martedì 25 aprile 2023

Lo strano caso degli gnu scomparsi

La mattina dopo il mio compleanno ci siamo alzati di nuovo all'alba anche se saremmo rimasti a Nairobi, ma il parco nazionale alle porte della città è affollato nei fine settimana e volevamo godercelo all'apertura. In realtà abbiamo trovato lo stesso un sacco di jeep e pulmini, un traffico a cui non eravamo abituati nei parchi poco turistici visitati durante la settimana in solitaria. Già vedere i grattacieli sullo sfondo rovina un po' la magia del safari pur rendendolo molto particolare, se poi si aggiungono decine di mezzi a togliere la visuale su ogni animale avvistato il disagio aumenta. Junior, però, forse per farsi perdonare il disastro del giorno prima, si è dato da fare per infilarsi tra gli altri e garantirci un posto in prima fila con la giusta arroganza. Infatti abbiamo bellissime foto di due leonesse che passeggiavano lungo una delle piste, prima seguendole e poi superandole per vederle di fronte.

Alla lista di Francesco di animali da vedere mancavano ancora leone maschio, coccodrillo, ippopotamo e gnu. I primi tre, li abbiamo trovati qui al Nairobi National Park senza troppi problemi, ma non si riusciva a incontrare un solo gnu. Io e la Fra eravamo scioccate perché l'ultima volta che eravamo state qui ce n'erano a migliaia, praticamente in ogni angolo, quasi da annoiarsene. Ora eravamo circondati da gazzelle, zebre, una quantità esagerata di struzzi, tre leonesse e un leone visti nel giro di due ore, ippopotami in ogni pozza d'acqua e due coccodrilli, ma di gnu nessuna traccia, non si vedevano nemmeno in lontananza con il fedele binocolo di Francesco (regalo della Prima Comunione) che ci ha assistito negli altri parchi, sembrava si fossero estinti durante la notte. Era ridicolo chiedere informazioni agli autisti degli altri mezzi su dove poterli trovare, di solito sono i predatori quelli difficili da incontrare. Abbiamo fatto chilometri e chilometri su e giù per ogni pista, ma niente. Alle 11 dovevamo essere all'orfanotrofio degli elefantini che è aperto al pubblico solo per un'ora al giorno e il tempo scorreva. Poi l'autista di una jeep ha detto a Junior di provare in una certa zona e ci siamo precipitati là mettendo di nuovo a dura prova il pulmino scassato, ma alla fine ecco uno gnu! Uno solo, nascosto tra zebre e gazzelle. Francesco ha completato la sua lista, ma il mistero rimane insoluto: che fine hanno fatto tutti gli gnu del Nairobi National Park?

In perfetto orario, siamo usciti dal parco per rientrare da un altro ingresso, dove si trova il Sheldrick Wildlife Trust, l'orfanotrofio degli elefantini che non manchiamo mai di visitare e supportare. Dopo la pandemia, le visite sono diventate a numero chiuso su prenotazione, quindi non c'è la folla che io e la Fra avevamo trovato nelle visite precedenti e non abbiamo dovuto sgomitare per un posto intorno all'area dove i guardiani allattano i piccoli pachidermi, anzi, ho potuto cambiare posizione per godermeli da ogni lato e perfino accarezzarli quando si avvicinavano al recinto. L'unico inconveniente è che i teneri cuccioli mollano anche delle sonore e odorose scorregge in faccia al pubblico, ma è tutta natura, no? Durante l'ora di apertura al pubblico, uno dei guardiani racconta la storia del centro e quella dei vari elefanti che stavamo guardando, orfani per svariate ragioni: pochi perché i genitori sono morti di vecchiaia, tutti gli altri a causa dell'uomo, sia per il bracconaggio che per la perdita di habitat. Quelli salvati di recente sono vittime della siccità che ha lasciato gli adulti senza acqua né vegetazione da mangiare in diverse aree del Kenya e i piccoli bloccati nel fango delle pozze prosciugate. Quando è possibile rimetterli in libertà – dopo le cure mediche e l'apprendimento dagli elefanti più grandi su come sopravvivere in natura – vengono rilasciati nel parco Tsavo e monitorati finché non vengono accettati in qualche branco.

Oltre agli elefantini, il centro ospita anche altri animali orfani tra cui un rinocerontino cieco che non viene portato nell'area per turisti perché il rumore di tanta gente lo spaventerebbe e confonderebbe. Lui trascorrerà il resto della vita al Sheldrick perché non sarà mai in grado di cavarsela da solo, senza le cure dei guardiani, ecco perché sono importanti le adozioni a distanza.

Proprio al termine della visita il cielo si è oscurato e i tuoni di un bel temporale mi hanno dato appena il tempo di comprare qualche souvenir per sostenere l'associazione prima che scoppiasse il diluvio.

Siamo tornati al Khweza per pranzo e relax mentre la pioggia continuava ad allagare le strade. A metà pomeriggio, durante una schiarita, Peris ci ha raggiunti per accompagnarci al Masai Market, ma avevamo appena cominciato a esplorare quando si è alzato di nuovo il vento e il cielo si è rabbuiato facendo scappare tutti. Dobbiamo assolutamente tornarci la prossima volta che siamo in Kenya perché è un mercatino delizioso e coloratissimo. Comprate le cartoline che continuo imperterrita a spedire nell'era delle mail, siamo saliti sulla torre KICC, un grande centro conferenze dove per l'equivalente di tre euro e qualche centesimo si può salire sul tetto al trentesimo piano per osservare la città dall'alto.

Infine siamo rientrati al Khweza che ormai a Nairobi chiamiamo casa. Abbiamo salutato la fantastica Peris con abbracci e baci come la nostra sorella africana e con la promessa di tornare perché c'è ancora tanto che dobbiamo vedere in questo paese dai mille paesaggi diversi.

Cena e a nanna presto perché la sveglia era alle 2.30 (this is not an hour! come mugugnava Peris durante i giorni di safari quando ci alzavamo all'alba) ma vi racconterò il viaggio di ritorno nel prossimo post.

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