Viaggiare migliora il mio
senso pratico, lo so perché spesso sono rimasta stupita di quello
che riesco a fare in situazioni difficili. A Monza posso aver bisogno
d'aiuto per rabboccare il liquido tergicristalli dell'auto (il TdC lo
considera una prerogativa femminile ovviamente), ma in viaggio ho
fatto cose che voi umani...! Qui mi fa schifo aggrapparmi ai sostegni
in metropolitana e ansimo al quinto gradino di una scala, a Sumatra
ho camminato per nove ore in mezzo alla giungla ficcando le mani nel
fango per non scivolare senza un minimo di esitazione.
Un po' come la Elenina a
New York che, racconta suo marito Ale, per fare shopping correva per
la città e faceva le scale dei centri commerciali tre gradini alla
volta, mentre a casa prende la macchina per fare mezzo chilometro di
strada. Viaggiare ci trasforma.
Ogni volta che entri in un bagno ruba
la carta igienica.
(Marocco, la mia amica
Alison)
Mi considero una
viaggiatrice selvatico-autistica nel senso che scelgo mete e percorsi
avventurosi e scomodi, ma mi organizzo al meglio per avere tutto ciò
che mi serve. Ora, sapete da post precedenti che quello che serve
veramente è poco, la miglior qualità di un bagaglio è la
leggerezza perché ogni volta che dovrete spostarlo maledirete la
maggior parte degli oggetti che ci avete ficcato dentro. Una
saponetta sostituisce una bella fetta di bagaglio perché la usi sia
per farti la doccia che per lavare qualche indumento così porti meno
cambi. L'unico peso a cui non rinuncio è un libro da leggere in
spiaggia o prima di dormire o durante le attese negli aeroporti.
Feddi, la fidanzata di
mio fratello, mi ha confezionato un gatto da viaggio di panno con due
bottoni per occhi, utile contro gli spiriti maligni e fa compagnia
nei viaggi lunghi per i momenti di nostalgia. Il gatto da viaggio è
piccolo come il mio cellulare ed è più leggero.
Non vi stupite se lo stregone vi sputa e vi bastona, fa parte del rito.
(Bali, più o meno così
sulla guida di Marco)
Mi adatto facilmente alla
cultura locale perché mi affascina scoprire da vicino quelle usanze
e quelle atmosfere che si trovano nei libri d'avventura. Leggete
qualcosa a proposito della meta che avete scelto, non venticinque
guide che vi mandano negli stessi posti con gli altri turisti, ma un
paio di curiosità o leggende o qualche pagina di storia perché il
viaggio comincia immaginando e lo spirito con cui lo affronterete
dipende dall'idea che ve ne siete fatti. Se trovate una leggenda su
un sito archeologico lo visiterete come Indiana Jones notando i
particolari che ve la ricordano. Se leggete una fiaba tradizionale
che parla di un particolare scoglio, andrete a cercarlo appena
arrivati sulla spiaggia.
Non portate, però, con
voi alcun pregiudizio e cercate piccole cose belle anche dove vi
dicono che non ce ne sono. La Cambogia mi è piaciuta tantissimo
anche se tutti dicevano che sarei andata a passeggiar tra le mine.
Nonostante l'orrore della sua storia, come vi ho raccontato quando ci
sono stata nel 2010, laggiù ho trovato gentilezza, sorrisi, poesia e
farfalle.
Mi piace contemplare i
paesaggi immaginando di essere l'esploratore che li ha visti per la
prima volta. Mi piace osservare gli animali liberi nella bellezza dei
loro movimenti e stupirmi della fantasia della natura.
Non vado in giro per il
mondo portandomi dietro gli spaghetti perché mi piace assaggiare la
cucina locale, ma solo se non ci sono insetti tra gli ingredienti. Mi
piace imparare qualche parola nella lingua del posto per salutare e
ringraziare visto che sono un'ospite e mi piace sentir parlare lingue
diverse. Ho imparato che awas kepala significa attenti alla testa in
indonesiano leggendo un segnale sull'aereo da Labuan Bajo a Ende, dal
menù di un ristorante ho imparato selamat menik mati per dire buon
appetito.
Mi piace raggiungere un
luogo sperduto, trovarci un irlandese e farmi raccontare come diavolo
sia finito lì anche lui. Le storie della gente che si incontra in
certi posti sono incredibili e certi incontri rendono incredibili
anche le nostre storie. Con qualcuno leghi di più e mantieni i
contatti. Alison e Nicola, le due ragazze inglesi che abbiamo
conosciuto in Marocco sono venute a Monza per il mio compleanno e mi
hanno ospitata l'anno dopo nello Yorkshire. Sono stata nella fattoria
dei genitori di Alison e la sera siamo andate al pub del paese. Con
noi in Marocco c'era anche l'australiana Erin che ci ha offerto un
letto a Melbourne durante il viaggione del 2010. Ci scriviamo dei
nostri viaggi e ci mandiamo gli auguri di Natale, qualche volta ci
siamo anche spedite dei regali. Incontrarsi durante un viaggio lega
più che in altri contesti perché si condivide un'esperienza e anche
qualche disavventura. Ti ritrovi nelle foto di persone che vivono a
migliaia di chilometri da te e sai ti penseranno rivedendole. Forse
in viaggio siamo noi stessi più di quanto lo siamo al lavoro, per
questo ho più amici all'estero che in ufficio. Quando sei via non
hai orari, abbandoni le abitudini, torni allo stato spensierato di
quando eri ragazzino e credo sia quello che desideriamo tutti.
Va bene essere preparati e organizzati,
ma lasciate spazio all'imprevisto e alla libertà di movimento
progettando il viaggio senza scendere troppo nei particolari.
Lasciate che sia il destino a riempire le vostre giornate e prenotate
solo un posto per dormire. Se è vero che quando muori ti passa
davanti il greatest hits della tua vita, saranno le esperienze
spontanee e non programmate i ricordi migliori.
Infine un ultimo consiglio per chi prende l'aereo: è inutile che vi alzate tutti quando apre il gate per gli imbarchi, tanto l'aereo non parte finchè non è finita la fila ed è meglio salire per ultimi quando gli altri sono già seduti e hanno già messo via le loro dannate borse!
Posso credere che Simona non si porti gli spaghetti ma non che Sergio non porti una presa di "cime di rapa" per ogni evenienza, infatti lo immagino nella cucina degli ostelli con pentola, olio e frittura mentre si lamenta di qualcosa.
RispondiEliminaBeh certo, il viaggio ti cambia, ma un terrone resta sempre un terrone e lui è i migliore! :)
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