In
due giorni lo Zambia ci ha conquistati e l'atmosfera di vera Africa
ci sta avvolgendo sempre di più. Mi dispiace che la connessione
debolina non mi permetta di mostrarvi le foto di queste piccole
fantastiche avventure, ma appena possibile le caricherò.
La
prima piccola avventura è cominciata ieri mattina con sveglia
alle 6 perchè alle 6.45 vengono a prenderci e perchè è bene
riprendere il naturale ritmo di alba-tramonto che ci hanno insegnato
le escursioni nella natura. Usciamo da Livingstone in minibus e
attraversiamo un vecchio binario ferroviario dove un gruppo di
elefanti attira la nostra attenzione, anche loro passavano di lì.
Da quel momento ho pensato: ecco l'Africa che stavamo cercando. Il minibus ci porta in una zona del parco Mosi-oa-Tunya dove l'associazione Alert ha i suoi uffici e le piccole case dove vivono il fondatore e i volontari. Qui recuperano i leoni dalla cattività e lavorano per reintrodurli in natura attraverso un progressivo distacco dall'uomo.
Purtroppo per i leoni adulti il processo non è realizzabile fino in fondo, ma per i loro cuccioli è possibile crescere liberi e indipendenti e creare nuove generazioni di leoni selvatici in vari parchi africani. Oggi Zick, la nostra guida zambese, ha portato me, il TdC e una coppia di olandesi a fare una passeggiata al fianco di due bellissime leonesse. Prima di partire ci ha spiegato alcune regole di comportamento da tenere in relazione ai leoni come, per esempio, non posare oggetti per terra (tipo la macchina fotografica) perchè il leone ci salterebbe sopra per giocarci come un gatto e ce ne restituirebbe solo qualche pezzo. Non dobbiamo rimanere separati dal gruppo e nel caso il leone ci arrivi alle spalle non dobbiamo affrettare il passo spaventati perchè loro capiscono subito chi è il debole del branco. Dobbiamo invece voltarci e guardarlo perchè è un animale timido e una volta scoperto a seguirci cercherà di dissimulare guardando altrove, proprio come i gatti. Ci hanno dato un bastone e ci hanno spiegato come usarlo per intimidire un leone che sta per saltare verso di noi (quando li hanno distribuiti, il TdC ha preso subito il più lungo, in caso di pericolo è nemico di tutti!). Con queste e altre raccomandazioni ci siamo avviati un po' preoccupati verso l'albero dove le due leonesse stavano sonnecchiando. Si sono lasciate accarezzare, sempre sul dorso, mai sulla testa, come due pacifiche gattone, ma intanto guardavamo con apprensione le enormi zampotte e le zanne scoperte da uno sbadiglio. Questi non sono gatti, anche se i loro sguardi erano più amichevoli di certe occhiate della Micia. Poi si sono alzate e le abbiamo accompagnate nel loro giro mattutino del parco. Il paesaggio era in parte arido e secco, una savana gialla e dorata, poi verso il fiume diventava verde e ombroso. Le due leonesse camminavano, si sedevano, si stiracchiavano e salivano verso il fiume con gli stessi movimenti che siamo abituati a vedere nei nostri gatti e questo ci ha permesso di mettere da parte un po' di paura e farci vedere sicuri ai loro occhi. Così è stata una magnifica ed emozionante passeggiata. Zick ci ha parlato tanto del lavoro che fanno nel parco le guide, i guardiani che ci hanno sempre seguito da lontano per la nostra sicurezza, i volontari e i ricercatori che studiano le abitudini di questi e altri animali del parco.
Da quel momento ho pensato: ecco l'Africa che stavamo cercando. Il minibus ci porta in una zona del parco Mosi-oa-Tunya dove l'associazione Alert ha i suoi uffici e le piccole case dove vivono il fondatore e i volontari. Qui recuperano i leoni dalla cattività e lavorano per reintrodurli in natura attraverso un progressivo distacco dall'uomo.
