Tra Flores e Komodo ci sono decine di isole e
isolotti alcuni brulli, altri verdissimi, altri circondati da file di
mangrovie. Mentre ieri sera tornavamo da Angel Island tre delfini hanno
affiancato la nostra barca e questa mattina presto quando siamo salpati per
Rinca abbiamo incrociato una foca. Snorkelando ieri intorno alla piccola Angel
Island, che ha una bellissima barriera corallina, abbiamo incontrato uno
squaletto e Sergio è riuscito a riprenderlo in un breve video con la macchina
fotografica subacquea. Ve lo caricherò sul blog appena sarò tornata a Ubud.
Oggi, dopo la visita a Rinca, siamo stati in altri
due isolotti dei quali non conosciamo il nome perché capitan barcarolo e il giovane
aiutante sapevano forse tre parole in inglese. Il secondo di questi isolotti è
come quello che comprerei se fossi ricca: ha una parte pianeggiante con alberi
e erba circondata da spiaggia bianca di corallo (che non scotta mai) e un mare
supertrasparente che lascia intravedere la barriera e i suoi abitanti anche
dalla riva, poi ha una ripida collina appuntita come una piramide dove
costruirei la casa al riparo da eventuali tsunami. Perfetta! L'acqua è calda e si nuota volentieri tra i colori dei pesci, dei coralli e delle rocce perdendo il senso del tempo.
È un mare percorso da forti correnti che girano tra
le isole formando vortici e secche, facendo cambiare il colore dell’acqua in
ogni direzione, accompagnandoci o disturbandoci durante le nuotate. È un mare
bellissimo, ma poco rispettato. Si capisce perché le maree riportano sulla riva
un sacco di plastica e lattine a rovinare questi luoghi paradisiaci. Sapete
come la penso, mi fermo qui altrimenti m’incazzo.
Ora vi racconto l’escursione a Rinca, la seconda
isola parte del Parco Nazionale di Komodo.
La barca ci ha lasciato su un piccolo molo dove,
all’ombra di una tettoia di legno, sostano le guide del parco. Ognuna prende in
carico un gruppo. Sergio, Marco e io valiamo come gruppo così abbiamo avuto una
guida tutta per noi. Seguendo Bruno (sì, si chiama davvero così) siamo arrivati
dal molo all’ingresso del parco dove si paga l’entrata, la tassa sulla
macchina fotografica e qualche altra tassa per un totale di circa 12€ a testa.
Bruno parla piuttosto bene inglese e sa a memoria tutte le cose che ci sono da
dire sul parco e sui famosi draghi. Ci chiede di non portare via nulla
dall’isola tranne la nostra spazzatura, questa regola era scritta anche
all’ingresso della riserva di Shark Bay in Australia ed è quella che andrebbe
sempre seguita:
prendete solo foto, lasciate solo impronte!
La camminata su Rinca dura circa due ore, è un
percorso circolare poco impegnativo, ma quello che lo rende pesante è il caldo.
Si alternano brevi tratti sotto le palme e i ficus e tratti di vera savana
rovente. Capello in testa e molta acqua negli zaini sono indispensabili. Quando vedo certi paesaggi cerco sempre di
immaginare cosa ne hanno pensato i primi esploratori di queste zone e mi
emoziono come se mi trovassi in un libro di avventura. Si procede lungo il sentiero senza parlare,
Bruno ci racconta dell’ambiente e degli animali che ci vivono solo nei momenti
di sosta, ma la camminata deve essere silenziosa. Incontriamo un bufalo d’acqua
che rumina immerso una pozza all’ombra e Bruno lo chiama “Barbecue per draghi”,
povero bufalo! Ci spiega che i draghi danno solo un morso alle prede poi se ne
vanno e le seguono a distanza anche per giorni aspettando che muoiano per il
morso pieno di batteri velenosi. Quando poi la preda muore, il dragone se la
sbafa. Che animale pigro, pensiamo
tutti, ma quando ne avvistiamo uno tra gli alberi ce la facciamo un po’sotto lo
stesso.
Era lì mezzo addormentato per il caldo, pareva
innocuo, ma era grosso. Bruno ci invitava ad avvicinarci per fotografarlo,
tanto lui aveva un bastone biforcuto per difenderci. A parte il fatto che il
piccolo Bruno era più basso di me e del bastone, forse avrebbe anche potuto
tenere a bada il drago, ma due? Non ci pensiamo e proseguiamo il giro visitando
i nidi dove in settembre le draghesse depongono le uova (che poi ogni tanto si
mangiano, son pure cannibali!) e scorgendo tra gli alberi diverse scimmie che
saltano e si rincorrono. Alla fine torniamo all’ingresso del parco passando
dietro i bungalow a palafitta degli scienziati e fotografi (gli unici che hanno
il permesso di dormire sull’isola) e troviamo diversi draghi appisolati sotto
le palafitte e un cucciolo di quattro anni che si aggira nell’erba.
Diciamo che un salto a Rinca si fa volentieri, ma
non è che questi draghi siano poi tanto belli da vedere, poi dai racconti della
guida scopriamo anche che sono pigri, cannibali e pure un po’ stronzi quindi
non suscitano troppa simpatia, ma vedrete anche loro nelle foto.
Al tramonto siamo rientrati a Labuan Bajo e il
capitano barcarolo ha chiamato tutti i suo cugini a ridere di me che non sono
capace di salire sul molo dalla barca usando la corda come scalino. Già ieri si
era scompisciato a vedermi, come pure Sergio e Marco. Vabbè, sono imbranata in
queste cose, avrò altre qualità!
Labuan Bajo pare sempre una favela brasiliana, ma
stasera l’ho trovata un po’ più poetica mentre mangiavo frutta guardando la
baia illuminata dal tramonto e i ragazzini che giocavano vicino al porto
ricordandomi la pallastrada di Benni. Questa avventura nella parte ovest di
Flores si avvicina alla fine. Domani si parte per il villaggio di Moni, si va
in montagna, sul vulcano Kelimutu. Arriveremo prima a Ende, sempre con la
Paperoga Airlines quindi non si sa bene a che ora, poi due ore di bus fino a
Moni ai piedi del vulcano.
Un’avventura finisce, un’altra ne comincia… a mille ce n'è...
ma a leggere qui io mi sento piccolo piccolo...
RispondiEliminaNon ho ancora visto niente in confronto!
Complimenti :D
Simo, tra le prossime attività fisiche in questa parte disgraziata di mondo, ti consiglio il quadro svedese di corde: gambe, glutei e bicipiti.
RispondiEliminaSi fa a piedi nudi, così fortifichi e prepari anche i muscoli plantari e la prossima volta barcaiolo e parentela non potranno che farti i complimenti.
Un appunto riguardo ai Draghi: come le lucertole sono sopravvissuti a diverse ere. Tu dovresti apprezzarli, perché sono cinici anche verso la propria specie, si procurano un sacco di cibo con il minimo sforzo e come Sergio si concedono pisolini ristoratori.
E sono certo che si fermino anche a guardare i cantieri.