Sulla via del ritorno, ho tenuto da parte due giorni a Bali, da dove partirà il mio volo per casa. Una fermata relax (un'ora di massaggio 8 Euro), lavanderia per il sacco merda (che per la notte ho lasciato davanti alla porta come deterrente per eventuali ladri), acquisto di regali per famiglia, amici e pure per me.
Dall'aeroporto di Denpasar a Ubud sono due ore di taxi se, come me, si arriva nell'ora di punta. Il volo da Bandar Lampung aveva mezz'ora di ritardo, quindi si è fatto buio durante il tragitto. Con il taxi bloccato nel traffico immobile di Jalan Hannoman, ho chiesto di farmi scendere all'imbocco di un vicoletto che porta in Jalan Sugriwa, proprio al mio b&b. Naturalmente, non appena scaricata la valigia, ha cominciato a piovere ed eccomi a correre trascinandomi dietro la valigia che con le ruote sull'asfalto del vicolo faceva più rumore dei tuoni. Sì, avrei potuto restare nel taxi e aspettare di fare il giro, ma ci avrebbe messo mezz'ora e io AVEVO FAME! Erano le sette di sera passate e il mio ultimo pasto era stata la colazione al lodge alle otto, sui voli low cost non servono i pasti, quindi ero affamata e niente mi ferma quando sono affamata, neanche un temporale tropicale.
la mia stanza |
In questa atmosfera rilassata, dove convivono il fascino tradizionale delle cerimonie induiste quotidiane e il fighettismo turistico, passeggio tranquillamente da sola anche la sera. Ormai qui mi oriento perfettamente e ho i miei posti preferiti dove far compere, mangiare, rifugiarmi nelle ore più calde, godere della pacifica vista sulle risaie. Solo due cose mi fanno paura: i marciapiedi (vedi questo post) e i motorini. Attraversare la strada è un'abilità che si acquisisce con l'esperienza, si riconoscono subito i pedoni avvezzi alle vie di Ubud e quelli che invece tentano l'impresa per la prima volta. I primi, di cui dopo anni posso dire di far parte anch'io, sanno entrare in sintonia col flusso del traffico e infilarsi nel momento giusto per approdare sull'altro lato in scioltezza; i secondi, be', puoi andare a pranzo, fare un pisolino e ritirare il bucato in lavanderia, li ritroverai nello stesso punto che sporgono timidamente un piede e subito lo ritirano al primo colpo di clacson senza neanche capire da dove sia arrivato. Non sono i balinesi a spaventarmi, bensì i turisti con gli scooter a noleggio perché li vedi accelerare e frenare senza motivo, guardarsi intorno come se non distinguessero più la destra dalla sinistra, attraversare incerti gli incroci, lanciandosi al seguito della massa per poi fare inversione all'improvviso, sbandare se un altro veicolo li sorpassa e sussultare a ogni colpo di clacson. Sono sopraffatti dalle locali regole della strada e per questo pericolosi, i pedoni sono l'ultimo dei loro pensieri. Va detto che esiste un'eccezione: il TdC. Essendo di Cinisello, fin dalla prima volta a Bali si è integrato perfettamente in questa viabilità folle e considerate che all'epoca abbiamo girato tutta l'isola solo con la cartina generica presa gratis all'ufficio turistico e le indicazioni degli abitanti. Oggi, i surfisti palestrati in infradito e le tik toker in shorts (che non mi spiego come siano sempre belle, truccate e pettinate con questo caldo umido e non sudano neanche!) guidano i motorini noleggiati con una mano, mentre con l'altra tengono il cellulare per guardare Google maps.
temporale in arrivo dal mio balconcino |
Comunque stamattina pareva non fosse successo nulla: il sole splendeva, le strade erano asciutte e l'aria sapeva di ferro da stiro per la quantità di pioggia evaporata, mescolata al profumo di incenso delle offerte agli dei posate davanti a ogni casa e negozio. Il buongiorno balinese.
Ho preparato la valigia per l'ultima volta. Domani, alle 6 del mattino, mi aspetta il taxi per l'aeroporto.
Arrivederci, Indonesia!
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