Torno a scrivere dopo
qualche giorno, ma ricordate che sto vivendo 12 ore indietro rispetto
all'orario del blog, quindi sono meno in ritardo di quanto vi sembri.
Appena trentasette minuti
di volo separano Hilo da Kahului, ma passare da Big Island a Maui è
come cambiare pianeta. Vi sembrerà incredibile,
ma la prima cosa che abbiamo notato è che qui c'è molto più
traffico, i semafori durano di più e si formano code agli incroci. Ho perfino sentito suonare un clacson, giuro.
Ci troviamo sulla costa nord, la più frequentata dagli appassionati
di surf e windsurf, dove è facile incontrare nuovi campioni e
vecchie leggende di questi sport, ma andiamo con ordine.
Appena atterrati, abbiamo
trovato nel parcheggio la station wagon che avevamo prenotato.
L'abbiamo noleggiata via mail da un italiano, Sergio, che fa buoni
prezzi perché le sue auto hanno parecchi chilometri e, in effetti,
la nostra Subaru Forrester nera suona un concerto di strani rumori e
cigolii ogni volta che si accende, però finora sta andando alla
grande, come un vecchio trattore. A consigliarci l'autonoleggio
Manaloha di Sergio, è stato un altro connazionale, Giampaolo
Cammarota, il simpatico surfista napoletano che ha scritto il libro
Io speriamo che me la surfo.
Siamo stati al negozio di attrezzature sportive dove lavora, a Kahului, per farci autografare il libro e informarci sul noleggio windsurf per
il TdH. I colleghi di Giampaolo non sapevano nulla del libro uscito
in Italia e lo sfogliavano sorridendo increduli. Per loro è un semplice
collega, commesso in un negozio, che qualche volta scrive articoli
per una rivista italiana di windsurf, ma non si aspettavano che
avesse dei fan e, in realtà, neanche lui. Era sorpreso che avessimo
il suo libro, una rarità, che ci ha autografato con dedica.
Mentre
discorreva di venti, onde e spot con il TdH, ci ha spiegato come Big
Island protegga Maui dagli uragani, catturandoli e indebolendoli
grazie alle due imponenti vette che dominano l'isola, Mauna Loa
(4.169m) e Mauna Kea (4.205m). Queste tempeste arrivano quindi a Maui
ridotte a un paio di giorni piovosi, mentre a sud di Hilo, come avete
visto nelle foto, gli alberi vengono sradicati dal vento.
Dopo le
chiacchiere e i consigli dei nostri due connazionali, eravamo pronti
a immergerci nella vita da spiaggia di questo famoso paradiso
tropicale e ci siamo diretti a Kanaha Beach, il luogo più adatto al
TdH per approcciare il windsurf hawaiano. La spiaggia è una
bellissima striscia di corallo bianco che si stende per due
chilometri lungo la baia. Vi si accede attraverso una pineta ombrosa
e profumata, un grande parco attrezzato con bagni, docce e aree
pic-nic. Per gli amici del TdH, qualche dettaglio sportivo: lo spot è
adatto anche a surfisti da lago dalla spiaggia fino al reef che, al
largo, forma un po' di onda. I reef sono ai due lati della spiaggia,
separati da un canale dove si crea quella che viene chiamata la weird
wave, cioè un'onda che viaggia
perpendicolare alle altre e controvento, insidiosissima perché,
finendole davanti, è impossibile sfuggirle e ci si fa male
seriamente. Qui le foto di Kanaha Beach.
Un'altra cosa che non ci
aspettavamo a Maui è la massiccia presenza di italiani, sia in
vacanza (coppie in viaggio di nozze o windsurfisti che consumano
tutte le ferie dell'anno per provare gli spot più famosi) che
trasferiti stabilmente. Tanti italiani, troppi! Si incontrano
facilmente in spiaggia o al mini market di Paia, dove abbiamo fatto
la spesa il primo giorno. In coda alla cassa, abbiamo scambiato
quattro chiacchiere con Monica che vive qui da cinque anni. Tra
l'altro, ci ha detto che la comunità italiana a Maui è consistente,
come pure quella francese. È chiaro che non verrò mai a vivere qui.
