venerdì 6 marzo 2015

La nostra Africa

Trovata una connessione internet, ecco la cronaca dei nostri primi giorni in Kenya.

scorcio di Rift Valley


DA NAIROBI AL MASAI MARA
La prima notte a Nairobi abbiamo dormito alla grande. Eravamo stanche, certo, però è anche merito dei comodissimi letti del Khweza. A parte una tizia che a un certo punto si è messa a urlare in strada proprio sotto la nostra finestra, ci siamo svegliate riposate e pronte per l'avventura.
Dopo colazione, siamo scese in reception e lì ho finalmente conosciuto Peris che ieri non c'era. 
-Ah Simo!- mi ha salutata -Non vedevo l'ora di incontrarti!-
Così alla fine ho scoperto che Peris è una donna, anzi una bambolona di cioccolato fondente con un grande sorriso simpatico che mi ha abbracciata come una vecchia amica, dopo tutte le mail che ci siamo scritte per organizzare questa vacanza. La rivedermo lunedì prossimo perché Fred, il nostro autista, ci aspettava già in strada con il nostro pulmino personale.
Fred è un altro personaggio sempre sorridente e soprattutto è un grande pilota perché, oltre a sapersi destreggiare nel traffico spaventoso del mattino, è un esperto di sterrati. Il mezzo non è propriamente un 4x4, ma nelle mani giuste ti porta ovunque, come insegna Top Gear.
Nel casino di Nairobi, certe manovre sfidano le leggi della fisica, lo spazio si crea mentre ti avvicini e magicamente ti infili tra quattro auto provenienti da direzioni diverse (una con l'adesivo Jesus never fails) in mezzo a un incrocio. Per un istante il tempo si ferma, poi qualcuno fa la prima mossa e, in un gioco di sfioramenti, il nodo si scioglie.
Uscite da Nairobi, ci siamo lasciate alle spalle la puzza di smog e di rifiuti bruciati, per sentirci finalmente in Africa. Il panorama intorno alla strada si trasforma in quello selvaggio dei documentari e, passando su un altopiano che domina la Rift Valley ci siamo soprese di quanto fosse verde. Fred si è fermato in un punto panoramico per lasciarci fare le prime foto, poi ha indicato l'orizzonte e ha detto: -Tra poco, noi spariremo laggiù nel bush!-
Dopo tre ore di viaggio, il tratto asfaltato finisce e viene rimpiazzato da una pista di terra rossa piena di pietre. Fred ha sgonfiato le gomme del pulmino e nelle due ore successive ha dato il meglio di sé. Sembrava di stare in sella a un cavallo impazzito, mentre accanto a noi si formavano enormi Dust Devils che poi svanivano come erano apparsi. I pastori Masai con i loro abiti colorati sfilavano dietro i finestrini salutandoci. Schivando buche come crateri e saltellando sui dossi, Fred riusciva anche a indicarci giraffe e zebre tra gli alberi e rispondere al cellulare. Un mito che ci ha ricordato ancora una volta le imprese degli speciali di Top Gear in terre selvagge.
Verso l'una ha svoltato in un villaggio alle porte del Masai Mara annunciando: -You are home!- al che ci siamo preoccupate perché ci aspettavamo un campeggio, mentre stavamo attraversando una baraccopoli. Poi, però, siamo entrati in un'area recintata e il paesaggio è cambiato di nuovo: il campeggio è favoloso! La nostra tenda ha perfino il bagno privato con doccia calda e il ristorante ha una vista magnifica sulla valle. Ad aiutarci a scaricare i bagagli, sono intervenuti il gestore del camping e un masai in abito tradizionale. Non hanno voluto essere aiutati e ci hanno perfino spolverato le valige! La corrente c'è solo dalle 18 alle 22, come in Kalimantan e niente wifi, quindi leggerete tutto questo tra qualche giorno.
Dopo pranzo, pennichella per Feddi e Fra, mentre io ho scritto questo pezzo. Ora si parte per il primo safari. Evviva!

