La giornata del mio compleanno è cominciata splendidamente ed è finita in disastro, quindi posso dire che mediamente sia andata bene.
Il piano era di far visita alla famiglia di Peris al villaggio Mba-Ini, pranzare da loro e poi rientrare a Nairobi per doccia e cena. Sulla strada ci siamo fermati in un supermercato dove Peris ha fatto un po' di spesa per suo padre Francis e la moglie Maggie e io ne ho approfittato per comprarmi un quotidiano locale con la data del compleanno come ricordo, tanto è scritto in inglese quindi so leggerlo.
La contea di Nyeri dove vive la famiglia Gicheru è un susseguirsi di colline verdissime, frutteti, piantagioni di tè e caffè terrazzate. Si viaggia su strade ben asfaltate, all'ombra di una gran varietà di alberi, attraversando paesini che mi sono sembrati più graziosi di quelli sull'altro versante del Monte Kenya anche se la miseria si trova ovunque. Junior che dice che la gente che si lamenta è quella che vive in città e per dargli ragione basta guardare questa famiglia di campagna: la terra dà quello che serve per sopravvivere, il resto è tutto grasso che cola.
Con grandi cerimonie e sorrisi, i genitori di Peris mi hanno aperto la loro casa per la seconda volta e hanno immediatamente adottato anche Francesca e Francesco. Abbiamo portato in dono cioccolatini e una stampa su tela della foto di famiglia scattata l'anno scorso con me che ora, tra i ritratti di famiglia e una collezione di immagini sacre, è appesa nel punto lasciato vuoto dalla mappa dei parchi dell'Africa orientale che mi hanno regalato alla prima visita. Kamau si è cimentato nella preparazione del chapati insieme a Maggie e alla nuora. La lezione di cucina si è tenuta nel casotto sul retro e purtroppo per me, che speravo di divertirmi a fotografare tentativi falliti, Francesco si è dimostrato subito un abile panificatore. Mentre il suo impasto riposava, Maggie ne ha tirato fuori uno già pronto – proprio come nei programmi tv sulle ricette – per passare alla fase di cottura sul fuoco di legna acceso sul pavimento di terra battuta e, anche qui, nessun problema. Che delusione! Mi sono consolata con la dolcezza di queste persone, la simpatia del fratello di Peris che ci ha raggiunti, la curiosità dei due nipotini Lion e Sharon e, naturalmente, con l'abbondante e delizioso pranzo cucinato dalle due insegnanti della chapati cooking class.
Prima di salutarci, Maggie ha voluto dire una preghiera per tutti noi e in particolare chiedeva di benedire noi ospiti e le nostre famiglie. Pur non essendo religiosa, queste dimostrazioni di profonda fede mi colpiscono e Francesca era quasi commossa. A malincuore siamo dovuti ripartire, ma non prima di aver abbracciato uno per uno i nostri parenti keniani!
Il giro intorno al Monte Kenya iniziato col parco Meru, passato dal parco Samuburu, proseguito con Ol Pejeta Conservancy si stava chiudendo con la strada da Nyeri a Nairobi. Al Khweza mi aspettava la torta di compleanno vegana ordinata appositamente da Peris, ma anche una doccia e un po' di riposo dopo una settimana intensa sia per emozioni che per chilometri. In realtà, il destino aveva per noi un piano ben diverso.
Mentre andavamo tranquilli su e giù per le colline, qualcosa ha allarmato Junior ed è stato subito chiaro che fosse qualcosa di serio perché ha accostato (i problemi non gravi si risolvono con una mano, guidando con l'altra). Il quadro si era illuminato con tutte le spie disponibili e la temperatura del motore saliva come se avesse la febbre da malaria. Allora Junior ha chiesto ai vivaisti che vendevano le lor piante lungo la strada di prestarci una tanica d'acqua per il radiatore. In questi pulmini, il motore si trova sotto il sedile del passeggero, dove Junior riponeva i suoi bagagli, quindi li abbiamo spostati nel retro e Francesco teneva sollevato il sedile per permettergli di versare l'acqua utilizzando una bottiglia di plastica tagliata come imbuto. Non appena l'acqua fresca ha toccato il motore bollente c'è stata un'esplosione di vapore tipo geyser dello Yellowstone che ha lavato e sterilizzato parabrezza, cruscotto e sedili anteriori, oltre a bollire un'anguria che poco prima Junior aveva comprato al mercato ortofrutticolo locale. Diminuita la temperatura, siamo ripartiti, approfittando anche di una discesa per raffreddare il motore, ma due minuti dopo eravamo di nuovo a bordo strada. Questa volta, eravamo preparati per il geyser e Francesca l'ha ripreso.
Quello che non ci aspettavamo era che il bagaglio di Junior contenesse una lattina di birra che, rompendosi, ha allagato la sua borsa con la macchina fotografica, infradiciato il sedile e pure la mia borsa che era appoggiata sullo stesso sedile. Credendola solo acqua e nella fretta di ripartire per essere a Nairobi prima che facesse buio, mi sono tranquillamente seduta lì. Un minuto dopo puzzavo di birra come un'ubriacona ed ero bagnata fino alle mutande, quando all'improvviso un tubo del radiatore è esploso durante la marcia spaventandoci tutti e costringendoci a una sosta definitiva. Il danno era catastrofico, tipo “Titanic, scansati” per cui Junior ha chiesto un passaggio a un motociclista per raggiungere un meccanico nel primo paese.
la tristezza dell'attesa |
Dato che gli accordi con i guidatori per i tour hanno un prezzo fisso pattuito a inizio lavoro, Junior temporeggiava nel chiamarci un mezzo sostitutivo perché sarebbe stato a suo carico e ripeteva che i meccanici avrebbero risolto presto. A parte che non mi sarei fidata in ogni caso a ripartire con un pulmino esploso e aggiustato con due fascette, il danno era troppo grave per sperare che potessero risolvere a bordo strada anziché in officina e quando per raggiungere un'altra parte del motore i meccanici hanno smontato anche il sedile di guida, Peris si è incazzata e ha costretto Junior a chiamare un matutu per noi.
Così, trasbordati i bagagli, siamo saliti su questa specie di discoteca su ruote con tanto di televisore e luci led in ogni angolo che, però, sfrecciava verso Nairobi nella luce del crepuscolo. Intorno a noi, la bella campagna di Nyeri ha lasciato il posto a strade più trafficate e ai sobborghi di Nairobi che, come i rotoloni Regina, non finiscono mai. Finché, ormai alle sette e mezza, siamo rotolati fuori dal matutu direttamente nelle nostre stanze al Khweza. È stato un vero sollievo togliermi i vestiti sudati e marinati nella birra per buttarmi sotto la doccia. E meno male che Maggie ci aveva benedetti, altrimenti chissà come sarebbe andata a finire!
Un'ora dopo, sul terrazzo, finalmente ci siamo seduti per la mia cena di compleanno insieme ai due figli adolescenti di Peris che si annoiavano a morte dalle cinque e mezza e il suo ex marito che, visto che li aveva accompagnati fin lì, ha pensato bene di imbucarsi alla festicciola. La mia sorella keniana ha fatto preparare una torta vegana apposta per me e, poiché era enorme, l'ho condivisa anche con lo staff che mi ha cantato tanti auguri a te sia in inglese che in swahili. Che carini!
Questo è tutto, per ora, ma prima di tornare a casa ci sono ancora un safari al Nairobi National Park e la visita all'orfanotrofio degli elefantini.
P.S. Junior, che era rimasto con i meccanici, è arrivato al Khweza alle 22.30
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