Paia è un paesino
coloratissimo e affollatissimo di due categorie di persone: sportivi
(surfisti, windsurfisti e kiter con ragazze in bikini al seguito) e
hippy (più credibili quelli anziani che quelli giovani e modaioli,
ma tutti vestiti allo stesso modo e poco puliti). A Paia si fa fatica
a trovare parcheggio come in centro a Milano; i bar e i ristoranti
hanno la fila alla porta e sono così rumorosi che non si riesce a
parlare pur seduti allo stesso tavolo; c'è un solo semaforo eppure
si forma una coda pazzesca di auto, mai vista a Hilo nell'ora di
punta. Va bene per fare quattro passi osservando gente strana, per
fare la spesa nel supermarket biologico e, se vi piace, per guardare
le vetrine e fare shopping. Per noi, semplicemente, Paia è troppo
incasinata.
Per fortuna, alloggiamo a
Haiku, villaggio molto più tranquillo e, per di più, stiamo in una
strada secondaria che si perde nella giungla. Maxi è un ragazzo
argentino che vive a Maui da vent'anni e ancora non parla bene
inglese, con noi, infatti, preferisce parlare spagnolo e un po'
d'italiano imparato dai nonni emigrati in Argentina durante la
Seconda Guerra Mondiale. Sul suo terreno, oltre alla sua villa,
sorgono il suo laboratorio di costruzione e riparazione di tavole (da
surf, windsurf, paddling ecc.) e due cottage. Quello che abbiamo
affittato noi si trova in fondo alla proprietà, circondato su tre
lati da foresta. Qui le foto del nostro rifugio per questa settimana.
Maxi è un tipo davvero strano, sembra che nulla lo scuota. Sorride,
ma non troppo; si lamenta, ma non troppo. Gli abbiamo offerto una
birra nella nostra veranda (perché da bravi ubriaconi ne abbiamo
riempito il frigo il primo giorno) e ci ha raccontato di sé, della
sua famiglia, del suo lavoro nella fabbrica di una nota marca di
tavole a Maui e di come, dopo quindici anni, si sia messo in proprio.
Lavora mezza giornata nel negozio/laboratorio, poi si dedica al
windsurf e alla cura del suo grande giardino. Già così, conduce
un'esistenza invidiabile, ma, oltre a tutto questo, ci rivela con
noncuranza che campioni mondiali frequentano il suo laboratorio e
insieme a lui realizzano tavole personalizzate e firmate. Viene fuori
che è amico di gente per cui il TdH sgrana gli occhi (io nemmeno mi
ricordo i nomi) e lo stesso Maxi è un professionista. Lui nega,
sminuendo il fatto che esce a surfare a Jaws, lo spot mortale per
chiunque sia meno che abilissimo.
Gli chiediamo proprio di Jaws, ci
piacerebbe andare a vederla, ma non è segnalata sulle cartine né
esistono indicazioni stradali. Maxi ci risponde che sta cominciando
la stagione per le spettacolari e immense onde che hanno reso famosa
la baia e la sua scogliera, ma anche quando è tranquilla è comunque bella da vedere. “Quando
arrivano le onde” ci racconta “si sentono fino qui. Di notte sono
come tuoni o bombe. Boom! Poi conti... 3... 4... 5... Boom! Allora,
sì, questa era grande.” e Maxi lo racconta così insieme a grandi
gesti, poi alza le spalle e dice che qualche volta ci ha surfato,
come se se nulla fosse. Le onde di Jaws sono grattacieli d'acqua e
sentirne il fragore a due chilometri di distanza con di mezzo la
giungla e una superstrada, ancora non rende l'idea. Ci andremo
sicuramente nei prossimi giorni.
Visitando la costa da
ovest verso est, la seconda spiaggia dove ci siamo fermati è nel
Baldwin Park appena entrati a Paia. Sabbia bianca, sempre con una
pineta alle spalle, ma le onde non si infrangono al largo sul reef
come a Kanaha, arrivano alte fino a riva. Qui si può fare il bagno
tra i bodysurfers e nelle foto vedete il TdH sfidare i bellissimi
cavalloni mentre il tempo continua a cambiare dal sole alle nuvole.
