Per leggere un fondo di caffè balinese ci
vorrebbero giorni, si fa come quello greco, lasciando depositare il caffè nella
tazza di acqua bollente. È dolce e pastoso come cioccolata.
Pensavo queste boiate nella notte e sono arrivate
subito le 5.00 del mattino, ora in cui il taxi ci avrebbe portati all’aeroporto
di Denpasar per volare a Flores. Splendido percorrere all’alba quelle strade
nel sud di Bali che durante il giorno sono intasate di traffico.
Arrivati al terminal delle partenze nazionali
cerchiamo il nostro volo TransNusa sugli schermi. Non esiste.
Cominciamo a sudare visto che abbiamo gestito tutto
troppo facilmente via mail con la gentilissima signorina Vera di TransNusa,
chiesti orari e percorsi, pagato con bonifico estero e ricevuti strani e-ticket
con timbri apposti a mano e scansionati. Ma ci siamo fidati.
Dopo qualche minuto di perplessità davanti all’elenco delle partenze che non ci includeva, cerchiamo l’ufficio della compagnia, ma apre alle 9 e il nostro volo dovrebbe decollare alle 8. Entriamo allora nell’area dei check in e ci passano tutti i bagagli ai raggi x prima ancora di arrivare ai banchi. Chiedono di vedere il cavalletto della mia macchina fotografica, poi ci fanno passare. Non sappiamo bene come fare visto che il nostro volo ancora non esiste sugli schermi. Ci dirigiamo allora a casaccio verso i banchi dei check in e ne vediamo uno con scritto “Labuan Bajo” che era la nostra meta, ma con il logo di un’altra compagnia aerea. Chiediamo comunque alla signorina del desk che ci fa capire che non ci sono problemi: il nostro biglietto va bene lo stesso anche per la AviaStar. Tutto molto napoletano. Non ci chiede nemmeno i passaporti, bastano i nostri e-ticket scansionati. Pesa la nostra valigia condivisa (il resto dei bagagli resta a Bali in deposito gratuito dove abbiamo prenotato le stanze per il giorno del ritorno), poi pesa noi.
Sì avete letto bene, ci fa salire uno per uno sul nastro pesa-bagagli con in spalla i nostri zainetti e ci pesa! Tutto ok, possiamo passare.
Dopo qualche minuto di perplessità davanti all’elenco delle partenze che non ci includeva, cerchiamo l’ufficio della compagnia, ma apre alle 9 e il nostro volo dovrebbe decollare alle 8. Entriamo allora nell’area dei check in e ci passano tutti i bagagli ai raggi x prima ancora di arrivare ai banchi. Chiedono di vedere il cavalletto della mia macchina fotografica, poi ci fanno passare. Non sappiamo bene come fare visto che il nostro volo ancora non esiste sugli schermi. Ci dirigiamo allora a casaccio verso i banchi dei check in e ne vediamo uno con scritto “Labuan Bajo” che era la nostra meta, ma con il logo di un’altra compagnia aerea. Chiediamo comunque alla signorina del desk che ci fa capire che non ci sono problemi: il nostro biglietto va bene lo stesso anche per la AviaStar. Tutto molto napoletano. Non ci chiede nemmeno i passaporti, bastano i nostri e-ticket scansionati. Pesa la nostra valigia condivisa (il resto dei bagagli resta a Bali in deposito gratuito dove abbiamo prenotato le stanze per il giorno del ritorno), poi pesa noi.
Sì avete letto bene, ci fa salire uno per uno sul nastro pesa-bagagli con in spalla i nostri zainetti e ci pesa! Tutto ok, possiamo passare.
Ancora perplessi arriviamo al passo successivo, lo
sportello per la tassa aeroportuale: la tizia guarda i biglietti, ci fa pagare
4$ a testa e ci fa passare. Ancora nessuno ci ha chiesto i passaporti, potremmo
essere chiunque. Al controllo bagagli, di nuovo con i raggi x, nemmeno. Al gate
nemmeno. Ci portano in pullman fino all’aereo e ancora nessuno sa chi siamo!
