lunedì 20 ottobre 2025

Arrivederci, Kalimantan e benvenuti a Sumatra

L'ultima sera, abbiamo cenato in klotok per sentirci ancora immersi nella giungla. Partendo poco prima del tramonto ce lo siamo goduto in navigazione. Sembrava una cartolina vivente, con la splendida luce dorata del sole calante che illuminava le punte degli alberi e rimbalzava sull'acqua.

Mentre la cuoca ci preparava i suoi deliziosi manicaretti, contemplavamo il panorama e abbiamo incontrato un gruppo di piccoli macachi che giocava sulla riva. Più avanti, su un albero che svettava sopra gli altri, abbiamo avvistato una scimmia che finora ci era sfuggita: il Presbite Argentato. All'inizio ce n'era solo uno, poi due, tre, e altri ne sbucavano dal fogliame, arrampicandosi su per il tronco. Si sono accomodati ognuno su un ramo come decorazioni natalizie. Grazie, Kalimantan, per quest'altra sorpresa.

Il capitano con l'immancabile canottiera bianca ha spento il motore e legato il klotok sulla sponda del parco nazionale, sotto un gruppo di alberi che allungavano i rami verso il fiume e che un branco di Nasica aveva scelto come rifugio per la notte. C'erano femmine e cuccioli proprio sopra di noi e un grosso maschio più all'interno che a un tratto ha cominciato a innervosirsi, probabilmente per l'avvicinarsi di un altro branco. Infatti, mentre lui faceva versi minacciosi, tutte le altre scimmiette si sono agitate, saltando tra i rami verso un altro albero dove è cominciata una lite con urla e foglie che volavano dappertutto. Pareva di assitere al classico alterco per il parcheggio e il bisticcio si è smorzato gradualmente insieme alla luce del sole che sfumava dietro le sagome scure di piante stupende.

Le piogge di questi giorni, torrenziali a tratti, hanno dissetato e ripulito la foresta, rami spezzati e foglie si incontrano nel fiume formando isolotti galleggianti che si arenano sulle riva o viaggiano verso il mare trascinati dalla corrente. Alcuni trasportano semi che fioriscono durante il tragitto in alti cespugli d'erba. Osservando il klotok dal ponte posteriore, nella scarsa luce del crepuscolo, ho avuto l'impressione che si muovesse. Guardando meglio, ho notato che era fermo rispetto alla riva dove eravamo ancorati, mentre era qualcos'altro a muoversi sul fianco opposto: una grossa isola galleggiante si è appoggiata alla nostra barca, scivolando lentamente contro il legno per poi superarci e proseguire il suo viaggio verso il mare.

Si era fatto ormai troppo buio per vedere qualcosa, tantomeno fotografare, quindi l'equipaggio ci ha servito la cena, con uno zampirone acceso sotto il tavolo.

Siamo rientrati presto al lodge, ma alle otto e mezza qui sembra mezzanotte, e fatto il check in online per tornare a Jakarta e da lì subito a Sumatra, siamo andati a nanna visto che ci aspettava una levataccia. Per la gioia di Francesco, quando il maggio scorso, prenotando Rimba, ci avevano chiesto di scegliere tra partire dal lodge alle 4 del mattino o trascorrere l'ultima notte a Kumai per essere comodamente in aeroporto in tempo per prendere il volo dell 8.10, io e sua moglie abbiamo scelto la prima opzione. E così, sveglia alle 3.30 con lui che ha lo sguardo che bestemmia gli dei di tutte le religioni, mentre io e la Fra salutiamo ogni scimmietta, uccello, albero e il molo di Rimba.

A bordo, Krisna ci fa compagnia per il caffè, ma chiediamo di aspettare un'oretta prima di servire cose da mangiare, tanto ne servono due per arrivare a Kumai. Restiamo in silenzio o parliamo sottovoce anche se il motore del klotok sveglia tutti i turisti che dormono sulle barche lungo il fiume. Il cielo è scuro e coperto, ma le aperture tra le nuvole ci lasciano vedere tante stelle, la Via Lattea e riconosco la Cintura di Orione che vedo anche da casa in posizione diversa.

Quando lasciamo il fiume Sekonyer e ci immettiamo nel Kumai, salutiamo la giungla. Alla vista dell'insegna del parco nazionale Tanjung Putin con la statua dell'orangutan che saluta che si allontana alle nostre spalle quasi mi commuovo. Com'è possibile che proprio io, nata dall'altra parte del mondo, in città, in un ambiente dove tutto è facile e confortevole, incapace di praticare qualsiasi sport, sfiancata da una rampa di scale, mi senta a casa nella foresta pluviale? È un mistero, ma è quello che sento.

Al molo dell'ufficio di Ecolodges nel porto di Kumai, scattiamo una foto di gruppo con Krisna, Capitan Canotta, la cuoca e il mozzo-cameriere-tuttofare che in questi giorni si sono presi tanta cura di noi. Purtroppo il capitano si è messo la maglietta.


 Ringraziamo e salutiamo l'equipaggio, mentre Krisna ci porta in aeroporto a Pangkalanbuun. È stato un piacere conoscerlo, ci ha dato tante informazioni e ci ha fatto ridere con il suo humor nero e le sue indistruttibili Crocs blu tutte infangate. Terima kasih!

Due brevissimi voli dopo, usciamo dall'aeroporto di Bandar Lampung, sull'isola di Sumatra che è sempre Indonesia, ma è un altro mondo. Nessuna di queste diciassettemila isole si somiglia ed è il motivo per cui adoro questo arcipelago: in mezz'ora di volo si cambiano panorama, animali, piante, usanze, costo della vita, dialetto, condizioni delle strade, abbigliamento, cibo... 

