Trovata una connessione internet, ecco la cronaca dei nostri primi giorni in Kenya.
|
scorcio di Rift Valley |
DA NAIROBI AL MASAI MARA
La
prima notte a Nairobi abbiamo dormito alla grande. Eravamo stanche,
certo, però è anche merito dei comodissimi letti del Khweza. A
parte una tizia che a un certo punto si è messa a urlare in strada
proprio sotto la nostra finestra, ci siamo svegliate riposate e
pronte per l'avventura.
Dopo
colazione, siamo scese in reception e lì ho finalmente conosciuto
Peris che ieri non c'era.
-Ah Simo!- mi ha salutata -Non vedevo
l'ora di incontrarti!-
Così
alla fine ho scoperto che Peris è una donna, anzi una bambolona di
cioccolato fondente con un grande sorriso simpatico che mi ha
abbracciata come una vecchia amica, dopo tutte le mail che ci siamo
scritte per organizzare questa vacanza. La rivedermo lunedì prossimo
perché Fred, il nostro autista, ci aspettava già in strada con il
nostro pulmino personale.
Fred
è un altro personaggio sempre sorridente e soprattutto è un grande
pilota perché, oltre a sapersi destreggiare nel traffico spaventoso
del mattino, è un esperto di sterrati. Il mezzo non è propriamente
un 4x4, ma nelle mani giuste ti porta ovunque, come insegna Top Gear.
Nel
casino di Nairobi, certe manovre sfidano le leggi della fisica, lo
spazio si crea mentre ti avvicini e magicamente ti infili tra quattro
auto provenienti da direzioni diverse (una con l'adesivo Jesus never
fails) in mezzo a un incrocio. Per un istante il tempo si ferma, poi
qualcuno fa la prima mossa e, in un gioco di sfioramenti, il nodo si
scioglie.
Uscite
da Nairobi, ci siamo lasciate alle spalle la puzza di smog e di
rifiuti bruciati, per sentirci finalmente in Africa. Il panorama
intorno alla strada si trasforma in quello selvaggio dei documentari
e, passando su un altopiano che domina la Rift Valley ci siamo
soprese di quanto fosse verde. Fred si è fermato in un punto
panoramico per lasciarci fare le prime foto, poi ha indicato
l'orizzonte e ha detto: -Tra poco, noi spariremo laggiù nel bush!-
Dopo
tre ore di viaggio, il tratto asfaltato finisce e viene rimpiazzato
da una pista di terra rossa piena di pietre. Fred ha sgonfiato le
gomme del pulmino e nelle due ore successive ha dato il meglio di sé.
Sembrava di stare in sella a un cavallo impazzito, mentre accanto a
noi si formavano enormi Dust Devils che poi svanivano come erano
apparsi. I pastori Masai con i loro abiti colorati sfilavano dietro i
finestrini salutandoci. Schivando buche come crateri e saltellando
sui dossi, Fred riusciva anche a indicarci giraffe e zebre tra gli
alberi e rispondere al cellulare. Un mito che ci ha ricordato ancora
una volta le imprese degli speciali di Top Gear in terre selvagge.
Verso
l'una ha svoltato in un villaggio alle porte del Masai Mara
annunciando: -You are home!- al che ci siamo preoccupate perché ci
aspettavamo un campeggio, mentre stavamo attraversando una
baraccopoli. Poi, però, siamo entrati in un'area recintata e il
paesaggio è cambiato di nuovo: il campeggio è favoloso! La nostra
tenda ha perfino il bagno privato con doccia calda e il ristorante ha
una vista magnifica sulla valle. Ad aiutarci a scaricare i bagagli,
sono intervenuti il gestore del camping e un masai in abito
tradizionale. Non hanno voluto essere aiutati e ci hanno perfino
spolverato le valige! La corrente c'è solo dalle 18 alle 22, come in
Kalimantan e niente wifi, quindi leggerete tutto questo tra qualche
giorno.
Dopo
pranzo, pennichella per Feddi e Fra, mentre io ho scritto questo
pezzo. Ora si parte per il primo safari. Evviva!
