mercoledì 18 febbraio 2015

Corso di sopravvivenza improvvisato

Quando la sera sono troppo stanca per scrivere, guardo la tv. Odio le interruzioni pubblicitarie, quindi seguo pochi programmi, mentre guardo film al cinema o in dvd e serie tv dal web. Spazio tra i generi come faccio con i libri, quindi passo senza problemi da The Wire a Firefly, da un film di guerra a uno con i supereroi, da CSI a The Big Bang Theory. Ci sono, poi, i documentari che guardo con la passione di una bambina curiosa, che si parli dei misteri dell'universo, di animali selvaggi o degli incidenti aerei di Indagini ad alta quota. Adoro e invidio Piero e Alberto Angela, il primo che mi racconta storia e scienza fin dalle elementari, il secondo che ha avuto la fortuna di trovarsi l'altro come padre e seguire le sue orme facendo viaggi favolosi in tutto il mondo e crescendo circondato dalla cultura.
Ammetto, però, di guardare anche tante cagate. Confesso di non resistere ai film ignoranti sulle catastrofi, a certi horror con trame senza senso e tanto sangue, a Supernatural anche se ha perso la dignità dopo la terza serie e si guarda solo in lingua originale perché le voci in italiano sono da quindicenni, a Banco dei pugni che mi ricorda quando lavoravo in negozio (potrei raccontarvi cose che nemmeno Les Gold...) e mi piace Gordon Ramsey che raddrizza la gente a suon di insulti.
Nel mare di boiate che passano sui nostri teleschermi, ci sono anche certi programmi sulla sopravvivenza nei quali uno o più tizi vengono abbandonati in luoghi remoti e pericolosi per dimostrare che siamo ancora in grado di cavarcela come nella preistoria. 

mercoledì 11 febbraio 2015

Cavallette, missione Africa


Si avvicina la partenza delle Cavallette per il Kenya ed è il momento di svelarvi i dettagli della nostra nuova missione naturalistica.
Con tutte le vaccinazioni che ho fatto negli ultimi anni, io sono ormai immortale, ma le mie compagne si sono sorbite la simpatica trafila all'Asl, praticamente la parte più difficile di ogni viaggio.

La vera avventura comincerà il 2 marzo a Malpensa con un volo Qatar Airways che, dopo il classico scalo a Doha, ci porterà a Nairobi nel pomeriggio del giorno dopo. Ad attenderci all'aeroporto internazionale, ci sarà un autista inviato dal b&b Khweza, dove passeremo la prima notte.
C'è stato un fitto scambio di mail tra me e un referente del b&b di nome Peris e come al solito, quando mi trovo a rispondere a persone con nomi strani, non ho ancora capito se sia maschio o femmina. È stato/a molto gentile e disponibile considerando quante domande e richieste ho fatto in questi mesi. A parte prenotare la camera e chiedere pasti vegetariani al loro ristorante, ho organizzato con Peris l'itinerario che seguiremo nei giorni successivi. Ho chiesto piatti vegetariani per me e la Niña Feddi perché per lei sarà più facile chiedere le piccole modifiche per renderli vegani e io sarò certa di non mangiare carne di animali strani. La Fra resta sugli standard meal, coraggiosa.
Dunque, con l'amico/a kenyota abbiamo steso il programma dei nostri dieci giorni africani.
La prima sera, relax dopo il lungo viaggio e cena al ristorante del Khweza, all'aperto sul tetto dell'edificio con vista sulla città. 
Non ci interessa visitare Nairobi e, sinceramente, non ci fidiamo molto a girare da sole, quindi la mattina dopo partiremo subito per il tour. Nonostante spenderemo poco più di 500 euro a testa, pasti compresi, si tratta di un tour privato, solo noi tre, l'autista e la guida. Questo significa assoluta autonomia e pace, senza altri turisti di mezzo: se vogliamo fare una foto, non dobbiamo far altro che chiedere di fermare la jeep.
Prima tappa: la riserva faunistica di Masai Mara, dove resteremo tre giorni e due notti in tenda. È uno dei parchi africani più famosi per i safari perché, insieme al Serengeti della Tanzania, forma un unico grande ecosistema straordinariamente ricco di vita. Vedremo la savana dei libri e dei documentari con i suoi panorami selvaggi e poetici, abitata da bellissimi animali in libertà. Elefanti, leoni, zebre, giraffe e tutto quello che vi viene in mente.
Successivamente, ci sposteremo attraverso la Rift Valley verso il lago Nakuru, detto anche “lago rosa” perché è sempre ricoperto di fenicotteri. È un altro buon posto per avvistare grandi mammiferi come impala, rinoceronti e bufali. Passeremo la notte in una guest house della zona, poi ci dirigeremo verso un altro lago, il Naivasha, che trovandosi a 1880 metri sul livello del mare è il più alto del Kenya. Quello è anche l'unico luogo del Paese dove è possibile fare il safari in bicicletta o a piedi. Notte in hotel, poi un'altra giornata nella Rift Valley e ritorno a Nairobi.
Per gli ultimi due giorni resteremo in città, ma sarà proprio lì che compiremo la nostra missione naturalistica, visitando due luoghi molto speciali. Il primo è il Sheldrick Animal Orphanage, un centro che si occupa degli elefantini rimasti orfani e, in certi orari, è possibile dare una mano nutrendo i cuccioli con i biberon. Il secondo è il Giraffe Center dove si sale su piattaforme rialzate per guardare negli occhi queste bellissime creature e, se saremo fortunate, le giraffe che si avvicinano per prendere cibo dalle mani degli ospiti, di solito ricambiano con una leccata in faccia. Slinguare una giraffa e allattare un elefantino sono i nostri obiettivi 2015.
Bene, questo è il piano a grandi linee, poi si sa che il destino riserva sempre tante sorprese, ma noi siamo Cavallette: sorridenti, adattabili, innamorate degli animali e pronte in 15 minuti.
Indosseremo le magliette che ci siamo fatte stampare (le vedrete nelle foto) e partiremo all'avventura!

