sabato 25 maggio 2024

L'isola assassina

io & la mia libraia
I viaggi, mi piace sognarli, prepararli, viverli, ricordarli e parlarne. Con la mia libraria del cuore Francesca, si chiacchierava di Australia e del viaggione 2010, prima con il TdC e poi con mio fratello e il Berna, ho tantissimi ricordi. Dico che si chiacchierava perché la sua libreria non ha niente a che vedere con i grandi magazzini dove lavorano commessi anziché librai. Elsa è accogliente come un salotto, infatti ci sono diversi divani e poltrone, invita a esplorare i tavoli e gli scaffali pieni di storie, come quelle romantiche soffitte dove si scovano tesori dimenticati. Francesca è generosa nel condividere la sua passione e le sue conoscenze, per questo è un piacere fermarsi a parlare con lei di qualsiasi argomento e sapete quanto mi piacciono le persone sensibili e competenti. È un personaggio anche lei. Mi ha procurato Picnic a Hanging Rock di Joan Lindsay, romanzo inquietante su un fatto misterioso accaduto nel 1900 in questa località a nord di Melbourne. Il libro mi è piaciuto tantissimo, ma non posso dirvi altro perché qualunque piccolo particolare citassi sarebbe un imperdonabile spoiler. Dovete leggerlo, soprattutto se, come me, siete stati in Australia perché è proprio l'ambientazione a renderlo speciale e credibile.

Ah l'Australia, che isolona stupefacente! 

Sia nel senso di sorprendentemente bella, sia nel senso di ma Madre Natura era fatta di LSD quando si è inventata questi animali? Il canguro e il wallaby che si spostano saltando e tengono i piccoli in tasca, il wombat che fa la cacca a cubetti, il koala che stupra le femmine e dorme tutto il giorno perché mangia solo eucalipto e non ha lo stomaco adatto per digerirlo, l'ornitorinco che sembra fatto con gli avanzi di altri animali, l'echidna che era uno dei miei preferiti sull'Enciclopedia degli animali e i pinguini fata che dormono solo tre minuti alla volta per paura dei predatori e muoiono d'infarto se illuminati di notte (per vederli, io e il TdC avevamo torce a luce rossa soffusa che non li disturba e dovevamo stare in silenzio assoluto) e l'opossum australiano che si trova più spesso morto lungo le strade che vivo in natura. Poi c'è tutta la fauna marina che mi sono goduta alla Grande Barriera Corallina. A parte l'ornitorinco che è timido, ho visto tutti gli altri e anche di più.

I paesaggi sembrano dei dipinti, i colori sono così intensi che perfino con la vecchia macchina fotografica che usavo allora risultano sgargianti. Essendo un continente, anche se per la maggior parte desertico, i panorami sono variegati e così ho visto l'arido outback e la lussureggiante foresta tropicale, le spiagge da cartolina e le scogliere scenografiche della Great Ocean Road, ma anche Shell Beach che, come si intuisce dal nome fantasioso, è costituita da miliardi di miliardi di piccole conchiglie bianchissime. E il cielo! Probabilmente dipende dalla latitudine, ma il cielo sembrava sproporzionato rispetto alla terra. Era tanto, tanto da farmi sentire schiacciata sotto il suo peso turchese. Indimenticabile la stellata ad Airlie Beach, mai viste tante stelle nemmeno nel deserto del Marocco. 

