Quando
la sera sono troppo stanca per scrivere, guardo la tv. Odio le
interruzioni pubblicitarie, quindi seguo pochi programmi, mentre
guardo film al cinema o in dvd e serie tv dal web. Spazio tra i
generi come faccio con i libri, quindi passo senza problemi da The
Wire a Firefly, da un film di guerra a uno con i supereroi, da CSI a
The Big Bang Theory. Ci sono, poi, i documentari che guardo con la
passione di una bambina curiosa, che si parli dei misteri
dell'universo, di animali selvaggi o degli incidenti aerei di
Indagini ad alta quota. Adoro e invidio Piero e Alberto Angela, il
primo che mi racconta storia e scienza fin dalle elementari, il
secondo che ha avuto la fortuna di trovarsi l'altro come padre e
seguire le sue orme facendo viaggi favolosi in tutto il mondo e
crescendo circondato dalla cultura.
Ammetto,
però, di guardare anche tante cagate. Confesso di non resistere ai
film ignoranti sulle catastrofi, a certi horror con trame senza senso
e tanto sangue, a Supernatural anche se ha perso la dignità dopo la
terza serie e si guarda solo in lingua originale perché le voci in italiano sono da quindicenni, a Banco dei pugni che mi ricorda quando lavoravo in
negozio (potrei raccontarvi cose che nemmeno Les Gold...) e mi piace
Gordon Ramsey che raddrizza la gente a suon di insulti.
Nel
mare di boiate che passano sui nostri teleschermi, ci sono anche
certi programmi sulla sopravvivenza nei quali uno o più tizi vengono
abbandonati in luoghi remoti e pericolosi per dimostrare che siamo
ancora in grado di cavarcela come nella preistoria.
Da Dual Survival
a Ed Stafford a Nudi e crudi (non guardo Bear Grylls perché troppo
fighetto, saputello e attrezzato) seguo con gusto sadico le
disavventure di questi personaggi. Sì, lo so che sono montature e
non rischiano davvero la vita, ma la cosa interessante è che mi
fanno pensare a come mi comporterei nella stessa situazione. Mi è
capitato di prendere aerei che per decollare avevano bisogno che
tutti i passeggeri saltassero contemporaneamente, dunque durante uno
dei miei viaggi potrebbe benissimo capitarmi di finire su un'isola
sperduta, naufragare o rimanere bloccata nella giungla. Cosa farei?
All'inizio,
ovviamente, mi metterei a piangere, ma sono abbastanza sicura che
subito dopo comincerei a ingegnarmi per tirare avanti fino all'arrivo
dei soccorsi. Mi piace la natura e non ho paura di sporcarmi, per
questo parto avvantaggiata rispetto a chi frequenta solo hotel di
lusso. I programmi tv citati prima mi hanno dato suggerimenti utili e
me li ricorderò in caso di bisogno, sperando che funzionino anche
nella realtà.
Le
quattro cose principali di cui preoccuparmi sarebbero: riparo, fuoco,
acqua e cibo. Bisogna innanzitutto guardarsi intorno e scoprire quali
risorse ci offre il luogo.
Per
sprecare meno energie, è meglio cercare un riparo “già fatto”
da Madre Natura piuttosto che costruirne uno da zero. Una nicchia
sotto le rocce, una grotta poco profonda e non abitata sarebbero
l'ideale, ma anche lo spazio tra le radici di un grande albero o un
albero piegato possono trasformarsi in un rifugio con poche
modifiche. Bisogna farsi un tetto con tante foglie accumulate su una
griglia di rami incastrati tra loro o legati con delle liane se
disponibili. Come attrezzi si possono usare pietre o conchiglie
affilate. Sarebbe sempre meglio dormire sollevati dal terreno, ma non
è semplice costruire un pavimento o una palafitta; più facile, se
ci sono liane o lunghi rami sottili, legarli insieme alle estremità
creando un'amaca.
Il
fuoco è fondamentale per tanti motivi: tiene alla larga animali e
insetti, riscalda, ci si può bollire l'acqua per renderla potabile e
cucinare. Tra i miei buoni propositi c'è quello di imparare ad
accendere un falò con i bastoncini come fanno gli esperti di
tecniche di sopravvivenza, ma nel frattempo il TdC ha ordinato su
Amazon un acciarino, l'attrezzo che produce scintille in qualsiasi
condizione. Basta preparare una buona esca con materiale infiammabile
come erba secca, certi tipi di resina, corteccia sfilacciata; una
volta che la scintilla è nell'esca, si soffia finché si accende una
fiamma, poi si mette sotto la legna e il falò è pronto.
L'acqua
è un bel problema. Trovare una fonte d'acqua dolce è cosa facile se
siete nei pressi di un fiume o torrente, altrimenti si aspetta che
piova e, in quel caso, bisogna avere un contenitore da riempire. Al
giorno d'oggi la spazzatura arriva ovunque, anche sull'isola più
sperduta, quindi è possibile trovare recipienti di plastica adatti
allo scopo, ma se la fortuna non ci assiste dobbiamo ingegnarci con
grosse foglie, conchiglie, gusci di noci di cocco o le nostre scarpe.
Qualcosa ci verrà in mente.
Il
cibo è ancora più difficile da reperire. Pescare o cacciare a mani
nude è, per noi cittadini, un'impresa impossibile e, se non si hanno
conoscenze di botanica, anche arrischiarsi a mangiare una pianta o un
frutto mai visti può rivelarsi pericoloso per la salute. Non credo
che riuscirei a catturare un uccello a sassate e dovrei essere
davvero affamata per ammazzare qualsiasi animale. Se mi trovassi sul
mare, cercherei prima di tutto i molluschi attaccati agli scogli e
cuocerei sul fuoco nell'acqua salata qualsiasi cosa avesse un aspetto
commestibile. Altro buon proposito sarebbe leggere qualcosa sulle
piante, imparare a riconoscerle e a usarle perché potrebbero tornare
utili anche come medicinali. In una foresta, le piante sarebbero la
risorsa principale, per questo è bene conoscerle. Frutta, zuppa di
radici, tuberi e verdura: la dieta vegana mi salverà.
Va
beh, forse potrei farcela per qualche giorno. Speriamo che qualcuno
venga a salvarmi!
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