vista dai Fori Imperiali |
Mettetevi comodi.
Mentre il treno alle 11.15 entrava nella stazione Termini, mi ha telefonato il mio ex capo francese, Thibaut, che ormai vive a Roma da oltre due anni ed è anche per incontrare lui che abbiamo scelto questa meta. Ci chiede se abbiamo impegni per pranzo e la risposta è stata: "No, ma vogliamo assolutamente mangiare pasta cacio e pepe".
Dopo una camminata di un quarto d'ora dalla stazione, abbiamo lasciato i bagagli al Tempio di Pallade, un piccolo hotel carino e pulito in fondo a via Giolitti. Poco dopo, Thibaut è venuto a prenderci in versione inedita per noi che eravamo abituate a vederlo in ufficio con giacca e cravatta: calzoncini e zainetto, come un ragazzino. La vita romana gli ha fatto bene e lo troviamo in forma e molto meno stressato di quando abitava a Milano. In attesa che sua moglie e il figlioletto ci raggiungessero, abbiamo bevuto una birretta insieme come ai vecchi tempi. Siamo andati a pranzo all'osteria I Buoni Amici, dove finalmente abbiamo addentato i bucatini cacio e pepe che sognavamo fin da quando abbiamo prenotato il treno un mese fa. Tra chiacchiere e vino si è fatto pomeriggio, così ci siamo incamminate verso il centro.
Il semaforo verde per i pedoni dura una frazione di secondo, ma non scoraggiatevi perché in compenso il giallo dura qualche minuto e si riesce ad attraversare senza essere investiti, più o meno.
il più figo dei monumenti |
Passeggiare tra le rovine di mercati e templi ci ha fatto immaginare la vita dell'epoca e, se ci si ferma a osservare certi dettagli ricordando che hanno duemila anni, è evidente l'incredibile abilità degli architetti e ingegneri che hanno eretto quegli edifici senza i mezzi e la tecnologia di cui disponiamo oggi. Intuizioni geniali, fantasia e studi meticolosi dei materiali e del territorio hanno permesso alle costruzioni romane di sfidare duecento secoli e spiccare ancora per bellezza e ingegno, non solo a Roma e in Italia, ma in tutti i Paesi e le colonie che facevano parte del più grandioso impero della storia. Quando penso all'antica Roma, accanto a tutte queste meraviglie, mi viene in mente una scena di Asterix nella quale un gruppo di soldati romani torna sconfitto dal centurione:
-Ma quanti erano 'sti galli?
-Due.
-E c'era anche un cane.
-Du' galli e un cane?
-A me me parevano ducento...
interno Colosseo |
Sfatte dalla camminata, siamo tornate verso l'albergo e sulla strada siamo state fermate da una ragazza che distribuiva biglietti da visita di un nuovo ristorante tipico. Si chiama Cumpanaticum ed è in via Porta Maggiore, a pochi passi dall'hotel quindi era perfetto per due turiste stanche morte. Ci siamo trovate così bene che ci siamo tornate a pranzo nei due giorni successivi. Piatti tipici e servizio attento che non è cosa da poco, considerando che spesso nei locali romani ci siamo trovate ignorate dal personale. Matteo, il simpatico proprietario, ci ha aiutate a programmare la giornata di domenica. Sono stati giorni caldi e assolati, ma questo ristorantino si trova sull'angolo di strada più ventoso di Roma e, dopo lunghe giornate a camminare, è davvero bello sedersi sotto gli ombrelloni con una birra fresca e un piatto di gricia o carbonara. Durante la cena, ascoltando i discorsi di Matteo con collaboratori e clienti, abbiamo scoperto che la ragazza che faceva volantinaggio per il locale è un ingegnere nucleare. Accidenti, che professionisti!
La mattina di domenica ci siamo alzate piene di doloretti, pensando di non avere più l'età per girare a piedi tante ore, ma non si può restare a letto quando fuori ti aspetta Roma. Prendendo la metropolitana in viale Manzoni, siamo scese in piazza Barberini e da lì è cominciata la nostra traversata del centro. Partendo dal Quirinale, siamo salite di corsa per evitare un'orda di camminatori in maglietta arancione che avrebbe occupato ogni foto. La Fontana di Trevi era chiusa per restauro, così ci siamo spostate al Pantheon con le sue colonne giganti e, infine, sosta in piazza Navona per riprenderci. Tutto molto bello, ma troppo "nuovo" se paragonato al fascino delle rovine romane.