sabato 7 febbraio 2015

Mai visto: Amazzonia

Quando penso al Sud America, mi vengono in mente tre immagini: Machu Picchu, la Terra del Fuoco e l'Amazzonia. So benissimo che c'è molto di più, ma queste sono le prime tre cose delle centinaia che costituiscono le mie fantasie osservando quella gigantesca pera rovesciata sul mappamondo.
Per il primo post di questa categoria, ho scelto l'Amazzonia.
Un mio vecchio collega di lavoro mi raccontò di esserci andato con la moglie, anni fa. Avevano fatto una crociera su un tratto del Rio delle Amazzoni partendo dal Brasile e mi disse che, dopo aver visto quella, nessun altra foresta al mondo poteva reggere il confronto. Gli credo.
Amazzonia mi fa pensare a esploratori che si fanno strada nella vegetazione armati di machete, circondati da versi di animali e uccelli. Il sentiero è buio e di un verde intenso perché i raggi del sole sono schermati da alberi altissimi e rigogliosi. Riesco quasi a sentire l'umidità, l'odore di fango, il sudore sulla pelle che prude per le punture d'insetto o irritata dal contatto con qualche pianta strana. L'aria calda è piena di fruscii inquietanti, potrebbe essere un giaguaro solitario, oppure quel grosso criceto chiamato capibara o ancora il grande Ara, pappagallo dai colori sgargianti che smuove il fogliame. Ci sono anche serpenti, formichieri giganti, bradipi, piccole rane velenose. Sul fiume si possono incontrare caimani, lontre, anaconde e Inia, i delfini rosa che arrivano a tre metri di lunghezza, oltre agli immancabili piranha.

Una fauna ricchissima e affascinante anche se un pochino spaventosa. Insomma, tantissima vita che, purtroppo anche qui, è minacciata dalla deforestazione e dall'attività dei narcotrafficanti.
Insieme agli animali, anche gli indios, che abitano da millenni questa terra selvaggia, si vedono privare ogni giorno di grosse porzioni di foresta, la loro casa, la madre che li nutre, la culla della loro cultura. 
L'Amazzonia è così grande e impenetrabile che ancora l'anno scorso esistevano tribù così isolate da non aver mai avuto contatti con il resto del mondo. Un gruppo di indigeni è stato cacciato dal proprio territorio in Perù dai narcotrafficanti e dai taglialegna abusivi, così hanno incontrato una tribù nel nord del Brasile, il loro primo contatto con uno straniero. Trovate la notizia qui.
Ma con questo discorso mi fermo, altrimenti sapete dove andrei a finire.
Proseguendo con le fantasticherie, da accanita lettrice di Topolino, non posso dimenticare le tante avventure di Zio Paperone in cerca dei tesori nascosti nell'inferno verde, come la leggendaria El Dorado, una città tutta d'oro e pietre preziose sperduta nel folto della foresta. È questa l'Amazzonia che mi piace immaginare, un grande parco pieno di misteri e bellezze naturali, pericoli e incontri straordinari, uno di quei luoghi che ti portano indietro nel tempo fino all'era dei dinosauri quando la natura era incontaminata e al suo massimo splendore.
Spero che si riesca a preservare questo incredibile territorio perché, quando riuscirò ad andarci, voglio trovarlo vivo e bello come nei miei sogni. Voglio risalire il Rio delle Amazzoni in barca e inoltrarmi lungo uno dei suoi tantissimi affluenti seguendo le orme dei primi esploratori per stupirmi, spaventarmi ed emozionarmi.

