mercoledì 18 febbraio 2015

Corso di sopravvivenza improvvisato

Quando la sera sono troppo stanca per scrivere, guardo la tv. Odio le interruzioni pubblicitarie, quindi seguo pochi programmi, mentre guardo film al cinema o in dvd e serie tv dal web. Spazio tra i generi come faccio con i libri, quindi passo senza problemi da The Wire a Firefly, da un film di guerra a uno con i supereroi, da CSI a The Big Bang Theory. Ci sono, poi, i documentari che guardo con la passione di una bambina curiosa, che si parli dei misteri dell'universo, di animali selvaggi o degli incidenti aerei di Indagini ad alta quota. Adoro e invidio Piero e Alberto Angela, il primo che mi racconta storia e scienza fin dalle elementari, il secondo che ha avuto la fortuna di trovarsi l'altro come padre e seguire le sue orme facendo viaggi favolosi in tutto il mondo e crescendo circondato dalla cultura.
Ammetto, però, di guardare anche tante cagate. Confesso di non resistere ai film ignoranti sulle catastrofi, a certi horror con trame senza senso e tanto sangue, a Supernatural anche se ha perso la dignità dopo la terza serie e si guarda solo in lingua originale perché le voci in italiano sono da quindicenni, a Banco dei pugni che mi ricorda quando lavoravo in negozio (potrei raccontarvi cose che nemmeno Les Gold...) e mi piace Gordon Ramsey che raddrizza la gente a suon di insulti.
Nel mare di boiate che passano sui nostri teleschermi, ci sono anche certi programmi sulla sopravvivenza nei quali uno o più tizi vengono abbandonati in luoghi remoti e pericolosi per dimostrare che siamo ancora in grado di cavarcela come nella preistoria. 

 Da Dual Survival a Ed Stafford a Nudi e crudi (non guardo Bear Grylls perché troppo fighetto, saputello e attrezzato) seguo con gusto sadico le disavventure di questi personaggi. Sì, lo so che sono montature e non rischiano davvero la vita, ma la cosa interessante è che mi fanno pensare a come mi comporterei nella stessa situazione. Mi è capitato di prendere aerei che per decollare avevano bisogno che tutti i passeggeri saltassero contemporaneamente, dunque durante uno dei miei viaggi potrebbe benissimo capitarmi di finire su un'isola sperduta, naufragare o rimanere bloccata nella giungla. Cosa farei?
All'inizio, ovviamente, mi metterei a piangere, ma sono abbastanza sicura che subito dopo comincerei a ingegnarmi per tirare avanti fino all'arrivo dei soccorsi. Mi piace la natura e non ho paura di sporcarmi, per questo parto avvantaggiata rispetto a chi frequenta solo hotel di lusso. I programmi tv citati prima mi hanno dato suggerimenti utili e me li ricorderò in caso di bisogno, sperando che funzionino anche nella realtà.
Le quattro cose principali di cui preoccuparmi sarebbero: riparo, fuoco, acqua e cibo. Bisogna innanzitutto guardarsi intorno e scoprire quali risorse ci offre il luogo.
Per sprecare meno energie, è meglio cercare un riparo “già fatto” da Madre Natura piuttosto che costruirne uno da zero. Una nicchia sotto le rocce, una grotta poco profonda e non abitata sarebbero l'ideale, ma anche lo spazio tra le radici di un grande albero o un albero piegato possono trasformarsi in un rifugio con poche modifiche. Bisogna farsi un tetto con tante foglie accumulate su una griglia di rami incastrati tra loro o legati con delle liane se disponibili. Come attrezzi si possono usare pietre o conchiglie affilate. Sarebbe sempre meglio dormire sollevati dal terreno, ma non è semplice costruire un pavimento o una palafitta; più facile, se ci sono liane o lunghi rami sottili, legarli insieme alle estremità creando un'amaca.
Il fuoco è fondamentale per tanti motivi: tiene alla larga animali e insetti, riscalda, ci si può bollire l'acqua per renderla potabile e cucinare. Tra i miei buoni propositi c'è quello di imparare ad accendere un falò con i bastoncini come fanno gli esperti di tecniche di sopravvivenza, ma nel frattempo il TdC ha ordinato su Amazon un acciarino, l'attrezzo che produce scintille in qualsiasi condizione. Basta preparare una buona esca con materiale infiammabile come erba secca, certi tipi di resina, corteccia sfilacciata; una volta che la scintilla è nell'esca, si soffia finché si accende una fiamma, poi si mette sotto la legna e il falò è pronto.
L'acqua è un bel problema. Trovare una fonte d'acqua dolce è cosa facile se siete nei pressi di un fiume o torrente, altrimenti si aspetta che piova e, in quel caso, bisogna avere un contenitore da riempire. Al giorno d'oggi la spazzatura arriva ovunque, anche sull'isola più sperduta, quindi è possibile trovare recipienti di plastica adatti allo scopo, ma se la fortuna non ci assiste dobbiamo ingegnarci con grosse foglie, conchiglie, gusci di noci di cocco o le nostre scarpe. Qualcosa ci verrà in mente.
Il cibo è ancora più difficile da reperire. Pescare o cacciare a mani nude è, per noi cittadini, un'impresa impossibile e, se non si hanno conoscenze di botanica, anche arrischiarsi a mangiare una pianta o un frutto mai visti può rivelarsi pericoloso per la salute. Non credo che riuscirei a catturare un uccello a sassate e dovrei essere davvero affamata per ammazzare qualsiasi animale. Se mi trovassi sul mare, cercherei prima di tutto i molluschi attaccati agli scogli e cuocerei sul fuoco nell'acqua salata qualsiasi cosa avesse un aspetto commestibile. Altro buon proposito sarebbe leggere qualcosa sulle piante, imparare a riconoscerle e a usarle perché potrebbero tornare utili anche come medicinali. In una foresta, le piante sarebbero la risorsa principale, per questo è bene conoscerle. Frutta, zuppa di radici, tuberi e verdura: la dieta vegana mi salverà.

Va beh, forse potrei farcela per qualche giorno. Speriamo che qualcuno venga a salvarmi!

Nessun commento:

Posta un commento