdraiato a terra che sembra il cosplayer del Cristo Velato e ci trasciniamo a letto scassati quanto lui seppur perfettamente sobri.

La mattina di lunedì piove. Sonia e mio fratello comprano due ombrelli da un venditore ambulante, quello di Sonia si rompe davanti a lui e glielo cambia. Facciamo un ultimo giro del centro, qualche acquisto veloce e compriamo anche qualcosa da mangiare per il viaggio in treno a un fast food da asporto all'angolo di via Mezzocannone che fa anche i classici fritti napoletani (arancini, frittatina di pasta, crocchette) in versione vegan. Ordiniamo tutto. Salutiamo il centro mentre la pioggia si fa più forte e prendiamo la metropolitana per la stazione e quando arriviamo, mentre corriamo sotto la pioggia, Sonia mi fa anche il pessimo scherzo di farmi credere di aver dimenticato il pranzo sulla metro, stavo per piangere, invece l'aveva passato a mio fratello che aveva l'ombrello più grande. Non si scherza sul cibo! Aspettiamo impazienti il Frecciarossa perché il profumo che esce dal sacchetto è così delizioso che sbaviamo e comunque è l'una. Saliti a bordo, cominciamo a mangiare ancora prima che il treno parta. In due giorni e mezzo, siamo diventati più napoletani dei locali.

Dopo quattro ore e mezza di pisolini, letture e giochi di carte, arriviamo a Milano e salutiamo Sonia al volo perché il treno per Monza è già in partenza sei binari più in là. Mentre eravamo via, è finita la lunga estate che ci ha bollito quest'anno e, mentre aspettiamo l'autobus perché io e la Simo siamo ancora doloranti per le camminate del weekend per farla a piedi fino a casa, mi viene da dire: "Che freddo, qui al nord!"

Qui trovate tutte le foto.

P.s. grazie, Elisa, per essere riuscita a occuparti di Bio anche se ti ho lasciato le chiavi sbagliate e sei dovuta passare dal box ogni volta!

sabato 30 settembre 2023

Rientro a casa

Il suono tipico del ritorno a casa, per me, è il ronzio del cestello della lavatrice che gira con calma, lavando via l'odore di elefante dai miei indumenti, mentre la valigia svuotata prende aria sul balcone.

In aeroporto mi aspettavano Sté e la Simo che, per farmi sentire subito in Italia, mi hanno portato un bel trancio di pizza di Vitantonio's. Adorabili loro, top la pizza.


Mi hanno risollevato il morale perché è sempre difficile per me lasciare la foresta per la città, soprattutto con gli amici di Alert alle prese con gli incendi in attesa della benedetta stagione delle piogge. Torno perché mi mancano la famiglia e gli amici e perché mi tocca lavorare.

E poi c'è Bio. Il mio gattino così stronzo che per due settimane non si è quasi fatto vedere dagli zii che si prendevano cura di lui per ben due volte al giorno ogni giorno, che è scappato su per la scala quando ha visto che erano con me quando sono rientrata ed è sceso a salutarmi solo quando sono andati via. Ha annusato valigia e zaino, mi sgridata con sguardo truce e miagolii per averlo abbandonato e poi mi si è strusciato addosso facendo tante fusa e non mi ha più mollata, seguendomi anche in bagno e dormendomi addosso.


I ragazzi di Alert mi chiamano sister, mi mandano messaggi sulle loro giornate, Salih mi ha inviato l'audio della mia intervista sul volontariato con loro per fargliene la traduzione così aggiungerà i sottotitoli, Dan mi parla dei loro progetti e io gli rispondo che deve dormire, Dan Jr aspetta la stagione delle piogge per cominciare il nostro corso reciproco italiano/indonesiano via whatsapp, Hari dice che se torno a trovarli in aprile per il mio compleanno sua moglie mi preparerà una torta vegana. Sì, penso proprio che il mio prossimo compleanno sarà al Way Kambas e chiunque di voi voglia accompagnarmi è il benvenuto. Intanto mi faccio una bella tazza del caffè che mi hanno regalato, ha il sapore d'Indonesia che adoro.

L'unico modo per superare la depressione post ferie è farsi coccolare da Bio, rivedere gli amici (io e Elisa abbiamo cominciato un laboratorio di libroterapia), sistemare le foto per stampare un nuovo album di ricordi e pensare già al prossimo viaggio. 

Prossimamente sul blog: avventura sulla Circumvesuviana!


lunedì 25 settembre 2023

Arrivederci...

...in italiano mi gridano in coro i miei ragazzi, mentre mi sporgo dal finestrino dell'auto che mi porterà in aeroporto per guardarli un'ultima volta. Ho ancora in mente quell'immagine gioiosa, piena dell'affetto che ci lega, piena di allegria e speranza. Non era ancora scoppiato l'incendio di Susukan Baru.

La buona notizia è che dopo due giorni e mezzo di lotta contro le fiamme, portando acqua con i furgoni e spruzzandola con estintori manuali, senza dormire, fermandosi solo dieci minuti a turno, Alert, i ranger, i volontari dei villaggi e di altre associazioni che lavorano al Way Kambas sono riusciti a spegnere fino all'ultimo focolaio! Dan mi ha avvisata mandandomi questa foto


Stanno tutti bene, ma sono ovviamente distrutti e meritano il riposo degli eroi. Poi ci sarà tantissimo lavoro da fare per riforestare l'area devastata che è stimata in circa 500 ettari. Soprattutto servirebbe la pioggia, tanta bella pioggia per ripulire l'aria e far rinascere la natura. Forza nuvole!

