Signore whiskey & soda |
Prima di cominciare la
lettura, sappiate che scrivo questo post dopo una lunga giornata e
dopo aver bevuto il whiskey locale fatto con la canna da zucchero e
profumato di cocco che Fred ci ha comprato perché “dovete
assolutamente assaggiarlo con la soda allo zenzero, vi riscalda e fa
saltare i piercing” e, sempre mentre scrivo da una stanza gelida,
sto morendo dal ridere con Feddi e Sonia (ma perché siamo simpatiche, mica ubriache).
Sì, la stanza è gelida
perché sulle montagne del Kenya ci sono 40 gradi appena spunta il
sole, ma siccome è sera e piove ce ne sono 13. Vediamo, però, se
tra una crisi di risate e l'altra riesco a raccontarvi questa
giornata.
Stamattina abbiamo
attraversato di nuovo l'Equatore, tornando nell'emisfero sud per
andare a vedere le Thomson's Falls, cascate alte 74 metri formate da
un fiume che nasce nel parco Aberdare. Siamo partite sorprese dal
freddo con addosso tutto ciò che avevamo in valigia e avvolte da una
nebbia così fitta che pareva di stare in Brianza a novembre.
Durante il viaggio, tra
uno e l'altro dei sorpassi di Fred che ormai non ci impressionano
più, la nebbia si è sollevata rivelando il panorama e un sole così
caldo che, togliendo uno strato di vestiti dopo l'altro, sono rimasta
in canotta. Finalmente il caldo africano.
Il nostro pulmino
scassato, ma duro a morire, ci porta a destinazione e Fred si ferma
davanti alla reception del Thomson's Falls Lodge, un hotel ristorante
di alto livello con un bellissimo giardino. Pensando che fosse il
luogo dove parcheggiare per proseguire a piedi verso le cascate, io
commento: “Questo è il posto dove dormono i ricchi” e osserviamo
ammirate l'elegante struttura. Immaginate le nostre facce quando
scopriamo di dover scaricare i bagagli perché proprio lì passeremo
la notte. Abbigliate come sei straccione veniamo accompagnate da
addetti in divisa a due bellissime camere triple con caminetto.
L'albergo risale agli anni Trenta e il legno, i colori, i fiori dei
giardini creano un'atmosfera da romanzo di Agatha Christie, l'ho
adorato subito. In realtà, essendo la struttura così datata ha
qualche difettuccio, tipo la porta del bagno che si incastra e se vai
a far pipì le compagne di stanza devono venire a liberarti, oppure
l'inquietante cameretta comunicante con un letto singolo e una culla
per neonati. All'inizio Feddi aveva pensato di dormire lì, mentre
nella stanza principale Sonia avrebbe occupato il letto matrimoniale
e io quello singolo. Poi, pensando al freddo della notte, abbiamo
deciso che io e Feddi avremmo dormito nel matrimoniale sfrattando
Sonia nel singolo e tenendo chiusa la cameretta, anche perché ci
siamo messe paura da sole fantasticando sulla culla vuota che
dondolava all'improvviso o il pianto di un neonato nel buio. Tutto
questo diverse ore prima del whiskey.
Sonia sul lettone quando ancora credeva che ci avrebbe dormito |
Una volta sistemate e
tornate in reception, scopriamo che le cascate si trovano appena
fuori dal giardino e Fred ci affida a un omino della sicurezza del
lodge perché ci accompagni a vederle insieme a un collega.
Prima
ammiriamo le Thomson's Falls dalla terrazza panoramica, poi
cominciamo a scendere per una lunga scalinata di pietra che conduce
ai piedi delle cascate. I gradini si alternano sul sentiero con
tratti fangosi e rocce rendendo la discesa poco agevole, ma alla fine
arriviamo tutte fino in fondo. Ci godiamo lo spettacolo di uno scorcio
d'Africa davvero caratteristico perché quella cascata abbracciata
dalla giungla sembra uscita dal libro di Tarzan. Un po' di foto
poetiche, ma ovviamente anche un po' ignoranti e ci tocca la
risalita. Arriviamo alla terrazza affannate, sudate e infangate in
tempo per vedere una coppia ben vestita che cominciava la discesa,
lei in cappotto di lana e ballerine: auguri!
