Penultima puntata del mio diario 2017, un'altra notte nella foresta, momenti teneri e scherzi.
20 maggio 2017
Ogni tanto anche in ufficio manca la corrente, come dalla signora Titin. È che salta nell'intero villaggio e tutti si fermano ad aspettare, se va bene solo qualche ora, che torni. Per paura di perdere il lavoro fatto, salvo i file ogni cinque secondi. Il mio laptop comincia a dare segni di vecchiaia, la batteria si scarica in dieci minuti quando non è alimentata via cavo, la scheda di rete inizia a dar problemi nel connettersi ai wi-fi (quanti ne ha conosciuti in questo viaggio). Mi sa che, appena me lo potrò permettere, dovrò mandarlo in pensione e sostituirlo. Mi dispiace, ci sono affezionata, compagno di tanta scrittura in tanti luoghi. Senza corrente, si spengono i due ventilatori che rinfrescano l'ufficio e cominciamo a sudare. Continuiamo a lavorare finché durano le batterie dei laptop, poi ci arrendiamo. Ci sediamo sul pavimento in cerca di un po' di fresco, parliamo, giochiamo a carte. Le condizioni di vita sono queste, che vuoi farci?
i ragazzi fanno i compiti per me |
La notizia bellissima del giorno è che lunedì si torna nella natura selvaggia. Passerò un'altra notte nella foresta, in una diversa zona del parco, per poi raccontare un altro dei centri Alert sul sito. Evviva!
23 maggio 2017
Questi sono un'ispirazione per me: Dan, Hari, Eka, Budi, Yahya, Eni e tutti gli altri che ho incrociato ai cambi turno. È bello che siano tutti giovani che si impegnano per il futuro della loro terra, che amano la foresta dove sono cresciuti e vogliono conservarla anziché arrendersi e cercare un lavoro migliore in città o all'estero. Dopo i primi due giorni non ho più incontrato Hari perché lavora con un'altra squadra, ma ci mandiamo messaggi. Sto scrivendo loro una lettera per salutarli l'ultimo giorno, è questo che so fare, scrivere. Scrivo resistendo al sonno e sono solo le nove di sera, ma arrivo da due giorni intensi e solo un'ora fa sono tornata alla mia camera.
Ho passato la notte in un'altra zona della foresta, nel centro Alert di Susukan Baru. Questa volta si sono unite a noi anche le ragazze, così non ero l'unica donna sul campo com'è stato finora.
pronti a partire |
La capanna di Susukan Baru è più piccola e spoglia di quella a Bambangan. Dan ha portato un paio di amache e, mentre le appendeva con i ragazzi, io e le ragazze siamo andate a lavarci e cambiarci. La “doccia” si fa al pozzo in fondo a un sentiero che parte dalla capanna e sparisce tra gli alberi. Lavarsi qui è ancora più esotico della tinozza: mi insapono, tiro su il secchio dal pozzo e mi verso sulla testa l'acqua fresca che arriva dal profondo della terra. La doccia più bella e rinfrescante della mia vita! Il mio asciugamano era appeso al ramo di un albero, come pure lo zainetto con il necessario per lavarmi. A farmi luce, la mia torcia sul ramo accanto. È stata una doccia mistica, in mezzo alla foresta, lontano dalla capanna, in solitudine e quasi al buio. Magnifico!
I miei amici – dopo tanti giorni d'avventura e alla seconda volta che si dorme insieme penso di poterli chiamare così, e poi son già due giorni che si dicono tristi per la mia partenza – si sono riuniti sul... come lo chiamo? Divano gigante di bambù? Be', è una specie di piattaforma con spalliera dove ci si siede in tanti. Insomma, lì abbiamo mangiato un ananas delizioso e scherzato sul fatto che io scrivo tutto, se qualcuno fa una stupidaggine o una figuraccia, la frase con cui lo si prende in giro è: «Ora Simona ci scrive un articolo!»
Budi - gli davo diciotto anni, invece ne ha ventinove e una figlia di cinque - ha preso la chitarra, ha suonato una ballata lenta e abbiamo smesso di parlare. La musica e qualche stella comparsa tra le nuvole hanno portato via tutti, ognuno nei propri pensieri.
Alle otto, abbiamo cucinato insieme sul fuoco ed è una cosa che mi diverte molto. Riso e pollo per loro, riso e verdure per me. Dopo cena, sono arrivati altri tre ragazzi. Eka ed Eni sono salite al piano di sopra, i ragazzi si sono messi a giocare a carte, io mi sono sdraiata nell'amaca (o sull'amaca?) a scrivere sul mio quaderno. Alla fine, ci ho dormito, era comodissima. Ho cercato di addormentarmi senza farmi distrarre dalla vita intorno a me, questa volta. Dovevo riposare perché il mattino dopo non sarei tornata a casa con le ragazze. Dan mi ha invitata a partecipare a un turno di pattuglia lungo i confini del Way Kambas. Potevo rifiutare?
Alle 2 tutti dormivano al piano di sopra. Io, nell'amaca in veranda, mi sono svegliata per andare in bagno, credendomi sola, invece ho trovato Yahya ancora alzato. Stava seduto ad ascoltare musica dal cellulare, a lume di candela, a pochi passi da me. Gli ho chiesto come mai non dormisse ancora. «Non posso, pensieri» mi ha risposto. Fatica con l'inglese, quindi ho sempre l'impressione che voglia dirmi di più, ma non riesce a sfogarsi come ha fatto Eka. Devo sembrare una buona confidente a questi ragazzi, forse perché sono più adulta, anche se, a parte Eni che ha ventidue anni, sono tutti intorno ai trent'anni, non bambini. Io e Yahya abbiamo condiviso una sigaretta, poi l'ho pregato di sforzarsi di riposare perché l'indomani saremmo andati di pattuglia. Lui ha ripetuto che non riusciva a dormire, allora gli ho domandato se stesse bene: «Se domattina non te la senti, vai a casa con le ragazze, io vado con Dan e Budi», ma lui «No. Io vado dove vai tu.» Una frase che per il tono, e forse per la luce della candela, mi ha fatto sentire in colpa. Sembrava che quel ragazzo sentisse la responsabilità per la richiesta di Marcell di occuparsi di me mentre è via, di tenerci tutti al sicuro: io sono quella che li aiuta gratuitamente, donna per giunta, e lui il più forte dei ragazzi e il migliore nella guida su queste piste. Ho avuto la conferma che Yahya portasse questo peso la mattina dopo, quando ho scoperto che non ha mai chiuso occhio. «Ho fatto la guardia» mi ha detto a colazione.
Yahya che fa il duro la mattina, ma non ha dormito |
Abbiamo lasciato le ragazze a casa e Yahya ci ha portati al confine del Way Kambas. Con noi c'erano anche due dipendenti del parco, di quelli onesti e appassionati. Pioveva e il pick-up si è impantanato, segno che il ragazzo non era lucido perché non sbaglia mai una manovra. Io sono scesa con gli altri per aiutare a spingere e mi son presa una sassata in faccia dalla ruota che slittava. Un altro segno per la mia collezione di cicatrici. Liberato il pick-up, Dan ha mandato Yahya a riposare, tanto il giro di pattuglia si fa a piedi. Lui ha protestato, ma Dan è stato irremovibile e alla fine il nostro miglior pilota se n'è andato via arrabbiato. L'avremmo chiamato nel pomeriggio per venire a riprenderci.
rimozione ponte abusivo |
Budi, io e Dan alla fine del giro |
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