Tradendo
il programma iniziale, ieri siamo state a Itaca e stasera andremo a
Lefkada. Prima, però, vi racconto un paio di cose di domenica.
Sulla
strada regionale che corre parallela alla via principale di Nidri, si
trova (guardando bene) il cartello che indica la deviazione per le
cascate. Una stradina di campagna si inoltra per qualche chilometro
nella campagna e finisce in un parcheggio. Da lì si prende un facile
sentiero che conduce alla parete da cui il torrente si tuffa in una
serie di pozze. Luglio non è certo il periodo migliore per osservare
la cascata perché è quasi in secca e le pozze stagnanti, però è
una passeggiata ombrosa con scorci carini da fotografare. A proposito
di foto, ve le carico stasera perché ho dimenticato la macchina
fotografica in tenda e non ho nessuna voglia di rifare le scale
infinite per tornare qui in terrazza!
Dopo la visita alla cascata siamo tornate a Poros Beach che si raggiunge con una serie di stretti tornanti (la mia passione!) e la sera si incontrano facilmente piccole volpi, tanto che la Fra ha rischiato di investirne una, quindi fate attenzione. Mentre a Monza prosegue il diluvio universale, qui abbiamo 30 gradi e un bel venticello così ci siamo godute la cena “da Nico”, il ristorante Zolithros sul porticciolo, insieme a una birra Mythos ghiacciata. Una cena ottima, ma vi assicuro che si mangia benissimo anche al ristorante del campeggio dove i piatti tipici cucinati in maniera casalinga da mamma Messinis sono serviti in abbondanti porzioni a buon prezzo.
Dopo la visita alla cascata siamo tornate a Poros Beach che si raggiunge con una serie di stretti tornanti (la mia passione!) e la sera si incontrano facilmente piccole volpi, tanto che la Fra ha rischiato di investirne una, quindi fate attenzione. Mentre a Monza prosegue il diluvio universale, qui abbiamo 30 gradi e un bel venticello così ci siamo godute la cena “da Nico”, il ristorante Zolithros sul porticciolo, insieme a una birra Mythos ghiacciata. Una cena ottima, ma vi assicuro che si mangia benissimo anche al ristorante del campeggio dove i piatti tipici cucinati in maniera casalinga da mamma Messinis sono serviti in abbondanti porzioni a buon prezzo.
Ora,
però, torniamo a Itaca. Dicevo che non mi sorprende che Ulisse sia
stato via vent'anni con una scusa perché la nostra esperienza non è
stata esaltante. Portarsi l'auto costava cento euro quindi l'abbiamo
lasciata al parcheggio di Nidri e a Itaca ci siamo mosse a piedi
scoprendo che dobbiamo assolutamente imparare a guidare il motorino
perché qui, come a Bali, è il mezzo ideale per esplorare un'isola.
Siamo approdate in un piccolo porto affollatissimo di barche a vela e
gommoni dominato dalla torre di un vecchio mulino. Abbiamo preso il
sentiero per la torre in modo di farci un'idea dall'alto di dove
dirigerci. Dal mulino si vede sulla sinistra una strada sterrata che
sale ripidissima lungo le montagne e per di più era completamente
priva di ombra, impossibile da percorrere sotto il sole, quindi
l'abbiamo soprannominata “la strada della morte”. A destra,
invece, una via asfaltata segue la costa e abbiamo deciso di prendere
quella sperando di trovare qualche sentiero che scendesse al mare,
infatti dopo un chilometro c'è una scala di pietra che conduce a una
spiaggetta deliziosa. Armate di maschere e boccagli ci siamo tuffate
a snorkelare. Certo, dopo aver visto la Grande Barriera Corallina in
Australia, pochi luoghi sommersi mi daranno soddisfazione, ma è
stato carino. C'erano pesci grandi e piccoli, blu, tigrati, verdi e
viola, un pochino di corallo e qualche grotta dove però non mi
fidavo ad addentrarmi. Dopo pranzo sono arrivate le nuvole, da ogni
direzione e tutte si incollavano a Itaca oscurando il sole. Ne
abbiamo approfittato per risalire la strada della morte dalla quale
si gode di un bel panorama e si scorgono bellissime spiagge
raggiungibili solo in barca. Vestite da mare abbiamo sofferto per il
vento freddo e il sole nascosto ed è stato allora che ci siamo
convinte che Ulisse fosse partito perché su questa isola si
accumulano tutte le nubi più scure mentre vedevamo il sole splendere
su quelle vicine. Tra l'altro non è certo che la sua casa fosse
davvero a Itaca perché non sono mai stati trovati i luoghi descritti
da Omero, anzi, a diversi studiosi è sorto il dubbio che l'isola a
cui l'eroe voleva tornare fosse Cefalonia o Lefkada. Itaca comunque
non ci ha entusiasmate anche se è vero che non abbiamo visitato la
città principale, ma nemmeno siamo così appassionate di città.
Stasera ceneremo a Lefkada che, come tutto il resto nelle isole
ionie, fu rasa al suolo dal terremoto del 1953 citato nella
descrizione di ogni attrazione della zona tanto che siamo andate a
cercarlo su internet. In effetti è stato un cataclisma di una certa
portata, ma sarà interessante vedere il forte in pietra che, invece,
ha resistito e la città ricostruita (secondo quanto ha capito la Fra
dalla guida del National Geographic) con dei “bastoncini”.
Ovviamente le ho chiesto che cosa intendesse per “bastoncini” e
lei insisteva che sulla guida era scritto così. Beh, in realtà c'è
scritto “assicelle e altri materiali flessibili” per affrontare
meglio le scosse di terremoto, ma qui la Fra è la tour leader quindi
stasera andrò a fotografare i mitici bastoncini di Lefkada.
oh povera Penny...che pustacc!
RispondiElimina...e quando suo marito Ulisse di Policoro le dirà "A Pené, vado a comprare le sigarette." fossi in lei mi preoccuperei :)
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