L'ultima sera,
abbiamo cenato in klotok per sentirci ancora immersi nella giungla.
Partendo poco prima del tramonto ce lo siamo goduto in navigazione.
Sembrava una cartolina vivente, con la splendida luce dorata del sole
calante che illuminava le punte degli alberi e rimbalzava sull'acqua.
Mentre
la cuoca ci preparava i suoi deliziosi manicaretti, contemplavamo il
panorama e abbiamo incontrato un gruppo di piccoli macachi che
giocava sulla riva. Più avanti, su un albero che svettava sopra gli
altri, abbiamo avvistato una scimmia che finora ci era sfuggita: il
Presbite Argentato. All'inizio ce n'era solo uno, poi due, tre, e
altri ne sbucavano dal fogliame, arrampicandosi su per il tronco. Si
sono accomodati ognuno su un ramo come decorazioni natalizie. Grazie,
Kalimantan, per quest'altra sorpresa.
Il
capitano con l'immancabile canottiera bianca ha spento il motore e
legato il klotok sulla sponda del parco nazionale, sotto un gruppo di
alberi che allungavano i rami verso il fiume e che un branco di
Nasica aveva scelto come rifugio per la notte. C'erano femmine e
cuccioli proprio sopra di noi e un grosso maschio più all'interno
che a un tratto ha cominciato a innervosirsi, probabilmente per
l'avvicinarsi di un altro branco. Infatti, mentre lui faceva versi
minacciosi, tutte le altre scimmiette si sono agitate, saltando tra i
rami verso un altro albero dove è cominciata una lite con urla e
foglie che volavano dappertutto. Pareva di assitere al classico
alterco per il parcheggio e il bisticcio si è smorzato gradualmente
insieme alla luce del sole che sfumava dietro le sagome scure di
piante stupende.
Le
piogge di questi giorni, torrenziali a tratti, hanno dissetato e
ripulito la foresta, rami spezzati e foglie si incontrano nel fiume
formando isolotti galleggianti che si arenano sulle riva o viaggiano
verso il mare trascinati dalla corrente. Alcuni trasportano semi che
fioriscono durante il tragitto in alti cespugli d'erba. Osservando il
klotok dal ponte posteriore, nella scarsa luce del crepuscolo, ho
avuto l'impressione che si muovesse. Guardando meglio, ho notato che
era fermo rispetto alla riva dove eravamo ancorati, mentre era
qualcos'altro a muoversi sul fianco opposto: una grossa isola
galleggiante si è appoggiata alla nostra barca, scivolando
lentamente contro il legno per poi superarci e proseguire il suo
viaggio verso il mare.
Si
era fatto ormai troppo buio per vedere qualcosa, tantomeno
fotografare, quindi l'equipaggio ci ha servito la cena, con uno
zampirone acceso sotto il tavolo.
Siamo
rientrati presto al lodge, ma alle otto e mezza qui sembra
mezzanotte, e fatto il check in online per tornare a Jakarta e da lì
subito a Sumatra, siamo andati a nanna visto che ci aspettava una
levataccia. Per la gioia di Francesco, quando il maggio scorso,
prenotando Rimba, ci avevano chiesto di scegliere tra partire dal
lodge alle 4 del mattino o trascorrere l'ultima notte a Kumai per
essere comodamente in aeroporto in tempo per prendere il volo dell
8.10, io e sua moglie abbiamo scelto la prima opzione. E così,
sveglia alle 3.30 con lui che ha lo sguardo che bestemmia gli dei di
tutte le religioni, mentre io e la Fra salutiamo ogni scimmietta,
uccello, albero e il molo di Rimba.
