La mattina del mio compleanno, Dan è venuto farmi gli auguri al lodge, ma anche a dirmi che aveva un impegno in famiglia e non poteva venire con me dagli elefanti. Da bravo leader, però, aveva già programmato la giornata e istruito i ragazzi perché si occupassero di me. Dan e Hari sono i due che parlano bene l'inglese, ma anche Hari mi avrebbe raggiunta al lodge solo la sera perché ingaggiato da clienti per il birdwatching. Quindi era tutto nelle mani di Eddie che non ha un inglese fluente, ma non è timido e quindi ci prova lo stesso, al limite si aiuta con il traduttore di Google e, senza il supporto di Dan, anche gli altri sarebbero stati costretti a fare pratica. Comunque, alla fine, ci siamo sempre capiti con il nostro misto di inglese, indonesiano e italiano, anzi ormai parlano più italiano che inglese. C'era anche Yahya, saputo che era il mio compleanno ha voluto partecipare anche se era uno dei suoi giorni liberi. Incredibilmente ha lasciato il posto di guida a Edo, mettendo da parte il suo orgoglio di miglior autista del team, e si è seduto dietro con Eddie e Sarpin, a me il posto d'onore davanti e siamo partiti.
Eddie ha preso il suo ruolo di vice leader molto sul serio ed è determinato a far bella figura per farmi trascorrere il compleanno che sognavo, come gli ha caldamente raccomandato Dan. Mentre ci immettiamo sulla via provinciale, mi ripete il piano, forse per ripassarlo anche lui: prima andremo al mercato locale, dove abbiamo appuntamento con la guida di ERU (Elephant Response Unit); poi lungo la strada per il Way Kambas, attraverseremo un altro piccolo villaggio balinese e faremo visita al loro capo spirituale; poi sosta per il pranzo a casa di Tony di Ecolodge, anche se lui è ovviamente al lavoro ci sarà la famiglia; dopo mangiato, andremo a uno dei posti di guardia di ERU dove incontrerò gli elefanti; infine, rientro al lodge, dove avrò il tempo di riposarmi e cenare prima che arrivino gli altri con la mia torta vegana preparata sempre dalla moglie di Hari.
Mi spiace non ricordare il nome della guida di ERU perché è stato davvero disponibile e gentile per tutto il giorno. Ci immergiamo con lui nell'ombra del mercato dove l'odore più forte è quello del pesce e consegno la mia Nikon a Edo dicendogli: -Oggi sarai il mio reporter.- e lui: -Ok, today I follow you.- Il mercato, per evitare il caldo, apre all'alba, quindi arrivando alle 10 molte bancarelle sono già vuote e chiuse. Ci fermiamo al banco di una vecchina sorridente che vende dolci. Eddie mi indica quello vegano, avvolto in una foglia di banano e me lo compra perché lo assaggi. Un po' troppo zucchero per i miei gusti, ma buono. A un altro banco, acquistiamo banane, canna da zucchero e anguria per gli elefanti e poi, vuoi non comprare un bel cuoppo di frittini?
Prossima tappa: la dimora balinese dove ci accoglie un ometto minuto che avrà mille anni, secco e sottile come una pergamena che ha ben superato la vecchiaia, è entrato nell'antichità. Ha gli occhi vispi e il sorriso allegro, ci invita a sedere nel suo bel giardino offrendoci acqua e bibite fresche. Chiama il nipote, un ragazzino dal viso dolce, a fargli da interprete e si siedono insieme di fronte a me. La moglie non c'è perché sta poco bene, ma mi dicono che insegna danze tradizionali, mentre lui è la guida spirituale induista e fa anche sculture e intaglia il legno. Eddie gli dice che sono vegana perché sa che lo è anche lui. Infatti il vecchino mi fa cenni di approvazione, dice che fa bene al corpo e allo spirito, vedi mai che arrivo a mille anni come lui. Eppure anche nel suo giardino c'è una voliera con tanti uccelli richiusi, come se ne trovano in molte case balinesi ed è una cosa che mi fa male al cuore, ma ovviamente non dico nulla. Quando prenoto un alloggio a Bali, guardo sempre la galleria fotografica per controllare che non ci siano voliere o gabbie. Se ami il canto degli uccelli, non comprare una gabbia, pianta un albero!
