domenica 13 settembre 2015

Giorni di settembre a Cattolica

Trascorre qualche giorno a Cattolica, meta delle vacanze della mia infanzia, è ormai una tradizione per me e mio fratello, come avete letto qui. Giro il mondo da qualche anno, ma è sempre un piacere tornare alle origini e assaporare la nostalgia, attraversando strade familiari e piccole abitudini.
A fine stagione c'è sempre un'atmosfera un po' malinconica: locali che si chiudono come gli ombrelloni, il buio che arriva presto, alberghi che si svuotano, piazze meno affollate, il lungomare che si prepara al letargo fino alla prossima estate, una cittadina che torna piano ad appartenere solo ai suoi abitanti.
In spiaggia, la clientela dei venditori ambulanti si riduce all'armata delle tenebre, ovvero un esercito di anziani per i quali luglio è troppo caldo e agosto troppo costoso. I poveretti, che girano tra le sdraio carichi di foulard e copricostume, si imbattono in combriccole di signore desiderose di intrattenersi con loro più che di comprare effettivamente qualcosa. Così, le temibili vecchiette tengono in ostaggio per due ore l'immigrato, già sventurato di suo, provando tuniche fiorate e lamentandosi che “L'altro negretto però ce l'aveva anche in fucsia”, scambiandosi opinioni e discutendo della pensione. Se va bene, tirano il prezzo fino a 3 euro e quella cifra per due ore di lavoro è puro sfruttamento.
Beppe Maniglia si è tagliato i capelli e inforca occhiali da lettura per scegliere la base del prossimo pezzo. C'è chi ha avuto il coraggio di protestare perché tiene la musica troppo alta, ma stiamo parlando di un'istituzione: non è estate se non c'è Beppe Maniglia che suona per tutta la riviera. Non scherziamo!

Alloggiamo in un appartamento affittato dalla nostra seconda famiglia, i Giorgi, che ancora ci vedono come i bambini impanati di sabbia che tornavano dalla spiaggia negli anni 80. D'altra parte, ai nostri occhi, anche loro non invecchiano mai e fa impressione incontrare i figli di Pia e Roberto, ascoltare Francesca e Marino che parlano con orgoglio dei loro nipoti. 
Il tempo non si ferma, ma, in certi giorni di settembre, rallenta un po'.
Prendiamo ombrellone e due lettini da Alfio, sempre fedeli. Pranziamo al Cane del Greco, come ogni estate da quando Francesca non cucina più per gli ospiti. Con noi c'è Claudio, altro membro del clan, e amico dei proprietari. Chiacchieriamo di Cattolica, di ricordi e di progetti. Ci piacerebbe avere una maglietta del ristorante con la storia del Cane del Greco.
Passeggiamo tra edicole, fontane e negozi fino al porto e poi in salita fino al comune.

Butto giù qualche appunto da scrittrice sotto un cielo perfettamente blu e regalo copie dei miei libri agli amici romagnoli. 
Penso che, se anche giorno riuscissi a trasferirmi a Bali, tornerei sempre a Cattolica per ricordare come mi sentivo da bambina: strafelice e senza pensieri se non scegliere i gusti del gelato. 
L'anno prossimo, mi porto anche il papà.

martedì 8 settembre 2015

Avorio: un'altra canzone sull'indifferenza

Come ogni mese, trovo nella posta il nuovo numero di National Geographic e non vedo l'ora di tuffarmi in foto d'autore e articoli scritti con la forza e la poesia di romanzi storici.
La copertina è dedicata a un'inchiesta sul traffico di avorio e nell'editoriale, che riporto qui sotto, il direttore spiega di cosa si tratta.
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Se non vi frega degli elefanti (ed è così finché non vi appassionate, per un paio di giorni, agli animali che hanno un nome come Cecil e, a questo punto, basta dare un nome a tutti gli animali così vi indignate e protestate), pensate al fatto che questi traffici finanziano guerre e terrorismo. 

Anche di questo, però, non vi frega molto perché le guerre sono in Paesi che non sapete nemmeno rintracciare con Google Maps sul vostro bel telefono. Temere il terrorismo va un po' più di moda, ma tanto, quando avete scoperto che Isis non è una nuova tassa, ma solo un'organizzazione di fanatici assassini, vi siete sentiti sollevati perché basta non andare in ferie dove mettono le bombe.

Allora pensate al livello successivo: la gente che fugge da quelle guerre e dai terroristi è proprio quella che arriva in Europa con i famigerati barconi e viene sotto casa vostra, chiedendo aiuto. Adesso sì, protestate e vi indignate perché "Non si può, tutti questi negri e arabi nel quartiere. È una vergogna!".

Mi spiace, dovevamo pensarci prima. Almeno centomila elefanti fa.