giovedì 18 aprile 2024

Dopo un viaggio lunghissimo...

...eccomi finalmente a Sumatra. Sarà che sto invecchiando, ma il viaggio mi sembra sempre più lungo e devastante, comincio a capire perché gli anziani volano in business class, a una certa età la schiena rifiuta i sedili della economy. Bei tempi quando saltavo giù dall'aereo ed ero già pronta a esplorare la giungla! Ora impiego due giorni a camminare dritta.

Tanto per non farci mancare nulla, Iran e Israele si tirano i missili e la rotta del mio volo Malpensa – Doha ci passa precisamente nel mezzo. Siamo una specie dominante indegna. Comunque, a parte la scomodità della classe povera, sono arrivata salva (sul “sana” la mia schiena non sarebbe d'accordo) prima a Doha e poi a Jakarta.

Erano le nove di sera quando sono scesa dall'aereo, puzzando come potete immaginare dopo quattordici ore di voli e tre di scalo, e non vedevo l'ora di andarmene in albergo a fare la doccia e dormire su un letto vero. Ma è risaputo: la calma è la virtù degli addetti al controllo passaporti. Per il visto turistico all'arrivo, ti scattano una foto orrenda, ti fanno inserire la tua mail su un tablet, ti chiedono 500 mila Rupie oppure 30 Euro – attenzione, solo contanti – e un minuto dopo ti arriva il visto via mail. Ero tutta contenta quando ho trovato meno di dieci persone in fila ed erano quasi le dieci quando sono andata a ritirare la mia valigia. Ma com'è possibile? Appunto per il prossimo viaggio: fare il visto online così passo direttamente i tornelli dell'immigrazione con la ricevuta del pagamento e scelgo una foto migliore. Ma non è ancora finita: dopo aver ritirato la valigia bisogna compilare la dichiarazione doganale. Si fa sul cellulare, inquadrando il QR code dei cartelloni appesi in giro per l'aeroporto e compilando due pagine di informazioni: nome, cognome e data di nascita, numero di passaporto, nazionalità, numero di volo d'arrivo, nome dell'albergo dove si alloggia, numero di bagagli stivati e infine lasciare su “no” tutte le caselle se non si ha nulla da dichiarare. A quel punto l'applicazione ti genera un altro QR code da passare sul lettore dell'addetto doganale e solo allora sei libero di uscire dall'aeroporto. Le dodici fatiche di Asterix praticamente.

Per fortuna, l'Orchardz Hotel dista solo dieci minuti dal terminal, ma ormai avevo perso la navetta gratuita che passa ogni ora e non avevo voglia di aspettare la successiva, quindi ho preso un taxi e poco dopo ero sotto la doccia. Ero già stata in questo hotel l'anno scorso ed è ottimo per riprendersi perché ha i letti comodissimi e la stanza ha tutti i comfort possibili. Bella riposata, stamattina, ho preso la navetta per il terminal dei voli locali e lì mi sono accorta che tutti, dalla signorina del check-in all'usciere del gate, erano sorpresi che una straniera andasse a Bandar Lampung anziché a Bali. In effetti, la maggior parte dei turisti pensa che l'Indonesia sia solo Bali. Per carità, è un'isola stupenda e accogliente, io la adoro come una seconda Cattolica, ma l'Indonesia è molto, molto, molto, molto più di Bali.

Il volo per Bandar Lampung è così breve che tra allacciatevi le cinture per il decollo e prepararsi all'atterraggio le hostess fanno appena in tempo a completare il teatrino sulle norme di sicurezza. Mi piace vedere le hostess indicare le uscite d'emergenza e indossare il giubbotto salvagente, sui grandi voli internazionali non lo fanno più perché ci sono i video.

il fruttino
All'uscita dell'aeroporto mi aspettava Hari insieme a Warno, l'autista dell'Ecolodge. Gli ho raccontato di quanto fossero stupiti a Jakarta nel vedermi partire per Lampung e lui si è messo a ridere. -Infatti- ha detto -per me è facile riconoscere i clienti quando vengo a prenderli: sono gli unici stranieri su ogni volo. Qui ci sono solo due zone turistiche: il Way Kambas e una spiaggia per surfisti. Quindi se non hanno la tavola da surf sono i miei.- 

Tra chiacchiere e una fermata per comprare dei frutti a una bancarella, le due ore fino al Way Kambas sono volate. Hari mi ha regalato un sacchetto di questi frutti che sembrano piccole patate, ma dentro sono a spicchi trasparenti e sanno di pompelmo dolce. Dan mi aveva anticipato che questa è la stagione della frutta e ne farò scorpacciate nei prossimi giorni.

Il manager del Satwa lodge mi ha accolta come sempre con tante riverenze, ormai sono un'ospite fissa e ha già dato istruzioni in cucina per le mie colazioni e cene vegane. Solo rivedere questo giardino lussureggiante mi ha fatto dimenticare il lungo viaggio per arrivare. Fa così caldo che sul rubinetto della doccia è indicato a destra acqua calda, a sinistra acqua normale perché fredda non esiste! 

Ma anche se ci sono 33 gradi e il duemila percento di umidità, anche se sono previsti temporali per tutti la durata del mio soggiorno: sono felice di essere tornata qui. Sono sempre felice di tornare qui perché in una vita precedente probabilmente ero un albero, non importa quanti anelli conta adesso il mio vecchio tronco.

in auto con Hari




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