venerdì 17 ottobre 2014

Madre Natura comanda...

Siamo appena sbarcati su questa affascinante isola Hawai'i, soprannominata Big Island, e già Madre Natura ha scombinato i nostri piani, così, tanto per chiarire chi comanda da queste parti. 
Prima di tutto, dopo trent'anni che colava in mare, la lava del Kilauea ha deciso di uscire da una nuova bocca e spargersi nell'entroterra, facendo chiudere diversi percorsi escursionistici e strade interne al Volcanoes National Park. In più, è in arrivo una forte tempesta tropicale che si abbatterà sulla costa sud, proprio quella dei vulcani, e Cheryl mi ha avvisata che sta chiudendo il rifugio a Kalapana per cui sono sospese tutte le escursioni. Con la faccia triste, mi presento alla reception del Wild Ginger Inn e aggiungo tre notti alla mia prenotazione.
Insomma, il mio programma per la prima settimana alle Hawai'i è stato stracciato e sostituito con un piano di riserva studiato al volo, mentre passeggiavo con il TdC per le stradine di Hilo. Questa graziosa cittadina, capitale mondiale degli tsunami, è esattamente come la immaginavo, ma ve ne parlerò in un articolo dedicato. 
Ora torniamo a Madre Natura che prima ci ha presi a calci, poi ci ha regalato meraviglie.
La tempesta (che qui chiamano uragano, ma le previsioni meteo americane tendono sempre a drammatizzare come nei film dei mercoledì sera estivi) dovrebbe colpire l'isola tra venerdì e sabato, quindi era diventato urgente visitare la regione dei vulcani prima del suo arrivo. Senza Cheryl, non potevamo accedere alla zona di Kalapana, così abbiamo preso la nostra macchinina a noleggio (una Chevrolet Spark che Sergio chiama "catorcio", ma io trovo molto carina) e siamo partiti subito dopo colazione per il Volcanoes National Park, 45 minuti da Hilo sulla Highway 11. 
Splendeva un sole caldo e luminoso mentre parcheggiavo davanti al Visitor Center. Insieme a un gentilissimo e sorridente ranger, abbiamo "elaborato la strategia del giorno" (definizione del ranger per "scegliere dove andare") e, dopo aver comprato la mappa dei sentieri, ci siamo lanciati nell'avventura. Il bello di questo gigantesco parco è che si può esplorare liberamente in autonomia se si seguono le indicazioni lungo le strade e i sentieri. È splendidamente organizzato, con sentieri e punti panoramici ben segnalati, una serie di percorsi lunghi o brevi a seconda del tempo a disposizione, pannelli informativi nei principali siti, bagni pulitissimi in due o tre punti, personale gentile e competente. Mi ha ricordato certe riserve naturali in Australia. Certo, è per sua natura un luogo pericoloso e imprevedibile, ma si può visitare riducendo i rischi al minimo se si evitano le zone vietate delle quali, al Visitor Center, viene distribuita gratuitamente una mappa aggiornata a seconda delle condizioni di ogni area del parco.
Le due strade asfaltate principali sono: la Crater Rim Drive che costeggia l'intera caldera del Kilauea (attualmente chiusa per metà a partire dal Jaggar Museum perché il cratere attivo al momento è il Halema'uma'u che si trova lì davanti) e la Chain of Craters Road che scende fino all'oceano seguendo le colate laviche che hanno modellato l'isola, passando accanto a crateri più o meno antichi, più o meno attivi. 
Dal momento che c'era un bel sole, ma il tempo sarebbe presto peggiorato, abbiamo deciso di percorrere la Chain of Craters direttamente fino al mare e poi risalire verso l'ingresso del parco, fermandoci ai vari punti panoramici. L'idea era di prendere, poi, il sentiero Kilauea Iki (circa due ore e mezza di cammino), visitare il Thurston Lava Tube, continuare l'esplorazione lungo la Crater Rim per arrivare a sera al Jaggar Museum perché dal suo belvedere si può ammirare il cratere attivo che, col calare del sole, brilla per la lava sottostante. Scarpe da trekking, cappellino, crema solare: si parte!
Chain of Craters Road
Il paesaggio è subito impressionante perché, ovunque si posi lo sguardo, si incontra una distesa di lava. La roccia lavica è bellissima, piena di riflessi metallici e dalle forme affascinanti che fanno un certo effetto se ci si ferma a pensare a come sono state modellate. Alcune mantengono i profili tondeggianti di enormi bolle di lava gonfiate dai gas, altre conservano l'aspetto di fiumi in movimento con tanto di onde e anse, altre ancora sono affilate e taglienti perché create da fontane di lava scoppiettanti. Guardate le foto e immaginate quelle rocce nere quando erano ancora lava fluida e in movimento.
La Chain of Craters si interrompe dopo 30 miglia, dove una vecchia colata di lava l'ha attraversata anni fa. La strada è rimasta chiusa da allora, ma si può proseguire a piedi scalando queste imponenti formazioni. A un certo punto si trova ancora un cartello stradale sommerso dalla colata ed è un'immagine che rende l'idea di ciò che accadde. È uno spettacolo impressionante, ma non è il solo in questo parco straordinario. 
