mercoledì 21 settembre 2022

Mba-Aini

Il titolo impronunciabile di questo post è il nome del villaggio d'origine di Peris. Si trova nella contea di Nyeri, tra il monte Kenya e il parco Aberdare dove il fertile suolo vulcanico ha reso la natura rigogliosa.


Mentre ci avvicinavamo, Peris mi indicava i luoghi della sua infanzia: la scuola, la chiesa, il ruscello dove faceva il bagno d'estate, la cascata sotto la quale si nasconde un caverna dove andava a giocare con gli amici di nascosto dai genitori che glielo proibivano perché pericoloso, le case dei cugini. Un tour della sua vita da bambina, insomma. la strada per la casa dei genitori è in salita e dall'alto si gode una vista spettacolare sulla valle e il monte Kenya. 

La piccola casa sorge su un terreno che la famiglia coltiva da generazioni con alberi da frutto, ortaggi e caffè. L'elettricità è arrivata negli anni Ottanta e in inverno fa molto freddo, però è un luogo talmente bello che sembra non mancare nulla per vivere serenamente e infatti i ricordi di Peris della sua infanzia qui sono tutti felici, anche quando racconta che lei e suoi fratelli dovevano portare la legna per il fuoco su per la salita fino a casa. Racconta che dovevano sbrigare le faccende nell'orto e finire i compiti di scuola prima del ritorno a casa dei genitori, ma erano sempre in ritardo perché si mettevano a giocare e mangiare la frutta così venivano puniti a pizzicotti dalla madre che è mancata nel 2009. Suo padre, Francis, si è risposato nel 2011 ed è con la sua seconda moglie Margaret che ci accoglie in casa al nostro arrivo, mi abbracciano come una di famiglia perché Peris gli ha parlato tanto di me.

Mentre Margaret è intenta a preparare il pranzo, ci accomodiamo sulle poltrone a parlare. Francis è simpaticissimo, ride e scherza con ognuno di noi. Prima di andare in pensione, oltre a occuparsi della sua terra, era un insegnante alla scuola elementare locale. Appese in salotto, insieme a immagini sacre e foto di famiglia, ci sono diverse cartine geografiche e io mi incanto a guardarne una dell'est Africa con indicati anche i parchi nazionali di Kenya, Uganda e Tanzania. "Se ti piace prendila pure" mi dice il papà di Peris mentre la toglie dal chiodo "Io posso procurarmene un'altra" e la arrotola per regalarmela. Sono strafelice perché è sulle mappe dell'atlante che ho cominciato a sognare paesi lontani da bambina e adoro le cartine geografiche, soprattutto quelle come questa che da noi non si trovano perché le nostre hanno sempre l'Europa al centro, oppure riportano continenti interi e poi è speciale perché viene dalla casa di un insegnante del Kenya. "La conserverò con cura e la appenderò a casa mia" gli prometto. Uno dei fratelli di Peris passa a salutare e le lascia una busta da consegnare alla figlia che studia all'università di Nairobi. Un altro dei suoi fratelli è morto l'anno scorso, poi ha una sorella che però oggi non riusciremo a incontrare perché dobbiamo rientrare a Nairobi entro sera e lei è al lavoro. 

Margaret ha preparato un pranzo super abbondante e fa avanti e indietro dalla cucina allineando sulla tavola le zuppiere da cui ognuno si serve da solo: riso alle verdure, lenticchie piccanti, verdure saltate, spinaci e uno spezzatino di carne per gli altri. Poi esce dal retro e Peris mi dice di seguirla perché va nella cucina esterna a preparare il chapati, così le faccio un video mentre con pochi gesti esperti cuoce sul fuoco a legna questa specie di piadina morbida.

Dopo mangiato, faccio un giro della proprietà con Peris che mi indica tutte le piante che coltivano e le case degli altri famigliari. Deve essere stato bellissimo crescere qui, con questa abbondanza di prodotti della terra anche se le strade sono un disastro, le case sono spartane, le comodità mancano, ma ai bambini non importa, godono della libertà e della natura e forse imparano più cose che crescendo in città dove tutto è più facile e a portata di mano.

Prima di salutarci, Margaret si cambia d'abito in un minuto e mezzo per celebrare il nostro incontro con qualche foto di gruppo. Infine ci mettiamo in cerchio perché vuole dire una preghiera e lo fa nella loro lingua quindi non capisco cosa dica però cita il mio nome. Io, che non sono religiosa, quando mi trovo tra persone così credenti, con una fede così forte, che confidano con tanta convinzione nella bontà divina, mi trovo in imbarazzo perché ho sempre il dubbio che magari abbiano ragione loro, o almeno ci spero, perché le loro benedizioni portino davvero a un mondo migliore. Anche quando nel 2017 a Bali sono andata al tempio con la famiglia di Kari e ho partecipato ai riti beneauguranti della funzione mi sono sentita così: grata per la loro fede. Non tanto per me che sono una peccatrice senza speranza, ma perché le persone gentili e generose dovrebbero essere in qualche modo ripagate, se non in questa vita difficile con piccole gioie, almeno nell'aldilà, in qualunque aldilà credano. Ecco le foto della visita.

