Si poteva pensare che l'avventura fosse terminata con i giorni a Ubud, invece, il viaggio di ritorno mi ha riservato altre sfide.
La prima era farmi bastare la batteria del telefono fino a casa per poter avvisare mio fratello a quale uscita di Malpensa trovarmi. Per timore che spegnendolo non si sarebbe più riacceso, l'ho tenuto in modalità aereo da quando mi è stato restituito carico dal tecnico a Sumatra. Tranne l'ultimo giorno quando l'ho collegato al wifi del Gatra per fare il check in online sulla app di Qatar Airways e la mattina della partenza indicava il 71% quindi ce l'avrei fatta tranquillamente. Comunque al Nokia 3310 queste cose non succedevano, per dire.
7 pacchi di caffè un cappellino da Alert |
Le nove ore di volo passano tranquillamente tra un pasto e un pisolino e ho anche finito di leggere il romanzo. Quando il comandante annuncia la discesa per l'atterraggio, mi rendo conto che siamo un po' in ritardo e, sapendo che l'aeroporto di Doha è grande quanto una città, mi auguro che il gate del volo per Milano sia vicino a quello in cui sto per arrivare perché, facendo due calcoli, mi restano appena trenta minuti per prenderlo. Mi domando anche se gli addetti ai bagagli faranno in tempo a trasbordare la mia valigia di caffè. Sottovalutavo l'efficienza dello staff di Qatar Airways perché appena entrati nel terminal ci troviamo davanti un tizio con un cartello che riporta il numero del volo per Malpensa e quello del gate. Una volta radunati i passeggeri che dovevano prenderlo, ci dice: -Seguite la mia collega- e indica questa bella hostess nel tailleur bordeaux della compagnia e ballerine nere che ci urla: -Non perdetemi di vista!- e parte di scatto lungo il corridoio come una centometrista alle olimpiadi. Io e una dozzina di altri passeggeri ci lanciamo all'inseguimento in un turbinio di borse, zaini, un neonato appeso al collo della madre e il padre con il passeggino piegato sotto braccio. In pole position, avendo probabilmente i bagagli a mano più leggeri, ci siamo io e due anziane signore vestite da escursioniste, quindi più allenate di me alla camminata veloce. Una mi affianca e commenta il passo da gazzella della hostess che ci apre anche la strada tra la folla del terminal: -Caspita, come corre!- e io, col fiatone, rispondo: -Lo fa per noi: dopo nove ore seduti, ci fa bene un po' di movimento.- La signora ride e mi rendo conto che io, lei e l'amica indossiamo tutte una felpa rosa, anche se il mio più pallido del loro fucsia sfacciato: faccio ufficialmente parte del club viaggiatrici anziane. Al controllo di sicurezza dei bagagli a mano, la hostess ci fa saltare la fila e ci aspetta oltre i tornelli. Almeno, mentre passano i nostri zaini ai raggi x, riprendiamo fiato e chiedo alla hostess se faccio in tempo ad andare in bagno, mi risponde che ce n'è uno vicino al nostro gate, ma adesso dobbiamo sbrigarci. Arriviamo all'area imbarchi C che ha dieci gate, il nostro, naturalmente, è il 9-2, cioè dobbiamo correre fino al 9 poi scendere le scale e cercare il 9-2. Siamo tutti sfiniti quando ci mettiamo in coda con gli altri passeggeri che erano arrivati comodamente da coincidenze precedenti. Il gate è già aperto, ma stanno aspettando un pullman perché ne è appena partito uno pieno, quindi volo in bagno perché in tutto questo ci manca solo che mi faccia la pipì addosso. E meno male che l'ho fatto perché l'aeroporto di Doha è davvero enorme: in pullman dal gate all'aereo c'erano venti minuti di strada, mi sono domandata se l'avessero parcheggiato in Iraq! Be' alla fine ce l'abbiamo fatta: mi sono seduta al mio posto, con accanto due cinesi che hanno dormito tutto il tempo, si svegliavano solo per i pasti e non sono neanche andati in bagno. I vicini perfetti. Ma non è mica finita qui.
