Oggi, insieme a un nuovo album fotografico che si allungherà nei prossimi giorni, vi descrivo un po' quello che mi circonda in questa nuova tappa del mio viaggio.
Per fuggire da Seminyak a Ubud, ho prenotato all'ultimo momento e mi sono accontentata dell'alloggio più economico disponibile.
Si chiama Arjuna Homestay e si trova in un vicolo tranquillo, ma a due minuti da Ubud Palace, cioè vicinissimo al mercato e alle vie principali, Monkey Forest e Hanoman. Comodo per chi,come me, deve spostarsi a piedi.
La stanza è molto spaziosa, ho perfino due letti. Dormo nel matrimoniale e uso il singolo come "armadio" perché l'armadio non c'è e l'arredamento finisce con un tavolino basso che funge da comodino.
Con il caldo equatoriale, spezzato soltanto da qualche acquazzone, non è facile prender sonno e il ventilatore sul soffitto ha soltanto una velocità: lumaca in salita su terreno accidentato.
Ho comunque un salottino all'aperto, ma riparato dalla pioggia, dove posso prendere un po' d'aria la sera, stendere il bucato e fare colazione perché la proprietaria, una simpatica vecchina, me la serve lì tutte le mattine. Il bagno non ha finestre così, quando faccio la doccia, il pavimento rimane bagnato per due giorni, anche perché le camere vengono pulite tra un cliente e l'altro, non è prevista pulizia giornaliera né settimanale. Come straccio, sto usando una delle mie canottiere che, a fine settimana, brucerò. C'è solo l'acqua fredda, ma tanto fa così caldo che esce comunque tiepida da doccia e lavandino. Non forniscono né asciugamani, tanto ho i miei, né carta igienica, ma Alison, la mia amica inglese che è una gran viaggiatrice, mi ha insegnato a rubarne da ogni bagno che mi capita di usare e infatti ho sempre qualche rotolo con me.
Nonostante tutto, non mi lamento perché per una settimana compresa la colazione (caffè, frutta fresca, pane tostato e marmellata) pago 70€, non al giorno, a settimana. Non sarà un alloggio di lusso, ma dopo aver sperimentato lo zero assoluto sette anni fa, dormendo in un sottoscala pieno di muffa e senza finestre a Medan, non mi spaventa più nulla. In fondo, il
mio sogno è andare a vivere nella giungla, non posso mica
formalizzarmi, sarebbe già tanto avere l'acqua corrente e
l'elettricità. Per la gioia di vivere in mezzo alla natura rinuncerei a qualsiasi cosa. Nel frattempo, però, mi trovo qui. Per la prossima settimana, quando potrò noleggiare un motorino perché tornerò in possesso del mio passaporto, ho trovato una sistemazione fuori città, dove preferisco stare.
In ogni caso sono felice di trovarmi a Ubud. Qui i turisti vengono per gite in giornata o un fine settimana perché non c'è il mare, oppure per fare yoga come il mio amico australiano Bodhi che arriverà l'8 aprile.
Ubud è una cittadina che io adoro per la sua particolare atmosfera e non è cambiata dalla prima volta che ci approdai nel 2010.
È il cuore artistico di Bali, mi stimola e mi ispira, in ogni via si trova qualcosa di interessante da osservare o da visitare, che sia la vetrina di un artigiano che confeziona maschere per le danze tradizionali oppure produce strumenti musicali, o ancora il mercato dove le sarte modificano gli abiti al momento e la frutta ha il profumo del sole.
Poi c'è il Sacred Monkey Forest Sanctuary (ho sempre dubbi sulla traduzione: santuario della foresta delle scimmie sacre o sacro santuario della foresta delle scimmie?). Insomma, dieci ettari di foresta protetta che comincia in fondo alla città. È un luogo famoso per le seicento scimmie, macachi, che abituate alla presenza dei turisti non si sottraggono agli obiettivi delle macchine fotografiche, ma è severamente vietato dar loro da mangiare qualsiasi cosa che non sia fornita dal personale del parco (patate dolci, banane, anguria) per mantenerle in salute in quanto predilette degli dei e inquiline dei tre templi nascosti nel fitto degli alberi. Gli alberi di Monkey Forest, che splendore! Centoquindici specie diverse, alcune molto rare. Ci torno questa mattina, in giornata aggiungerò le foto all'album e dico in giornata perché la connessione internet va alla stessa velocità del ventilatore.
E niente, volevo solo farvi sapere dove mi trovo.