Ma torniamo al mattino del mio ultimo giorno a Sumatra, quando mi sono svegliata al lodge sapendo che Yahya, Dan e Salih stavano venendo da me. Mi alzo presto per finire di preparare valigia e zaino e dopo giorni di scarpe da trekking, rimetto i sandali e vado a fare colazione.

Dovete sapere che le cuoche del lodge sono convinte che io non mangi abbastanza e infatti fin dal primo giorno mi servono una quantità di cibo che sfamerebbe un'elefantessa. Ho provato a spiegare che è troppo e che mi spiace avanzare qualche piatto, ma perfino il mio stomaco ha un limite di capienza. Una sera anche Hari gliel'ha detto, si è raccomandato che mi portassero meno cose ed evitassero la solita porzione gigante di riso di accompagnamento. Allora la cameriera è arrivata al tavolo tutta fiera annunciando: "No, rice" e servendomi un chilo di noodles con verdure. Che non capissero me va bene, ma a quanto pare neanche Hari è stato chiaro. Tra l'altro, non portano mai tutto insieme: prima un paio di piatti e io sarei già a posto così, ma poi ogni cinque minuti la cameriera ne porta altri, finché il tavolo non è pieno. Ogni volta che sento il suo sciabattare provenire dalla cucina ho paura che arrivi altro cibo. Poi si stupiscono che a colazione mangio poco, ma se a cena mi rimpinzano! Comunque sono state adorabili e ogni pietanza era deliziosa.

Arrivano i ragazzi. La sera prima Salih mi ha chiesto se poteva riprendermi mentre parlavo dell'esperienza con Alert per montarlo col video promozionale sul volontariato. Così, da bravo Spielberg, sceglie l'albero adatto nel giardino del lodge, la posizione per la luce e mi dice di parlare liberamente in italiano, poi metteranno i sottotitoli, ma lo vuole in lingua originale. Indosso una maglietta di Alert e cominciamo. Spero di essere stata abbastanza naturale, ero un po' emozionata. Oltre al videomessaggio, mi ha ripresa anche mentre camminavo tra gli alberi e poi me ne ha fatto abbracciare uno. Il giardino del lodge è una location perfetta e, una volta montato, verrà davvero bene.


Nel frattempo arriva anche Hari che più tardi mi accompagnerà all'aeroporto di Bandar Lampung. Insieme, andiamo a far volare il drone sul confine del Way Kambas. Prendiamo una stradina sterrata a est del villaggio e Salih estrae il suo gioiello. Dopo aver perlustrato la zona e scattato le foto che gli servivano per la mappatura, gli ordina di rientrare. Sul display compare la scritta going home, valeva anche per me.




Tornati al lodge, il nostro regista Salih ha un altro compito per noi: è la giornata mondiale del rinoceronte, non vuoi fare un video di auguri per i social di Alert? Ma certo che sì! Allora facciamo tutti il segno del rinoceronte: mignolo e anulare alzati a fare i corni, medio e indice abbassati, pollice sulla fronte e tutti in coro


Arriva il momento dei saluti. Abbraccio Yahya che fa le pose da duro nelle foto, è campione del mondo in quasi tutto e sotto sotto è un romanticone che canta serenate in indonesiano; abbraccio Salih che ha portato la tecnologia in Alert ed è un perfezionista anche nelle foto di gruppo più sceme. Abbraccio fortissimo Dan che porta tutto il peso dell'eredità di Marcel con grande impegno, responsabilità e con il sorriso più simpatico del mondo! Vi adoro tutti!

Salgo in macchina con Hari, abbasso il finestrino e, poiché durante le reciproche lezioni di lingua ho spiegato che goodbye si traduce con addio se è per sempre e con arrivederci se invece ci si ritroverà, i ragazzi agitano le mani e gridano: "Arrivederci, Simo!" Se non mi facessero tanto ridere, mi commuoverei.

Due ore dopo, Hari scarica la mia valigia al terminal delle partenze domestiche. Prima vado a Jakarta per una notte, il giorno dopo partirò per l'Italia. Ci scattiamo un selfie, poi ci abbracciamo. Non finirò mai di ringraziarlo perché è stato lui a farmi conoscere Alert dieci anni fa. 


Fin qui tutto meraviglioso, poi i maledetti bracconieri (che devono morire di una morte orrenda come quelle in Trono di spade) hanno appiccato l'incendio a Susukan Baru. 

Ma i miei eroici ragazzi hanno reagito e vinto ancora. Ecco il link al sito di Alert. Ripianteremo tutta la foresta un albero alla volta per mille volte! 





domenica 24 settembre 2023

Saya senang sekali


I ragazzi di Alert, i ranger del Way Kambas e alcuni volontari dai villaggi vicini sono ancora impegnati nella lotta contro il mostro di fuoco. I bracconieri colpiscono spesso l'area di Susukan Baru perché è quella con meno riserve d'acqua, va portata sul posto in cisterne sui furgoni, potete immaginare la difficoltà.

Il ranger in piedi sul pickup è quello che ci ha offerto il caffè il primo giorno, uno di quelli buoni che hanno a cuore il parco.
Stanno lavorando tutti senza sosta da due giorni, sono esausti, ma non possono arrendersi perché la siccità degli ultimi mesi ha resto l'intera foresta estremamente infiammabile e devono assicurarsi che non resti accesa nemmeno una piccola brace prima di dichiarare cessato il pericolo. Dan mi scrive che stanno esaurendo le energie, ma ancora scherzano per tenere alto il morale. Dan Junior mi manda foto e video per tenermi aggiornata.
La foto che Salih ha scattato ieri mattina con il drone mostra la vastità del disastro e fa ghiacciare il sangue.