Baci e abbracci e poi siamo on the road again, verso Nairobi. Lungo la strada ci fermiamo a un mercato perché qui frutta e verdura costano meno, Peris e James comprano sacchi e sacchi di roba con cui riempiamo il furgone. Quei pomodori, quelle carote e quella frutta colorata avevano un profumo incredibilmente invitante, ma non potevo certo portarmeli via in aereo così osservo con invidia e acquolina.

Il viaggio è lungo ed è il tramonto quando siamo alle porte della città. Peris telefona alla nipote per avvisarla che siamo nei pressi dell'università e abbiamo la busta di suo padre da consegnarle, poi, come se fossimo a Napoli, James si ferma con quattro frecce in piena tangenziale sotto un cavalcavia pedonale ad aspettarla. Ad un tratto vedo arrivare una bellissima ragazza con i capelli legati in una coda che corre leggiadra come una gazzella tra la gente, sale le scale del cavalcavia senza alcuno sforzo e scende dal nostro lato in un tempo da record olimpico, si affaccia al finestrino e saluta zia Peris con un sorriso, ritira la busta e un po' di chapati fatto oggi dalla nonna e sparisce com'è apparsa. Noi ripartiamo e nessuno ha osato suonare il clacson.

Il traffico si fa più intenso, è l'ora di punta, ma facciamo un'ultima tappa a casa di Peris dove scarichiamo la spesa fatta lungo la strada e mi presenta i suoi due figli gemelli che verranno con noi a cena al Khweza. La casa di Peris è un appartamento molto accogliente in un piccolo e grazioso condominio dove tutti i vicini la salutano visto che è stata via con me e non la vedevano da diversi giorni. Le strade del quartiere non sono asfaltate e il furgone dondola tra le buche e la folla di chi si ferma nei negozi al ritorno dal lavoro. James è sfinito, non vede l'ora di scaricarci al Khweza e andarsene a casa, poverino, ma il traffico è infernale.

Quando arriviamo è ormai buio. Scarichiamo i miei bagagli ed è il momento di congedare James che ci ha scarrozzate per una settimana dalla savana ai monti, sempre puntuale e gentile. 

Alla reception ritiro la chiave della mia stanza e una coperta Masai che ho fatto ricamare per mio fratello e consegnare lì. Giusto il tempo di darmi una rinfrescata e saliamo sul terrazzo per la cena. Mentre traffico con il vecchio laptop che ho regalato ai ragazzi perché mi sono dimenticata di impostarlo sull'inglese, Peris mi fa un'ultima sorpresa. "Guarda chi c'è" mi dice indicando un uomo che emerge dai tavoli degli avventori del venerdì sera. Fred! 

Che gioia rivederlo! Ci siamo subito fatti una foto da mandare alle Cavallette, poi abbiamo ricordato le nostre avventure e disavventure (tipo quando ci si è fermato il furgone nel mezzo del parco Aberdare senza possibilità di essere soccorsi o quando ci ha fatto passare il confine con la Tanzania senza documenti solo per farci vedere il Kilimangiaro da una prospettiva migliore). Fred è la guida migliore del mondo e ci ha fatto anche da fratello maggiore, sempre attento e premuroso, ma mai invadente. Lo credevo ancora in Inghilterra perché dopo il nostro ultimo viaggio aveva sposato una donna inglese e si era trasferito a Londra dove hanno anche avuto un bambino. Ma durante uno dei nostri gossip corner Peris mi aveva detto che è separato ed è tornato in Kenya. Me l'ha raccontato anche lui, mentre si univa a noi per la cena. Sta rimettendo un po' in ordine la sua vita facendo i lavori che trova, ma l'ho prenotato subito per le prossime volte che tornerò perché con Peris abbiamo stilato una lunga lista di parchi e foreste che ancora devo visitare in questo paese meraviglioso, compreso uno sconfinamento in Uganda per vedere i gorilla di montagna e l'ingaggio di una guida botanica nella foresta per imparare qualcosa anche sulle piante.

Che splendida serata! Peccato che fosse l'ultima perché la mattina dopo mi aspettava il volo di ritorno, ma quella è un'odissea che vi racconterò nel prossimo post.

Mi dispiace ancora che Sonia non sia potuta venire, ma almeno ho degli amici sul posto che mi hanno fatta sentire a casa.

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