A
bordo, Krisna ci fa compagnia per il caffè, ma chiediamo di
aspettare un'oretta prima di servire cose da mangiare, tanto ne
servono due per arrivare a Kumai. Restiamo in silenzio o parliamo
sottovoce anche se il motore del klotok sveglia tutti i turisti che
dormono sulle barche lungo il fiume. Il cielo è scuro e coperto, ma
le aperture tra le nuvole ci lasciano vedere tante stelle, la Via
Lattea e riconosco la Cintura di Orione che vedo anche da casa in
posizione diversa.
Quando
lasciamo il fiume Sekonyer e ci immettiamo nel Kumai, salutiamo la
giungla. Alla vista dell'insegna del parco nazionale Tanjung Putin
con la statua dell'orangutan che saluta che si allontana alle nostre
spalle quasi mi commuovo. Com'è possibile che proprio io, nata
dall'altra parte del mondo, in città, in un ambiente dove tutto è
facile e confortevole, incapace di praticare qualsiasi sport,
sfiancata da una rampa di scale, mi senta a casa nella foresta
pluviale? È un mistero, ma è quello che sento.
Al
molo dell'ufficio di Ecolodges nel porto di Kumai, scattiamo una foto
di gruppo con Krisna, Capitan Canotta, la cuoca e il
mozzo-cameriere-tuttofare che in questi giorni si sono presi tanta
cura di noi. Purtroppo il capitano si è messo la maglietta.
Ringraziamo e salutiamo l'equipaggio, mentre Krisna ci
porta in aeroporto a Pangkalanbuun. È stato un piacere conoscerlo,
ci ha dato tante informazioni e ci ha fatto ridere con il suo humor
nero e le sue indistruttibili Crocs blu tutte infangate. Terima
kasih!
Due
brevissimi voli dopo, usciamo dall'aeroporto di Bandar Lampung,
sull'isola di Sumatra che è sempre Indonesia, ma è un altro mondo.
Nessuna di queste diciassettemila isole si somiglia ed è il motivo
per cui adoro questo arcipelago: in mezz'ora di volo si cambiano
panorama, animali, piante, usanze, costo della vita, dialetto,
condizioni delle strade, abbigliamento, cibo...
Il
mio fratello indonesiano Dan mi avvisa che c'è un taxi per noi
all'uscita che ci porterà alla guesthouse, dove lui e gli altri ci
raggiungeranno dopo cena. Infatti, troviamo un signore molto cordiale
con il cartello “Simo & friends” in mano. Ci dice di
aspettare sul marciapiede mentre va a prendere la macchina. C'è
abbastanza traffico per un aeroporto così piccolo e poiché tutte le
auto hanno i vetri oscurati non possiamo riconoscere il nostro
autista. In coda c'è un macchinone nero con led colorati sul muso.
Vuoi vedere che il nostro taxi è quello tamarro? Ma certo!
Le
due ore di tragitto fino al parco nazionale Way Kambas scorrono
lente, non vedo l'ora di arrivare. Sono anche curiosa di scoprire
dove si trovi e come sia la guesthouse che ci ha trovato Hari. Io
sono felicissima di supportare la sua nuova attività e orgogliosa di
lui per aver avuto il coraggio di lasciare un posto di lavoro sicuro
all'Ecolodge Satwa per un progetto di turismo sostenibile che
coinvolga la comunità, con una sua rete di affittacamere, di giovani
formati da lui per fare da guide ai turisti, di autisti, di
lavanderie e tutto quello che può servire per incrementare l'offerta
turistica locale. In fondo, per molto tempo il Satwa è stato l'unica
opzione per chi volesse visitare il Way Kambas, chi non trovava posto
o non se lo poteva permettere doveva rinunciare. Ora, grazie a Hari,
esistono alternative e siamo qui anche per valutare il servizio e
dargli la nostra opinione.