Il mio fratello indonesiano Dan mi avvisa che c'è un taxi per noi all'uscita che ci porterà alla guesthouse, dove lui e gli altri ci raggiungeranno dopo cena. Infatti, troviamo un signore molto cordiale con il cartello “Simo & friends” in mano. Ci dice di aspettare sul marciapiede mentre va a prendere la macchina. C'è abbastanza traffico per un aeroporto così piccolo e poiché tutte le auto hanno i vetri oscurati non possiamo riconoscere il nostro autista. In coda c'è un macchinone nero con led colorati sul muso. Vuoi vedere che il nostro taxi è quello tamarro? Ma certo!

Le due ore di tragitto fino al parco nazionale Way Kambas scorrono lente, non vedo l'ora di arrivare. Sono anche curiosa di scoprire dove si trovi e come sia la guesthouse che ci ha trovato Hari. Io sono felicissima di supportare la sua nuova attività e orgogliosa di lui per aver avuto il coraggio di lasciare un posto di lavoro sicuro all'Ecolodge Satwa per un progetto di turismo sostenibile che coinvolga la comunità, con una sua rete di affittacamere, di giovani formati da lui per fare da guide ai turisti, di autisti, di lavanderie e tutto quello che può servire per incrementare l'offerta turistica locale. In fondo, per molto tempo il Satwa è stato l'unica opzione per chi volesse visitare il Way Kambas, chi non trovava posto o non se lo poteva permettere doveva rinunciare. Ora, grazie a Hari, esistono alternative e siamo qui anche per valutare il servizio e dargli la nostra opinione.

Non sapendo cosa aspettarmi da questa inedita sistemazione, ero un po' preoccupata per Francesco che aveva trovato poco confortevole il lodge di Rimba e stava probabilmente per finire in una casa sgangherata di Sumatra con il bagno senza doccia (tinozza e pentolino sono tipici indonesiani) e senza acqua calda, con un ventilatore a piantana al posto del condizionatore e scarsa o inesistente connessione a Internet. La Fra ha il superpotere di infondere serenità e allegria ed è uno dei motivi per cui la adoro, inoltre, per professione, è abituata a incoraggiare e tranquillizzare donne in travaglio, quindi sapevo di poter contare su di lei per far digerire a suo marito un nuovo livello di disagio.

Le cose, invece, sono andate in maniera totalmente inaspettata.

L'autista del taxi tamarro ci fa scendere nel cortiletto sterrato di una casa tutta bianca esattamente di fronte al Satwa, cioè a trecento metri dall'ingresso del Way Kambas. Ci accoglie una ragazza carinissima che ci consegna le chiavi di due stanze affacciate sul portico piastrellato perché resti fresco durante le calde giornate tropicali. Mi aspettavo di condividere la casa con una famiglia, come ero stata ospite dalla signora Titin anni fa, di fare colazione nella loro cucina, cose del genere. Alla casa, invece, è stata aggiunta un'ala con ingresso indipendente a tre camere dotate di bagni privati. Non dico di essere delusa, ma avevo immaginato un'esperienza diversa. Francesco, d'altro canto, l'ha presa benissimo, meglio che in Kalimantan. Anzi, era sollevato e contento della sistemazione, non si è nemmeno scomposto quando abbiamo scoperto che i bagni sono (almeno quelli) di tipo tradizionale: niente doccia né lavandino, solo water e rubinetto sopra la tinozza con il pentolino di plastica appeso all'attaccapanni. Ci sono perfino l'aria condizionata e connessione Internet con la fibra. È meglio di casa mia!

La cena ci viene servita alle sette nel portico, su un tavolino pieghevole troppo basso per gli sgabelli di legno in dotazione, quindi dobbiamo mangiare chinati sul tavolo o tenere i piatti in mano. Oh, almeno un po' di disagio come piace a me!

Verso le otto, un'auto parcheggia davanti alle nostre porte e ne scendono Yahya, Eddi e il mio caro Dan. Li abbraccio tutti, soprattutto Dan, con cui sono in contatto e in confidenza tutto l'anno. Fra e Fra escono dalla loro stanza e si presentano. I ragazzi hanno un sacchetto per ognuno di noi che contiene due magliette di Alert e un cappellino. Nel mio sacchetto ci sono in più tre pacchetti del mio adorato caffè al sapore di avventura. Mi sento coccolata.

Ci sediamo sul pavimento del portico, come si usa qui, a chiacchierare e ripassare il programma dei prossimi giorni, mentre il padrone di casa offre bicchieri di caffè. Sapendo che ci eravamo svegliati alle 3.30, Dan ci invita ad andare a dormire, loro avrebbero finito di bere e sarebbero tornati a casa per venire a riprenderci il mattino dopo alle otto. La Fra e il Fra si congedano, è vero che i voli sono stati brevi, ma ci siamo alzati che era ancora notte e, avendo viaggiato con due compagnie diverse, a Jakarta abbiamo dovuto ritare i bagagli e andare a imbarcarli di nuovo in un altro terminal. Era stata una lunga giornata, in effetti. Io, però, dico che resto ancora un po' con loro. “Ma non sei stanchissima?” “Lo sono, ma adesso sono troppo eccitata per essere tornata da voi e non riuscirei a dormire.”

Ridono tutti, la banda è riunita, come i Blues Brothers, e al mattino comincerà una nuova strepitosa parte di questo viaggio che non vedo l'ora di condividere con Francesca e Francesco.

Nessun commento:

Posta un commento