Nairobi, ve l'ho detto,
non è una bella città e i giardini pubblici, che potrebbero essere
stupendi con tutti quegli alberi enormi e i fiori colorati, sono
pieni di immondizia, perfino bottiglie di plastica nel laghetto
insieme alle ninfee. Ci siamo andate per riempire la mattinata in
attesa del safari pomeridiano, giocando con le scimmiette che
rincorrono i visitatori in cerca di noccioline.
Tornando verso il Khweza,
Fred ci ha mostrato la Karura Forest, una grande area boschiva
inglobata nella metropoli, ma diventata simbolo della conservazione
ambientale perché negli anni Novanta l'attivista Wangari Maathai,
più tardi vincitrice di un Premio Nobel per la pace, si è battuta
per salvarla da un progetto di speculazione edilizia. La cosa
interessante è che Wangari è stata sepolta, secondo sue stesse
disposizioni, in una bara fatta d'erba perché la sua salma nutrisse
la foresta.
Dopo pranzo siamo andati
al Nairobi National Park, particolare perché comincia appena fuori
dall'aera urbana e fa impressione osservare giraffe e gazzelle con il
profilo dei grattacieli sullo sfondo. Anche in questa occasione Madre
Natura è stata generosa con noi: avvistato un baby coccodrillo
appena entrate e subito dopo ben tre giovani leoni appisolati tra i
cespugli; poi un rinoceronte nero (con gran soddisfazione di Fred che
voleva mostrarcelo visto a Nakuru avevamo incontrato solo quelli
bianchi), giraffe, grandi gazzelle, zebre e una gran quantità di
struzzi. Proprio uno struzzo all'improvviso ci ha sbarrato la strada
aprendo le ali minaccioso. Il motivo di tanta aggressività verso il
nostro pulmino è stato chiaro non appena ci siamo accorti che alle
sue spalle c'erano la sua compagna e tre piccolini. Lentamente
abbiamo seguita la buffa famigliola a passeggio finché ha
abbandonato il sentiero insultandoci in struzzese.
Tra avvistamenti,
l'insabbiamento del pulmino risolto dalle abili manovre dell'ormai
leggendario Fred e un tramonto africano oscurato dalle solite nubi di
questa stagione, abbiamo sforato l'orario di chiusura del parco.
Correndo su e giù per la pista sterrata e sollevando una coda di
polveri che nemmeno la cometa di Halley, abbiamo preso un'uscita
secondaria perché troppo lontani dalla principale e ci siamo
presentati al cancello con mezz'ora di ritardo. Forse anche per farsi
perdonare l'attesa, Fred ha offerto un passaggio alla cassiera.
Accompagnata lei, ci
siamo trovati in piena ora di punta nel traffico strepitoso di
Nairobi e per evitare le vie più intasate ci siamo inoltrati in
vicoli che mi hanno ricordato i reportage di National Geographic sul degrado nelle
metropoli del terzo mondo. Non siamo il genere di turiste bianche che
scattano foto alla miseria raccontando poveretti una volta tornate a
casa, questa volta scattare solo foto mentali è stata una scelta,
questa volta ciò che non vedete forse non è nemmeno immaginabile.
Dopo aver trascorso giorni tra le braccia di mamma natura,
attraversare al buio quei quartieri mi ha fatto pensare molto.
Distese di catapecchie tenute insieme dal fil di ferro, palizzate di
lamiere arrugginite e canali di scolo pieni di fango racchiudevano le
storie degli uomini seduti a bere sotto una lampadina appesa a un
filo, della donna che camminava con un neonato legato al petto da un
foulard colorato, dei ragazzi che ciondolavano tra polvere e bidoni
in cui bruciare la spazzatura. E questo è solo ciò che si vede
dalla strada, poi c'è l'oscurità alle spalle delle prime baracche
dove i fari del nostro pulmino non riescono a illuminare. Osservavo
quelle vite raccolte intorno a chioschi che vendevano ogni sorta di
merce scadente e mi chiedevo se si prova paura a nascere e crescere
in un luogo simile, se noi nati fuori possiamo comprendere. Fred ci
ha detto che lo slum, la baraccopoli di Nairobi, conta un milione e
duecentomila abitanti. Questo è l'uomo, quindi smettete di chiedermi
perché desidero vivere con gli orangutan.
Tornate al sicuro
all'ostello, la nostra oasi protetta, sembra che sia tutto finito
come svegliarsi da certi sogni che ti lasciano addosso un'ombra di
malinconia e poi evaporano. Fred sorride, ci invita a uscire dopo
cena perché è venerdì sera e bisogna divertirsi.
Della serata keniota vi
racconterò in un altro post perché mentre scrivo questo è
scoppiato un temporale, i leoni saranno sotto un albero, gli struzzi proteggeranno i loro piccolini e la pioggia
farà un gran baccano sui tetti di lamiera negli slum.
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