Eddie chiede che il vecchino mi racconti come è nata questa comunità balinese a Sumatra. È una storia molto triste, dice: nel 1963 a causa della violenta eruzione del vulcano Agung, 65 famiglie balinesi sono fuggite dall'isola per rifugiarsi qui. Il governo li ha aiutati solo per tre mesi e loro non avevano nulla, stavano morendo di fame, così hanno cominciato a cacciare. -Una volta, qui era tutta giungla- continua, e per sopravvivere hanno dovuto disboscare per poter coltivare, abbandonando la caccia. Tutta questa storia è raccontata nelle figure intagliate da lui stesso negli stipiti di una porta, Mi mostra una brutta cicatrice e l'osso del suo gomito destro saldato male dopo una frattura: è stato un elefante durante quel triste periodo, mi racconta, ma si è salvato chiedendo all'elefante di risparmiarlo perché i suoi figli erano ancora piccoli e l'elefante l'ha capito. -Sono animali molto intelligenti e sensibili.-
Nel frattempo, si è unita a noi anche la figlia, una bella donna dai lineamenti delicati, tipici balinesi. Parla un buon inglese e mi chiede dei miei viaggi a Bali. Dice che ho fatto bene a trascorrere il Nyepi a Ubud perché più autentico, lì seguono ancora le regole tradizionali, mentre nel sud dell'isola, zona turistica, spesso non rispettano nemmeno il giorno del silenzio solo per accontentare gli stranieri. Il vecchino dice qualcosa e il nipote traduce: -Mio nonno vorrebbe chiedere agli dei di trasferirti un po' della sua energia positiva per il tuo viaggio, chiede se accetti.- Certo che sì.
Ci congediamo dalla famigliola balinese e andiamo a consumare i nostri pranzi al sacco e i fritti.
Più tardi, ci dirigiamo al Way Kambas. Lasciamo l'auto e proseguiamo a piedi sotto un sole implacabile, anche se a est ci sono grosse nuvole in arrivo. Raggiunto un piccolo molo, ci imbarchiamo per attraversare il fiume che segna il confine tra il parco e i villaggi.
La barchetta non ha l'aria robusta, ma il tratto è breve. Col nostro peso, l'acqua sfiora il bordo. Eddie ha un po' paura perché non sa nuotare, allora lo rassicuro: -Tranquillo, io so nuotare, ti salvo io!- che fa ridere tutti perché il mio giovane amico non è esattamente snello, è più di corporatura tradizionale, come direbbe la signora Ramotswe dei libri. Poi chiedo a Edo se ci sono coccodrilli (tra l'altro scopro che qui chiamano coccodrilli i playboy) e preciso: -Eddie, guarda che se ci sono i coccodrilli devi morire, non ti salvo più.- Ridiamo tanto che quasi ci ribaltiamo, ma approdiamo sulla riva opposta senza difficoltà. Edo mi porge la mano perché la sponda è ripida e scivolosa per il fango, Sarpin fotografa. Possono dire a Dan di essersi presi cura di me.
All'ombra del posto di
guardia, una torretta di legno affacciata su un canale interno del
fiume, parliamo e fotografiamo il magnifico panorama, mentre la guida
mi spiega che arrivano branchi anche di 45 elefanti che vogliono
attraversare il confine del parco per mangiare qualche prelibatezza
dei campi vicini, come il riso. Per questo, gli elefanti salvati
dalle trappole o feriti che curano nei centri ERU vengono addestrati
dai mahout a rispondere al comando di arretrare e, una volta tornati
nei branchi selvatici, sono in grado di guidarli indietro se
necessario, in modo che non vengano uccisi dai contadini. Altre
volte, usano i razzi di segnalazione sparati in aria per spaventarli
in modo che non attraversino il canale. Dan mi ha raccontato che ERU
è l'unità che tratta meglio gli elefanti, altri centri li
maltrattano per ammansirli o li tengono legati tutto il tempo solo
per mostrarli ai turisti. Per questo, anche l'ultima volta che sono
stata qui, ha insistito per avere i permessi d'ingresso al parco
nelle aree gestite da ERU. Non è stato facile perché i dipendenti
del parco sono spesso corrotti e spingono i turisti verso le zone da
cui traggono profitto, proprio dove gli elefanti sono tenuti peggio.
