venerdì 29 giugno 2012

Chris Cornell e la luna


Sapete che il genere umano non mi piace granché, ma la Natura ha munito alcune persone di doti favolose. Per esempio ha donato il genio a Leonardo Da Vinci, Tesla ed Einstein; il coraggio agli esploratori come Scott e Shackleton, la fantasia e l’abilità ai miei scrittori preferiti di libri e fumetti; il talento ai musicisti che amo. A Chris Cornell la Natura ha regalato una voce straordinaria e un fascino che, ieri sera a Verona, hanno rapito tutti i presenti.
Due ore e passa di splendido live acustico. Il Teatro Romano è un ottimo sito perché le dimensioni ridotte permettono una visuale perfetta da ogni lato, un’acustica magnifica e un’aria intima nonostante i posti esauriti. Eravamo tutti intorno a Cornell che ha offerto uno spettacolo tra i migliori che abbia mai visto e io ne ho visti davvero tanti. Completamente solo sul palco ci ha davvero impressionato: senza scenografia se non un tappeto, con poche luci non invadenti, qualche chitarra di ricambio e una voce straordinaria. Sembrava lui stesso sorpreso ed eccitato dall’atmosfera che si è creata. Spesso l’intero pubblico seguiva in silenzio per godersi quell’incanto e dopo ogni canzone esplodeva un lungo applauso pieno di urla appassionate e rombo di scarpe sulle gradinate.
In certi momenti allargavo lo sguardo e mi rendevo conto di dove mi trovassi: seduta su pietre posate dai romani, in una notte d’estate con la luna alta nel cielo eclissata di tanto in tanto da nuvole di passaggio, avvolta dal suono della chitarra e dal canto appassionato di Chris Cornell. Che spettacolo!
Avrebbero mai immaginato i romani, quando hanno costruito quel teatro, che un sacco di secoli dopo sarebbe stato invaso da almeno 300 iphone che riprendevano Chris Cornell? Parecchi spettatori hanno seguito lo show attraverso quegli stupidi schermini invece che goderselo. Ecchecacchio! Hai davanti Chris Cornell e pensi solo a filmarlo?? Guardalo in faccia! Ascoltalo! 
Nonostante questo, Chris, sicuramente più tollerante di me, è stato molto soddisfatto della platea. Tutti gli artisti stranieri sono felici di suonare in Italia perché siamo un pubblico caldo e partecipe che li fa sentire davvero apprezzati.
Con me c’era mio fratello (forse gli unici due con cellulari vecchia maniera, quelli che servono per telefonare!) e insieme ricordavamo come Chris fosse un mezzo barbone ai tempi d’oro dei Soundgarden, mentre oggi è un artista maturo e di gran classe. Certo, l’animo grunge è rimasto nell’abbigliamento da bidone di beneficienza, ma è un uomo a mio parere così attraente e particolare che non ha bisogno di fronzoli per ammaliare.
Ha suonato pezzi dai suoi album solisti, ma anche versioni acustiche di brani dei Soundgarden, Audioslave e, con grande apprezzamento del pubblico, dei Temple of the Dog (capolavoro quell’album!) e qualche cover compresa Billie Jean di Michael Jackson. Al primo accenno di HungerStrike l’intero teatro è stato percorso da un brivido e pelle d’oca per tutta la canzone! Bravissimo per tutto il tempo, a voce bassa, acuta, roca, pulita, sussurrando o urlando: Chris Cornell è un cantante straordinario e appassionante.
Durante la serata ha anche parlato moltissimo, ha introdotto ogni canzone, scherzato con il pubblico, raccontato aneddoti rivelandosi, oltre che bravo e bello, anche simpatico.  Presentando una cover dei Pink Floyd ha detto “Questo pezzo è stato scritto da un tizio di nome Syd Barrett che è stato buttato fuori dai Pink Floyd per problemi di droga. Ora, quanta droga ti devi fare per farti cacciare dai Pink Floyd??” e più tardi, per restare in tema di eccessi ha scherzato sul suo insano passato raccontando che quando aveva 24 anni ha girato parecchio l’Italia in concerto con i Soundgarden “Non è che mi ricordi molto di quello che ho fatto dai 24 ai 27 anni, ma sono certo di avere dei bellissimi ricordi dell’Italia!”.
Ieri sera c’era anche la semifinale degli Europei Italia-Germania (non mi piace il calcio, ma quando gioca la nazionale siamo tutti un po’ orgogliosi) e Cornell lo sapeva “Mi hanno dato il permesso di suonare fino a mezzanotte per non disturbare i vicini qui intorno, ma se vince l’Italia credo che possiamo fare casino anche fino a tardi!”. Ovviamente alla fine della partita c’è stata un’ovazione per la vittoria dalle gradinate al palco, ma per il resto Chris è stato il centro dell’universo per più di due ore.
Tra i poveracci come me e Sté che hanno pagato il biglietto 30 euro e quelli che l’hanno pagato 40 e rotti, c’era un cordone che ci relegava alle gradinate più alte (ottima posizione comunque, visto che il teatro è piccolo), ma, quando Cornell è uscito per il bis, qualcuno si è infilato sotto il cordone seguito da un altro, un altro e alla fine siamo scesi tutti sotto il palco come una valanga umana. Il concerto stava per finire quindi valeva tutto! Correndo giù dalle scale sono caduta due o tre volte, ma tanto mi reggevo alla folla intorno. Tutti ai piedi di Chris a cantare Black Hole Sun a squarciagola sperando che non finisse mai, tutti ammassati e sudati come ai grandi concerti di quando ero ragazzina. E come una ragazzina stavo lì a pochi passi dalla star tutta emozionata. Oh quanta nostalgia per quegli anni sconsiderati e fantastici! Li ricordo bene e, battute a parte, anche Cornell li ricorda eccome! Dalle casse prima del concerto è uscita Nobody’s fool dei Cinderella e io e Sté eravamo quasi commossi. Diavolo, sei vecchio quando vorresti tornare adolescente!
Una notte davvero grandiosa da ogni punto di vista.
(nei link dell'articolo qualche video della serata, quindi grazie comunque ai tizi con l'iphone)

