Così dicevano le previsioni meteo per il giorno in cui la Rimba Queen ci avrebbe portato a Camp Leakey. Il centro di ricerca fondato da Biruté Galdikas nel 1971 è il principale sito di riabilitazione degli orangutan salvati dalla cattività e, tra le altre cose, si occupa anche di educare la comunità riguardo la conservazione della natura e il rispetto per gli animali. Vi dico subito che Biruté non è in Indonesia al momento, è partita per gli Stati Uniti alla notizia della scomparsa della sua amica Jane Goodall, quindi anche questa volta non la incontrerò di persona.
Ci aspettavano circa quattro ore di navigazione, due ore di trekking, l'incontro con gli orangutan dell'area al feeding point e rientro al lodge per cena, speravamo che torrenziali a tratti non si riferisse al tratto che avremmo percorso a piedi. Alle 7 del mattino eravamo puntuali al molo del lodge e abbiamo cominciato la navigazione con una bella colazione a bordo. Intanto, anche scimmie e uccelli facevano colazione tra gli alberi e ne abbiamo avvistati tanti, vedrete le foto. Tra gli altri, un giovane Hornbill con il tipico corno sul becco non ancora del tutto sviluppato. Krisna ci ha raccontato che è un uccello sacro per i Dayak, l'etnia principale di questa regione del Borneo, perché secondo la tradizione animista i defunti volano in cielo cavalcando un Hornbill. Discutevamo del fatto che i volatili maschi hanno sempre colori sgargianti e piumaggi particolari sulla coda, il petto o la testa per impressionare le femmine che, al contrario, sono meno appariscenti, quasi noiose perché non mancano di corteggiatori.
Superiamo un ingorgo di klotok ormeggiati al molo di Pondok Tangguy, un'altra feeding station, che visiteremo domani. Osservo queste minicase galleggianti e mi metto a fantasticare su come vorrei la mia che chiamerò Teodolinda. Tanto sognare è gratis.
Il nostro capitano, sempre in canottiera bianca, rallenta per farci fotografare i branchi di Nasica che mi piacciono tanto, mentre comincia a piovere. Scoppia un tuono e in un attimo ci ritroviamo nel tratto di temporale torrenziale. La pioggia cadeva così forte e fitta che la visibilità è calata a zero e il mozzo si è affrettato a chiudere le grandi tende cerate del ponte superiore, dove stavamo noi, per evitare che si allagasse. Torrenziale non era un aggettivo esagerato nelle previsioni. La Fra è rimasta affascinata dall'attrezzo che usava per asciugare il pavimento, super efficiente. Siamo rimasti nel bozzolo del klotok in attesa che la furia del temporale si placasse e in pochi minuti sono tornati il sole e il caldo. Anche a tratti era un'espressione appropriata. Si riaprono i tendoni del ponte sulla foresta luccicante e proseguiamo il lungo viaggio per Camp Leakey.Sbarchiamo dopo pranzo e Krisna ci dà un po' di informazioni prima di incontrare il ranger che ci guiderà nel trekking. Tra l'altro, mi dice che Siswi, la orangutan che io e il TdC avevamo visto anni fa farsi il bagno al fiume con i ranger, è morta di vecchiaia nel 2021. Tutto lo staff del centro sente molto la sua mancanza perché, anche se era chiassosa e a volte invadente, è sempre stata affettuosa, curiosa, seguiva e imitava i suoi amici umani.
Ad accompagnarci nella passeggiata di due ore è il ranger Harip. Fa caldo nella giungla, ma almeno in questa zona troviamo pochissime zanzare. Io mi fermo a fotografare ogni albero perché li trovo stupendi con le orchidee aggrappate ai fusti, le liane che pendono attorcigliandosi e le chiome tutte diverse che si uniscono in un grande ombrello verde nel cielo. Harip ci indica vari tipi di funghi e piante, con l'accendino brucia per noi un pezzettino di corteccia di sandalo che ha un profumo buonissimo. Tra i rami, compare un bellissimo uccello del paradiso con una lunga coda bianca e la testolina blu, ovviamente maschio. Harip prende un bastoncino e lo infila in un tronco caduto per far uscire le formiche giganti così che possiamo vederle. Noi pensavamo di averle già viste, se ne trovano lungo il sentiero di belle grosse, invece queste ci hanno sorpreso: sono davvero giganti, grandi quanto la falange di un mignolo.