Sempre nei pressi della fine di Chain of Craters, ci si può affacciare sull'oceano e osservare le pareti di lava nera. Il vulcano Kilauea, con i suoi tanti crateri, le sue bocche e le spaccature gorgoglianti di lava, nei secoli ha creato la costa sud dell'isola riversando in mare tonnellate di materiale nuovo proveniente dalle profondità del pianeta. Onde gigantesche e vento hanno poi scolpito queste rocce morbide e scure formando, tra l'altro, un arco che si tuffa nelle acque blu. 
Dopo questa piccola escursione, abbiamo ripreso la strada verso nord, fermandoci ad ammirare antichi crateri spenti che, però, hanno sempre l'aria minacciosa e altre spettacolari colate solidificate. Arriva il momento del trekking vero e, per fortuna, si alza un po' di vento a rinfrescarci. Un consiglio: per prendere il Kilauea Iki Trail, partite dal parcheggio del Thurston Lava Tube, allungherete il percorso di poche centinaia di metri, ma godrete di diversi punti panoramici che vi perdereste partendo dal parcheggio dell'Iki. Noi l'abbiamo fatto e ne vale la pena. Questo sentiero disegna un cerchio che per metà passa in una foresta di felci, mentre l'altra metà scende sotto una delle vecchie bocche del Kilauea. Si cammina sulla superficie solidificata di un lago di lava ancora caldo. La sensazione di camminare su una crosta piena di fratture fumanti, sapendo che sotto ci sono tonnellate di lava che, sì, con gli anni si stanno raffreddando e calano di volume facendo abbassare la superficie del lago di circa due centimetri all'anno, ma ci sono! Nelle foto vedete gli sbuffi di vapore generati dall'acqua piovana che si infiltra tra le rocce, fino a raggiungere quelle più calde vicino alla lava incandescente ed evaporare. Passandoci vicino, sembrano gli sbuffi di un ferro da stiro gigante e se ne avverte il calore a distanza. 
Kilauea Iki, il lago di lava
In circa due ore e mezza si completa il percorso e, seguendo la mini guida comprata al Visitor Center, ci siamo goduti ogni scorcio grazie alle indicazioni e ai cenni storici e geologici che descrivevano il sentiero in quindici tappe. Altro consiglio: fate il giro nel senso suggerito dalla guida perché la parte finale che risale dal cratere è meno ripida verso Thurston. Arrivati al parcheggio, ci siamo concessi una piccola merenda (biscotti e banane), poi abbiamo proseguito nel Lava Tube. In sostanza, si tratta di un tunnel formato da un fiume di lava che rapidamente si solidificava in superficie, mentre all'interno scorreva ancora fluida. Una volta che il flusso di lava interno si è esaurito, ne è rimasto il guscio vuoto. Ne esistono diversi su tutta l'isola, alcuni lunghi anche diversi chilometri. Questo è breve, ma affascinante perché da dentro si vedono i segni del fiume bollente, con le sue onde, le sue maree e le bolle che formavano le volte del soffitto.
Dal Visitor Center partono diversi sentieri semplici che conducono a solfatare, costeggiano fratture nel terreno dalle quali escono getti di vapore e attraversano il territorio dei Nene, strani uccelli di queste parti. Abbiamo passeggiato su questi sentieri per tirare sera, visto che volevamo osservare il cratere Halema'uma'u dopo il tramonto. Dunque, tra camminate, acquisto di cartoline e una visita al Jaggar Museum, è arrivata l'ora del vero spettacolo. 
Abbiamo preso posto, insieme a tanti altri appassionati, sul muretto che circonda il museo e siamo rimasti a guardare il sole che calava dietro una coltre di nubi portate dal vento, presagio della tempesta in arrivo. Man mano che il cielo si faceva più scuro, la base del cratere s'illuminava di rosa facendo brillare la colonna di cenere e vapore che si sollevava imponente seguendo il vento. Il rosa è diventato rosso e lo scenario cambiava sotto i nostri occhi. Quello che la mattina sembrava solo un grande sbuffo di vapore, la sera si è trasformato in qualcosa di infernale.
Questo parco è meraviglioso e merita più giorni per visitarlo, infatti, meteo permettendo, vorremmo tornarci nei prossimi giorni per seguire altri sentieri. Il panorama cambia ogni chilometro e tutto è interessante e bellissimo perché infonde la sensazione di trovarsi a camminare su qualcosa di vivo, in questo luogo si sente davvero il pianeta che compie il suo ciclo di distruzione e creazione e in ogni momento potrebbe aprirsi una nuova frattura, spuntare una fontana di lava, attivarsi un nuovo o vecchio cratere. Tutto è possibile e per questo è così emozionante assistere a questi fenomeni.
Sono felicissima di essere entrata nel regno della dea hawaiana Pele che vive nel vulcano, felicissima che Madre Natura mi abbia concesso questo giorno di sole e nuvole per visitare uno dei parchi più belli che abbia mai visto. 
Quello che accadrà nei prossimi giorni non si sa. Aspettatevi sorprese e intanto godetevi il primo album fotografico da quaggiù.


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