CAVALLETTE
AL MASAI MARA
|
la nostra tenda |
Il
primo assaggio di uno dei parchi più famosi d'Africa è stato in un
tranquillo pomeriggio di sole. All'ingresso, mentre Fred comprava i
biglietti per due giorni, il nostro pulmino è stato assalito da uno
stormo di belle e colorate donne masai che cercavano di venderci
collane e braccialetti. Abbiamo attuato la strategia giapponese che
funziona sempre: sorridi e fingi di non capire. La gente ti prenderà
per deficiente, ma alla fine si arrende e ti lascia stare.
Varcato
il cancello, è cominciata la nostra piccola avventura di tre ore e
mezza.
Abbiamo
incontrato pochissimi turisti perché in genere vengono in estate,
quando i grandi branchi di animali migrano verso il Serengeti. Per
noi è stato bellissimo visitarlo nella quasi totale solitudine e
goderci panorami favolosi strapieni degli animali selvaggi dei
documentari.
Abbiamo
visto da vicino gnù, zebre, gazzelle, impala, bufali e giraffe in
quantità. Abbiamo anche incontrato un paio di pastori masai con il
loro gregge e Fred ci ha spiegato che indossano abiti dai colori
vivaci perché così possono vedersi anche da lontano nella savana.
Fred
si conferma un grande pilota e ha una passione per le piste meno
battute. Se avvista qualcosa di interessante, si getta
all'inseguimento, incurante dei rumori sinistri emessi dal nostro
pulmino scassato e dei lividi che ci siamo fatte facendoci
sballottare sugli sterrati. Quando Fred dice -Tenetevi forte!-
bisogna aspettarsi di tutto.
Il
nostro primo safari in Kenya ci ha emozionate e non vedevamo l'ora di
trascorrere l'intera giornata successiva nel parco. Mentre tornavamo
al campeggio, Fred ha incrociato un'altra guida che gli ha detto di
aver avvistato un ghepardo. Per tutta la sera il nostro driver si è
disperato perché ce lo siamo perso. Non si dava pace e prometteva
grande spettacolo per il giorno dopo.
La
vista dal ristorante del campeggio è strepitosa, ma il cielo
nuvoloso ci ha privato del nostro primo tramonto africano.
Per
cena abbiamo trovato zuppa di verdure calda, deliziosa. Puntata la
sveglia alle 6.30, siamo andate a letto ancora emozionate e ben
coperte perché la notte la temperatura crolla.
UN
GIORNO DA ESPLORATRICI
Questa
è stata una giornata straordinaria!
Colazione
alle 7 per le tre Cavallette armate così: reflex Nikon (io), reflex
Canon (Fra), Iphone (Feddi), una piccola Kodak compatta per i video.
Fred
era carico e deciso a farci vedere il meglio del parco, ancora
incazzato dal giorno prima per essersi perso il ghepardo.
|
la giraffa morta in HD |
La
prima parte del Masai Mara è incredibilmente verde e rigogliosa,
poi, dopo la curva della giraffa sbranata (l'abbiamo chiamata così
perché c'era davvero il cadavere di una giraffa mangiata dalle
iene), si sale su un altopiano oltre il quale comincia la tipica
savana gialla con l'erba alta. Prima di arrivarci, però, Fred ha
avvistato un leone nella zona verde e si è lanciato
all'inseguimento, uscendo dalla pista, per farcelo fotografare da
vicino. Mentre lo raggiungevamo, ci siamo accorti che erano in due,
maschi e probabilmente fratelli. Qualche altro pulmino di turisti ci
ha seguiti, ma il nostro autista è il migliore e siamo arrivati per
primi. Che meraviglia! I leoni, per nulla spaventati dalla nostra
presenza, hanno continuato a passeggiare e si sono anche buttati
nell'erba a giocare tra loro. Ci si è poi presentata una scenetta
bizzarra: un bufalo ha cominciato a inseguire uno dei due leoni e
quello si allontanava a grandi passi. Ma come? In tv si vede sempre
il contrario!
