Il 16 maggio eravamo la
mattina in Borneo e il pomeriggio a Sumatra, atterrati all'aeroporto
di Bandar Lampung sotto la solita pioggia. In questi piccoli scali
non ci sono navette dagli aerei al terminal, quindi alcuni omini
distribuivano ombrelli ai passeggeri per ripararci fino al ritiro
bagagli. Agli arrivi però non c'era nessuno dell'ecolodge Satwa ad
accoglierci, così il TdC è andato al banco informazioni per
telefonare. Un errore di comunicazione tra la sede di Bali che
gestisce le prenotazioni e Satwa ci ha lasciati abbandonati in
aeroporto spaventati da chi ci diceva per raggiungere il Parco
Nazionale Way Kambas dove si trova il lodge ci volevano quattro ore
d'auto: erano le 5 e qui alle 6 è praticamente notte fonda. Il taxi
inviatoci da Satwa, invece, ne ha impiegate solo due così siamo
arrivati per cena con il manager che non finiva più di scusarsi.
Sembra un caso che ogni volta che arriviamo a Sumatra sia con il buio
così dobbiamo aspettare il mattino per guardarci intorno e capire
dove siamo finiti.
Ci siamo svegliati con la
preghiera trasmessa dalla piccola moschea del villaggio e fuori c'era
un bel sole ad illuminare il grande giardino pieno di fiori e alberi
da frutto, con i cottage immersi nel verde e il ristorante all'aperto
come al Kelimutu e anche un laghetto con le ninfee. La cosa migliore,
però, è un patio in muratura con poltrone di bambù e grandi
cuscini per leggere e una postazione per pc con presa di corrente,
wifi gratis e pale al soffitto: l'ufficio dei miei sogni! Ne voglio
uno uguale nel mio giardino quando sarò scrittrice e avrò deciso
dove abitare.
Ci siamo presi il primo
giorno libero invece di cominciare subito con le gite, quattro passi
giù nel villaggio, aggiornamento del blog, lettura, bucato, relax.
Il lodge era tutto per noi, gli ultimi ospiti se ne sono andati la
mattina e il manager ci ha detto che erano venuti dalla Malesia per
visitare il centro di salvaguardia dei rinoceronti perché vorrebbero
avviare un progetto simile da loro. Sempre chiacchierando con il
manager, Sergio ha raccontato la faccenda degli spiriti con i tamburi
nella giungla e lui ha commentato -Sì, si sentono anche qui. Eh, con la
deforestazione anche gli spiriti della natura hanno meno spazio dove
stare così ne sono arrivati molti qui alla riserva. È un rifugio
per loro come per gli animali.-. La stessa cosa ci ha risposto Hari, la giovane guida che oggi ci ha portato a fare un giro sul fiume Way Kanan. Gli spiriti esistono, è scontato, da prima che inventassimo le religioni e disegnassimo confini a tavolino senza seguire le linee naturali del pianeta, separando cose unite e costringendo insieme cose che dovevano restare divise.
Nei prossimi giorni aggiungerò altre foto all'album del Borneo e ne caricherò uno per Sumatra, ma intanto vi dico che le cose migliori sono quelle che non si riescono a fotografare. Stamattina, per esempio,mentre attraversavamo il Parco Nazionale Way Kambas verso il fiume, abbiamo visto un grosso Siamang (parente cicciotto di gibbone) saltare tra gli alberi e poi un cerbiattino ci ha attraversato la strada; sullo stesso sterrato al ritorno ci è passato davanti un Marble Cat, raro da avvistare soprattutto di giorno, uno dei sette felini presenti nel parco. Scendendo lungo il fiume fino al mare abbiamo visto più di quanto siamo riusciti a fotografare, a volte non facevamo in tempo come per i bellissimi e coloratissimi uccelli che ci volavano intorno, altre volte nemmeno ci pensavamo tanto eravamo presi a osservare il paesaggio. Aquile e coccodrilli, grosse conchiglie sulla spiaggia, funghi sempre più grandi che sembravano sgabelli e un serpente nero e giallo che dormiva sul ramo di un albero, sono solo alcune delle cose che hanno riempito la nostra giornata insieme al profumo dei fiori che cadevano dagli alberi.
A presto, con nuovi racconti e le foto!
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