Voi come immaginate l'Amazzonia? Ci siete stati?

martedì 3 febbraio 2015

Un gioco nuovo

Questo blog è uno spazio amatoriale, nato per raccontare le mie avventure, attraverso foto e parole, a famigliari e amici che mi seguono da casa. Nel tempo ho ricevuto visite, commenti e mail di altri viaggiatori che hanno trovato spunti interessanti nei miei articoli, che mi chiedevano consigli e volevano confrontare le nostre storie. Io stessa navigo tra diversi blog mentre progetto un nuovo itinerario perché nei racconti degli altri trovo ispirazioni e suggerimenti sulle mete che mi attirano. Penso che l'esperienza di chi ha visitato personalmente un luogo sia molto più utile e illuminante di qualsiasi guida.
Semm de passacc è un diario di viaggio allargato perché ci scrivo anche quando sono a casa per condividere pensieri e notizie sul nostro pianeta, sull'ambiente, sugli animali, su altri viaggiatori. Vi parlo di tutto ciò che gira intorno a un viaggiatore e del mondo in cui si muove. Viaggiare, per me, non è solo prendersi una vacanza, ma esplorare, conoscere, imparare. Per questo, a volte, finisco per divagare e trovate articoli etichettati “Altro di me”, “Libri in viaggio” o semplicemente “Viaggiare” nei quali rifletto sul mondo che vedo, che sogno e di cui leggo.
A breve voglio inaugurare una nuova etichetta: “Mai visto”.
Si tratterà di una serie di articoli su luoghi che non ho ancora visitato per raccontarvi come li immagino da casa. Un giorno, dopo aver raggiunto quelle mete, sarà divertente confrontare le mie fantasie con la realtà. Mi è già capitato di leggere un libro o guardare un documentario o un film ambientati in un certo posto e poi trovarmi davvero lì, sorprendendomi per le somiglianze e le differenze rispetto all'idea che me ne ero fatta. Insomma, faremo un giro del mondo immaginario e vi invito a partecipare a questo gioco, commentando gli articoli con le vostre personali visioni e opinioni sulla meta di turno.
In attesa di pubblicare il primo “Mai visto”, vi ricordo che il 2 marzo le Cavallette partiranno per il Kenya. Dopo aver accarezzato le balene in Messico l'anno scorso, ci aspetta una nuova missione naturalistica (oltre alla missione principale di ogni nostra spedizione che è riportare a casa la Niña sana e salva, altrimenti mio fratello ci ammazza): baciare una giraffa. Ve ne parlerò meglio tra qualche settimana, quando saremo vicine alla partenza. Sarà il primo viaggio del 2015, il successivo, per diversi motivi, sarà probabilmente in ottobre, con il TdC. Non abbiamo ancora scelto la meta, ma sarà un gran viaggio perché celebrerà i nostri 40 anni, anche se io li compirò in aprile e lui in luglio. Preparatevi, dunque, a una valanga di storie e di foto perché anche se l'età avanza, noi abbiamo sempre lo zaino pronto!



Ultima cosa, prima di salutarvi: vi segnalo un altro articolo che ho scritto per Blog di Viaggi. Marta e Chris, curatori del sito, avevano già pubblicato un post scritto da me sull'Africa, qui, e mi avevano invitata a collaborare ancora. Questa volta ho parlato ai loro lettori dei vulcani hawaiiani, qui trovate il nuovo articolo. Come ho sempre detto, i viaggiatori (non i turisti) sono una grande famiglia ed è bello collaborare tra blogger che condividono la stessa passione. Ringrazio quindi i ragazzi di Blog di Viaggi per avermi ospitata di nuovo, tornerò presto.