Però ci hanno fatto tre volte i raggi x al bagaglio.
Decolliamo con questo piccolo quadrimotore pilotato,
credo, dalla hostess perché il tipo vestito da capitano è salito dirigendosi
verso la coda dell’aereo. Il volo dura un’oretta, ci danno un bicchiere d’acqua
e una brioche mentre sorvoliamo un mare così bello che mi dimentico di essere
sulla Paperoga Airlines.
Isole, isolotti, scogli, secche e mille sfumature di blu scorrono sotto il nostro quadrimotore rumorosissimo e in un attimo atterriamo a Labuan Bajo. Una pista, un salone che fa da terminal arrivi e una panca sotto il cartello “baggage claim” che consiste in due omini che scaricano le valigie dall’aereo e praticamente per ognuna chiedono “Di chi è questa?”. Che scena!
Isole, isolotti, scogli, secche e mille sfumature di blu scorrono sotto il nostro quadrimotore rumorosissimo e in un attimo atterriamo a Labuan Bajo. Una pista, un salone che fa da terminal arrivi e una panca sotto il cartello “baggage claim” che consiste in due omini che scaricano le valigie dall’aereo e praticamente per ognuna chiedono “Di chi è questa?”. Che scena!
Fuori dall’aeroporto avrebbe dovuto esserci un
incaricato dell’hotel venuto a prenderci, ma visto che avevamo più di un’ora di
ritardo forse se n’era andato. Quindi Sergio contratta con un tassista un
prezzo inferiore a quello che ci avrebbe fatto l’hotel. Ottimo, partiamo per la
città che dista pochi minuti.
Ora dovete sapere che Labuan Bajo è un paesino brutto e
sporco che si accalca sui due lati di una via circolare che sale sulle colline
e ridiscende fino al porto. Il giovane tassista ci porta sotto un albergo e noi
gli facciamo presente che non è il nostro. Lui va, comincia a disperarsi perché
non lo trova. Si ferma a chiedere ad un amico che fa una faccia preoccupata e
gli indica poi una strada, sempre quella, l’unica del paese. Rifacciamo il giro
un’altra volta e mezza finché finalmente arriviamo! Il ragazzo tutto contento
ci fa scendere ridendo un po’ di se stesso.
Con il gestore dell’alberghetto organizziamo subito
la gita per domani a Rinca e per questo pomeriggio ci fa portare in barca sulla
spiaggia di una delle tante isolette qui attorno. Labuan Bajo è un continuo cantiere (piacerebbe tanto ai vecchi) con relativa polvere e rumore, qui dicono che sia un paese in crescita, a noi sembra una mezza discarica. Comunque è tanto brutto il paese quanto son belli i dintorni che si raggiungono con pochi minuti di barca.
Spettacolare barriera
corallina ovunque, l’incontro con un cucciolo di squalo e i delfini che sono
spuntati accano alla barca ci hanno fatto dimenticare il viaggio sgangherato,
ma divertente e la bruttezza del paesino di Labuan Bajo che ha l’unico pregio
di essere la porta per queste isole meravigliose e selvagge.
Spero di trovare presto una connessione veloce per caricarvi le foto e i video perché così potrete farvi un'idea di
quali bellezze naturali vi sto parlando.
Baci!
... bellissimi questi momenti di avventura... ricordarli è come riviverli...
RispondiEliminagli imprevisti sono la parte migliore, vero?
RispondiEliminaSecondo me l'aereo della Paperoga Airlines si pilota dalla coda...non ci avevi pensato eh...
RispondiEliminaSergio come si é trovato a Labuan, in mezzo ai cantieri? Già lo vedo, braccia conserte, accigliato, criticare il lavoro dei manovali...
Ah, quando c'è da criticare lui è sempre in prima fila :)
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