Non
sapendo cosa aspettarmi da questa inedita sistemazione, ero un po'
preoccupata per Francesco che aveva trovato poco confortevole il
lodge di Rimba e stava probabilmente per finire in una casa
sgangherata di Sumatra con il bagno senza doccia (tinozza e pentolino
sono tipici indonesiani) e senza acqua calda, con un ventilatore a
piantana al posto del condizionatore e scarsa o inesistente
connessione a Internet. La
Fra ha il superpotere di infondere serenità e allegria ed è uno dei motivi per cui la adoro, inoltre, per professione, è abituata a incoraggiare e tranquillizzare donne in
travaglio, quindi sapevo di poter contare su di lei per far digerire a suo
marito un nuovo livello di disagio.
Le
cose, invece, sono andate in maniera totalmente inaspettata.

L'autista
del taxi tamarro ci fa scendere nel cortiletto sterrato di una casa
tutta bianca esattamente di fronte al Satwa, cioè a trecento metri
dall'ingresso del Way Kambas. Ci accoglie una ragazza carinissima che
ci consegna le chiavi di due stanze affacciate sul portico
piastrellato perché resti fresco durante le calde giornate
tropicali. Mi aspettavo di condividere la casa con una famiglia, come
ero stata ospite dalla signora Titin anni fa, di fare colazione nella
loro cucina, cose del genere. Alla casa, invece, è stata aggiunta
un'ala con ingresso indipendente a tre camere dotate di bagni
privati. Non dico di essere delusa, ma avevo immaginato un'esperienza
diversa. Francesco, d'altro canto, l'ha presa benissimo, meglio che
in Kalimantan. Anzi, era sollevato e contento della sistemazione, non
si è nemmeno scomposto quando abbiamo scoperto che i bagni sono
(almeno quelli) di tipo tradizionale: niente doccia né lavandino,
solo water e rubinetto sopra la tinozza con il pentolino di plastica
appeso all'attaccapanni. Ci sono perfino l'aria condizionata e
connessione Internet con la fibra. È meglio di casa mia!
La
cena ci viene servita alle sette nel portico, su un tavolino
pieghevole troppo basso per gli sgabelli di legno in dotazione,
quindi dobbiamo mangiare chinati sul tavolo o tenere i piatti in
mano. Oh, almeno un po' di disagio come piace a me!
Verso
le otto, un'auto parcheggia davanti alle nostre porte e ne scendono
Yahya, Eddi e il mio caro Dan. Li abbraccio tutti, soprattutto Dan,
con cui sono in contatto e in confidenza tutto l'anno. Fra e Fra
escono dalla loro stanza e si presentano. I ragazzi ci consegnano un sacchetti di carta colorati che contengono le nostre magliette da volontari con la scritta Guardian of the wild e cappellini. Nel mio sacchetto ci sono anche tre etti del mio caffè preferito. Noi ricambiamo con i doni dell'Italia: la Fra ha portato scorte di disinfettante, garze sterili e bende varie che servono sempre, sia nella foresta che nei villaggi; io un chilo di spaghetti.

Ci
sediamo sul pavimento del portico, come si usa qui, a chiacchierare e
ripassare il programma dei prossimi giorni, mentre il padrone di casa
offre bicchieri di caffè. Sapendo che ci eravamo svegliati alle
3.30, Dan ci invita ad andare a dormire, loro avrebbero finito di
bere e sarebbero tornati a casa per venire a riprenderci il mattino
dopo alle otto. La Fra e il Fra si congedano, è vero che i voli sono
stati brevi, ma ci siamo alzati che era ancora notte e, avendo
viaggiato con due compagnie diverse, a Jakarta abbiamo dovuto ritare
i bagagli e andare a imbarcarli di nuovo in un altro terminal. Era
stata una lunga giornata, in effetti. Io, però, dico che resto
ancora un po' con loro. “Ma non sei stanchissima?” “Lo sono, ma
adesso sono troppo eccitata per essere tornata da voi e non riuscirei
a dormire.”
Ridono
tutti, la banda è riunita, come i Blues Brothers, e al mattino
comincerà una nuova strepitosa parte di questo viaggio che non vedo
l'ora di condividere con Francesca e Francesco.