domenica 26 aprile 2015

Un invito per tutti

Alcuni lo chiamano DPM, disturbo da personalità multipla, perché ho una tripla vita: impiegata, viaggiatrice e scrittrice. Tranquilli, però, non sono pericolosa, almeno finché non mi viene fame. Sono, invece, carina e gentile per il resto del tempo e infatti la mia terza personalità

 invita con piacere tutti voi alla presentazione dei mie libri 
che si terrà il 24 maggio ore 11.00
alla Fabbrica del Vapore in via Procaccini,4 a Milano


A questo link trovate le indicazioni per arrivarci.
Parlerò dei primi due episodi della saga di Legione, un misto di storia e fantascienza, ma ci sarà spazio anche per il mio diario di viaggio Di Passaggio in Indonesia. Tutti disponibili sia in formato ebook che in edizione cartacea su Amazon, ma ci sarà qualche copia per l'acquisto anche durante l'evento e potete portare le vostre per una dedica.
Dopo presentazione e intervista, ci sarà un piccolo buffet e so che con questo vi ho convinti a partecipare. Vi aspetto!


martedì 21 aprile 2015

40 anni di Barbuna

Amici e lettori,
oggi compio 40 anni. Tanti auguri a meeeeee!

la piccola Barbi
Il tempo è volato da quando ero la bambinetta nella foto (molto anni Settanta). Ho ben chiari nel cuore i miei momenti migliori, le sensazioni più belle e quello che ho imparato dai periodi difficili. L'infanzia con papà, Sté e la Micia a Monza, le estati a Cattolica, l'adolescenza metallara, piena di grandi sogni, poi la scoperta del piacere di viaggiare. 
Sono circa a metà della mia vita e ho tanti progetti incompiuti da portare avanti. Per la prima volta, non mi trovo a festeggiare il compleanno in viaggio, un'abitudine che avevo preso negli ultimi tempi. Questo un po' mi rattrista, perfino più del fatto che il TdC ha chiesto a mio padre di ritirarmi in cambio di due ventenni e mio fratello mi ha gentilmente fatto notare che dagli "anta" non si esce fino ai cento. Per una serie di motivi, con i quali non vi annoierò, la mia prossima partenza sarà in ottobre, quindi si festeggia a casa, ma almeno questa volta starò con i miei cari.
Quando l'età avanza, si tende a diventare nostalgici, ma io ho troppa ansia di vedere cose nuove per sedermi a guardare indietro. Certo, mi piace conservare i ricordi migliori, le foto, le lettere, questo blog e i miei diari di adolescente, però penso sempre al prossimo viaggio, alla prossima storia da scrivere. Insomma, sono solo quarant'anni, non tre secoli!
In questi giorni, mi è venuta la curiosità di scoprire cosa succedeva nel mondo mentre io nascevo. Il mio amico Google non ha trovato nulla di interessante nella data esatta, 21 aprile, a parte il fatto che sono nata io, ovviamente. 
Era un giorno come un altro, con le sue canzoni e le sue guerre. Quella in Vietnam è terminata una settimana dopo il mio arrivo nel mondo, con le truppe americane che abbandonavano Saigon, mentre Pol Pot aveva appena inaugurato il suo regno del terrore in Cambogia; in Libano scoppiava una guerra civile durata quindici anni e l'Italia era nel pieno degli anni di piombo. Un sacco di belle notizie!
Questa era la copertina del National Geographic, numero di aprile 1975.
Nel frattempo, al cinema uscivano Lo squalo, Qualcuno volò sul nido del cuculo, Rocky Horror Picture Show e il primo Fantozzi; il rock andava alla grande con Queen, Pink Floyd, Aerosmith, Led Zeppelin, Bob Dylan, Kiss e tanti altri miti che all'epoca erano ancora vivi e attivi; in tv cominciavano Starsky & Hutch, i Jefferson, Spazio 1999 e andava in onda il primo episodio di Goldrake, importante perché la mia prima cotta da bambina è stata per Actarus. Sempre quell'anno, aprì Gardaland, Bill Gates fondò la Microsoft Corporation e Greenpeace lanciò la prima campagna contro la caccia alle balene. 
Sfogliando le mie foto, nella maggior parte sto mangiando, ho una birra in mano o indosso un giubbotto di salvataggio: la storia della mia vita.
Io sono solo un puntino nell'universo, ma mi piace esserci, circondata da cose splendide, normali e orribili. Un abbraccio a tutte le persone e animali che hanno condiviso con me almeno un attimo di questi 40 anni. Adesso, però, pensiamo al prossimo viaggio e tirate fuori la mia torta!

