Può darsi che oggi
abbiate la fortuna di leggere ben due post, dipende da quanto sarò stanca stasera. Mi trovo nella
caffetteria del Waterbuck Hotel di Nakuru, mentre le ragazze sono
uscite a far commissioni (cambiare i soldi, comprarmi un paio di
pantaloni perché li ho strappati irrimediabilmente) e mi hanno
lasciato a raccontarvi la prima metà di questa giornata cominciata
finalmente con il sole e il bel tepore africano che ci mancava.
Questo pomeriggio e fino al tramonto saremo in safari sul lago, ma la
mattinata è stata densa di avvenimenti che non vogliamo passino in
secondo piano.
Siamo partite alle 8 da
Thomson's Falls con il mio secondo, e al momento unico, paio di
pantaloni lunghi appeso ad asciugare dentro il pulmino e abbiamo
attraversato l'Equatore per l'ultima volta in questa vacanza,
scendendo e risalendo sul versante opposto della Rift Valley.
Mamma, bimbo e Sonia |
Accanto
al consueto cartello che indica il parallelo zero, c'è un piccolo
villaggio scassato ed è lì che Fred ci ha fatto scaricare i pasti
al sacco che non abbiamo consumato, consegnandoli direttamente nelle
mani dei bambini che si sono prima avvicinati timidamente e poi sono
spuntati da tutte le parti con le mamme in abiti colorati. Sono
rimasti tutti così contenti che il tizio addetto ad adescare i
turisti sotto il segnale dell'Equatore si è proposto di darci una
dimostrazione della faccenda che l'acqua versata in una ciotola
bucata ruota in senso inverso nei due emisferi, cosa che normalmente
i turisti pagano. In sostanza, usando un filo d'erba come indicatore
della direzione in cui girava il liquido, ci ha mostrato che nel
punto in cui passa il parallelo zero il filo d'erba galleggia fermo,
mentre venti metri a nord e a sud della linea ruota in senso orario e
antiorario. Non credevamo che l'esperimento riuscisse in così poca
distanza, d'altra parte in natura è tutto ribaltato, compreso il
verso in cui crescono fiori, piante e perfino i capelli. Stiamo
salutando per andarcene, quando il tizio vuole essere pagato per
darci i certificati di passaggio dell'Equatore, cioè fotocopie di un
foglio sulle quali si scrive il nome a penna. Abbiamo discusso perché
se ce l'avesse detto prima avremmo anche pagato, ma dirci che la
dimostrazione, peraltro non richiesta, era gratis e poi metterci in
mano i “certificati” chiedendo soldi non era corretto. Siamo
salite sul pulmino con il tizio che ancora insisteva e Fred è
partito d'accordo con noi che avesse cercato di fare il furbo c non
era bello dopo che avevamo regalato pasti e merende ai bambini del
suo villaggio. Ma poi, quello pensava di spillare soldi a cinque
brianzole e una ligure? Illuso.
piantagione di tè con raccoglitori |
Prendiamo la strada per
Nakuru attraversando piantagioni di caffè e Fred inchioda, come al
solito, per mostrarci le piante da vicino e rubare qualche frutto per
mostrarci il chicco all'interno. Scorrono poi campi di mais, grano e
verdissime piantagioni di tè con i raccoglitori al lavoro che
abbiamo voluto fotografare. Neanche il tempo di tornare sul pulmino e
un ometto con un cesto di buste di caffè e tè ci raggiunge per
vendercele. Ne abbiamo presa una per tipo e compresa nel prezzo
abbiamo avuto una lezione sulla raccolta del tè attraverso il
finestrino.
Riprendiamo di nuovo la
marcia e all'improvviso la brusca frenata di Fred ci catapulta tutte
in avanti. Si scusa e per discolparsi ci indica la strada: il
cartello che segnala la presenza di un alto dosso si trova venti
metri dopo il dosso!
Mentre risaliamo l'altro
versante della Rift Valley, la nostra guida ci racconta di colline
che sprofondano, crateri che si aprono e nero suolo lavico tipico di
questa lunga spaccatura nella crosta terrestre che è ancora
geologicamente molto attiva, infatti si vedono alcune centrali
elettriche geotermiche sparse sul fertile paesaggio coltivato.
Fred in sorpasso |
Arrivati a Nakuru, invece
di portarci in albergo dove riposare prima del safari pomeridiano,
Fred imbocca uno degli sterrati che gli piacciono tanto e per
continuare la mattinata della scienza, ci dimostra che può sorpassare
ben due autobus pieni di studenti in divisa su una stradina sterrata
in salita. Non sappiamo dove ci stia conducendo, ma visto che le sue
sorprese non ci hanno mai deluse pensiamo, una volta tornate in
Italia, di farci stampare le magliette con la scritta I believe in
Fred.
La sorpresa che chiude la
mattinata è una spettacolare vista da un promontorio su un'antica
caldera del diametro di 12 km. Ci racconta di come l'intera area sia sprofondata di oltre quattrocento metri, uccidendo antiche tribù Masai e per questo ancora oggi i Masai vengono qui a onorare gli spiriti dei loro antenati. Insomma, io e uno dei vulcani
preistorici della Rift Valley? Yeeeeeee!
la Barbuna e la caldera |
Ora vado a prepararmi per
il safari.
Wow una caldera antica di 12 Km!?! Spettacolare.
RispondiEliminaOgni volta che ti leggo mi scorre davanti agli occhi La Mia Africa. Tutto magnifico.
Ah, se vi reimbattete nel tizio con la ciotola bucata, ditegli pure che è un imbroglione. E' impossibile distinguere il movimento dell'acqua nei due versi, perché la deformazione della bacinella o la semplice inclinazione della vasca hanno una forza decisamente superiore alla rotazione terrestre. Era un imbonitore. Quelli non mancano a qualunque latitudine. ;)
E un saluto a Fred da Marco. :D
Vero, la storia della ciotola è una truffa infatti pare l'abbia inventata un italiano, sai?
EliminaE noi italiani ci sappiamo far riconoscere. Proverò ad approfondire. ;)
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