Ci siamo, poi, dirette verso San Pietro passando sopra il Tevere all'altezza di Castel Sant'Angelo. Avendo più tempo a disposizione, mi sarebbe piaciuto entrare, come in altri cento luoghi e palazzi, ma abbiamo rimandato alla prossima volta.
Ci siamo, poi, dirette verso San Pietro passando sopra il Tevere all'altezza di Castel Sant'Angelo. Avendo più tempo a disposizione, mi sarebbe piaciuto entrare, come in altri cento luoghi e palazzi, ma abbiamo rimandato alla prossima volta.
Er cupolone |
Giordano Bruno con gabbiano |
Si chiacchiera e si guarda la strana gente che ci passa davanti, turisti provenienti da ogni continente, abiti assurdi dalle signore eccessivamente eleganti agli anziani in infradito. A un certo punto si avvicina un ometto che sembrava indiano o comunque di quelle parti e certa di attirare l'attenzione dei clienti gridando: -Guarda quista cooosa! Mago! Guarda, guarda!-
Tira fuori un bastone argentato e continua: -Guarda quisto bastooone, guarda uno... guarda due... guarda tre!- e con immensa fatica toglie il tappo in cima al bastone per far apparire un mazzo di piume colorate. Credo che fosse il mago più sfigato del pianeta. Tutti scoppiano a ridere e lo spettacolo è un susseguirsi di numeri con i trucchi così evidenti da diventare comici. A un tratto tira fuori una ghigliottina scalcinata tenuta insieme con il nastro adesivo e taglia in due una carota. Quando ci infila la mano, ripetendo la formula magica guarda quista coooosa, il meccanismo si inceppa e stiamo tutti con il fiato sospeso aspettandoci che si tagli veramente la mano. Dopo qualche botta taglia la carota e tira fuori la mano illesa tutto fiero. Noi, come tutti i presenti, abbiamo le lacrime agli occhi dalle risate. Lo spettacolo termina con -Guarda quista teeesta, guarda uno... guarda due... guarda tre!- e si toglie il parrucchino passandolo poi tra le gente per raccogliere monete come in un cappello. Davvero il mago più sfigato del mondo!
Il mattino dopo avevamo appuntamento con un altro amico, questa volta romano vero, Alessandro, che ci ha offerto un'ottima colazione da Panella, famoso nella zona perché sveglia il quartiere con il profumo di pane e dolci appena sfornati.
Il treno per il ritorno era alle 14.40, così abbiamo sfruttato la mattinata per un'ultima camminata senza allontanarci troppo dall'albergo. Domus Aurea, piazza Santa Maria Maggiore e bancarelle sotto i portici di piazza Vittorio Emanuele II. Dopo un ultimo pranzo da Matteo con saluti e baci, ci siamo avviate alla stazione. Abbiamo raggiunto il binario dal sottopassaggio, ma poco prima della partenza, le porte delle scale erano ancora chiuse. Per fortuna, un passante ci ha spiegato che vengono aperte solo la sera, mentre di giorno bisogna passare da sopra. Certo che potrebbero metterci uno straccio di cartello! Correndo per paura di perdere il treno, siamo salite a bordo appena in tempo, sudate e affannate e, nel giro di pochi minuti ci siamo addormentate. Ciao Roma, torneremo per fare tutte le cose rimandate alla prossima volta!
A questo link trovate tutte le foto.
Il treno per il ritorno era alle 14.40, così abbiamo sfruttato la mattinata per un'ultima camminata senza allontanarci troppo dall'albergo. Domus Aurea, piazza Santa Maria Maggiore e bancarelle sotto i portici di piazza Vittorio Emanuele II. Dopo un ultimo pranzo da Matteo con saluti e baci, ci siamo avviate alla stazione. Abbiamo raggiunto il binario dal sottopassaggio, ma poco prima della partenza, le porte delle scale erano ancora chiuse. Per fortuna, un passante ci ha spiegato che vengono aperte solo la sera, mentre di giorno bisogna passare da sopra. Certo che potrebbero metterci uno straccio di cartello! Correndo per paura di perdere il treno, siamo salite a bordo appena in tempo, sudate e affannate e, nel giro di pochi minuti ci siamo addormentate. Ciao Roma, torneremo per fare tutte le cose rimandate alla prossima volta!
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