Purtroppo per i leoni adulti il processo non è realizzabile fino in fondo, ma per i loro cuccioli è possibile crescere liberi e indipendenti e creare nuove generazioni di leoni selvatici in vari parchi africani. Oggi Zick, la nostra guida zambese, ha portato me, il TdC e una coppia di olandesi a fare una passeggiata al fianco di due bellissime leonesse. Prima di partire ci ha spiegato alcune regole di comportamento da tenere in relazione ai leoni come, per esempio, non posare oggetti per terra (tipo la macchina fotografica) perchè il leone ci salterebbe sopra per giocarci come un gatto e ce ne restituirebbe solo qualche pezzo. Non dobbiamo rimanere separati dal gruppo e nel caso il leone ci arrivi alle spalle non dobbiamo affrettare il passo spaventati perchè loro capiscono subito chi è il debole del branco. Dobbiamo invece voltarci e guardarlo perchè è un animale timido e una volta scoperto a seguirci cercherà di dissimulare guardando altrove, proprio come i gatti. Ci hanno dato un bastone e ci hanno spiegato come usarlo per intimidire un leone che sta per saltare verso di noi (quando li hanno distribuiti, il TdC ha preso subito il più lungo, in caso di pericolo è nemico di tutti!). Con queste e altre raccomandazioni ci siamo avviati un po' preoccupati verso l'albero dove le due leonesse stavano sonnecchiando. Si sono lasciate accarezzare, sempre sul dorso, mai sulla testa, come due pacifiche gattone, ma intanto guardavamo con apprensione le enormi zampotte e le zanne scoperte da uno sbadiglio. Questi non sono gatti, anche se i loro sguardi erano più amichevoli di certe occhiate della Micia. Poi si sono alzate e le abbiamo accompagnate nel loro giro mattutino del parco. Il paesaggio era in parte arido e secco, una savana gialla e dorata, poi verso il fiume diventava verde e ombroso. Le due leonesse camminavano, si sedevano, si stiracchiavano e salivano verso il fiume con gli stessi movimenti che siamo abituati a vedere nei nostri gatti e questo ci ha permesso di mettere da parte un po' di paura e farci vedere sicuri ai loro occhi. Così è stata una magnifica ed emozionante passeggiata. Zick ci ha parlato tanto del lavoro che fanno nel parco le guide, i guardiani che ci hanno sempre seguito da lontano per la nostra sicurezza, i volontari e i ricercatori che studiano le abitudini di questi e altri animali del parco.
Dopo
la camminata con le leonesse siamo tornati in ostello, siamo usciti
per andare a cambiare un po' di dollari in valuta locale. La guardia
all'ingresso ci ha consigliato di cambiarli all'interno dell'ufficio
postale, il luogo più sicuro e onesto in città. Non stiamo
interagendo molto con le persone intorno a noi che sono soprattutto
turisti, qui non è facile fermarsi a chiacchierare con qualcuno del
posto perchè non sappiamo bene come funziona, non c'è il vantaggio
“conosco il gatto-conosco il leone” perchè non conosco nessuno
che viva in africa. Abbiamo sempre paura che qualche gesto o qualche
domanda possa offendere o irritare gli altri. Eppure, nonostante il
terorismo psicologico di casa nostra, finora non abbiamo avuto
problemi. Sergio è i solito chiaccherone e Zick ha risposto
volentieri a tutte le sue domande dandogli anche consigli sui
prossimi posti da vedere questa settimana o nelle prossime vacanze
africane. Insomma, come abbiamo già costatato altre volte, i buoni e
cattivi sono ovunque.
Alle
4 sono venuti di nuovo a prenderci in minibus per la crociera sul
fiume Zambesi che avevamo comprato in offerta speciale insieme alla
camminata con i leoni. Sapevamo che ci avrebbero offerto qualche
snack e poi si poteva bere a volontà, ma non ci aspettavamo una
serata del genere. Tanto per cominciare la nostra barca era la più
sfigata del fiume, gli altri stavano su yacht di tre piani mentre noi
potevamo al massimo salire sul tetto di lamiera. Il vantaggio però è
stato che con un'imbarcazione così piccola potevamo agilmente
seguire gli ippopotami che ci nuotavano intorno e avvicinarci alla
riva abbastanza da osservere i babbuini scorrazzare tra gli alberi, i
bufali che si abbeveravano e un paio di coccodrillini nascosti tra i
tronchi galleggianti. Mentre scivolavamo piano sul grande fiume e le
birre andavano giù come acqua, la guida ci ha raccomandato di non
abbuffarci di antipasti perchè ci avrebbero servito anche la cena.
Ottimo! Non sapevamo nemmeno che fosse compresa e per festeggiare
altra birra con i nostri nuovi amici: Dean e Ellisa (sì con due
elle), lui surfista neozelandese, lei una biondissima australiana di
Sydney che è andata fuori di testa quando ha saputo che conosciamo
il Footy e ho pure un'amica che fa la fisioterapista agli atleti che
lei adora. Un bellissimo tramonto come si vedono nelle cartoline ci
ha incantato mentre le birre non si contavano più. Mentre il TdC
rideva e scherzava con Dean, io e Ellisa inseguivamo con le macchine
fotografiche i grandi ippopotami che nuotavano con i cuccioli e tante
specie di uccelli colorati. Una serata divertente e rilassante
terminata con altre indefinite birre al bar dell'ostello dove per
Dean e Ellisa era l'ultima sera ed erano tanto dispiaciuti di non
aver altri giorni da passare con noi perché ci siamo subito trovati
bene. Ci siamo scambiati le mail e ci hanno salutati come vecchi
amici con baci e abbracci, un po' perché gli australiani sono
affettuosi e un po' perché eravamo tutti sbronzi. Che figata non
dover guidare! Tra una bottiglia e l'altra abbiamo anche scoperto che
una ragazza che alloggia al nostro ostello fa la volontaria al centro
per i leoni che avevamo visitato la mattina, infatti ad un certo
punto della serata è arrivato anche Zick. A Sergio è piaciuta così
tanto la sunset cruise che ora vuole farla tutte le sere.