CAVALLETTE AL MASAI MARA
la nostra tenda
Il primo assaggio di uno dei parchi più famosi d'Africa è stato in un tranquillo pomeriggio di sole. All'ingresso, mentre Fred comprava i biglietti per due giorni, il nostro pulmino è stato assalito da uno stormo di belle e colorate donne masai che cercavano di venderci collane e braccialetti. Abbiamo attuato la strategia giapponese che funziona sempre: sorridi e fingi di non capire. La gente ti prenderà per deficiente, ma alla fine si arrende e ti lascia stare.
Varcato il cancello, è cominciata la nostra piccola avventura di tre ore e mezza.
Abbiamo incontrato pochissimi turisti perché in genere vengono in estate, quando i grandi branchi di animali migrano verso il Serengeti. Per noi è stato bellissimo visitarlo nella quasi totale solitudine e goderci panorami favolosi strapieni degli animali selvaggi dei documentari.
Abbiamo visto da vicino gnù, zebre, gazzelle, impala, bufali e giraffe in quantità. Abbiamo anche incontrato un paio di pastori masai con il loro gregge e Fred ci ha spiegato che indossano abiti dai colori vivaci perché così possono vedersi anche da lontano nella savana.
Fred si conferma un grande pilota e ha una passione per le piste meno battute. Se avvista qualcosa di interessante, si getta all'inseguimento, incurante dei rumori sinistri emessi dal nostro pulmino scassato e dei lividi che ci siamo fatte facendoci sballottare sugli sterrati. Quando Fred dice -Tenetevi forte!- bisogna aspettarsi di tutto.
Il nostro primo safari in Kenya ci ha emozionate e non vedevamo l'ora di trascorrere l'intera giornata successiva nel parco. Mentre tornavamo al campeggio, Fred ha incrociato un'altra guida che gli ha detto di aver avvistato un ghepardo. Per tutta la sera il nostro driver si è disperato perché ce lo siamo perso. Non si dava pace e prometteva grande spettacolo per il giorno dopo.
La vista dal ristorante del campeggio è strepitosa, ma il cielo nuvoloso ci ha privato del nostro primo tramonto africano.
Per cena abbiamo trovato zuppa di verdure calda, deliziosa. Puntata la sveglia alle 6.30, siamo andate a letto ancora emozionate e ben coperte perché la notte la temperatura crolla.

