martedì 6 febbraio 2024

Ho dormito in posti che voi umani...

In questo blog, vi ripeto sempre quanto sia bello viaggiare, ma avete anche letto delle inevitabili disavventure che capitano quando si esce di casa, fanno parte dell'esperienza. Oggi, invece che descrivervi le meraviglie del pianeta, vi parlo dei luoghi peggiori in cui ho dormito.

Medan 2010
Durante il viaggione del 2010, alla fine del meraviglioso periodo a Sumatra, io e il TdC siamo stati costretti a trascorrere una notte a Medan in attesa dell'aereo per Bali. A quel tempo ci affidavamo ancora alla Lonely Planet e credo che proprio quella notte ci abbia convinto ad abbandonare i consigli delle guide turistiche. Non ricordo nemmeno il nome dell'albergo, credo di averlo rimosso come un trauma e non ho neanche avuto il coraggio di fotografarlo. La stanza che avevamo prenotato via mail era in realtà uno sgabuzzino senza finestre in un sottoscala, male illuminata (direi, per fortuna) da una lampadina pendente dal filo sul soffitto basso. Puzzava di muffa e non abbiamo osato disfare il letto, mettendoci sopra i nostri sacchi lenzuolo, unica volta nella storia in cui abbiamo dovuto usarli. Il pavimento era in cemento grezzo e le pareti luride. La cosa peggiore, però, era il bagno, mi viene ancora la nausea a pensarci: non solo era sporco, con i rubinetti arrugginiti e una doccia in cui ci siamo rifiutati di entrare, ma c'erano delle mutande sconosciute appese a un gancio accanto al lavandino! Inorriditi, siamo usciti a cercare un altro alloggio in città, ma tra ragni giganti sui muri e altre amenità, ci siamo resi conto che lo standard purtroppo era quello e ci siamo arresi a trascorrere la notte nel sottoscala. Ovviamente, non abbiamo chiuso occhio e la tv a tutto volume della reception dietro la parete non aiutava. Siamo fuggiti all'alba!

Motel Cowboy 2014
Per il primo viaggio delle Cavallette, la missione era incontrare le balene a Guerrero Negro, nella bassa California del sud. Unica sistemazione nel nostro budget tra le poche disponibili era questo Motel Cowboy che, se non altro, si trovava proprio di fronte al ritrovo per le escursioni in barca. Il cortile era un cantiere a cielo aperto e di sicuro una ristrutturazione era necessaria e urgente. Come l'intera struttura, anche la camera era rimasta agli anni Cinquanta e non veniva pulita dagli anni Cinquanta a giudicare dalle macchie sul divano fiorato dove quasi non volevamo appoggiare nemmeno le valigie. Lo stato di abbandono era tale che l'ultima sera, quando abbiamo chiesto a chi lasciare la chiave visto che saremmo partite all'alba, il proprietario ha alzato le spalle: - Buttatela pure dentro la finestra, la troveremo.- Seguro!

Wicked Camper 2010
L'ultima parte del viaggione 2010 si è svolta in Australia, quando il TdC è tornato in Italia mi hanno raggiunto Sté e il Berna e abbiamo noleggiato un camper per risalire la costa est fino a Port Douglas. Siccome siamo sempre stati poveri, abbiamo optato per la compagnia Wicked Camper che altro non è che un noleggio di vecchi furgoni Volkswagen degli anni Sessanta con le fiancate serigrafate e un materasso nel retro. Ci siamo dovuti comprare una trapunta per le fredde notti dell'autunno australe - che abbiamo abbandonato nel camper alla restituzione per non dovercela portare in giro nel resto del viaggio - e anche una lampada con magnete da attaccare al soffitto che ci siamo dimenticati di riprendere, ma la spesa maggiore è stata l'olio motore, quel catorcio ne consumava un chilo al giorno. I campeggi australiani sono bellissimi e il nostro era il mezzo più brutto e scassato a ogni tappa, ci guardavano tutti ridendo. Il disagio maggiore era dormire in tre su quel materasso: io contro la fiancata, il Berna contro il portellone sull'altro lato e mio fratello in mezzo allargato a stella marina bello comodo. Ma eravamo giovani e la bellezza dei paesaggi (che stellata ad Airlie Beach!) e il finale con la Grande Barriera Corallina valevano la scomodità.

Fiat Marea 2006
Con Thomas, Kathrine e Ferdinand che all'epoca aveva un anno, io e il TdC abbiamo fatto un viaggio on the road nel sud della Francia: Costa Azzurra, Provenza e Camargue. I tedeschi con un bel furgone attrezzato (altro che Wicked), noi con un materasso gonfiabile nel retro della Fiat Marea. Dove possibile, abbiamo piantato la tenda o affittato un bungalow, ma fuori stagione non era facile trovare alloggi sul mare, così ci siamo adattati e, anche in questo caso, eravamo giovani e non sentivamo gli acciacchi la mattina dopo.