Non si sono fermati neanche la notte, quando il fuoco sembra ancora più spaventoso. Se non sono eroi questi! Mi rincuora sapere che stanno tutti bene anche se stremati.



Purtroppo, secondo il meteo, non è prevista pioggia per almeno altri dieci giorni, quindi nessun aiuto divino per estinguere le fiamme né per ricominciare a piantare nuovi alberi. 
Mi è dispiaciuto tantissimo lasciare i ragazzi proprio nel momento peggiore, avrei potuto dare una mano in qualche modo, portandogli da bere e da mangiare sul campo, per esempio. Invece, l'inferno è scoppiato proprio mentre Hari mi accompagnava in aeroporto. Per tutta la notte e la mattina finché non mi sono imbarcata, ho continuato a ricevere notizie da Dan, Hari e Dan Junior. Posso immaginare il loro stato d'animo, la paura, la frustrazione, la rabbia, la stanchezza, il dolore per aver perso così tanto in un attimo. Non è il primo incendio che affrontano e non sarà neanche l'ultimo, però sto in ansia pensando a loro e non sarò tranquilla finché non riceverò il messaggio che è finita, almeno per ora.

Se penso che fino a poco prima stavamo ridendo tutti insieme per qualche cavolata mi si stringe il cuore. Il giorno prima dell'incendio, quando Dan è rimasto in ufficio a lavorare, Hari mi ha insegnato a dire Saya senang sekali cioè Sono molto felice perché stavamo tornando da un'escursione memorabile sul fiume Pegadungan.
Hari che per primo mi ha fatto conoscere Alert dieci anni fa


Ora ve la racconto, per sentirmi ancora un po' laggiù con loro.

La mattina alle otto, anziché le due jeep come al solito, ho visto arrivare un'auto normale con Hari, Salih e Dan Junior e quando mi hanno caricata ho trovato Yahya al volante, come ai vecchi tempi. Hari mi spiega che la nostra destinazione è sempre nel Way Kambas, ma un'ora più a nord, dove risaliremo il fiume con i ranger della stazione locale.

È strano vedere Yahya guidare su normali strade asfaltate e cantare (neanche tanto male) le canzoni pop indonesiane che passa la radio. Non sembra a suo agio nel traffico e i ragazzi da dietro gli danno scherzosamente indicazioni in italiano “A destra! A sinistra! Sorpassa! Vai piano!”. Un'ora dopo, per la sua gioia visto che non poteva più dei tre copiloti, parcheggia alla fine di un villaggio e prendiamo la barca verso la stazione dei ranger, una decina di minuti più avanti sul fiume. In questa zona del Way Kambas il fiume segna il confine: da un lato villaggi e risaie, tra cui un villaggio di balinesi con tanto di tempio, dall'altro il parco nazionale.

Alla stazione dei ranger, come consuetudine quando si fa visita, accettiamo un caffè e mi presentano un signore come il maggior esperto di elefanti della regione e un paio di ranger anziani. Al contrario dei giovani che sono sempre molto gentili e rispettosi con me, i ranger anziani sono di due tipi: quelli saggi, educati, pieni d'esperienza e felici di condividerla (come quello rivisto il primo giorno che mi aveva accompagnata nel giro di pattuglia del 2017), e poi ci sono quelli che fanno gli sbruffoni e tendono a prendersi troppa confidenza con la visitatrice donna, sconfinando a volte nel volgare, forse perché sono straniera. Se mi mettono a disagio, basta ignorarli o cambiare discorso, in genere non sono insistenti, e comunque c'è sempre qualcuno di Alert con me, non mi lasciano mai da sola con gente che non conosco, fossero anche persone fidate. 

Yahya resta alla stazione, mentre Hari, Salih, Dan Jr e io prediamo una barca piccola giusto per attraversare il fiume e raggiungere la sponda del parco. Là, mi guidano tra gli alberi dove il terreno è pienissimo di impronte di elefante, sembra un campo dove sono esplose tutte le mine. Due ranger di quelli bravi, ci dice di aspettare qui, vanno a prendere due elefantesse, Rya e Sanya, ospiti del centro locale per farmele conoscere. Nel frattempo, i due professionisti Hari e Salih ne approfittano per sfidarsi nel birdwatching, infatti su questo fiume Hari porta spesso i suoi clienti perché è un ottimo posto per avvistarne diverse specie. Gli chiedo se c'è un uccello che vorrebbe fotografare e non è ancora riuscito a trovare, risponde che sì, ce n'è uno che manca al suo teleobiettivo, è un uccello raro che nidifica anche al Way Kambas, ma è riuscito a vederlo solo una volta con il binocolo, non a fotografarlo.

Arrivano le elefantesse, sono un po' agitate e ci impegniamo tutti per farle calmare. Quando prendono una banana dalla mia mano, la trattengo un po' perché facciano più piano con la proboscide e cominciano a capire che vado io da loro con il cibo, non devono venirmi incontro e spingere. A poco a poco si calmano, sono intelligenti, la più piccola Sanya obbedisce anche al ranger che la fa sdraiare, ma intanto allunga lo stesso la proboscide a chiedermi altre banane. Si fanno accarezzare e anche imboccare. Solo noi e queste bellissime elefantesse all'ombra di splendidi alberi, che meraviglia! In pochi minuti puzzo come loro, ma sono molto felice perché è stato bellissimo farsi sbavare e smocciolare da loro. Impegnata con le elefantesse, avevo affidato la mia macchina a Dan Jr che mi ha scattato un milione di foto: “Non volevo che te ne perdessi un attimo!” Che tenero questo ragazzone!