Noi andiamo a lavarci e
poi a mangiare.
Quando stamattina abbiamo
lasciato l'albergo di Nyeri, alla reception ci hanno consegnato la
borsa con i pranzi al sacco come il giorno del safari, ma siccome qui
al lodge abbiamo i pasti inclusi, Fred ha donato il cibo in più ai
bambini dei villaggi vicini. Ride, fa lo scemo, ci prende in giro,
broccola con ogni bella ragazza che incontra (e le donne qui sono
davvero molto belle), guida come un matto, ma ha anche questi
pensieri carini.
Mentre pranziamo scoppia un bel temporale tropicale
e la temperatura crolla di nuovo e il freddo umido resiste anche
quando smette di piovere perché il cielo rimane coperto. Nel bar
dell'albergo accendono il caminetto e sembra di stare in una baita
perché effettivamente siamo a 2300 metri di quota.
giusto due gocce |
Alle quattro, lo stesso
omino della mattina dice che ci porta a vedere gli ippopotami. Dovete
sapere che quando ho organizzato questo viaggio ho scritto a Peris
che ci interessava vedere Aberdare, Thomson's Falls, Nakuru e Nairobi
National Park, poi ha pensato lei a riempirci le giornate con
escursioni a sorpresa comprese nel prezzo. Questa è una delle sue
sorprese, ma mentre Sonia, Claudia e Rosalba sono curiose, noi tre
Cavallette siamo un po' diffidenti e nervose vista la poco felice
esperienza con gli ippopotami dello scorso anno. L'omino non parla
bene inglese, ma si fa capire e capiamo che si va a piedi dal lodge,
tanto son quindici minuti di cammino. Il percorso è pianeggiante, su
sterrati rossi che tagliano la campagna, tra pozzanghere e piccole
paludi, ma per quanto sembri accidentato è quello che fanno ogni
giorno i bambini che incrociamo mentre tornano da scuola. È strano
andare a piedi a vedere gli ippopotami, considerato quanto siano
pericolosi, così ci assale il dubbio che li vedremo in gabbia o in
un recinto e l'idea non piace a nessuna, ma non riesco a comunicare
con l'omino che risponde soltanto “sì”. Non ci resta che
seguirlo e lui ci porta sulla riva di uno grosso stagno dove vediamo
anatre e altri uccelli, ma nient'altro di interessante e tra l'altro
sulla sponda opposta c'è la scuola dalla quale continuano a uscire
bambini. Possibile che gli ippopotami siano davvero qui? Per un po'
non vediamo nulla, l'omino dice che stanno dormendo tra le canne e i
cespugli. Ma figurati! D'un tratto ci indica un punto vicino a un
canneto e, non si sa come, in pochi minuti spuntano una decina di
ippopotami in tutto lo stagno, a destar a sinistra e davanti a noi.
Sbuffano, si immergono, spalancano le enormi bocche, c'è anche un
cucciolo! È uno spettacolo bellissimo eppure io non me lo godo del
tutto perché sono tesa al pensiero che uno di loro emerga
all'improvviso troppo vicino a noi per darci il tempo di fuggire. Malgrado la mia
inquietudine, è stata un'esperienza sorprendente.
E malgrado il freddo, la pioggia, la mancanza di chi abbiamo lasciato a casa, i pantaloni che mi sono strappati, il wifi sempre troppo debole per regalarvi un album di foto, il frutto che ho mangiato perché mi hanno detto che fa benissimo e sapeva di calzini usati... Malgrado tutto sono davvero felice di essere qui!
Ora è tardi e la sveglia
è per 6.45, quindi scusatemi se chiudo. Buonanotte.
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