mercoledì 21 settembre 2016

La mattinata della scienza

Può darsi che oggi abbiate la fortuna di leggere ben due post, dipende da quanto sarò stanca stasera. Mi trovo nella caffetteria del Waterbuck Hotel di Nakuru, mentre le ragazze sono uscite a far commissioni (cambiare i soldi, comprarmi un paio di pantaloni perché li ho strappati irrimediabilmente) e mi hanno lasciato a raccontarvi la prima metà di questa giornata cominciata finalmente con il sole e il bel tepore africano che ci mancava. Questo pomeriggio e fino al tramonto saremo in safari sul lago, ma la mattinata è stata densa di avvenimenti che non vogliamo passino in secondo piano.
Siamo partite alle 8 da Thomson's Falls con il mio secondo, e al momento unico, paio di pantaloni lunghi appeso ad asciugare dentro il pulmino e abbiamo attraversato l'Equatore per l'ultima volta in questa vacanza, scendendo e risalendo sul versante opposto della Rift Valley. 
Mamma, bimbo e Sonia
Accanto al consueto cartello che indica il parallelo zero, c'è un piccolo villaggio scassato ed è lì che Fred ci ha fatto scaricare i pasti al sacco che non abbiamo consumato, consegnandoli direttamente nelle mani dei bambini che si sono prima avvicinati timidamente e poi sono spuntati da tutte le parti con le mamme in abiti colorati. Sono rimasti tutti così contenti che il tizio addetto ad adescare i turisti sotto il segnale dell'Equatore si è proposto di darci una dimostrazione della faccenda che l'acqua versata in una ciotola bucata ruota in senso inverso nei due emisferi, cosa che normalmente i turisti pagano. In sostanza, usando un filo d'erba come indicatore della direzione in cui girava il liquido, ci ha mostrato che nel punto in cui passa il parallelo zero il filo d'erba galleggia fermo, mentre venti metri a nord e a sud della linea ruota in senso orario e antiorario. Non credevamo che l'esperimento riuscisse in così poca distanza, d'altra parte in natura è tutto ribaltato, compreso il verso in cui crescono fiori, piante e perfino i capelli. Stiamo salutando per andarcene, quando il tizio vuole essere pagato per darci i certificati di passaggio dell'Equatore, cioè fotocopie di un foglio sulle quali si scrive il nome a penna. Abbiamo discusso perché se ce l'avesse detto prima avremmo anche pagato, ma dirci che la dimostrazione, peraltro non richiesta, era gratis e poi metterci in mano i “certificati” chiedendo soldi non era corretto. Siamo salite sul pulmino con il tizio che ancora insisteva e Fred è partito d'accordo con noi che avesse cercato di fare il furbo c non era bello dopo che avevamo regalato pasti e merende ai bambini del suo villaggio. Ma poi, quello pensava di spillare soldi a cinque brianzole e una ligure? Illuso.
piantagione di tè con raccoglitori
Prendiamo la strada per Nakuru attraversando piantagioni di caffè e Fred inchioda, come al solito, per mostrarci le piante da vicino e rubare qualche frutto per mostrarci il chicco all'interno. Scorrono poi campi di mais, grano e verdissime piantagioni di tè con i raccoglitori al lavoro che abbiamo voluto fotografare. Neanche il tempo di tornare sul pulmino e un ometto con un cesto di buste di caffè e tè ci raggiunge per vendercele. Ne abbiamo presa una per tipo e compresa nel prezzo abbiamo avuto una lezione sulla raccolta del tè attraverso il finestrino.
Riprendiamo di nuovo la marcia e all'improvviso la brusca frenata di Fred ci catapulta tutte in avanti. Si scusa e per discolparsi ci indica la strada: il cartello che segnala la presenza di un alto dosso si trova venti metri dopo il dosso!
Mentre risaliamo l'altro versante della Rift Valley, la nostra guida ci racconta di colline che sprofondano, crateri che si aprono e nero suolo lavico tipico di questa lunga spaccatura nella crosta terrestre che è ancora geologicamente molto attiva, infatti si vedono alcune centrali elettriche geotermiche sparse sul fertile paesaggio coltivato.
Fred in sorpasso
Arrivati a Nakuru, invece di portarci in albergo dove riposare prima del safari pomeridiano, Fred imbocca uno degli sterrati che gli piacciono tanto e per continuare la mattinata della scienza, ci dimostra che può sorpassare ben due autobus pieni di studenti in divisa su una stradina sterrata in salita. Non sappiamo dove ci stia conducendo, ma visto che le sue sorprese non ci hanno mai deluse pensiamo, una volta tornate in Italia, di farci stampare le magliette con la scritta I believe in Fred.
La sorpresa che chiude la mattinata è una spettacolare vista da un promontorio su un'antica caldera del diametro di 12 km. Ci racconta di come l'intera area sia sprofondata di oltre quattrocento metri, uccidendo antiche tribù Masai e per questo ancora oggi i Masai vengono qui a onorare gli spiriti dei loro antenati.  Insomma, io e uno dei vulcani preistorici della Rift Valley? Yeeeeeee!
la Barbuna e la caldera


Ora vado a prepararmi per il safari.  

3 commenti:

  1. Wow una caldera antica di 12 Km!?! Spettacolare.
    Ogni volta che ti leggo mi scorre davanti agli occhi La Mia Africa. Tutto magnifico.
    Ah, se vi reimbattete nel tizio con la ciotola bucata, ditegli pure che è un imbroglione. E' impossibile distinguere il movimento dell'acqua nei due versi, perché la deformazione della bacinella o la semplice inclinazione della vasca hanno una forza decisamente superiore alla rotazione terrestre. Era un imbonitore. Quelli non mancano a qualunque latitudine. ;)
    E un saluto a Fred da Marco. :D

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    1. Vero, la storia della ciotola è una truffa infatti pare l'abbia inventata un italiano, sai?

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    2. E noi italiani ci sappiamo far riconoscere. Proverò ad approfondire. ;)

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