La gente è tanto amichevole che anche al telegiornale parlano in slang e, cosa che mi ha colpito personalmente, tutti i clienti salutano le cassiere al supermercato. Per legge, ogni punto panoramico e ogni spiaggia deve avere spazi liberi e pubblici perché non sarebbe giusto farne godere solo ai ricchi. Nei parchi cittadini ci sono barbecue a gas e tavoli da picnic a disposizione di tutti gratuitamente e, stupitevi, nessuno ruba le bombole e chi li usa poi li lascia perfettamente puliti per chi verrà dopo. Gli australiani in realtà non esistono, sono tutti immigrati da altri continenti, i veri australiani sarebbero gli aborigeni anche se sono rimasti quasi senza terra e senza identità Ma è proprio dagli aborigeni che viene il minimo di storia australiana, una complessa e affascinante mitologia trasmessa oralmente con canti e poesie che narrano come la creazione dell'Australia abbia avuto origine da una serie di sogni che si continua a sognare. Non è bellissimo? Eppure i monumenti dedicati agli eroi nazionali raffigurano Bon Scott degli AC/DC e Steve Irwin, per carità, entrambi stimatissimi anche da me, ma per un europeo il centro storico di Sydney o Melbourne è una vera barzelletta. Non hanno nemmeno un piatto tipico! Grigliano tutto e basta, e lo sport nazionale è il Footy, nomignolo con cui chiamano l'Australian Football League. In sostanza si tratta di trenta persone in canottiere colorate buttate in mezzo a un campo erboso decorato con tante linee che non si capisce dove devi stare. Senza regole comprensibili, questi bei ragazzoni cresciuti a canguro grigliato giocano a qualcosa che sembra un misto di rugby, basket e calcio. Quando la cara Erin ha portato me e il TdC a vedere una partita a Melbourne, esultavamo quando lo facevano gli altri, senza capire quale squadra avesse segnato il punto, anche perché, tornando a quanto sono amichevoli gli australiani, i tifosi di entrambe le squadre si siedono mischiati e condividono le vettovaglie portate da casa, visto che non si sa neanche bene quanto duri una partita. Poi, a proposito di picnic, vi ricordate quando con Sté e il Berna ci siamo fermati a mangiare in un grazioso praticello accanto a un torrente nell'outback? Quando ci siamo accorti che quelle belle rocce ordinate erano lapidi e un tizio ci spiava da un camper, siamo scappati. Infine, non posso non citare la visita al Principato di Hutt River: quattro case in mezzo a un arido nulla nell'ovest e un tizio, - nel 2010 era un simpatico vecchino con cui mi sono fatta fotografare nella sala del trono, chissà se è ancora vivo - che un giorno ha dichiarato guerra all'Australia per ottenere l'indipendenza. Poiché, secondo la legge, se l'Australia non ti risponde entro 60 giorni hai vinto la guerra a tavolino, Hutt River è diventata un principato e ne ho il timbro sul passaporto. Che isola magnificamente folle!

Ma c'è un enorme MA che incombe su questa terra meravigliosa.


Sarà perché ci si trova a testa in giù con la gravità che ci tiene appesi al pianeta per le caviglie e il sangue va al cervello provocando allucinazioni e smarrimento; sarà perché il cartello Prairie abitanti 9 (e pure sperduti nell'outback) giustifica che almeno uno vada fuori di testa e diventi serial killer; sarà che gli aborigeni, visto come sono stati trattati, avranno comprensibilmente lanciato qualche maledizione; sarà che mettere il segnale Attenti ai coccodrilli nel giardino del campeggio e non illuminarlo di notte è un po' una scommessa sulla vita di noi turisti poveri; sta di fatto che in Australia, tutto vuole ucciderti. Dalle piante velenose alle meduse che sono più temute degli squali, dagli insetti ai già citati serial killer, dalle scogliere che franano sotto la Great Ocean Road ai fulmini (Darwin è la città dove cadono più fulmini nel mondo intero) fino ai road train che non sono in grado di frenare, c'è una varietà di modi di morire su quest'isola che stupisce ci sia ancora vita.

Ho sperimentato in prima persona l'incantesimo di questa natura sconvolgente che inebria e spaventa, che ubriaca per la varietà di panorami che appaiono all'improvviso dopo lunghe strade desolate come un continuo colpo di scena. Per noi che veniamo da un mondo totalmente diverso, così affollato e chiassoso eppure ordinato e ordinario, la vastità e unicità della natura australiana è un colpo fortissimo per ognuno dei nostri sensi e per la mente e per lo stomaco. Il tramonto su Shell Beach, a piedi nudi sulle dune di conchiglie, con il mare liscio come uno specchio che diventa scuro in pochi, ma lunghissimi istanti. Il silenzio subacqueo in cui fiorisce la Grande barriera corallina illuminata dal sole e poi oscurata dalle nuvole. La Via Lattea perfettamente chiara come un sentiero di vetri rotti colorati nel cielo notturno di Airlie Beach. I leoni marini che surfano nelle onde azzurre e poi si trascinano a riposare sulla spiaggia di un bianco abbagliante. I wallaby che scendono la sera dalle rocce di Magnetic Island e prendono delicatamente pezzi di carota dalle nostra mani. E avrei altri diecimila momenti come questi da elencare, chiari nei miei ricordi come se mi trovassi ancora lì, che fatico a spiegare a parole e che ancora mi sembra incredibile aver vissuto. Andate a rileggere i post di allora e a rivedere le foto che, vi ricordo, sono precedenti alla mia bellissima reflex Nikon eppure stupende.


