Meno
di dieci giorni alla partenza (per rispolverare l'itinerario leggete
qui) e mi son venuti un po' di pensieri.
Abitiamo
un piccolo pianeta frutto di fortunatissime coincidenze, praticamente
abbiamo vinto alla lotteria cosmica. Siamo protetti da una sottile
atmosfera che permette la vita e da un campo magnetico che devia i
mortali venti solari, ci troviamo alla giusta distanza dal sole
perché l'acqua mantenga lo stato liquido e un sacco di altre belle
cose.
L'universo
là fuori è un luogo estremamente violento e noi siamo terribilmente
fragili. Se ti teletrasportassi su un pianeta alieno non avresti
nemmeno il tempo di bestemmiare, prima di essere polverizzato. Stelle
lontane potrebbero morire da un momento all'altro e non lo sapremmo
perché il cielo che osserviamo è il passato, la luce che vediamo ha
impiegato migliaia di anni ad arrivare ai nostri occhi, dunque il
luogo da cui è partita potrebbe già non esistere più. Una stella
che esplodesse a un milione di anni luce da noi potrebbe colpirci, e se una scarica di raggi gamma ci investisse (no, non diventeremmo tutti Hulk) spezzerebbe la barriera di
ozono che protegge il nostro pianeta dalle radiazioni solari e
friggeremmo come patatine.
Passeggiamo
sul filo del rasoio sorretti da uno straordinario equilibrio di
forze, ma l'uomo è in grado di modificare anche una sola delle
condizioni che consentono la vita, anche di una misura
infinitesimale, provocando un disastro planetario. Siamo una razza di
sciagurati e al tempo stesso dovremmo avere l'intelligenza di
capirlo.
La
natura ha i suoi cicli, i suoi modi di riparare ciò che si rompe o
che non funziona, muta, si evolve, si rigenera e cancellerà anche
noi che non siamo altro che un istante nelle ere geologiche, ha le
sue leggi, superiori alle nostre, precise e infallibili. Riuscirà
anche a digerire i danni che le arrechiamo, ma ci sono cose che
abbiamo distrutto per sempre, per esempio non rinasceranno gli
animali che abbiamo sterminato fino all'estinzione.
La
natura, però, ha generato anche noi, quindi non possiamo essere un
errore nonostante ci comportiamo da figli ingrati. Non riesco ancora
a capire il nostro ruolo nel quadro generale.
Me:
“Scusi Signora Natura, perché ha creato gli esseri umani?”
Natura:
“All'inizio mi sembravano carini.”
Me:
“E poi?”
Natura:
“Guardi, ho provato di tutto: la peste, gli uragani, il Vesuvio...
ma se ti distrai un attimo son sette miliardi, manco i bacherozzi! La
prossima volta provo con gli zombi...”
Ormai
siamo diventati troppi perché il pianeta sopporti il nostro modo di
vivere, quindi, in un modo o nell'altro, ci estingueremo, che si tratti
di una catastrofe naturale, di una malattia o dell'esaurimento delle
risorse, non possiamo durare ancora molto in queste condizioni.
La
Terra è la nostra casa. Per secoli e secoli l'abbiamo sporcata,
consumata e rovinata. Ora che sta cadendo a pezzi sotto i nostri
occhi siamo di fronte a una scelta: ristrutturarla o cercarne una
nuova.
Ristrutturarla
implica parecchio lavoro e la collaborazione di sette miliardi di
inquilini. Ognuno dovrebbe spolverare, riparare, pulire e mantenere
in buone condizioni la propria stanza perché la ristrutturazione
funzioni, ma tutto questo comporta un impegno che la pigra umanità
non ha voglia di assumersi.
L'alternativa
di cercare una nuova casa, d'altra parte, è troppo costosa.
Non possiamo permetterci viaggi interstellari per tutti, non solo
economicamente, ma non siamo pronti nemmeno a livello tecnologico, e non
sapremmo nemmeno dove dirigerci di preciso. Colonizzare altri pianeti
è fuori dalla nostra portata e, onestamente, non penso nemmeno che lo meritiamo.
Se
la vita di un uomo durasse duecento anni, questo curerebbe l'ambiente
per se stesso. Invece è egoista verso le future generazioni. A nessuno importa dei figli e dei nipoti che erediteranno un mondo sempre più
povero e sporco, all'uomo importa solo di godersi
la sua breve vita. Questo è il risultato: non puoi bere l'acqua del
fiume perché è inquinata, non puoi mangiare un frutto senza lavare
via i pesticidi, non puoi vedere le stelle se vivi in città, non
puoi giocare per strada, non puoi camminare scalzo.
Poi
c'è la nostra prerogativa migliore: la guerra. Fondamentalmente è
una boiata, anche se nella storia ha fatto progredire la
tecnologia più di ogni altra motivazione, tutto ciò che è stato inventato a scopi militari ha poi
trovato utilissime applicazioni nel quotidiano, ma serve per forza
una guerra per farci aguzzare l'ingegno? Dovrebbe bastare una sana
sfida, tipo a chi arriva primo sulla Luna o chi diventa indipendente
dal petrolio prima degli altri, con lodi al vincitore e condivisione
dei vantaggi con il vinto. Perché siamo, invece, così stronzi? A
parte le ovvietà per cui i conflitti fanno vittime innocenti,
impoveriscono i popoli e ingrassano i ricchi e tutte le altre belle
parole, non mi viene davvero in mente una guerra giust. Ci scontriamo
per ignoranti rivalità, ognuno vuole prevalere sull'altro e
dimostrare che la sua bomba è più potente, la sua religione più
giusta, il suo portafoglio più gonfio, la sua maglietta più bella e
piscia più lontano. Infine, ma non meno
importante dal mio egoistico punto di vista, a causa delle guerre io
non posso viaggiare in un sacco di Paesi che vorrei visitare.
Oh
siam proprio una bella razza! La razza superiore, quella
intelligente! È davvero intelligente concepire amenità come la guerra,
la schiavitù o lo stupro, gettare i neonati nei cassonetti e privare
interi popoli delle libertà più elementari, tollerare la crudeltà, lo sfruttamento, la spazzatura
che riempie il mondo, la distruzione della natura. Un essere intelligente non è questo, perciò l'uomo è scemo, o perlomeno lo è maggioranza degli uomini e, senza
dubbio, sono scemi gli uomini di potere.
Tutto
questo per dirvi che non dovrete stupirvi se non farò ritorno dal
viaggio che sto per cominciare: preferisco stare con gli orangutan ad
aspettare la fine del mondo.
Hey
hey hey, na na na na
When the universes collide
Hey hey hey, na na na na
Son, don't get caught on the wrong side
When the universes collide
Hey hey hey, na na na na
Son, don't get caught on the wrong side
- Gogol Bordello