I
viaggiatori sono tutti legati tra loro come membri di una bizzarra
famiglia. Hanno in comune la lontananza da casa e il desiderio di
scoperta non solo di luoghi, ma anche di esperienze e persone. Appena
ci si trova intorno a un tavolo si fanno un sacco di domande, si
scambiano consigli e si raccontano avventure e disavventure
incrementando la reciproca curiosità e alimentando la voglia di
viaggiare ancora. Quando due motociclisti si incrociano per la strada
alzano la mano per salutarsi. Sono estranei, indossano i caschi,
vanno in direzioni opposte eppure si salutano perché fanno parte
della stessa tribù, condividono qualcosa che gli automobilisti
accanto a loro non conoscono. Questo accade anche ai viaggiatori:
raramente ne incontrerai uno che non ti sorrida e non abbia voglia di
parlarti. Così abbiamo conosciuto Alison, Nicola, Erin, Paul, John, i ragazzi della gang australiana west coast, Hannes, Bodhi, Mario (che ride come una scimmia) e tutti gli altri diventati amici speciali perchè hanno condiviso con noi momenti indimenticabili.
Viaggiatori,
non turisti.
I
turisti sono cafoni perché considerano il viaggio un investimento
per cui devno essere trattati come ospiti di riguardo e pretendono che
tutto si adatti alle loro esigenze personali. Il viaggiatore invece
si adatta al luogo e alla cultura che incontra, possiede lo spirito
positivo degli antichi esploratori, è aperto alle novità e alle
diversità, agli imprevisti e agli incontri.
Il
viaggiatore sa anche apprezzare la solitudine: si lascia andare alle
maree dei pensieri, si rifugia in un libro al sicuro, scrive e
fotografa per conservare i momenti importanti, contempla un paesaggio
ridimensionando la percezione di sé.
Gli
indigeni, e con questo non immaginate dei tizi in gonnellino di
paglia con un osso tra i capelli, ma semplicemente gli abitanti del
luogo, in genere mal sopportano i turisti limitandosi ad essere
educati perché portano guadagni. Hanno, invece, una sorta di istinto
materno nei confronti dei viaggiatori e sono ben disposti ad aiutarli
e consigliarli. Sul serio l'ho provato di persona più di una volta.
Cresciamo
con questo planisfero appeso in classe alle elementari, con l'Europa
al centro. Quello è il tuo mondo: tu al centro e il resto troppo
lontano. Lontano, diverso e quindi pericoloso. Le notizie che ci
arrivano dagli altri Paesi sono spesso distorte, l'immagine che
abbiamo in testa di luoghi mai visitati è piuttosto diversa dalla
realtà, sia nel bene che nel male. Quando nella vetrina di una
cartoleria australiana ho visto appeso il loro planisfero, quasi non
riconoscevo il mondo con l'Oceania al centro. Mi sono resa conto di
quanto il punto di vista influenzi la nostra percezione delle cose.
Allora ho pensato che vale per tutto: cambiare il punto di vista ci
fa vedere altri aspetti di ciò che crediamo di conoscere.
Non basta
una vita intera per vedere e imparare tutto, ovviamente, ma mantenere
la mente aperta ci permetterà di vedere più cose. Ho cominciato
tardi a viaggiare perché per molto tempo non me lo sono potuto
permettere, quindi mi ritengo ancora una principiante. Dalle mie
parti è già strano partire in un periodo che non sia il
convenzionale mese di agosto ed è quasi impensabile stare via più
di tre settimane soprattutto all'estero. Quando però girovagavo tra
il sud-est asiatico e l'Australia ho incontrato viaggiatori che erano
giro da mesi o anni e lo trovavano perfettamente normale.
Oggi
è facile andare ovunque in aereo e in macchina, ma penso a quando ci
volevano mesi di navigazione e non c'erano strade. Avrei dovuto
nascere in un'altra epoca, tanti luoghi sono stati rovinati o
addirittura distrutti da allora e io non potrò più vederli.
Si
viaggiava seguendo le stelle e le stelle, un tempo, si vedevano
perfettamente a occhio nudo. Io mi stupisco quando mi trovo sotto un
cielo stellato come nel Deserto Bianco in Egitto o come ad Arlie
Beach in Australia. Vedevo ogni cosa, la Via Lattea chiara come la
scia di una barca e vedevo pianeti colorati e stelle cadenti. Ero
ipnotizzata. Pensa che invece era normale ai tempi degli Egizi e dei
Maya: vedevano una volta celeste completamente limpida e potevano
usarla per orientarsi, per calcolare il tempo, per prevedere le piene
dei fiumi, quando seminare e quando raccogliere, quando partire e
come ritrovare la via di casa.
Quando
viaggio, osservo senza lasciare impronte, cerco di stare con le
persone del posto facendomi guidare da loro, ascolto le loro storie e
i suoni della natura, voglio immergermi nello spirito del primo
ospite. Prediligo le destinazioni meno frequentate, più difficili da
raggiungere, più isolate perché non voglio trovarmi nessuno intorno
mentre uso il mio superpotere dell'immaginazione. Riesco a viaggiare
nel tempo e provare sensazioni antiche.
Ah,
l'era delle grandi esplorazioni! Mi sarei imbarcata su uno di quei
velieri in rotta verso l'oceano sconosciuto. Probabilmente sarei
morta per qualche malattia dovuta alla scarsa igiene e al cibo mal
conservato, ma se fossi sopravvissuta avrei vissuto avventure così
fantastiche che si fatica a raccontarle.
Immaginate
come ci si sente ad avvistare un'isola che non era su nessuna mappa,
ad essere il primo a mettere piede su quella spiaggia di borotalco e
osservare il pennacchio di fumo che si leva dall'alto vulcano al
centro della foresta.
Immaginate di attraversare la giungla africana a
piedi senza sapere quello che si nasconde tra la vegetazione e
sentire un rombo lontano e andare in direzione di quel suono per poi
trovarvi davanti le gigantesche Cascate Vittoria.
Immaginate le
tempeste nello stretto di Magellano, le onde che sollevano il
vascello e la pioggia che vi sferza il viso e miracolosamente evitate
le scogliere taglienti in mezzo a fulmini e schiuma di mare e finalmente raggiungete l'altro oceano mentre le nubi si
diradano e il sole fa scintillare la nave bagnata.
Immaginate di aprire
un sentiero tra le montagne himalayane lottando con il gelo e
l'altitudine. Immaginate di risalire il grande Rio delle Amazzoni
inoltrandovi nella foresta più estesa del mondo abitata da insetti
enormi e serpenti velenosi.
Immaginate di essere il primo a vedere un
ghepardo, un koala, un pinguino, immaginate di scoprire Macchu Picchu o
Angkor o la tomba di Tutankamon.
Patty,
la mia amica messicana, dice che quando è stressata va a
Teotihuacan, solo mezz'ora in auto dalla sua casa a Città del
Messico, sale sulla Piramide del Sole e pensa. Mi ha portato là nel 2004,
dalla cima si vede tutta la piana circostante con i templi, gli
osservatori astronomici di pietra e gli alberi. Ci va al tramonto,
quando i turisti se ne sono andati, si siede su quelle pietre
millenarie e pensa alle sue radici azteche.
Buonasera,
RispondiEliminaavendo trovato il blog interessante, ho pensato di premiarlo con un premio virtuale, dedicato ai blog; per saperne di più, le lascio di seguito il link al post che ho scritto a riguardo: http://ecoveganbeauty.wordpress.com/2013/04/29/liebster-blog-award/
Buon proseguimento e complimenti! :)
Sarah Bernini