Conoscendo tutto questo, non ho alcun dubbio sulla soluzione del mistero di Picnic a Hanging Rock e ha fatto benissimo il primo editore a suggerire all'autrice Joan Lindsay di eliminare l'ultimo capitolo che, nel manoscritto originale, spiegava l'accaduto nel dettaglio. Non c'era alcun bisogno di dirlo, non servono - e non basterebbero - parole: è ambientato in Australia!


Nota: Grazie, Francesca, per avermelo consigliato! E siccome è una maga nel suggerire il libro adatto all'umore, agli interessi, alla personalità di ognuno, fatevi un giro da lei a Elsa Libreria Creativa in via Carlo Rota 11 a Monza. Leggere è il mezzo più economico per viaggiare ed è anche quello che ti porta più lontano, nello spazio e perfino nel tempo.

giovedì 9 maggio 2024

Progetto Uganda fallito

Il progetto 2025 per cui ho cominciato a risparmiare riguarda il parco nazionale Bwindi Impenetrable Forest dove è possibile seguire le tracce delle famiglie di gorilla protette e trascorrere un'ora ad osservarle nel loro magnifico ambiente. Purtroppo, questo viaggio è fallito prima di cominciare. 

Sonia
Il prezzo dell'ingresso, da luglio 2024, sarà innalzato a 800 dollari a persona. Considerando che per un giorno di trekking si devono trascorrere almeno quattro giorni in Uganda perché da Entebbe, dove arrivano i voli internazionali, servono nove ore di strada per raggiungere il parco e bisognerà pur dormire da qualche parte prima e dopo, i costi aumentano rapidamente. In sostanza, la soluzione più economica (volo, albergo, trasporto via terra, pasti, ingresso, guida) verrebbe a costare oltre duemila Euro a persona. So che ne varrebbe la pena e lo ricorderei per tutta la vita, ma con la stessa cifra si fanno 10 giorni di parchi in Kenya o due settimane in Indonesia. Voglio davvero spendere tanto per un'ora con i gorilla? Probabilmente me ne pentirò e rimpiangerò per sempre di non averlo fatto, già mi commuovo al solo pensiero di vedere questi meravigliosi primati a pochi metri da me in una splendida foresta, però penso anche che potrei spendere meglio quei soldi. Dopo aver conosciuto certe realtà a Sumatra, mi sentirei davvero egoista a investire 800 dollari in un'ora di svago solo per me quando con la metà ho trascorso tre giorni con Alert sostenendo la protezione degli elefanti e i progetti per lo sviluppo delle comunità locali.

Fra & Fra

I miei compagni di viaggio, Fra&Fra e Sonia, sono d'accordo perché sono persone stupende e anche povere come me. Rimandiamo a quando i prezzi caleranno o vinceremo la lotteria. Quindi, per il 2025 torneremo insieme in Indonesia. La Fra e Sonia rivedranno volentieri gli orangutan del Borneo e per Francesco sarà la prima volta; poi aggiungeremo un po' di giorni a Sumatra che per tutti loro è una nuova meta, trascorrendo anche una notte a Rantau Jaya Makmur per provare i loro servizi di ecoturismo e dargli la nostra opinione.

Onestamente, sono soddisfatta di questa soluzione e fiera dei miei compagni per la loro comprensione e disponibilità. In fondo, una vita non basterebbe comunque a vedere tutte le meraviglie del mondo, vivremo le avventure che potremo permetterci e sarà fantastico in ogni caso.

martedì 7 maggio 2024

Pagine di taccuino

Alla fine di ogni viaggio, una quantità di frasi, piccoli aneddoti che non hanno trovato spazio nei post, rimangono appuntanti sui quadernini che mi porto sempre dietro. Sono pensieri brevi e notiziole, non sufficienti a scriverci un articolo, ma che mi piace conservare per non dimenticarli.

Per esempio, Eddie mi ha detto che il 21 aprile, giorno del mio compleanno, in Indonesia è festeggiato in onore di Raden Ayu Kartini, nobildonna indonesiana che già a fine Ottocento lottava per i diritti delle donne e promuoveva l'istruzione femminile. Una vera eroina locale, oggi ammirata anche dagli uomini in un Paese a maggioranza musulmana. Il 21 aprile era anche il compleanno di Kartini e nel 1964 il presidente Sukarno lo dichiarò festa nazionale come "Hari Kartini" il giorno di Kartini. Questa coincidenza mi è piaciuta tantissimo e me la sono appuntata. Grazie, Eddie, per avermene parlato. D'ora in poi mi ricorderò che il mio compleanno è anche la festa delle donne indonesiane.