venerdì 17 aprile 2015

Mai visto: Antartide

L'Antartide è un sogno di viaggio estremo. Estremo nel clima e nei paesaggi, ma estremo anche nei prezzi, quindi lo vedo realizzato in un futuro molto lontano.
Si tratta di un continente misterioso e selvaggio che ha attirato gli esploratori più coraggiosi facendone degli eterni eroi. I libri che raccontano le incredibili avventure di Scott e Shackleton sono tra le mie letture preferite e mi hanno fatto rabbrividire sotto la trapunta nelle sere d'inverno. 
L'Antartide è un deserto spazzato da venti impetuosi e, allontanandosi dalle coste, diventa un inferno bianco che per molti è stato fatale. È sterile, non può venirti il raffreddore, ma puoi morire congelato e non c'è nessuno che possa salvarti. Il pensiero che le prime spedizioni abbiamo affrontato l'impresa con gli scarsi mezzi dell'epoca mi riempie d'ammirazione, ma anche con gli equipaggiamenti moderni, l'Antartide continua a rappresentare una sfida per chi vuole mettere alla prova la propria resistenza fisica e psicologica. È come andare su un altro pianeta.
Dal momento che lo sport è la mia kriptonite, non sarei mai in grado di compiere simili gesta, ma mi piacerebbe avvicinarmi a questo mondo fantastico con un'escursione in rompighiaccio, tanto per dare un'occhiata. I paesaggi devono essere straordinari: le sfumature del ghiaccio, il cielo, colonie di pinguini, foche, leoni marini, balene, le epiche tempeste nello Stretto di Magellano, mesi di buio, tramonti infiniti, aurore e il ritorno del sole.
Un viaggio nella Terra del Fuoco è ciò che più si avvicina a un'avventura antartica e ci si può arrivare più facilmente, sempre spendendo una fortuna, ma si può fare. Ci sono montagne, ghiacciai, valli e isole selvaggiamente affascinanti, quasi disabitate, dove la natura ha ancora il coltello dalla parte del manico, come piace a me.
Altre letture, oltre ai diari antartici di esploratori e scienziati, hanno ispirato il mio sogno gelido, da Le montagne della follia di Lovecraft a Topolino e il segreto della Balena Nera, ambientato nel villaggio di Capalmundo. Non posso certo dimenticare il film La Cosa di Carpenter, tratto comunque da un racconto, che è sempre un piacere riguardare. In ognuna di queste storie, il continente ghiacciato è tutt'altro che una monotona distesa bianca e senza vita; nasconde, invece, vita, misteri, pericoli e bellezze ancora tutte da scoprire.

Appena mi avanzano 20mila euro, ci vado.

sabato 11 aprile 2015

Manuale della Cavalletta

Come promesso mentre eravamo in viaggio, ecco il Manuale della Cavalletta per chi volesse unirsi ai nostri viaggi con missioni naturalistiche. 
la Barbi
Il nome Cavallette è nato durante il viaggio in Baja California, quando ci siamo rese conto che dove passavamo noi non restava più nulla nelle dispense dei ristoranti. Sempre in Messico è nato il soprannome Niña per la Feddi, visto che è la più piccola del trio. Il mio, Barbuna, ha origini più antiche nella storia della mia famiglia: coniato da mio padre quando, da adolescente metallara, passavo tanto tempo fuori casa da guadagnarmi questo titolo da senzatetto. Ci manca il nome di battaglia della Fra. L'anno scorso, a Lefkada, avevamo pensato a "la Greca" perché guida come gli isolani, ma non la definisce abbastanza.

