Mi fingo uno di loro per avvicinarmi |
Lasciato il lago magico
di Nakuru, ci siamo messi in viaggio per tornare a Nairobi, ma la
mattina avevamo abbastanza tempo per una sosta a un altro lago
interessante anche se, a mio parere, non altrettanto spettacolare, il
Naivasha. È qui che ho cominciato a temere gli ippopotami, per
questo motivo ho evitato il giro in barca, rimanendo nei dintorni del
lago a fare foto ignoranti con Feddi mentre Claudia prendeva il sole.
La Fra, invece, ha ripetuto l'esperienza con Sonia e Rosalba, anzi, a
loro è andata molto meglio grazie a un accompagnatore che questa
volta ha saputo mostrare e raccontare le bellezze del luogo che,
oltre alla nutrita popolazione di ippopotami, includono una gran
varietà di splendidi uccelli come aquile, pellicani e cormorani.
Partiamo per Nairobi
all'ora di pranzo e lo ordiniamo al Khweza con il telefono di Fred in
modo da trovare pronto in tavola al nostro arrivo un'ora e mezza dopo
perché i tempi lenti africani non sono una leggenda.
La strada che percorriamo
lungo la Rift Valley è molto trafficata e si formano colonne di camion
interminabili. Fred ci spiega che quella è la via principale da e
per l'Uganda che, non avendo sbocchi sul mare, commercia attraverso
il porto keniota di Mombasa. Una sola corsia per senso, un tratto
ancor più rallentato a causa di lavori, vecchi tir che sbuffano
nuvole color catrame e procedono lenti perché caricati oltre un
limite ragionevole, e l'ingorgo è servito, con tanto di venditori di
pannocchie arrostite che approcciano i camionisti in coda.
Alla fine però arriviamo
all'ostello che ormai le Cavallette chiamano casa e ad
accoglierci c'è una Peris splendida come la ricordavamo che ci
abbraccia, ci bacia e mi chiede se siamo soddisfatte del tour,
ovviamente sì. “Nessun problema?” domanda premurosa e io
rispondo: “Nessuno e comunque Fred risolve sempre.” L'efficienza
e la cortesia di tutto lo staff sono il motivo per il quale siamo
tornate, dai cuochi che salutano quando passi davanti alla porta
della cucina, alla cameriera Grace che si presenta tutte le volte che la incroci, agli addetti alla reception aperta 24 ore, al ragazzo
che ci porta i bagagli in camera dicendo: “Sentitevi a casa e
chiamateci per qualsiasi cosa abbiate bisogno” e sto parlando di un
ostello da 20 euro a notte.
Dopo pranzo, Sonia,
Rosalba e Claudia decidono di uscire a visitare Nairobi. Io
preferisco rimanere a scrivere sul terrazzo perché non amo
particolarmente le città e la capitale del Kenya è tante cose, ma
bella da visitare proprio no. Anche la Fra e Feddi rimangono a
godersi un pomeriggio di relax, leggendo e arrostendo al sole. Ci
siamo ritrovate noi tre, le Cavallette ufficiali, sole per la prima
volta in questa vacanza, una di quelle situazioni che ti fanno
pensare come ai vecchi tempi, dolce e bizzarro.
Cavallette time |
Non sapevamo a che ora cominciare a preoccuparci per le tre turiste bianche disperse (sono arrivate sane e salve per cena) intanto Fred ci ha presentato il suo amico Freddy (gran fantasia di nomi
qui), un ragazzo gentilissimo e discreto che confeziona scarpe e
abiti su misura con tessuti coloratissimi. Aveva con sé un piccolo
campionario delle sue creazioni che ci ha mostrato quasi con
timidezza, ma siamo rimaste stupite dall'originalità e dalla qualità
dei suoi lavori. Così abbiamo ordinato un paio di scarpe ciascuna per il giorno della partenza.
Insomma, oggi giornata tranquilla, ma il programma prosegue con il Nairobi National Park, i giardini pubblici con le scimmiette amichevoli, il Giraffe Center, l'orfanotrofio degli elefantini e... chi lo sa? Siamo nelle mani della creatività di Peris e Fred.
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