La stanza da 9 Euro 2017
Nel 2017 ero in viaggio da sola in Indonesia per tre mesi e dovevo risparmiare su tutto. Così a Bali ho affittato una stanza in un vicolo di Ubud per 9 Euro colazione inclusa, quindi non potevo aspettarmi troppo. Il mobilio era composto da due letti e un tavolino, fine. Non pretendevo un armadio, ma almeno un appendiabiti, comunque la camera, per quanto scassata e spoglia, era perfettamente pulita. Anche il bagno era, diciamo, spartano, con un po' di piastrelle rotte, però molto pulito. Il soffione della doccia spuntava dal muro, senza cabina né tenda, né piatto doccia a terra, quindi si allagava tutto; poi water e lavandino. Anche qui non si potevano né appendere asciugamani né c'era un mobiletto dove appoggiare saponetta e dentifricio. Come tappetino ho usato un asciugamano mio che l'ultimo giorno ho portato in lavanderia perché puzzava di cane bagnato. Ero lì per partecipare al Nyepi, praticamente il capodanno balinese, e siccome la notte di festa è seguita dal giorno del silenzio in cui non si esce per strada e tutte le attività sono sospese fino al tramonto, la proprietaria, donna dolcissima che non parlava una parola d'inglese, mi ha preparato la sera prima una schiscèta con riso e verdure perché anche i ristoranti sarebbero rimasti chiusi e, in ogni caso, non mi era permesso uscire per strada. Sono rimasta lì per qualche giorno, poi, per fare la signora, mi spostata da Kari dove, per 12 Euro al giorno, sono stata adottata dall'intera famiglia, tanto che mi hanno vestita con gli abiti tradizionali e portata con loro al tempio. Ma, come si dice, questa è un'altra storia.

In tanti anni di viaggi low budget, posso ritenermi fortunata di avere pochi brutti alloggi da elencare e, comunque, ci si sta solo per dormire perché l'avventura è fuori. A parte l'orrido sottoscala di Medan che resta il peggior ricordo in assoluto, gli altri erano scomodi, ma ci ripenso sorridendo.


domenica 4 febbraio 2024

Storie e guide

Amo leggere libri dei generi più disparati, dalla fantascienza alle biografie, dai classici dell'avventura ai romanzi d'orrore, dai libri per bambini ai saggi sull'archeologia, la storia moderna, le scoperte scientifiche e perfino la botanica, dai gialli al fantasy.
Non saprei dire, quindi, quale sia il mio libro preferito in assoluto, ne ho almeno uno per ogni genere, spesso più di uno, e poi ne scopro sempre di nuovi o vecchi che non avevo ancora letto. La lettura è un piacere che mi riempie di emozioni e pensieri quanto i miei viaggi, mi appaga quando non posso viaggiare, mi ispira e mi accompagna mentre viaggio.



E mi piace leggere dei viaggi altrui, specialmente se di altre epoche perché mi mostrano un mondo che non c'è più e che non potrò mai visitare se non con una macchina del tempo. Vivo nel fortunato periodo in cui si raggiunge il Messico in dodici ore volando anziché in quattro mesi di navigazione, ma ho anche l'impressione di perdermi così una parte importante del viaggiare. Le avventure degli esploratori includevano le lunghe traversate per nave o a piedi verso mete sconosciute, arrivarci era la sfida, tanto quanto scoprirle e visitarle. Spesso erano viaggi senza ritorno e questo rendeva quelle partenze delle vere e proprie scelte di vita. Mi sento ancora parte della spedizione di Scott raccontata dal sopravvissuto Apsley Cherry-Garrard in Il peggior viaggio del mondo che probabilmente è il mio libro di esplorazioni preferito. Restando in Antartide c'è la fantastica storia di Shackleton, sia nel suo diario, sia nella deliziosa versione di Caroline Alexander che in L'ultima spedizione di Mrs Chippy la racconta dal punto di vista del gatto di bordo: avventura e gatti, cosa potrei desiderare di più?
Non era solo lo spirito d'avventura a spingere i protagonisti di questi libri, c'erano interessi commerciali, scientifici, di prestigio nell'arrivare prima di qualcun altro, ma anche la curiosità verso altre culture come per Isabelle Eberhardt o Agatha Christie al seguito del marito archeologo, gli spassosi racconti di Bill Bryson che fanno da contraltare alle imprese eroiche o la lunga traversata da nord a sud nell'Africa delle colonie di Theresa Wallach per ribellarsi a chi le diceva che non era cosa da signore o Robert Fulton che per fare il figo davanti a una ragazza accetta la scommessa di fare il giro del mondo in moto totalmente impreparato. Tutte storie che trovate in questo blog sotto l'etichetta "libri in viaggio" e che mi hanno affascinata, ognuna a modo suo.



Faccenda a parte sono le guide, cadute in disuso con l'avvento degli smartphone. Io ho cominciato a viaggiare nell'epoca delle Lonely Planet che spesso pesavano più dello zaino e mi sono anche letta l'interessante biografia dei fondatori Tony e Maureen Wheeler. Per un certo periodo sono state utilissime, ma il loro grande successo ha portato a incanalare tutti i turisti negli stessi posti, lungo le stesse strade, negli stessi ristoranti. Sapete che io non amo la folla e non amo quel genere di turisti che viaggiano per appuntare bandierine sul mappamondo o si atteggiano a esploratori con i soldi di papà, quindi per evitare questa ggente (sì con due g) le ho abbandonate ancor prima che passassero di moda. Forse adesso sono considerate dei classici e comunque le ringrazio per avermi fatto sentire più sicura quando muovevo i primi passi in altri continenti. Di tutt'altro tipo sono le guide Polaris, incentrate su diversi aspetti dei luoghi che raccontano. A differenza delle guide tradizionali che ti dicevano dove dormire, dove mangiare, cosa visitare e come arrivarci, le Polaris descrivono cultura, storia e paesaggi in modo quasi poetico, mentre le leggi sei già là. Quella sulle Hawaii che ho letto prima di partire, per esempio, mi ha permesso di cogliere lo spirito delle isole e comprenderne meglio l'atmosfera e le abitudini una volta arrivata.

Quando entro in libreria, quello dei viaggi è il primo scaffale che cerco. Ecco, un viaggetto in libreria fa sempre bene e, per chi è della zona, la piccola e affascinante Elsa libreria creativa in via Carlo Rota 11 a Monza è il porto più grazioso in cui approdare.