sabato 24 settembre 2016

Natura e spazzatura

Nairobi, ve l'ho detto, non è una bella città e i giardini pubblici, che potrebbero essere stupendi con tutti quegli alberi enormi e i fiori colorati, sono pieni di immondizia, perfino bottiglie di plastica nel laghetto insieme alle ninfee. Ci siamo andate per riempire la mattinata in attesa del safari pomeridiano, giocando con le scimmiette che rincorrono i visitatori in cerca di noccioline.
Tornando verso il Khweza, Fred ci ha mostrato la Karura Forest, una grande area boschiva inglobata nella metropoli, ma diventata simbolo della conservazione ambientale perché negli anni Novanta l'attivista Wangari Maathai, più tardi vincitrice di un Premio Nobel per la pace, si è battuta per salvarla da un progetto di speculazione edilizia. La cosa interessante è che Wangari è stata sepolta, secondo sue stesse disposizioni, in una bara fatta d'erba perché la sua salma nutrisse la foresta.
Dopo pranzo siamo andati al Nairobi National Park, particolare perché comincia appena fuori dall'aera urbana e fa impressione osservare giraffe e gazzelle con il profilo dei grattacieli sullo sfondo. Anche in questa occasione Madre Natura è stata generosa con noi: avvistato un baby coccodrillo appena entrate e subito dopo ben tre giovani leoni appisolati tra i cespugli; poi un rinoceronte nero (con gran soddisfazione di Fred che voleva mostrarcelo visto a Nakuru avevamo incontrato solo quelli bianchi), giraffe, grandi gazzelle, zebre e una gran quantità di struzzi. Proprio uno struzzo all'improvviso ci ha sbarrato la strada aprendo le ali minaccioso. Il motivo di tanta aggressività verso il nostro pulmino è stato chiaro non appena ci siamo accorti che alle sue spalle c'erano la sua compagna e tre piccolini. Lentamente abbiamo seguita la buffa famigliola a passeggio finché ha abbandonato il sentiero insultandoci in struzzese.


Tra avvistamenti, l'insabbiamento del pulmino risolto dalle abili manovre dell'ormai leggendario Fred e un tramonto africano oscurato dalle solite nubi di questa stagione, abbiamo sforato l'orario di chiusura del parco. Correndo su e giù per la pista sterrata e sollevando una coda di polveri che nemmeno la cometa di Halley, abbiamo preso un'uscita secondaria perché troppo lontani dalla principale e ci siamo presentati al cancello con mezz'ora di ritardo. Forse anche per farsi perdonare l'attesa, Fred ha offerto un passaggio alla cassiera.
Accompagnata lei, ci siamo trovati in piena ora di punta nel traffico strepitoso di Nairobi e per evitare le vie più intasate ci siamo inoltrati in vicoli che mi hanno ricordato i reportage di National Geographic sul degrado nelle metropoli del terzo mondo. Non siamo il genere di turiste bianche che scattano foto alla miseria raccontando poveretti una volta tornate a casa, questa volta scattare solo foto mentali è stata una scelta, questa volta ciò che non vedete forse non è nemmeno immaginabile. Dopo aver trascorso giorni tra le braccia di mamma natura, attraversare al buio quei quartieri mi ha fatto pensare molto. Distese di catapecchie tenute insieme dal fil di ferro, palizzate di lamiere arrugginite e canali di scolo pieni di fango racchiudevano le storie degli uomini seduti a bere sotto una lampadina appesa a un filo, della donna che camminava con un neonato legato al petto da un foulard colorato, dei ragazzi che ciondolavano tra polvere e bidoni in cui bruciare la spazzatura. E questo è solo ciò che si vede dalla strada, poi c'è l'oscurità alle spalle delle prime baracche dove i fari del nostro pulmino non riescono a illuminare. Osservavo quelle vite raccolte intorno a chioschi che vendevano ogni sorta di merce scadente e mi chiedevo se si prova paura a nascere e crescere in un luogo simile, se noi nati fuori possiamo comprendere. Fred ci ha detto che lo slum, la baraccopoli di Nairobi, conta un milione e duecentomila abitanti. Questo è l'uomo, quindi smettete di chiedermi perché desidero vivere con gli orangutan.
Tornate al sicuro all'ostello, la nostra oasi protetta, sembra che sia tutto finito come svegliarsi da certi sogni che ti lasciano addosso un'ombra di malinconia e poi evaporano. Fred sorride, ci invita a uscire dopo cena perché è venerdì sera e bisogna divertirsi.

Della serata keniota vi racconterò in un altro post perché mentre scrivo questo è scoppiato un temporale, i leoni saranno sotto un albero, gli struzzi proteggeranno i loro piccolini e la pioggia farà un gran baccano sui tetti di lamiera negli slum.

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