UN GIORNO DA ESPLORATRICI
Questa è stata una giornata straordinaria!
Colazione alle 7 per le tre Cavallette armate così: reflex Nikon (io), reflex Canon (Fra), Iphone (Feddi), una piccola Kodak compatta per i video.
Fred era carico e deciso a farci vedere il meglio del parco, ancora incazzato dal giorno prima per essersi perso il ghepardo.
la giraffa morta in HD
La prima parte del Masai Mara è incredibilmente verde e rigogliosa, poi, dopo la curva della giraffa sbranata (l'abbiamo chiamata così perché c'era davvero il cadavere di una giraffa mangiata dalle iene), si sale su un altopiano oltre il quale comincia la tipica savana gialla con l'erba alta. Prima di arrivarci, però, Fred ha avvistato un leone nella zona verde e si è lanciato all'inseguimento, uscendo dalla pista, per farcelo fotografare da vicino. Mentre lo raggiungevamo, ci siamo accorti che erano in due, maschi e probabilmente fratelli. Qualche altro pulmino di turisti ci ha seguiti, ma il nostro autista è il migliore e siamo arrivati per primi. Che meraviglia! I leoni, per nulla spaventati dalla nostra presenza, hanno continuato a passeggiare e si sono anche buttati nell'erba a giocare tra loro. Ci si è poi presentata una scenetta bizzarra: un bufalo ha cominciato a inseguire uno dei due leoni e quello si allontanava a grandi passi. Ma come? In tv si vede sempre il contrario!
Ci siamo poi diretti verso le colline verdi del Serengeti che segnano il confine con la Tanzania, inoltrandoci in un paesaggio da film d'avventura. Come vedrete nelle foto (oggi ne carico poche, giusto per darvi un'idea, ma appena possibile ne aggiungerò molte altre e qualche video) abbiamo incontrato tanti animali meravigliosi ed è così bello poterli osservare liberi nel lor ambiente che non capisco come si possa cacciarli invece che proteggerli. Per fortuna questo parco è pattugliato da ranger e unità speciali anti-bracconaggio perché è davvero un ecosistema prezioso. Tra giraffe, gazzelle, strani uccelli dai colori incredibili, elefanti con cuccioli, bufali, facoceri, ippopotami e coccodrilli eravamo completamente rapite da questo luogo magico. Visitarlo da sole, invece che con un gruppo, ci ha dato la libertà di fermarci quando e dove volevamo per osservare e scattare foto.
Intanto Fred era sempre alla ricerca di qualcosa di speciale per riscattarsi dalla storia del ghepardo. Non si rendeva conto che per noi era già tutto speciale. Si è inoltrato sempre più lungo i sentieri meno battuti per trovarci una leonessa tra i cespugli. Mi vanto di essere stata io ad avvistrala per prima tra le foglie e Fred ha fatto una retromarcia a tutta velocità per portarci più vicino. Era bellissima e l'abbiamo seguita per un po', finché si è messa a puntare una coppia di facoceri e ci siamo allontanati per lasciarla cacciare in pace.
Ci siamo fermati sotto un albero per mangiare il nostro pranzo al sacco e subito siamo stati raggiunti da due avvoltoi che aspettavano gli avanzi.
Qui, tanto per rendervi partecipi, ho fatto pipì nella savana, ma era già la seconda volta, la prima è stata in collina tra i cespugli mentre arrivava una jeep con una coppia di giapponesi, ma mi scappava troppo; la Niña l'aveva fatta tra i cespugli come me prima scendere al fiume dove abbiamo visto ippopotami e coccodrilli; la Fra l'ha tenuta fino a sera.
Dopo la pausa, siamo tornati a caccia di foto e i ranger ci hanno indicato dove un gruppo di leoni stava facendo la pennichella all'ombra. Ovviamente ci siamo precipitati là e li abbiamo trovati sdraiati a rilassarsi come gattoni.
Fred, però, non era ancora soddisfatto: -Dovete vedere un ghepardo o un leopardo!- e non ci avrebbe riportate in campeggio finché non avesse compiuto questa missione.
La mattina ci aveva mostrato un albero con strani frutti allungati a forma di salamelle e ci aveva spiegato che da quei frutti i Masai fanno la birra. Lasciati i leoni, si è diretto di nuovo verso l'albero della birra sperando di avvistare un leopardo perché sapeva che ama arrampicarsi tra i suoi rami. Noi già ci vedevamo a vagare fino a notte fonda in cerca di un così animale raro e sfuggente, quando all'improvviso è apparso proprio davanti a noi e ci ha attraversato la strada. Io ho lanciato un'esclamazione colorita perché, se non fosse stato perché andavamo pianissimo, l'avremmo investito. Fred intanto ringraziava il cielo perché finalmente si era tolto un peso dalla coscienza. Il leopardo ci è passato accanto e poi è saltato silenziosamente sull'albero della birra per accomodarsi su un ramo con le zampe a penzoloni. Che fortuna!
Foto, video e infiniti wow, dopo, siamo tornati sulla pista battuta e, vedendo in lontananza un altro pulmino, Fred ha cominciato ad abbagliare per segnalare l'avvistamento. È stato un gesto molto carino condividere con altri la nostra fortunata scoperta, come anche fermarsi a raccogliere una bottiglia di plastica lasciata da qualche incivile.
Siamo rientrati al campeggio in tempo per la cena. Puzzavamo come il TdC dopo una settimana in Sardegna con Thomas ed eravamo ricoperte di terra rossa, ma eravamo tre Cavallette soddisfatte.

Prossima tappa: lago Nakuru.
Intanto godetevi qualche foto del Masai Mara.

1 commento:

  1. Sicura di non aver sbranato tu quella povera giraffa? Non vorrei ti avesse presa il solito languorino eh eh eh

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