lunedì 14 marzo 2022

Ci ho ripensato

Nel nuovo blog Diario di una Cavalletta, già abbandonato da un bel po', non mi sentivo a casa come qui o in Scritti a penna, quindi sono tornata.

In realtà, pochi post che ho scritto là si salvano e ho deciso di copiarli su Scritti a penna, ma uno voglio che stia qui, quello sul mio adorato gattino storto.

Questo è Bio.

Via dal gattile

L'ho adottato al gattile Enpa di Monza dove sono entrata con la ferma intenzione di dare una casa al gatto più sfigato, quello con meno probabilità di essere scelto tra tanti. Bio è arrivato in gattile incidentato, muoveva solo la testa tanto era messo male, ma con la dedizione di veterinari e volontari ha recuperato una discreta mobilità, anche se è rimasto piuttosto storto e non ama farsi toccare le zampe posteriori.

Bio era molto spaventato quando l'ho portato a casa. Per tutta la prima notte, è rimasto nel trasportino. Lo sportello era aperto, ma non l'ho forzato a uscire. L'ho sistemato in camera da letto con una ciotola d'acqua e un piatto di croccantini, la lettiera in bagno. Ho chiuso la porta che da sulla zona giorno in modo che Bio, trovandosi in un ambiente sconosciuto, dovesse affrontare un piccolo spazio nuovo anziché un intero appartamento. Bio non si è mosso, non è uscito dal suo piccolo rifugio né per bere né per fare i bisogni.

Il giorno dopo, sentendosi forse più sicuro, ha fatto qualche giretto per la stanza e l'ho lasciato solo perché non dovesse preoccuparsi anche della mia presenza mentre si ambientava. Nei giorni seguenti, ha preso confidenza con gli spazi, ha mangiato, ha trovato la lettiera, si è infilato nei cassetti e tra i National Geographic.

Piano piano si è sentito più sicuro, finché una sera ha voluto seguirmi oltre la porta della zona giorno. Appurato che non ci fossero pericoli nei dintorni, la curiosità ha avuto il sopravvento sulla diffidenza e col tempo Bio, pur tornando a rifugiarsi in camera da letto quando qualcosa lo intimoriva, ha conquistato tutto l'appartamento.

Oggi, è il re della casa, questo è territorio suo e io sono la sua famiglia. 

Bio ha imparato i miei orari di lavoro, la sveglia, i pasti, il suono dello spazzolino elettrico la sera che significa andiamo a nanna. Io ho imparato che alimenti preferisce, quali giochi gli piace fare – nulla batte le palline di stagnola e i laccetti dei cavi –, in quali punti della casa gli piace riposare così ci ho messo cucce e cuscini, in quali stare di vedetta come in cima alla scala che porta alla soffitta da cui si domina tutto l'appartamento oppure l'angolo del balcone da cui controlla il vicinato.

Bio non sa di essere disabile, quindi corre e salta come se zampe coda funzionassero a dovere, peccato che sbatta ovunque quando rincorre la pallina e fallisca rovinosamente qualche salto, dissimulando poi come ogni gatto. Sembra che non senta il dolore e riprende a correre anche dopo certe botte tremende contro i mobili o le pareti. Mi ha fatto prendere un colpo la prima volta che è saltato sulle fioriere del balcone con un balzo di un metro e mezzo e ho pensato di metterci due grate di legno come protezione perché il mio peggior incubo è che cada di sotto.

Bio è tenero, ama le coccole e farsi spazzolare e mi si addormenta serenamente addosso quando sto sul divano perché sa che con me è al sicuro. La notte, mi dorme accanto nel letto, tenendo una zampa sempre sul mio braccio per avvertire ogni movimento ed essere pronto ad alzarsi se mi sveglio.

Bio è buffo quando si stiracchia o quando salta all'indietro anziché girarsi. 
Bio è molto educato e discreto, non è insistente nelle richieste: se vuole uno snack si piazza davanti alla porta dello sgabuzzino e mi fissa in silenzio con lo sguardo da gatto di nessuno finché non lo accontento. Miagola raramente, non ne ha bisogno per comunicare perché si fa capire benissimo con le espressioni del muso.

Quando si adotta un gatto, non si deve cedere alla tentazione di trattarlo come un bambino, ma bisogna permettergli di esprimere la sua natura felina. Certo, abitando in appartamento non può andare a caccia ed è il gioco a soddisfare questo suo istinto. Il topino di pezza è il suo nemico giurato: lo morde, lo lancia, lo rincorre, lo stana dai pertugi dove lo infilo per sfidarlo e gli fa agguati da esperto predatore saltando fuori da dietro le tende (è convinto di essere invisibile quando si nasconde dietro le tende).

Ha anche bisogno dei suo spazi sicuri, angoli a lui dedicati come il cuscino in mansarda dove si rifugia se qualcosa lo mette a disagio (è molto selettivo riguardo i miei ospiti, se qualcuno non è di suo gradimento, si ritira di sopra finché non se ne va). Ha bisogno di arrampicarsi, di controllare l'ambiente dall'alto e osservare quello che succede oltre le finestre, così gli ho comprato un bel tiragraffi a più piani che gli permette di arrivare alla finestra della camera e un altro più basso da cui può guardare il balcone d'inverno standosene al calduccio.

Ogni gatto ha la propria personalità e ogni rapporto è diverso. La Micia con cui sono cresciuta mi ha educato, con una certa severità, al rispetto per gli animali. Bisogna prendersi il tempo di conoscere un gatto, di capire cosa gli piace e cosa gli serve per vivere bene mentre a sua volta scopre come siamo fatti noi, ma quando alla fine si raggiunge l'armonia è un piacere che crea dipendenza.

E poi tutti sanno che i gatti hanno il potere di tenere lontani fantasmi e demoni, che non è poco quando vivi da sola e ti piacciono i film horror.

Bio è il mio gattino, anzi, io sono sua.

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