Due file più avanti, nel settore centrale dell'aereo, c'era una mamma con due bambine piccole che tutti i passeggeri ormai sapevano chiamarsi Martina e Camilla visto che per cinque ore la madre non ha fatto altro che richiamarle per una cosa o l'altra. Durante l'avvicinamento a Malpensa, la piccola Martina si vomita un po' sulle scarpe e un po' sulla sorella che, comprensibilmente, comincia a piangere schifata. La madre si adopera per pulirle alla meglio con le coperte dell'aereo, ma stiamo atterrando e non ci si può alzare. In qualche modo riesce a calmare Camilla che tra i singhiozzi chiede: -Ma in macchina possiamo tenere i finestrini aperti?- e la madre: -Sì, ma poco perché siamo in autostrada.-
Finalmente l'aereo parcheggia al terminal e ci prepariamo a scendere. Normalmente, i passeggeri del settore centrale scendono divisi nei due corridoi laterali, quindi la madre prende per mano Martina, che era seduta in mezzo, e manda Camilla in fila nell'altro corridoio, raccomandandole di fermarsi ad aspettarle fuori dall'aereo. In realtà, soprattutto vista la situazione, nulla le vietava di far scendere entrambe le bambine dal suo lato insieme a lei, anche perché ci sono duecento persone su questo volo e sarebbe stato un attimo perderla di vista. E infatti, quando tocca a me scendere, trovo la madre alla porta che chiede alla hostess se ha visto passare un bambina bionda. La supero e imbocco il corridoio che porta al ritiro bagagli. Dopo una curva, vedo Camilla, con il suo zainetto macchiato del vomito dalla sorella, che cammina tra la gente verso l'uscita piangendo: senza accorgersene aveva superato il punto d'incontro con la madre. La raggiungo, la fermo e la tranquillizzo: -Guarda che tua mamma ti aspetta più indietro, alla porta dell'aereo. Vieni che ti accompagno da lei.- quindi la prendo per mano e rifaccio il percorso al contrario. Guardatemi: io che, è risaputo, non amo i bambini aiuto una ragazzina sconosciuta in difficoltà, mentre almeno cento di quelle persone che mi guardano male quando dico che i bambini non mi piacciono le sono passate accanto senza neanche curarsi che fosse sola e in lacrime. Pensavano solo ad arrivare per primi a ritirare i loro bagagli perché se ti rubano la valigia è una tragedia, ma una bambina non tua che si perde non vale cinque minuti del tuo tempo. Incredibile! Facendomi strada contromano tra i passeggeri che scendevano ancora dall'aereo, l'ho riconsegnata a quel genio di sua madre che spero abbia imparato, per la prossima volta, che sarebbe meglio far uscire entrambe le figlie dallo stesso corridoio con lei. Camilla si getta tra le sua braccia, la signora mi ringrazia e io penso che le è andata di lusso che l'abbia trovata io che, in fondo, sono una brava persona e in giro c'è troppa brutta gente.
Anche palloncini e torta arrivati a casa |
Trovo la macchina piena di palloncini colorati con la scritta buon compleanno e la Simmy tira fuori perfino una torta fatta da lei con tanto di candelina da soffiare! Non che si sia mai avverato uno dei desideri dei miei quarantotto compleanni precedenti, ma vedi mai che il quarantanovesimo sia quello buono.
Avevo lasciato Monza con 28 gradi e sono tornata che ce ne sono 10, ma quanto sono stata via che è di nuovo inverno? La cosa buona di questo clima è che ho passato la notte nel mio letto, sotto la coperta di pile con Bio addosso che mi scaldava e ha fatto le fusa tutta la notte.
Bentornata, Barbuna.
Ben tornata amica!!!
RispondiEliminaGrazie, Francy!
EliminaProva prova
RispondiEliminaFunziona Eli :))))
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