Torniamo al fiume e le elefantesse pure perché è l'ora del bagnetto e i ranger le fanno sedere per poi grattarle e buttargli addosso secchiate d'acqua anche se le due non sembrano contente di lavarsi. Aspettiamo che abbiano finito senza avvicinarci e ci facciamo da parte quando tornano nella foresta, poi riprendiamo la barchetta e torniamo al molo della stazione. 

Siamo vicini a mezzogiorno e nelle ore più calde si ferma tutto. Pranziamo e poi c'è chi fa un pisolino, chi chiacchiera a bassa voce sul molo, chi gioca con il gattino socievole e curioso che gira per la stazione, Dan Jr che si mette a lavorare al computer, io che prendo appunti sul mio quadernino per non dimenticare nessun dettaglio anche se poi sul blog non scrivo tutto. Cerco di non disturbare troppo, ma sbircio il computer di Dan, sta lavorando a complicate mappe del Way Kambas con un programma che non ho mai visto, credo sia roba professionale che incrocia dati e modelli. Mi spiega un po', ma non gli faccio troppe domande perché se si porta dietro il computer, evidentemente ha del lavoro urente da sbrigare, come il suo omonimo rimasto in ufficio.

Lasciate passare le ore più calde, prendiamo la barca grande e viene anche Yahya. Pattuglieremo il fiume con i ranger e ne approfitteremo per il birdwatching. Siamo partiti da poco, che già un ranger anziano di quelli bravi indica una piccola imbarcazione che sbuca furtiva dalla vegetazione sulla sponda del parco, diretta al villaggio. È carica di piante, un enorme fascio verde, che è illegale raccogliere entro i confini del Way Kambas. Con la barca grande siamo troppo lenti per inseguirla, quindi chiamiamo un'altra squadra rimasta alla stazione perché ci raggiunga con un mezzo più agile, intanto Hari, con il suo super teleobiettivo riesce a fotografare sia l'imbarcazione che la faccia del fuggitivo. Ci fermiamo nel punto da cui è sbucato il delinquente e troviamo un'altra barchetta tirata in secca. Yahya e un ranger giovano saltano a terra e vanno in cerca di un eventuale complice anche se la barchetta è un rottame e forse è lì da tanto tempo. Nel frattempo, arriva la squadra veloce e Hari indica il canale dove si è diretto il fuggitivo. Salih decide di far decollare il drone ed è così esperto, ormai, che lo monta e mette in volo in pochi secondi. Prima lo manda verso la barca fuggita e col cellulare un ranger riferisce alla squadra veloce dove beccarla e infatti la intercettano e la obbligano a tornare verso di noi. Intanto Salih ha spostato il drone sopra il parco e riesce ad avvistare il complice piegato a mietere illegalmente, con un grosso fascio di piante sulla schiena. Che occhio per scorgerlo verde su verde! Comunque, Yahya e l'altro ragazzo lo prendono. Mentre entrambi i ladri vengono portati alla nostra barca perché i ranger li multino e sequestrino il maltolto, vedo che i ragazzi di Alert si coprono i volti con le bandane: non sai mai chi ti capita e loro non sono ranger autorizzati a fermare i criminali, quindi si coprono per evitare casini. Dan Jr s'infila il binocolo nel giubbotto e mi dice sottovoce: “Speriamo credano che sia una pistola!”

Alla fine, i criminali erano due poveracci, ma comunque se vogliono mietere, vadano a lavorare nei campi legali, troppo facile rubare nel parco quello che è lì per gli animali. Vengono multati e direi anche spaventati. Quando se ne vanno, faccio una foto a Salih tutto bardato e con il suo drone, se non sapessi che fa parte dei buoni, direi che è un terrorista.

Questa scena da film d'azione ha dimostrato che la tecnologia (il drone, il teleobiettivo, la barca veloce) rende più facile ed efficiente il lavoro di pattugliamento. In dieci minuti dall'avvistamento del primo furfante, l'operazione era brillantemente conclusa grazie, e lo dico con orgoglio, alla prontezza dei miei ragazzi. L'ente parchi dovrebbe fornire droni a ogni stazione dei suoi ranger, dico, ma sto fantasticando. Sono di parte, ma ho l'impressione che la presenza di Alert sproni i ranger più pigri a fare meglio, se non altro per non perdere la faccia, mentre i giovani sono già motivati dall'età che li fa sentire eroi a prescindere e si danno da fare volentieri.

Abbiamo trascorso il resto del pomeriggio su e giù per il fiume tra birdwatching per tutti (uno degli anziani buoni era bravissimo ad avvistare e indicava a noi fotografi), scherzi, chiacchierate serie e foto sceme, fino a un bellissimo tramonto. Sono stata bene, puzzavo di elefante, ma ero davvero felice. Sulla via del ritorno col buio mi è venuta solo un po' di tristezza perché si avvicinava la partenza, ma mi sono goduta Hari, Salih, Yahya e Dan Jr per tutto il giorno, mi è solo mancato il Dan originale che però ha mandato un messaggio chiedendo se poteva passare stasera da me al lodge. Ma certo!