Un altro breve appunto riguarda il volo da Jakarta a Bandar Lampung con Air Asia Indonesia. Come vi ho detto, è stato brevissimo ed ero un po' preoccupata per il maltempo che in genere fa sobbalzare gli aerei e il mio stomaco, oltre a rendere difficoltose le manovre per via del vento che durante i temporali cambia direzione all'improvviso. Invece, l'atterraggio è stato delicatissimo, uno dei migliori della mia lunga carriera di passeggera. Uscendo, mi sono trovata a percorrere il corridoio del piccolo aeroporto insieme al co-pilota e ne ho approfittato per fargli i complimenti per l'atterraggio morbido. La sua risposta: -Oh è stato un caso, non mi riesce mai- mi ha fatto sgranare gli occhi, allora lui è scoppiato a ridere: -No, scherzo! Solo il meglio per i nostri passeggeri.- Umorismo da aviatori. Hey, bello, io mi sono guardata ventidue stagioni di Indagini ad alta quota, ti vedo se non estendi i flap!

Sempre sul taccuino di quest'anno mi sono segnata le indicazioni dal Gatra Ubud Inn al negozio di collane in vetro riciclato e la posizione del minimarket dove ho comprato due penne perché non è stato facile trovare della cancelleria. Mi appunto anche qui per la prossima visita a Sumatra di portare penne, matite e quaderni per i bambini dei villaggi che hanno sempre bisogno di materiale per la scuola, ma non è sempre una priorità nei miseri bilanci delle famiglie.

Poi c'è un breve aneddoto che mi ha fatta sentire ancor più local. Una sera a Bali, dopo cena, sono passata davanti alla bottega di una signora e mi sono fermata perché mi piace comprare dai negozietti nelle vie meno frequentate dai turisti perché tutto costa meno e i piccoli commercianti hanno più bisogno. Riesco a dirle in indonesiano che voglio tre banane (fino a tre so contare), la signora sta per darmele, ma poi mi dice qualcosa, suona come un avvertimento e la frase contiene una parola che riconosco makan, mangiare. Ah, ho capito: quelle banane non sono buone da mangiare, sono quelle che si danno alle scimmiette di Monkey Forest! Grazie, signora, stavo per andare incontro a un mal di pancia e lei è stata così onesta da avvisarmi anziché prendersi i soldi e stare zitta. Il mio indonesiano stentato comincia a migliorare. Terima kasih!

Ecco, anche per i prossimi viaggi riserverò un post finale a quei brevi appunti che andrebbero persi. Sono minuscoli ricordi che mi farà sorridere rileggere in futuro, quindi sono contenta di aver inaugurato questa nuova tradizione personale.






sabato 4 maggio 2024

Dove andremo a finire

Nelle fioriere sul mio balcone coltivo solo piante infestanti, menta e ciclamini, perché non necessitano di alcuna cura e sopravvivono alla mia pigrizia. Semino solo erba gatta per Bio, ma anche quella poi cresce da sola, nonostante non si capisca più in che stagione siamo.  Le zanzare estive incontrano le cimici invernali e si menano, sostenendo ognuna che sia il proprio periodo di competenza. Cappotti e canottiere condividono l'armadio fianco a fianco.

Peris mi ha mandato questo video ripreso sull'autobus con cui va al lavoro: le vie di Nairobi, che già sono impraticabili per il traffico, trasformate in fiumi con tanto di onde. Ma vi immaginate attraversarle sul van di Junior?


Dan mi scrive deluso dopo un'altra giornata a discutere con le autorità statali del Way Kambas e la polizia locale. Parlavano di migliorare la collaborazione per proteggere la foresta e gli animali, ma quelli gli hanno chiesto fondi per finanziare l'attività. -Ma il parco appartiene a voi o ad Alert?- ha risposto. Chi lavora per la conservazione di questo ambiente prezioso non è apprezzato e supportato come meriterebbe, anzi è ostacolato da burocrazia e corruzione, perfino sfruttato perché le autorità vedono le associazioni ambientaliste come fonti di donazioni per finanziarsi quando quei fondi dovrebbero venire dal governo. Mi è dispiaciuto sentirlo tanto scoraggiato, capisco la sua frustrazione perché so quanto impegno mette con i suoi ragazzi nei progetti di sviluppo sostenibile e li vedo rischiare la vita ogni volta per spegnere gli incendi con i pochi mezzi a disposizione. Cerco di tirargli su il morale ricordandogli che le nuove generazioni sono più sensibili riguardo la natura, lo dimostrano i giovani di Rantau Jaya Makmur con il loro piano per l'ecoturismo, gli studenti che visitano il Way Kambas (anche se mi hanno raccontato che un bambino di città ha chiesto quale fosse l'albero delle patatine fritte) e i movimenti giovanili in tutto il mondo. Certo, ci vorrà ancora qualche anno prima che siano loro a governare, ma intanto facciamo del nostro meglio. Per consolarlo, gli ho mandato la foto di Penelope e Lucio con le magliette di Alert che ho comprato per loro e la didascalia "The next generation is coming!" Finalmente, mi ha risposto con una faccina sorridente. Non perdiamo la speranza, malgrado i nostri piccoli sforzi appaiano insignificanti di fronte al disastro globale, c'è un elefantino zoppo che conta su di noi e basta questo perché ne valga la pena.