In realtà le regole del manuale sono poche, nate spontaneamente da esigenze pratiche e non sono facili da seguire per la maggior parte delle donne che conosciamo.

la Fra
Pronte in 15 minuti - Quando devi svegliarti all'alba per una missione, non c'è tempo per farsi la piega o mettersi lo smalto. Tutto deve essere preparato la sera prima e in 15 minuti dobbiamo essere fuori dalla stanza. Ci alziamo, andiamo a turno in bagno, ci vestiamo e chiudiamo i bagagli. Chi resta indietro viene lasciato lì, senza pietà.
Uno sguardo sulle altre - Anche se ci separiamo, in un negozio o per la strada, una Cavalletta sa sempre dove sono le compagne e le tiene d'occhio in caso di bisogno. Questo vale soprattutto per la Niña, perché è un po' selvatica e, se la perdi di vista, lei va. Ricordate che la missione principale di ogni viaggio è riportarla a casa sana e salva, altrimenti mio fratello ci ammazza.
Condividere i bagagli - Gli abiti e gli accessori che portiamo in valigia si condividono in caso di necessità. In Kenya, per esempio, avevo finito le calze pulite e le ho prese in prestito dalla Niña; in Messico, nel gelo della notte in aeroporto, ho prestato una delle mie felpe alla Fra. Viaggiando così leggere da fare a gara al check-in per la valigia meno pesante, capita di trovarsi in queste situazioni, perciò, taglie permettendo, ci scambiamo quello che serve. Inoltre, decidiamo in anticipo chi porta lo shampoo, chi il dentifricio o l'asciugacapelli. Questo è il vero punto dolente, quello che scoraggia le amiche che vorrebbero partire con noi: imparare a fare una valigia da Cavalletta, cioè sotto i 10 kg.
la Niña
Il conto - Si paga a turno e si segna sul quadernino da viaggio, così non dobbiamo ogni volta chiedere conti separati o scambiarci monetine. A fine viaggio, si divide tutto per tre e ci si sistema a casa. Anche i prelievi di contanti si fanno in comune, in modo da non andare in giro con grosse cifre e che non ci si ritrovi alla fine del viaggio con valuta estera non spesa.
Un'occasione per tutte - Le Cavallette si vogliono bene e sono felici quando lo sono anche le altre. La balena o la giraffa, si accarezzano a turno così ognuna avrà la sua foto ricordo. Tutte devono avere la possibilità di godersi il momento, per questo bisogna sapersi fare da parte. L'egoismo non esiste, siamo una squadra, anzi, una sorellanza!
L'antizanzare deodora le scarpe - Dopo una giornata avventurosa, è normale puzzare. Si suda, si cammina, ci si emoziona, ci si spaventa e, ora di sera, abiti e scarpe diventano armi chimiche. Quando non è possibile lasciarli a prendere aria all'aperto, ci si ingegna. Siccome non portiamo con noi troppi cambi (vi ricordo che vince chi ha la valigia più leggera), si lava la biancheria nel lavandino con la saponetta, si stende dove capita e si spruzza il repellente per insetti nelle scarpe da tennis. Una Cavalletta non si scandalizza se le altre non profumano di fiori, sono impolverate e spettinate: l'avventura ci riduce tutte così. 