Mi sono fatta la doccia sfregando bene anche i capelli per togliermi di dosso l'odore di elefantessa e ho imbustato i vestiti maleodoranti perché non appestassero tutta la valigia. Dopo cena, Dan Senior e i ragazzi sono tornati da me nella veranda del lodge per quattro chiacchiere e altre risate. Mi hanno regalato tre confezioni di caffè perché sanno che adoro quello che mi preparano qui. In questi giorni in realtà mi hanno riempita di regali un poco alla volta e alla fine guardate quanta roba: tre magliette di Alert (due con i rinoceronti e una con la foresta sul retro), tre pacchi di caffè, due portachiavi a forma di rinoceronte morbido, un thermos di Alert (all'inizio credevo fosse una borraccia, invece ha anche l'indicatore di temperatura sul tappo), lo shopper di Alert e il libro sul birdwatching con le foto scattate da Hari.


Io ho lasciato a Dan una busta con un po' soldi dicendogli che non era una donazione per l'associazione (quelle continuerò a farle da casa soprattutto ora che l'incendio gli ha consumato risorse), ma un regalo personale per la squadra, per ringraziare del tempo trascorso insieme: "Porta i ragazzi fuori a cena, rilassatevi per una sera." A ripensarci oggi, chissà quando avranno una sera di pace.

Poi ho salutato quelli che non avrei visto l'indomani, ultimo giorno per me, come Dan Jr che è stato sempre gentile e premuroso, mi ha dato un sacco di informazioni su ogni attività e traduceva per me le conversazioni in Bahasa per non farmi sentire esclusa, un vero tesoro!

Dan Jr, il segno I per Italia

Quando sono andati via, ho cominciato a preparare la valigia per il pomeriggio successivo mi aspettava il volo per Jakarta. Sono andata a letto pensando che mi mancavano già tutti e sarei dovuta tornare per più tempo.

Ecco le foto della giornata sul fiume.



venerdì 22 settembre 2023

Susukan Baru in fiamme

Questo pomeriggio un nuovo incendio è stato appiccato dai bracconieri nella zona di riforestazione di Susukan Baru. 


I ragazzi di Alert sono impegnati insieme ai ranger del Way Kambas nelle operazioni di spegnimento e, come sapete, non hanno grandi mezzi a disposizione. I video in questo post mi sono stati inviati da Hari e Dan, ripresi in diretta sul luogo del disastro.

Vedere tanto lavoro distrutto in poche ore è triste, ingiusto e fa incazzare. Naturalmente, i ragazzi sono disperati per questa perdita gigantesca, eppure sono lì a pompare manualmente acqua contro le fiamme finché non saranno tutte spente.



Arrivata la sera, l'incendio non è ancora stato domato, complici il vento e la siccità. Con il buio fa ancora più paura e spero che tutti rientrino illesi.



I criminali che appiccano le fiamme mettono in pericolo, non solo la foresta e gli animali, ma anche le persone che accorrono per spegnerle e quelle che abitano nei villaggi intorno al parco. Davvero i soldi sono più importanti di tutto questo?

Sono preoccupata per i miei ragazzi, anche se non è il primo incendio che affrontano, né il peggiore, ma starò meglio quando Dan mi confermerà che sono tornati tutti sani e salvi. 

Ci vuole coraggio e uno spirito forte per non arrendersi. Oggi è una delle brutte giornate, oggi si subisce il colpo e si soffre. Domani ripianteremo gli alberi, uno per uno. Gli uccelli ci faranno i nidi, gli elefanti ne mangeranno le foglie. E ogni volta che li bruceranno, noi li ripianteremo.

Forza, ragazzi!


Se volete fare una donazione ad Alert, contattatemi in privato.

Il leader stressato e il campione del mondo di tutto

Dopo pranzo, ci rimettiamo in macchina verso un sito di Alert nuovo nuovo, costruito nel 2020: il rifugio di Jambon. È il più piccolo tra quelli di Alert, in compenso ha la nursery più estesa, tanto che fornisce alberelli pronti da trapiantare anche agli altri siti. Solo che bisogna aspettare le piogge, altrimenti non sopravvivrebbero.

Dan Senior estrae di nuovo il suo laptop. Lavora troppo, lo vedo stanco e stressato. Dopo la scomparsa di Marcel, ha preso le redini dell'associazione ed è una responsabilità pesante. Quando ci spostiamo da un sito all'altro, si assicura che i ragazzi lascino tutto pulito e in ordine e portino via la spazzatura, li rimette in riga quando si lasciano andare troppo agli scherzi, dirige e organizza tutte le attività. Gli altri gli ubbidiscono e lo rispettano, come fanno anche con Hari che, però, lavorando come guida per Ecolodges, non è sempre disponibile. Dan può contare su dei ragazzi bravissimi e instancabili (ieri notte sono andati via dall'ufficio all'una!), ma avrebbe bisogno di più volontari perché non riescono a fare tutto. Ci sono mappe da aggiornare, presentazioni da preparare, eventi da organizzare e seguire, le raccolte fondi da pubblicizzare, le riunioni con l'ente dei parchi nazionali, i seminari nelle scuole, gli incontri con i leader dei villaggi e in più, come se non bastasse, gli incendi dolosi appiccati dai bracconieri sia di giorno che di notte a scombinare qualunque programma e con il favore del meteo caldo e ventoso. Capisco che Dan faccia fatica a dormire con tutti questi pensieri, ma gli ho detto (e so che glielo ripete anche sua moglie) che deve sforzarsi di rallentare e prendersi cura della sua salute, "Da riposato sarai anche più produttivo, vedrai." Vorrei poter fare di più anch'io, ma oltre alle donazioni servono teste e braccia sul posto per mandare avanti i progetti.