Fa caldo, l'acqua è tiepida come in una vasca da bagno, ma spesso
durante la giornata passa qualche nuvola che oscura il sole, scarica
un po' di pioggia e poi sparisce. È un po' come quando eravamo a
Bali in motorino ed era tutto un mettere e togliere il poncho.
È
stato divertente e queste sono le foto di Baldwin Park, ma io ho preferito fare il bagno a Kanaha perché
non mi fidavo delle onde. È fastidioso non poter entrare in acqua
insieme perché qualcuno deve sempre tenere d'occhio lo zaino. Sia
Sergio, mentre sbrigavamo le formalità per il noleggio auto, che
Maxi, ci hanno detto che alle Hawaii non c'è criminalità intesa
come aggressioni o violenza. Sono, però, diffusi i furti, sia in
spiaggia se si lasciano borse incustodite, che nelle auto
parcheggiate e nelle case lasciate vuote per mesi dai proprietari che
tornano solo per le vacanze.
Traffico, orde di
italiani, caos, falsi e anacronistici figli dei fiori... Dov'è lo
spirito di Aloha? Dov'è il paradiso di cui parlano i depliant? Cosa
c'è di così bello a Maui? Cominciavo a pentirmi di aver lasciato
Big Island per questa isola così turistica e affollata, quando ci
siamo fermati a Ho'okipa.
Angolo destro di Ho'okipa |
Quando ho parlato del
libro di Giampaolo, ho sottolineato come parlasse di questa spiaggia
da vero innamorato. Beh, adesso lo capisco perfettamente. Ho'okipa è
un luogo magico dove si resta ipnotizzati e si dimentica il resta
dell'isola. Ci siamo arrivati nel tardo pomeriggio, quando la luce
comincia a calare e nelle foto potete notare la luce diversa da un
lato all'altro della baia: dorata a sinistra dove veleggiavano i
windsurf e blu a destra dove i surfisti aspettavano di cavalcare le
onde.
La spiaggia non è
grandissima e alle spalle, al posto di una pineta, c'è un parcheggio
strapieno, ma non importa: guardi verso il mare e ti innamori. Le
onde sono alte, maestose, con le creste sfumate dal vento e in acqua
ci sono solo gli atleti più esperti perché a Ho'okipa si fa sul
serio. Osservare l'oceano, dall'alto della scogliera che sovrasta la
spiaggia, è meraviglioso. Il colore dell'acqua, l'altezza e il ritmo
delle onde, la perfezione delle forme, il ruggito prima di chiudersi
travolgendo ogni ostacolo... non possono essere raccontati. C'è poi
la lotta tra gli atleti e il mare, elegante come una danza, ma anche
violenta e impari. Gli uomini in acqua sfidano coraggiosamente e con
rispetto le onde che li sollevano, li trascinano, li avvolgono e poi
li sputano. Saremmo rimasti lì incantati per ore se non fosse calata
la sera insieme a qualche nuvola. Può sembrare banale, può sembrare
poco a chi non riesce a vedere la poesia affacciandosi da quella
scogliera, ma, per me, Ho'okipa è la risposta: sì, valeva la pena
venire a Maui. Ho visto tanti luoghi bellissimi durante i miei
viaggi, paesaggi strepitosi, scene emozionanti; alcuni mi sono
rimasti nel cuore, per motivi differenti, e voglio aggiungere
Ho'okipa alla lista dei miei luoghi speciali, insieme al Volcanoes NP
di Big Island. Magari, una volta tornata a casa vi farò una mappa
delle mie mete preferite.
Guardatevi, intanto, le
foto di Ho'okipa e, nelle prossime puntate, vi racconterò
dell'avventurosa strada verso Hana e il TdH in azione nelle acque
hawaiane.
P.s. Ieri sera ci siamo
guardati su You Tube gli episodi di Mario che siamo persi la
settimana scorsa: sempre fantastico :)
che foto meravigliose!
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