L'amicizia è alla base di tutto quando siamo là fuori: lontane da casa, ma insieme e felici di vivere una nuova avventura. 

le Cavallette


mercoledì 8 aprile 2015

Dieci piccole cose

Nella sala d'attesa del medico, mio fratello ha trovato un volantino, nella foto, che si è premurato di portarmi dicendo: “Dovresti cambiare nome al tuo blog”.
In realtà, in viaggio sono sempre stata benissimo da quel punto di vista perché i miei problemi intestinali sono dovuti allo stress ed è una delle cose che lascio a casa quando parto.
Condivido questo siparietto personale perché ormai siamo una grande famiglia e, quando si è in confidenza, si finisce sempre per parlare di queste cose. Chissà come mai, poi, qualche psicologo potrebbe scriverci un trattato.
Nonostante l'apertura del post, oggi voglio parlarvi di cose belle che ho trovato durante i miei viaggi. Non elencherò paesaggi e destinazioni, non vi racconterò le grandi emozioni di cui vi ho già parlato in diretta mentre le vivevo, non troverete il momento più romantico con il TdC o il più divertente con le Cavallette, mio fratello o gli altri amici che hanno viaggiato con me.
Mi soffermerò, invece, su dieci piccole cose di “contorno” che comunque fanno parte dell'esperienza del viaggio e sono rimaste impresse nei miei ricordi.

mercoledì 1 aprile 2015

Terre cattive

Viaggiare dovrebbe essere un diritto e una materia scolastica. Che sia la visita a un museo o una spedizione nel deserto, non mi stancherò mai di dire quanto avventurarsi in luoghi fuori dal nostro quotidiano ci arricchisca e ci faccia crescere più ogni altra attività. Allo stesso modo, continuerò a lamentarmi perché guerre e situazioni politiche difficili mi precludono alcune mete.
La mia collega Barbara mi ha mostrato foto straordinarie del suo viaggio in Siria, scattate qualche anno fa, e di quei luoghi parlava Agatha Christie in Viaggiare è il mio peccato, raccontando la sua esperienza al seguito del marito archeologo. Oggi li vediamo devastati nei telegiornali. Cosa resterà da vedere dopo la guerra, se mai un giorno la situazione dovesse migliorare?
Mi torna in mente quella sensazione di essermi persa qualcosa per sempre che provai leggendo il vecchio Bad lands di Tony Wheeler, fondatore di Lonenly Planet. In quel libro raccontava i suoi viaggi in Paesi segnati da regimi dittatoriali, crisi economiche e guerre che li isolavano dal resto del mondo. Descriveva bellezze naturali e storiche nascoste sotto gli aspetti peggiori dell'umanità e ne parlava con le persone che vivono o sopravvivono in quegli angoli di mondo. Ricordate le immagini dei Buddha di Bamiyan distrutti dai talebani nel 2001? Quando Wheeler visitò l'Afghanistan, erano ancora in piedi. L'UNESCO ne aveva proposto la ricostruzione, ma il progetto è fermo ancora oggi. Nessuno li vedrà più e la valle che li ospitava, straordinario sito archeologico, non è propriamente una meta turistica sicura, come metà dell'Africa, l'Asia centrale, diversi stati del Sud America, il Medio Oriente...
È vero che ci sono tanti altri posti da vedere senza gettarsi nelle braccia del pericolo, ma perché devono essere governi sballati, trafficanti, terroristi ed eserciti a stabilire dove posso o non posso andare? Perché il primo criterio di scelta per le nuove mete delle Cavallette deve essere un luogo dove tre donne sole non vengano aggredite? E, anche senza addentrarmi nelle questioni politiche e sociali di certi territori, penso ai danni ambientali che hanno rovinato per sempre paesaggi ed ecosistemi. Per esempio, trent'anni di esperimenti nucleari francesi a Moruroa non fanno certo venir voglia di snorkelare intorno all'atollo.
Lo so, non mi basterà tutta la vita per visitare il resto del mondo e dovrei accontentarmi di ciò che mi è concesso vedere, ma sono lamentosa per natura e certe cose non mi vanno giù.