mercoledì 21 settembre 2016

Non sottovalutate gli stagni

Signore whiskey & soda
Prima di cominciare la lettura, sappiate che scrivo questo post dopo una lunga giornata e dopo aver bevuto il whiskey locale fatto con la canna da zucchero e profumato di cocco che Fred ci ha comprato perché “dovete assolutamente assaggiarlo con la soda allo zenzero, vi riscalda e fa saltare i piercing” e, sempre mentre scrivo da una stanza gelida, sto morendo dal ridere con Feddi e Sonia (ma perché siamo simpatiche, mica ubriache).
Sì, la stanza è gelida perché sulle montagne del Kenya ci sono 40 gradi appena spunta il sole, ma siccome è sera e piove ce ne sono 13. Vediamo, però, se tra una crisi di risate e l'altra riesco a raccontarvi questa giornata.
Stamattina abbiamo attraversato di nuovo l'Equatore, tornando nell'emisfero sud per andare a vedere le Thomson's Falls, cascate alte 74 metri formate da un fiume che nasce nel parco Aberdare. Siamo partite sorprese dal freddo con addosso tutto ciò che avevamo in valigia e avvolte da una nebbia così fitta che pareva di stare in Brianza a novembre.
Durante il viaggio, tra uno e l'altro dei sorpassi di Fred che ormai non ci impressionano più, la nebbia si è sollevata rivelando il panorama e un sole così caldo che, togliendo uno strato di vestiti dopo l'altro, sono rimasta in canotta. Finalmente il caldo africano.
Il nostro pulmino scassato, ma duro a morire, ci porta a destinazione e Fred si ferma davanti alla reception del Thomson's Falls Lodge, un hotel ristorante di alto livello con un bellissimo giardino. Pensando che fosse il luogo dove parcheggiare per proseguire a piedi verso le cascate, io commento: “Questo è il posto dove dormono i ricchi” e osserviamo ammirate l'elegante struttura. Immaginate le nostre facce quando scopriamo di dover scaricare i bagagli perché proprio lì passeremo la notte. Abbigliate come sei straccione veniamo accompagnate da addetti in divisa a due bellissime camere triple con caminetto. L'albergo risale agli anni Trenta e il legno, i colori, i fiori dei giardini creano un'atmosfera da romanzo di Agatha Christie, l'ho adorato subito. In realtà, essendo la struttura così datata ha qualche difettuccio, tipo la porta del bagno che si incastra e se vai a far pipì le compagne di stanza devono venire a liberarti, oppure l'inquietante cameretta comunicante con un letto singolo e una culla per neonati. All'inizio Feddi aveva pensato di dormire lì, mentre nella stanza principale Sonia avrebbe occupato il letto matrimoniale e io quello singolo. Poi, pensando al freddo della notte, abbiamo deciso che io e Feddi avremmo dormito nel matrimoniale sfrattando Sonia nel singolo e tenendo chiusa la cameretta, anche perché ci siamo messe paura da sole fantasticando sulla culla vuota che dondolava all'improvviso o il pianto di un neonato nel buio. Tutto questo diverse ore prima del whiskey.

Sonia sul lettone quando ancora credeva che ci avrebbe dormito

Una volta sistemate e tornate in reception, scopriamo che le cascate si trovano appena fuori dal giardino e Fred ci affida a un omino della sicurezza del lodge perché ci accompagni a vederle insieme a un collega. 
Prima ammiriamo le Thomson's Falls dalla terrazza panoramica, poi cominciamo a scendere per una lunga scalinata di pietra che conduce ai piedi delle cascate. I gradini si alternano sul sentiero con tratti fangosi e rocce rendendo la discesa poco agevole, ma alla fine arriviamo tutte fino in fondo. Ci godiamo lo spettacolo di uno scorcio d'Africa davvero caratteristico perché quella cascata abbracciata dalla giungla sembra uscita dal libro di Tarzan. Un po' di foto poetiche, ma ovviamente anche un po' ignoranti e ci tocca la risalita. Arriviamo alla terrazza affannate, sudate e infangate in tempo per vedere una coppia ben vestita che cominciava la discesa, lei in cappotto di lana e ballerine: auguri!

Noi andiamo a lavarci e poi a mangiare.
Quando stamattina abbiamo lasciato l'albergo di Nyeri, alla reception ci hanno consegnato la borsa con i pranzi al sacco come il giorno del safari, ma siccome qui al lodge abbiamo i pasti inclusi, Fred ha donato il cibo in più ai bambini dei villaggi vicini. Ride, fa lo scemo, ci prende in giro, broccola con ogni bella ragazza che incontra (e le donne qui sono davvero molto belle), guida come un matto, ma ha anche questi pensieri carini. 
Mentre pranziamo scoppia un bel temporale tropicale e la temperatura crolla di nuovo e il freddo umido resiste anche quando smette di piovere perché il cielo rimane coperto. Nel bar dell'albergo accendono il caminetto e sembra di stare in una baita perché effettivamente siamo a 2300 metri di quota.
giusto due gocce

Alle quattro, lo stesso omino della mattina dice che ci porta a vedere gli ippopotami. Dovete sapere che quando ho organizzato questo viaggio ho scritto a Peris che ci interessava vedere Aberdare, Thomson's Falls, Nakuru e Nairobi National Park, poi ha pensato lei a riempirci le giornate con escursioni a sorpresa comprese nel prezzo. Questa è una delle sue sorprese, ma mentre Sonia, Claudia e Rosalba sono curiose, noi tre Cavallette siamo un po' diffidenti e nervose vista la poco felice esperienza con gli ippopotami dello scorso anno. L'omino non parla bene inglese, ma si fa capire e capiamo che si va a piedi dal lodge, tanto son quindici minuti di cammino. Il percorso è pianeggiante, su sterrati rossi che tagliano la campagna, tra pozzanghere e piccole paludi, ma per quanto sembri accidentato è quello che fanno ogni giorno i bambini che incrociamo mentre tornano da scuola. È strano andare a piedi a vedere gli ippopotami, considerato quanto siano pericolosi, così ci assale il dubbio che li vedremo in gabbia o in un recinto e l'idea non piace a nessuna, ma non riesco a comunicare con l'omino che risponde soltanto “sì”. Non ci resta che seguirlo e lui ci porta sulla riva di uno grosso stagno dove vediamo anatre e altri uccelli, ma nient'altro di interessante e tra l'altro sulla sponda opposta c'è la scuola dalla quale continuano a uscire bambini. Possibile che gli ippopotami siano davvero qui? Per un po' non vediamo nulla, l'omino dice che stanno dormendo tra le canne e i cespugli. Ma figurati! D'un tratto ci indica un punto vicino a un canneto e, non si sa come, in pochi minuti spuntano una decina di ippopotami in tutto lo stagno, a destar a sinistra e davanti a noi. Sbuffano, si immergono, spalancano le enormi bocche, c'è anche un cucciolo! È uno spettacolo bellissimo eppure io non me lo godo del tutto perché sono tesa al pensiero che uno di loro emerga all'improvviso troppo vicino a noi per darci il tempo di fuggire. Malgrado la mia inquietudine, è stata un'esperienza sorprendente. 

E malgrado il freddo, la pioggia, la mancanza di chi abbiamo lasciato a casa, i pantaloni che mi sono strappati, il wifi sempre troppo debole per regalarvi un album di foto, il frutto che ho mangiato perché mi hanno detto che fa benissimo e sapeva di calzini usati... Malgrado tutto sono davvero felice di essere qui!
Ora è tardi e la sveglia è per 6.45, quindi scusatemi se chiudo. Buonanotte.

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