A questo proposito, mi vengono in mente le storie di Mister Bonari sul bracconaggio. La fondazione per la protezione dei rinoceronti, come vi ho già detto, ha facoltà di arrestare i bracconieri e consegnarli poi alla stazione di polizia locale. Mi ha raccontato che per portare i criminali fuori dal parco devono inventarsi piani da film di spionaggio perché hanno paura di attraversare i villaggi da cui provengono che potrebbero insorgere in difesa dell'arrestato. Anche le pene previste non sono un gran deterrente: un anno di galera che può essere convertito in una multa. Pagano e tornano ad appiccare incendi e piazzare trappole. -Va cambiata la mentalità della gente- dice Mister Bonari -altrimenti non se ne esce.- A volte, riescono ad arruolare ex-bracconieri nella fondazione, pagandoli proprio per pattugliare il parco forti della loro esperienza nel lato oscuro; anche i ragazzi del progetto ecoturismo li impiegano come guide per i turisti nelle escursioni al Way Kambas e l'anno scorso vi ho raccontato il mio bell'incontro con l'ex-bracconiere che Alert ha aiutato ad avviare l'attività con le arnie per api. Peccato che non siano molti i delinquenti disposti a cambiare vita, nemmeno con il supporto di tutte le associazioni, perché sono privi di lungimiranza e voglia di lavorare onestamente, preferiscono il facile e immediato guadagno illegale, senza preoccuparsi che ai loro figli non resterà nulla per il futuro. Ma anche Mister Bonari vede una maggior consapevolezza nei giovani e, malgrado in tanti anni di servizio non abbia visto grossi miglioramenti nell'atteggiamento del governo, spera ancora nel cambiamento.

Vorrei poter fare di più, anche se ho pochi soldi e impiego un'ora a piantare tre alberi. Vorrei farlo per gli alberi e gli animali, vorrei farlo perché questi ragazzi meritano supporto e rispetto, vorrei farlo per non sentire più Dan triste e scoraggiato. Sulle pagine del mio amato National Geographic trovo tanti reportage su questo tipo di battaglie, ce ne sono in tutto il mondo, per le foreste e per gli oceani, per i pesci, gli uccelli e i mammiferi, per le comunità che con la natura convivono in armonia da sempre, penso agli Indios in Amazzonia che vengono uccisi per il loro attivismo sulla conservazione, o all'omicidio di Dian Fossey, mentre le sue colleghe Jane Goodall (che ha da poco compiuto 90 anni) e Biruté Galdikas continuano a lottare e insegnare che siamo parte dell'ambiente, non padroni, come ho imparato da Piero Angela fin dai tempi di Quark. E, tralasciando le celebrità, sono fiera di tutti i miei amici che contribuiscono in mille piccoli modi con la loro attenzione.

Certo, siamo troppi al mondo per pretendere che il pianeta ci sostenga senza danni, ma ridurre il nostro impatto è possibile, partendo dalle piccole cose quotidiane. Che sia per vero amore per la natura, per principio, per voglia di ribellione o anche solo perché va di moda, l'importante è che qualcosa si muova nella giusta direzione. Così Penelope e Lucio, quando avranno la mia età, potranno ancora godere delle meraviglie che ho vissuto io.




mercoledì 1 maggio 2024

Barbinstagram

Dopo aver reagito come Ozzy per troppo tempo

sono riuscita a crearmi un profilo Instagram! 



Devo ancora imparare a usarlo, quindi abbiate pazienza e non aspettatevi grandi interazioni, ma col tempo potrebbe integrare questo bel blog. 
Per adesso, seguo Alert, Elsa Libreria Creativa e i miei compagni di viaggio Fra&Fra.
Sarò pronta a utilizzarlo come si deve per il prossimo viaggio, ho tutto il tempo.