Ci
siamo poi diretti verso le colline verdi del Serengeti che segnano il
confine con la Tanzania, inoltrandoci in un paesaggio da film
d'avventura. Come vedrete nelle foto (oggi ne carico poche, giusto
per darvi un'idea, ma appena possibile ne aggiungerò molte altre e
qualche video) abbiamo incontrato tanti animali meravigliosi ed è
così bello poterli osservare liberi nel lor ambiente che non capisco
come si possa cacciarli invece che proteggerli. Per fortuna questo
parco è pattugliato da ranger e unità speciali anti-bracconaggio
perché è davvero un ecosistema prezioso. Tra giraffe, gazzelle,
strani uccelli dai colori incredibili, elefanti con cuccioli,
bufali, facoceri, ippopotami e coccodrilli eravamo completamente
rapite da questo luogo magico. Visitarlo da sole, invece che con un
gruppo, ci ha dato la libertà di fermarci quando e dove volevamo per
osservare e scattare foto.
Intanto
Fred era sempre alla ricerca di qualcosa di speciale per riscattarsi
dalla storia del ghepardo. Non si rendeva conto che per noi era già
tutto speciale. Si è inoltrato sempre più lungo i sentieri meno
battuti per trovarci una leonessa tra i cespugli. Mi vanto di essere
stata io ad avvistrala per prima tra le foglie e Fred ha fatto una
retromarcia a tutta velocità per portarci più vicino. Era
bellissima e l'abbiamo seguita per un po', finché si è messa a
puntare una coppia di facoceri e ci siamo allontanati per lasciarla
cacciare in pace.
Ci
siamo fermati sotto un albero per mangiare il nostro pranzo al sacco
e subito siamo stati raggiunti da due avvoltoi che aspettavano gli
avanzi.
Qui,
tanto per rendervi partecipi, ho fatto pipì nella savana, ma era già
la seconda volta, la prima è stata in collina tra i cespugli mentre
arrivava una jeep con una coppia di giapponesi, ma mi scappava
troppo; la Niña l'aveva fatta tra i cespugli come me prima scendere
al fiume dove abbiamo visto ippopotami e coccodrilli; la Fra l'ha
tenuta fino a sera.
Dopo
la pausa, siamo tornati a caccia di foto e i ranger ci hanno indicato
dove un gruppo di leoni stava facendo la pennichella all'ombra.
Ovviamente ci siamo precipitati là e li abbiamo trovati sdraiati a
rilassarsi come gattoni.
Fred,
però, non era ancora soddisfatto: -Dovete vedere un ghepardo o un
leopardo!- e non ci avrebbe riportate in campeggio finché non avesse
compiuto questa missione.
La
mattina ci aveva mostrato un albero con strani frutti allungati a
forma di salamelle e ci aveva spiegato che da quei frutti i Masai
fanno la birra. Lasciati i leoni, si è diretto di nuovo verso
l'albero della birra sperando di avvistare un leopardo perché sapeva
che ama arrampicarsi tra i suoi rami. Noi già ci vedevamo a vagare
fino a notte fonda in cerca di un così animale raro e sfuggente,
quando all'improvviso è apparso proprio davanti a noi e ci ha
attraversato la strada. Io ho lanciato un'esclamazione colorita
perché, se non fosse stato perché andavamo pianissimo, l'avremmo
investito. Fred intanto ringraziava il cielo perché finalmente si
era tolto un peso dalla coscienza. Il leopardo ci è passato accanto
e poi è saltato silenziosamente sull'albero della birra per
accomodarsi su un ramo con le zampe a penzoloni. Che fortuna!
Foto,
video e infiniti wow, dopo, siamo tornati sulla pista battuta e,
vedendo in lontananza un altro pulmino, Fred ha cominciato ad
abbagliare per segnalare l'avvistamento. È stato un gesto molto
carino condividere con altri la nostra fortunata scoperta, come anche
fermarsi a raccogliere una bottiglia di plastica lasciata da qualche
incivile.
Siamo
rientrati al campeggio in tempo per la cena. Puzzavamo come il TdC
dopo una settimana in Sardegna
con Thomas ed eravamo ricoperte di terra rossa, ma eravamo tre
Cavallette soddisfatte.
Prossima
tappa: lago Nakuru.