Si
dice che, per via della crisi, non si vedono più i famosi esodi
vacanzieri d'agosto. Eppure le città si spopolano, magari per meno
giorni, ma prendono comunque quell'aspetto da villaggio fantasma del
far west: serrande abbassate, silenzio, traffico minimo. Mancano solo
i cespugli di rovi che rotolano sulle strade polverose.
Mi
piace prendere ferie fuori stagione, evitare la ressa, risparmiare e
spezzare l'anno in più viaggi. In agosto ho sempre lavorato, al
fresco dell'aria condizionata in ufficio e con il parcheggio libero
davanti all'ingresso. Quest'anno scrivo, senza distrazioni, nel
silenzio del far west.
Tuttavia,
restando in città in questo periodo, ho la sensazione di essere
esclusa da un club, quello di turisti armati di ombrelloni che
migrano verso località di mare.
Gli amici che frequenti tutto l'anno spariscono, si salutano con un “buone vacanze” e, quando dico che resto in città, mi guardano con compassione, neanche fosse una disgrazia.
Intere famiglie si preparano ad abbandonare le proprie case come se non dovessero più fare ritorno. Tutti partecipano al grande evento della partenza e imboccano le autostrade intasate, sprezzanti delle code ai caselli e ai banconi degli Autogrill. Nonostante il caldo e i prezzi gonfiati, si godono gelati che si squagliano sui costumi da bagno e affollano i ristoranti vista mare. Impanati di crema solare e sabbia come fritture umane, girano per negozi e si lanciano palloni colorati fotografandosi col cellulare.
Gli amici che frequenti tutto l'anno spariscono, si salutano con un “buone vacanze” e, quando dico che resto in città, mi guardano con compassione, neanche fosse una disgrazia.
Intere famiglie si preparano ad abbandonare le proprie case come se non dovessero più fare ritorno. Tutti partecipano al grande evento della partenza e imboccano le autostrade intasate, sprezzanti delle code ai caselli e ai banconi degli Autogrill. Nonostante il caldo e i prezzi gonfiati, si godono gelati che si squagliano sui costumi da bagno e affollano i ristoranti vista mare. Impanati di crema solare e sabbia come fritture umane, girano per negozi e si lanciano palloni colorati fotografandosi col cellulare.
C'ero
anch'io, da ragazzina, emozionata per la classica partenza
intelligente, insieme a dieci milioni di intelligenti che viaggiavano
di notte perché le auto non avevano l'aria condizionata. Inseguivo
il miraggio dell'unica vacanza dell'anno e non vedevo l'ora di
affondare i piedi nella sabbia bollente.
Oggi,
aspetto il viaggio con la stessa trepidazione, ma ne ho una
concezione diversa. Da bambina desideravo soltanto trascorrere due
settimane in ciabatte, adesso la mia voglia di partire è bisogno di
scoperta del resto del pianeta e non resisterei più di due giorni
nella ressa di agosto.
Conservo
ricordi meravigliosi della mia infanzia vacanziera, ma da quando mi
sono aperta al mondo, il mondo mi ha cambiata e la vacanza è
diventata esperienza. Ho lasciato il club di Ferragosto per il club dell'avventura e non tornerei indietro, nemmeno quando la
città deserta mi mette un po' di malinconia.
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