Stamattina
invece ci siamo finalmente diretti alle famosissime Cascate Victoria.
Avevamo prenotato una gita che si chiama “under the spray” senza
sapere bene quanto avventurosa sarebbe stata e... wow!
Solo
io e il TdC con la guida Stanley e due assistenti, più un altro
assistente che ci seguiva dall'alto per segnalarci se qualche roccia
stesse cadendo a causa dei babbuini che giocano nella giungla
circostante. Il sentiero era sicuro quindi abbiamo camminato su
grandi rocce giù fino a un punto del fiume chiamato boiling pot
dove si formano enormi vortici e rapide per gli amanti del rafting.
Con il nostro gommone invece avremmo risalito la corrente fino a
delle pozze proprio sotto le Victoria Falls. Queste pozze sono
visibili e raggiungibili solo in questa stagione, quella secca,
perchè durante il picco delle pioggie (in aprile) non si vedono
nemmeno le pareti della gola per quanto vapore alza l'immensa massa
d'acqua delle cascate. In effetti fa già impressione vederle adesso
con la portata ridotta, immagino lo spettacolo con la piena dello
Zambesi. Bisogna tornare per vederle anche nella stagione delle
pioggie. Intanto oggi abbiamo navigato, ci siamo arrampicati e
abbiamo nuotato (con elmetti e giubbotti di salvataggio perchè qui
tengono molto alla sicurezza) sotto questi mostri della natura che
non ci stanno nemmeno nelle foto. È stato favoloso ed emozionante
come tutte le cose tanto belle da far paura. Non è un percorso
facilissimo perchè le rocce sono scivolose e perchè non si riesce a
rimanere concentrati sul non cadere quando sopra di noi c'è un fiume
gigante che si getta in un abisso largo 2 km con un salto di 100
metri. Ad un certo punto io sono salita per il percorso a piedi con
Stanley mentre Sergio e un altro assistente sono andati sotto uno dei
salti della cascata a farsi una doccia (questo è lo spray che dà il
nome alla gita) mentre noi li guardavamo dall'alto. Avremmo dovuto
raggiungerli a piedi, ma le rocce erano troppo scivolose così
Stanley mi ha fatto tornare indietro e li abbiamo raggiunti a nuoto.
Aaaah che acqua fredda!! Meno male che fuori c'erano 40 gradi. Poi
abbiamo ripreso il gommone e abbiamo remato per andare dall'altra
parte del fiume dove Sergio e i due assistenti si sono tuffati di
nuovo e hanno nuotato fin sotto un grande salto. Troppo per me che
ero già imrpessionata da fuori. Mi sono limitata a fare le foto. È
stato bellissimo vedere il grande salto della cascata con tutta la
giungla intorno come in un film d'avventura. L'altra guida ci
guardava dall'alto e noi gli urlavamo: -Salta giù! L'acqua non è
tanto fredda!- e tutti ridevamo. Al ritorno io ero a pezzi e dovevamo
risalire lo stesso sentiero di rocce con il giubbotto e l'elmetto e i
remi in mano. Abbiamo incontrato diversi babbuini, ma non ho tirato
fuori la macchina fotografica perchè le rubano. Stanley ci ha
raccontato che una volta i babbuini hanno circondato una donna
incinta perchè credevano che nascondesse cibo sotto il vestito, ha
dovuto mostrare loro la pancia per convincerli ad andarsene!
Siamo
tornati all'ostello condividendo il taxi con Jeremiah che era uno dei
due assistenti, stanchi morti, ma felici e soddisfatti. Jeremiah ci
ha poi lasciato il suo numero di telefono perchè ci ha invitati
dalla sua famiglia nel weekend, se vogliamo assaggiare il cibo locale
e avere un'idea di come si vive davvero da queste parti. Ha detto che
quando avremo finito tutti i nostri giri ci basterà chiamarlo e
verrà a prenderci. Anche lui ci ha raccomandato di non uscire mai a
piedi la sera. Sì, Livingstone non è Bali, ma l'Africa ci sta
accogliendo nel migliore dei modi e forse le foto vi daranno una vaga
idea dell'atmosfera straordinaria che si respira sotto questo cielo
bollente.
Ahhhh invidiainvidia!ma mi sembra di esser li con voi mentre ti leggo! P.s. leggo il blog dal mio cellulare superfigo...visto che serve a qualcosa???
RispondiEliminache meraviglia!
RispondiEliminama i leoni vi hanno fatto le fusa? :)))
Ciao Simona,
RispondiEliminabeati voi che siete in vacanza, non vedo l'ora di vedere le foto.
Salutami il terrone di Cinisello e digli di correre più veloce del Leone ;-)
Stefano e Sabina
Grazie ai nostri fans, è bello sapere che ci seguite.
RispondiEliminaI leoni hanno paura del TdC, ma a me hanno fatto le fusa e domenica andiamo dai ghepardi!
Ma PanNokia e la Fra non ci scrivono???
ma come sono le fusa dei leoni? si misurano con la scala Richter? :)
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