Il monitoraggio e censimento della fauna selvatica è un'altra attività che va seguita e oggi nell'area di Jambon installiamo altre due video trappole. Seduti sul pavimento del rifugio, Eddie e Siswanto preparano le batterie e i supporti, mentre Yahya si occupa dell'impostazione dei sensori e della memoria. Dan Junior, tutto fiero, mi dice che Yahya è il massimo esperto nell'installazione delle video trappole, ormai lo fa dieci anni. Dopo campione mondiale di guida offroad, adesso anche campione di video trappole! lui resta concentrato, ma sorride. Raggiungiamo a piedi il punto prescelto sul limitare di quella che normalmente sarebbe una piccola palude, ora quasi secca, ma ancora umida, dove sono visibili impronte fresche di animali. Siswanto col machete elimina le erbacce intorno all'albero designato e libera la visuale per l'obiettivo.

Dan Junior intanto mi mostra che per riparare le batterie dall'umidità inseriscono all'interno della videocamera un assorbente, sì, avete capito bene, quelli con le ali per la maledizione mensile delle donne. "Funzionano  benissimo" dice "e sono economici." Al centro del raggio d'azione della videocamera, piazziamo una bacinella d'acqua per attirare gli animali, anche se un po' di pioggia sarebbe meglio. Foto di rito e torniamo al rifugio dove il gruppo si divide i vari compiti del pomeriggio. Io vado con Salih, Siswanto e Dan Junior a installare un'altra video trappola che Yahya ha già preparato per noi. Per questa non abbiamo la gabbia di protezione e la catena, ma va piazzata presso una pozza d'acqua non lontana dal rifugio che, essendo presidiato anche di notte, si spera basti a scoraggiare eventuali ladri. Puliamo intorno all'albero, leghiamo bene l'apparecchio, poi dobbiamo verificare che l'altezza e la posizione siano corrette. Per questa operazione i ragazzi sovrappongono l'obiettivo di un cellulare a quello della videocamera per controllare l'inquadratura includa sia i piccoli animali, come uccelli o tapiri, che i più grossi come la tigre, l'orso del sole, il rinoceronte. Così, mentre Salih regge il cellulare, invece che scattare una foto come fanno di solito, gli chiediamo di avviare il video: Dan Junior, Siswanto e io imiteremo animali di diverse stature. Ne è uscito un minuto esilarante, non ho neanche bisogno di rivederlo, solo a pensarci comincio a ridere come una deficiente. Ci lanciamo in strane mosse e posizioni, poi, finite le imitazioni, mi presento io seria facendo segno che il test è superato. Ottimo lavoro, fratelli! Eccolo per la vostra gioia:



Al rifugio hanno preparato il caffè e durante la merenda Salih mi chiede come si dicono in italiano alcune parole. In un attimo, tutti vogliono sapere: dai numeri ai saluti, da sole, luna e stelle a caldo, freddo, piano e veloce. Allora tiro fuori il mio fedele quadernino e comincio a scrivere da un lato i vocaboli e frasi in italiano (che loro intanto ripetono ad alta voce) e dall'altro il corrispondente in Bahasa così la lezione di lingua è reciproca. Il bello del Bahasa è che si pronuncia così com'è scritto, come l'italiano, senza strani suoni o intonazioni da imparare, quindi ci sentiamo tutti bravissimi. Salih poi mi prende la matita e scrive il mio nome in caratteri indonesiani, aggiunge poi i segni corrispondenti alle varie sillabe, quelli invece sono difficili per me. Qualcuno salta su dicendo che Yayha è molto bravo a scrivere in caratteri indonesiani. Bravo, come minimo è campione del mondo anche di questo. 


Dan Senior ci informa che la pausa è finita: "Mettete a posto tutto. Portiamo Simo a vedere l'elefantino, poi la riportiamo al lodge" e poi loro andranno in ufficio a lavorare ancora. Mi sento quasi in colpa a fargli perdere tempo per portarmi al centro dove tengono gli elefanti in convalescenza, ma Dan ci tiene, vuole farmi contenta perché non ho mai smesso di aiutarli anche dall'Italia. Non sa che io sono già contenta di stare con loro e, nel mio piccolo, partecipare? Dovrei essere io a sentirmi sempre in debito per tutto quello che fanno in Alert, ma inutile discutere con un uomo che non dorme abbastanza. Naturalmente, prima di muoverci, si sparecchia, si lavano le tazze del caffè, si salutano i due membri del team che resteranno la notte e ci dividiamo sulle nostre due jeep.

Il centro elefanti del Way Kambas è sulla strada verso il nostro villaggio che, ho scoperto, da metà in poi ha effettivamente un nome: Labuhan Ratu Ix che è scritto su un arco che sormonta la via principale. Ma visto che sta a metà paese con la scritta benvenuti rivolta  verso il parco, tutta la parte che include il lodge e le case fino all'ingresso del Way Kambas è ancora terra di nessuno. Va be', non ci si perde comunque. 