Per finire voglio spendere due parole riguardo l’opener della serata. Stando alle locandine avrebbe dovuto esibirsi un duo jazz e non ero entusiasta perché, pur apprezzando la bravura dei jazzisti, ero abbastanza sicura di scoglionarmi. Invece alle 21 è salito sul palco un ragazzo in jeans e t-shirt bianca che si è messo in un angolo con la sua chitarra e ha iniziato a suonare e cantare i suoi pezzi. All’inizio il pubblico ha accolto lo sconosciuto con un applauso educato, ma poi ci siamo resi conto che, accidenti, è proprio bravo! L’Italia ha segnato verso la fine di una sua canzone e il teatro è esploso in un boato che pareva la finale dei mondiali. Al ragazzo è venuto un colpo perché ha pensato che l’esultanza fosse per lui. Qualcuno poi deve averglielo spiegato così ha presentato un altro pezzo dicendo “This is a song about death… to germans”, ha sorriso ed ha cominciato a suonare. Nel suo breve show di mezzora ha inserito anche una cover di Bruce Springsteen chiamando a cantare con lui una ragazza, anche lei bella voce. Questo tizio è stato una sorpresa davvero piacevole e interessante (solo oggi ho scoperto che si tratta di un certo Paul Freeman, da tenere in considerazione per il futuro). Dopo aver suonato è sceso dal palco ed è passato davanti al pubblico uscendo, l’abbiamo applaudito e acclamato sinceramente, dopo la figura fatta con il gol. È passato di nuovo con bibita e panino e abbiamo pensato “Ma non gli hanno dato nemmeno un camerino e qualcosa per cena? E avrà dovuto pagare il biglietto per rientrare?” Scherzi a parte, indagando su internet, sembra che questo giovane gallese sia una promessa della musica. Vedremo, è bravo, ma da donna di una certa età ormai devo dire che non li fanno più i musicisti di una volta!

You may win or lose but to be yourself is all that you can do...

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