La
mattina dopo il mio compleanno ci siamo alzati di nuovo all'alba
anche se saremmo rimasti a Nairobi, ma il parco nazionale alle porte
della città è affollato nei fine settimana e volevamo godercelo
all'apertura. In realtà abbiamo trovato lo stesso un sacco di jeep e
pulmini, un traffico a cui non eravamo abituati nei parchi poco
turistici visitati durante la settimana in solitaria. Già vedere i
grattacieli sullo sfondo rovina un po' la magia del safari pur
rendendolo molto particolare, se poi si aggiungono decine di mezzi a
togliere la visuale su ogni animale avvistato il disagio aumenta.
Junior, però, forse per farsi perdonare il disastro del giorno
prima, si è dato da fare per infilarsi tra gli altri e garantirci un
posto in prima fila con la giusta arroganza. Infatti abbiamo
bellissime foto di due leonesse che passeggiavano lungo una delle
piste, prima seguendole e poi superandole per vederle di fronte.
Alla
lista di Francesco di animali da vedere mancavano ancora leone
maschio, coccodrillo, ippopotamo e gnu. I primi tre, li abbiamo
trovati qui al Nairobi National Park senza troppi problemi, ma non si
riusciva a incontrare un solo gnu. Io e la Fra eravamo scioccate
perché l'ultima volta che eravamo state qui ce n'erano a migliaia,
praticamente in ogni angolo, quasi da annoiarsene. Ora eravamo
circondati da gazzelle, zebre, una quantità esagerata di struzzi,
tre leonesse e un leone visti nel giro di due ore, ippopotami in ogni
pozza d'acqua e due coccodrilli, ma di gnu nessuna traccia, non si
vedevano nemmeno in lontananza con il fedele binocolo di Francesco
(regalo della Prima Comunione) che ci ha assistito negli altri
parchi, sembrava si fossero estinti durante la notte. Era ridicolo
chiedere informazioni agli autisti degli altri mezzi su dove poterli
trovare, di solito sono i predatori quelli difficili da incontrare. Abbiamo fatto chilometri e chilometri su e giù per ogni pista, ma niente. Alle 11 dovevamo essere all'orfanotrofio degli elefantini che è aperto al pubblico solo per un'ora al giorno e il tempo scorreva. Poi l'autista di una jeep ha detto a Junior di provare in una certa zona e ci siamo precipitati là mettendo di nuovo a dura prova il pulmino scassato, ma alla fine ecco uno gnu! Uno solo, nascosto tra zebre e gazzelle. Francesco ha completato la sua lista, ma il mistero rimane insoluto: che fine hanno fatto tutti gli gnu del Nairobi National Park?
In perfetto orario, siamo
usciti dal parco per rientrare da un altro ingresso, dove si trova il
Sheldrick Wildlife Trust, l'orfanotrofio degli elefantini che non
manchiamo mai di visitare e supportare. Dopo la pandemia, le visite
sono diventate a numero chiuso su prenotazione, quindi non c'è la
folla che io e la Fra avevamo trovato nelle visite precedenti e non
abbiamo dovuto sgomitare per un posto intorno all'area dove i
guardiani allattano i piccoli pachidermi, anzi, ho potuto cambiare
posizione per godermeli da ogni lato e perfino accarezzarli quando si
avvicinavano al recinto. L'unico inconveniente è che i teneri
cuccioli mollano anche delle sonore e odorose scorregge in faccia al
pubblico, ma è tutta natura, no? Durante l'ora di apertura al
pubblico, uno dei guardiani racconta la storia del centro e quella
dei vari elefanti che stavamo guardando, orfani per svariate ragioni:
pochi perché i genitori sono morti di vecchiaia, tutti gli altri a
causa dell'uomo, sia per il bracconaggio che per la perdita di
habitat. Quelli salvati di recente sono vittime della siccità che ha
lasciato gli adulti senza acqua né vegetazione da mangiare in
diverse aree del Kenya e i piccoli bloccati nel fango delle pozze
prosciugate. Quando è possibile rimetterli in libertà – dopo le
cure mediche e l'apprendimento dagli elefanti più grandi su come
sopravvivere in natura – vengono rilasciati nel parco Tsavo e
monitorati finché non vengono accettati in qualche branco.
Oltre
agli elefantini, il centro ospita anche altri animali orfani tra cui
un rinocerontino cieco che non viene portato nell'area per turisti
perché il rumore di tanta gente lo spaventerebbe e confonderebbe.
Lui trascorrerà il resto della vita al Sheldrick perché non sarà
mai in grado di cavarsela da solo, senza le cure dei guardiani, ecco
perché sono importanti le adozioni a distanza.
Proprio
al termine della visita il cielo si è oscurato e i tuoni di un bel
temporale mi hanno dato appena il tempo di comprare qualche souvenir
per sostenere l'associazione prima che scoppiasse il diluvio.
Siamo
tornati al Khweza per pranzo e relax mentre la pioggia continuava ad
allagare le strade. A metà pomeriggio, durante una schiarita, Peris
ci ha raggiunti per accompagnarci al Masai Market, ma avevamo appena
cominciato a esplorare quando si è alzato di nuovo il vento e il
cielo si è rabbuiato facendo scappare tutti. Dobbiamo assolutamente tornarci la prossima volta che siamo in Kenya perché è un mercatino
delizioso e coloratissimo. Comprate le cartoline che continuo
imperterrita a spedire nell'era delle mail, siamo saliti sulla torre
KICC, un grande centro conferenze dove per l'equivalente di tre euro
e qualche centesimo si può salire sul tetto al trentesimo piano per
osservare la città dall'alto.
Infine
siamo rientrati al Khweza che ormai a Nairobi chiamiamo casa. Abbiamo
salutato la fantastica Peris con abbracci e baci come la nostra
sorella africana e con la promessa di tornare perché c'è ancora
tanto che dobbiamo vedere in questo paese dai mille paesaggi diversi.
Cena
e a nanna presto perché la sveglia era alle 2.30 (this is not an
hour! come mugugnava Peris durante i giorni di safari quando ci alzavamo all'alba) ma vi racconterò il viaggio di ritorno nel prossimo post.
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