Sugli alberi dal fogliame più adatto, ci sono tanti nidi di orangutan usati la scorsa notte o molte notti fa, quelli delle femmine sono più in alto per stare al sicuro, i maschi ne costruiscono di più grandi qualche metro più in basso. Strappando le foglie per farne giacigli usa e getta, gli orangutan aiutano la foresta a restare sana, sfoltendo la canopia permettono alla luce del sole di raggiungere gli alberi più giovani, altrimenti tenuti all'ombra da quelli più alti. Tra le altre abilità dei miei primati preferiti, c'è la conoscenza delle piante officinali disponibili nella giungla. Sono stati visti masticare certe foglie e applicarle sulle ferite dopo uno scontro o un incidente. Sono ghiotti di uova di termiti, infatti vediamo diverse buche scavate nella terra umida per estrarre i nidi.
Mentre proseguiamo con il
trekking, dobbiamo evitare pozze di fango, arabeschi di radici
sporgenti e superare ruscelli in equilibrio su tronchi coperti di
muschio (che fa sempre Natale pure ai tropici). Immagino come doveva
essere per Biruté Galdikas negli anni 70, sola in questa giungla,
prima che qualcuno aprisse sentieri come quello per agevolare gli
spostamenti, prima che l'elettricità arrivasse sull'isola, prima dei
telefoni cellulari e dei GPS. Scoppio di ammirazione, anche perché
io, verso la fine di un cammino di appena due ore, stavo per avere un
collasso e la vista del punto di arrivo, la piattaforma per il pasto
giornaliero degli orangutan, mi pareva un miraggio nel deserto.
Al banchetto delle 14.00 si è presentato anche un gibbone, un altro animale che mi piace osservare e trovo anche simpatico. Delle Nasica mi piacciono le acrobazie, afferrano rami flessibili e li usano come fionde per lanciaarsi in salti lunghi come voli; il gibbone mi ricorda le ginnaste alle parallele asimmetriche delle olimpiadi, si dondola con le lunghe braccia per darsi lo slancio e poi afferra il ramo successivo con una giravolta; dei macachi ammiro la sfrontatezza, per rubare due banane sono disposti ad affrontare qualsiasi pericolo; l'orangutan, però, è più signore e amo la sua eleganza nei movimenti, inaspettata per la sua stazza.
La giungla è davvero faticosa, però è tanto, tanto bella.
Tornati al molo, la Rimba Queen era bloccata da altri klotok e abbiamo dovuto aspettare che i turisti arrivati dopo di noi ripartissero per farci spazio. Non appena si è aperto un varco nell'assembramento di barche, il nostro capitano sempre in canottiera bianca si è sfilato e siamo ripartiti. Ci stavamo godendo la frescura e i panorama, quando abbiamo raggiunto due klotok fermi in mezzo al fiume. Un albero era stato abbattuto dal temporale e impediva di proseguire, ma sei in Kalimantan, vuoi non avere una motosega a bordo? I capitani delle varie barche sono saltati da un ponte all'altro per andare ad aiutare. Liberata la via, proseguiamo verso il tramonto con una miriade di avvisamenti. Nasica, macachi, uccelli. La luce del sole diventava soffusa e osservavo gli animali prepararsi per la nanna, le scimmie lungo il fiume e sui rami alti dove si sentono più sicure, gli orangutan all'interno della foresta in cerca di rami e foglie per il nido dove si accucceranno per la notte e sarà poi abbandonato al mattino.
Il cielo diventa scuro e in lontananza vediamo i lampi illuminare le nuvole scure. Pioverà per tutta la notte.
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