Guida ancora Siswanto e dal sedile posteriore, Dan Junior e Salih gli danno ordini in italiano: "Piano, piano!" quando lo sterrato si fa sconnesso e poi "Vai più veloce, autista!" e lui ride come un matto mentre guida davvero bene. È quasi il tramonto, quando arriviamo. lanciamo qualche canna da zucchero a due elefanti nervosi perché devono stare legati finché non saranno pronti a essere rilasciati, poi andiamo dove ci sono mamma, cucciolo e un fratello maggiore per cui abbiamo portato altra canna da zucchero tagliata nel giardino del lodge e banane. Il cucciolo è adorabile, non è neanche tanto bravo a prendere le banane con la proboscide e il fratello maggiore ne approfitta avvicinandosi con prepotenza per rubargliele. Mi ricorda me da bambina che finivo il mio piatto in tutta fretta e poi fissavo quello di mio fratello fino a farlo piangere. Allo stesso modo, l'elefante adolescente cerca di mettersi tra noi che abbiamo il cibo e il cucciolo. Interviene, Yahya che lo fa indietreggiare mettendogli una mano sotto la proboscide e urlandogli qualcosa. Guardo Dan Junior: "Non dirmi che parla anche l'elefantese" e lui annuisce "World champion." Alla fine della giornata, insomma, Yahya è campione di guida fuoristrada, installazione video trappole, scrittura indonesiana, lingua degli elefanti, per forza è l'idolo dei giovani del gruppo. Be', allontanato il fratello bullo e poi premiato con diverse porzioni di canna da zucchero, ho potuto dare qualche banana al cucciolo che le prendeva con la sua proboscidina e quando gli sfuggivano non era ancora capace di raccoglierle da terra. Dan Senior mi consiglia di dargliele senza buccia così sono più appiccicose e facili da prendere. Vorrei che le amiche che mi prendevano in giro in Kenya quando sbucciavo le banane ai babbuini si soffermassero su questo, grazie.

Mi riportano al lodge e Dan si scusa perché domani non potrà passare la giornata con me, ha dei meeting e troppe cose da fare in ufficio. Ma ci mancherebbe! Meglio se sta in ufficio e riesce a fare il suo lavoro, piuttosto che venire con me e stressarsi al pensiero dell'arretrato che dovrà poi sbrigare di notte. Lo rassicuro che starò bene coi ragazzi, ormai sono di famiglia. Sa che mi tratteranno con ogni riguardo come sempre, è che ovviamente non abbiamo molte occasioni di vederci di persona e gli dispiace perdere un giorno. Gli faccio promettere di dormire più di quattro ore e li lascio andare tutti.

Le jeep ripartono con i ragazzi che dai finestrini mi gridano in italiano, buonanotte!

Ecco le foto dell'intera giornata per voi.




 


giovedì 21 settembre 2023

Bambangan sei anni dopo

Divido in due puntate il post su questa giornata (la mattinata a Bambangan e il pomeriggio a Jambon e dagli elefanti) altrimenti sarebbe perfino più lungo del precedente. Ho imparato tante cose, mi sono divertita da morire e, di nuovo, ho sudato da matti perché continua a far caldo e continua a non piovere, ma sono strafelice.

Stamattina me ne stavo seduta nella veranda del lodge con Hari aspettando le jeep di Alert. Intanto gli mostravo le foto degli uccelli dai miei album sul Kenya e lui conosceva tutti i nomi. Cavolo, è davvero un grande esperto! Oggi si unisce alla squadra e ne sono contenta perché, insieme a Dan, è quello che sento più spesso quando sono a casa, tanto che non ci sembra di esserci mai separati dal primo incontro.

Arrivano gli altri, carichiamo canne da zucchero e banane da portare pomeriggio al centro dove curano gli elefanti malati e dove ci sono anche una mamma con un cucciolo. Non vedo l'ora! Questa volta entriamo al Way Kambas dall'ingresso vicino al lodge diretti a Bambangan, altro centro di riforestazione di Alert, dove nel 2017 ho trascorso una notte con il vecchio gruppo, notte di cui conservo un ricordo stupendo. Dan mi avvisa che troverò molti cambiamenti e sono curiosa.

Il giovane e sorridente Siswanto, che l'altra volta ho conosciuto di sfuggita in ufficio eppure si ricorda di me dopo sei anni, sarà il nostro autista per questa giornata, sul sedile posteriore salgono Salih, Hari e Dan. Gli dico di fare del suo meglio perché ieri ho avuto Harry prima e Izaki dopo e alla fine eleggerò il miglior pilota di fuoristrada anche se, lo avverto, Yahya sarà sempre il numero uno per avermi scarrozzata in lungo e in largo in passato. Siswanto accetta la sfida e, mentre saltelliamo col Way Kambas massage, li faccio ridere raccontando che in in Italia guidiamo sulla destra e non so cambiare le marce con la mano sinistra, quindi in Australia io tenevo il volante e mio fratello seduto accanto a me cambiava. Entrando dall'ingresso principale, il primo tratto di strada è asfaltato e Hari avvisa l'amico: “Qui è facile, vediamo come te la cavi appena prendiamo le piste sterrate.” ma Sis, come lo chiamano loro, si dimostra perfettamente all'altezza e si prende anche degli applausi per aver seminato la jeep di Yahya anche se, a onor del vero, il numero uno si è fermato più di noi alla stazione dei ranger, quindi ritardo giustificato.

È vero, il sito di Bambangan è diverso dai miei ricordi. Tanto per cominciare gli alberi sono cresciuti tantissimo e fanno una bella ombra su tutto il campo, poi sono stati installati dei cartelloni informativi per i visitatori, un pannello solare per l'elettricità che prima era fornita da un rumoroso generatore e hanno costruito un edificio aggiuntivo a palafitta con bagno di sotto e una grande tenda al piano superiore dove possono dormire sia i membri di Alert che fanno il turno di guardia notturno che eventuali ospiti, avevo dormito su un'amaca appesa tra due pali del capanno principale. Hanno fatto un gran bel lavoro. Con piacere, trovo invece un angolo che non è cambiato: il pozzo. Se anni fa, nel buio della notte tropicale, con una secchiata d'acqua fresca di questo pozzo mi sono fatta la doccia più bella della mia vita. 