Mentre progettavamo questo viaggio, avevo risposto a Dan che in caso
non glieli avessero rilasciati, avrei rinunciato a vedere gli
elefanti pur di non alimentare quel pessimo sistema. Per fortuna,
anche grazie all'intercessione di Ecolodge, è riuscito a ottenere
questo ingresso per me. Cantika, il cucciolo salvato dalla trappola
di cui vi ho parlato in un altro post, si trova in un altro centro
ERU, quindi non potrò vederlo, ma la guida mi dice che si sa
riprendendo bene. A farmi gli auguri di compleanno, un mahout porterà
Melly, una femmina di 25 anni, con il suo piccolo, Rubado, che ha un
carattere un po' ribelle, quindi quando li portano in giro insieme,
lo legano alla mamma perché non si allontani col rischio di finire
in trappola anche lui, ma nel centro stanno liberi. Nell'attesa che
arrivino le nuvole per smorzare questo sole bruciante, facciamo
merenda sulla torretta. I ragazzi mi prendono in giro: -Simo, oggi
quante fette d'anguria mangerai?- Non è certo colpa mia se è
buonissima, è lei che mi istiga!
Facciamo anche una breve passeggiata lungo l'argine e condivido la mia acqua con Eddie ed Edo perché l'hanno lasciata nella torretta che è a 50 metri da noi, ma sotto il sole sembrano 50 chilometri. A un certo punto scorgiamo Melly e Rubado che arrivano dall'altro lato del canale, guidati dal loro mahout. Sono bellissimi! Melly si sdraia in una pozza per rinfrescarsi e si lascia lavare e grattare dal suo guardiano. Li seguo per un po', poi li precediamo alla torretta.
Intanto, alle spalle dell'argine, vediamo arrivare un altro elefante. Il suo mahout lo chiama Joe, nome completo JoeBush perché quando è nato, 17 anni fa, in un centro ERU, il presidente americano Bush era in visita in Indonesia. Attraversa il canale e si unisce agli altri due.
Dalla torretta, i ragazzi gli lanciano le bucce d'anguria che gli elefanti si contendono con le proboscidi. Io, con la mia solita destrezza, fallisco metà dei lanci. Saranno i pesci a mangiare le mie bucce. Meglio attraversare il canale dal ponticello di legno e avvicinarsi. Portiamo il sacco della canna da zucchero e le banane con noi, ne passiamo un po' al mahout di Joe e io comincio a dare il resto a Melly e Rubado. Sono golosi e felici di questa merenda, ma gliene porgo un pezzo alla volta. Rubado si abbufferebbe, continua a porgermi la proboscide anche se sta già stringendo una banana, Melly fa lo stesso con la canna da zucchero. -Un pezzo alla volta!- gli dico in italiano -Se no vi ingozzate.- e mentre la tenera Melly abbassa la proboscide e fa un passo indietro, il ribelle Rubado insiste finché la mamma lo riprende. Devo dire al millenario balinese che gli elefanti capiscono anche me. Sono stupendi, starei ore a imboccarli. -Guarda gli occhi di Melly, com'è felice!- mi dice Edo. La canna da zucchero è uno dei loro cibi preferiti, oggi è festa anche per loro.
È ora di riprendere la barchetta e rientrare, ci avviamo lungo il sentiero illuminati da un bellissimo tramonto decorato di nuvole.
Io sono tutta sbausciata dalle proboscidi, inzaccherata di fango e banana, so di sudore e di elefante: sono il ritratto della felicità!
Della serata, vi racconterò domani. Per adesso, pensate agli elefanti.
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