Poco dopo, dalla jeep di Yahya scendono altri ragazzi nuovi, tra cui uno che si presenta come “un altro Dan, più giovane” rispondo che allora lo chiamerò Dan Junior mentre gli stringo la mano. Mi sorprende subito con qualche parola in italiano, poche quante ne so io in Bahasa, ma ha sentito parlare di me e si è informato. Felice di conoscermi di persona, mi accompagna in giro per il campo chiacchierando. È il secchione del gruppo, parla un ottimo inglese, mi chiede e spiega un sacco di cose e mi parla con ammirazione della mia banda: Dan, Hari e Yayha che sono membri di Alert fin dalla fondazione. Questo ragazzino simpatico e volenteroso mi piace un sacco.

Mi mostra la scala in ferro che hanno costruito per la nuova palafitta e mi ringrazia tanto perché la scala in ferro che collega i due piani è stata acquistata con la mia donazione durante il periodo Covid e mi scatta una foto seduta sul mio contributo. Be', sono io che devo ringraziare loro, gli dico, perché se non fosse per i loro sforzi nel proteggere la natura non avrei nulla da vedere e scoprire venendo qui. 

Nel bagno c'è un grosso geco che io e Salih non manchiamo di fotografare.

Mentre Dan Senior resta al campo per lavorare al computer, io parto a piedi col resto del gruppo per andare a controllare una video trappola installata due mesi fa. Mi fanno notare che devono incatenarle agli alberi e chiuderle con il lucchetto per non farsele rubare. Velo pietoso sui miei pensieri al riguardo.

Poi facciamo una camminata nei dintorni fotografando uccelli, farfalle e piante. Salih e Hari con i loro teleobiettivi super professionali, io con la mia fedele reflex vecchio modello. Eddie, un altro ragazzo nuovo ridanciano e paffutello, ci indica un ragno nella sua tela e ci avviciniamo per fotografarlo, ma il piccolino si spaventa, corre veloce dalla tela sul ramo più vicino e si mimetizza così bene da sembrare un nodo del legno. Che spettacolo! Scattiamo, ci scusiamo per il disturbo e proseguiamo.

Il caldo aumenta a ogni passo. Avvistiamo anche un cervo e un marble cat, ma nessuno fa in tempo a imbracciare la macchina, non importa, si può fare a meno delle foto e godersi il momento. Durante la camminata, è sempre Yahya a voltarsi indietro per controllarmi e a tendermi la mano se ho bisogno, non che agli altri non importi, ma sembrano aver stabilito che sia compito suo occuparsi della mia sicurezza. Non sono sentieri impegnativi, ma io mi distraggo a guardarmi intorno in questa bella foresta e dimentico di fare attenzione a dove metto i piedi.

Nelle ore più calde ci raduniamo all'ombra del rifugio e i ragazzi si raccontano in Bahasa avventure passate tra incendi e bracconieri e ridono. Io intuisco qualcosa dal tono, dai gesti e dalle poche parole che riconosco, ma Dan Junior dice che è meglio che io non capisca perché potrei trovare volgare qualche battuta. A parte che non sono proprio una principessa che si scandalizza facilmente, gli rispondo che per la mia prossima visita imparerò la loro lingua e glielo terrò nascosto. “Oh Shit!” esclama ridendo “Not good for us!”

Salih lancia il drone per il consueto monitoraggio della riforestazione, poi non è facile farlo rientrare in mezzo agli alberi che qui sono molto più fitti che a Susukan Baru. Siswanto si mette in posizione per afferrarlo prima che tocchi la terra polverosa di questa stagione tremendamente secca, ma nel prenderlo si ferisce la mano con un'elica. Tutti si precipitano preccupati a controllare le condizioni del drone anzichè delle dita di Sis, io lo guardo e gli dico “Probabilmente tu sei costato meno”, lui ride e mi fa vedere che è una ferita da nulla. Anche il drone sta bene, nel caso ve lo domandaste.

Mostro a Dan Senior l'indecente montagna di bucce di anguria, mandarino e banana che ho creato da quando siamo arrivati, non posso farci nulla se ogni frutto qui è buonissimo. Lui sorride poi dice: “Ti ricordi che stasera, dopo il centro riforestazione di Jambon, passeremo a dar da mangiare agli elefanti, vero?” Rispondo: “Mi stai dicendo che sto mangiando troppo e devo conservare un po' di banane anche per loro?” e lui scoppia a ridere,“No, Simo, it's ok”, mi stava solo ricordando il programma.

Qualcuno indica un uccello colorato, tipo gallo cedrone, che sta scavando in cerca di vermi a una ventina di metri dal campo, Hari e Salih partono subito con il loro equipaggiamento. Dan Senior mi chiede se non voglio fotografarlo anch'io, ma fa troppo caldo “Lascio fare ai professionisti.”


I professionisti

Intanto noi apriamo i pacchetti del pranzo e Siswanto mi passa il mio che è diverso dagli altri. Mi viene in mente il cartello davanti a un ristorante di Bali con la scritta We have vegan, vegetarian and normal people menu e tutti ridono quando glielo racconto, tranne Dan Junior che protesta serio: “Perché mettere un cartello del genere? Non mangi mica nulla di strano.”

Ho già detto che adoro questi ragazzi, vero?

Fine prima parte, il pomeriggio nel prossimo post insieme alle foto. Intanto all'album di ieri ho aggiunto le foto che mi ha fatto Salih.