mercoledì 22 marzo 2017

Brutto post(o)

Seminyak è un paesino per turisti. È bruttarello, affollato anche in bassa stagione, pieno di negozi, bar, ristoranti che comprendono svariate trattorie italiane (un italiano che mangia italiano all'estero dovrebbe essere perseguito penalmente), mini market aperti 24ore. Per strada si incontrano solo stranieri, le insegne e i menù sono in inglese, le bancarelle vendono magliette con la scritta I love Bali. La spiaggia è infestata di ombrelloni e chioschi dove i servono cocktail con l'ombrellino. Insieme a Legian e Kuta Beach, Seminyak forma la triade del turismo di massa balinese. Esattamente il genere di località che evito come la peste. 

Allora perché mi trovo qui?
Perché è a soli trenta minuti dall'ufficio immigrazione di Denpasar e sto facendo le pratiche per il prolungamento del mio visto. Per i sette giorni lavorativi (minimo) necessari all'iter burocratico, ho scelto una sistemazione sul mare, ma dalla quale posso fare avanti e indietro senza spendere una follia in taxi. E dico “avanti e indietro” perché la procedura di rinnovo del visto sembra studiata dal più sadico dei burocrati, ma ve ne parlerò in un post dettagliato perché potrebbe essere utile ad altri viaggiatori.

Oggi, invece, voglio soffermarmi sul luogo dal quale non vedo l'ora di fuggire. Lo so, c'è di peggio e Seminyak evidentemente piace a migliaia di turisti, solo che io sono fatta in un altro modo. A me non interessano i negozi, preferisco i piccoli mercati locali; per me vita notturna sono i richiami degli animali nella foresta, non il rumore delle feste che durano fino all'alba; per me il mattino è un caffè con gli uccellini che cinguettano, non i clacson dei motorini; per me una spiaggia tropicale è semi deserta e devi portarti l'acqua da casa perché non c'è alcun bar nei dintorni e a Bali se ne trovano diverse – le avete conosciute nei miei viaggi precedenti – solo che bisogna allontanarsi dalle comodità per raggiungerle e i turisti sono pigri. 


Sono venuta in Indonesia per stare in mezzo alla natura, ma devo accettare questo intermezzo cittadino cercandone i lati positivi. Non ho ancora esplorato granché, forse allontanandomi dal centro scoprirò qualche ristorante tipico e angoli più caratteristici. 
Tra una visita e l'altra all'ufficio immigrazione, vado in spiaggia, la mattina presto, quando c'è poca gente e, anche se da queste parti la stagione del surf comincerà in aprile, c'è già qualche appassionato in azione tra le onde e orde di ragazzini che prendono le loro prime lezioni. Oggi, però, non vi mostro le foto che ho scattato in spiaggia perché per commentarle ho bisogno di un post intero.


Ho scelto un alloggio economico, privo di qualsiasi fascino, ma in fondo devo soltanto dormirci. Scriverò ben poco perché in camera non ho nemmeno un tavolino, sto seduta sul letto col pc sulle gambe oppure seduta per terra col pc sul letto. Non si può fare per più di un'ora. La potenza del wifi è scarsa, non so se riuscirò a caricare un album fotografico dedicato a Seminyak, ma non so neanche se merita lo sforzo di portarmi dietro la macchina fotografica (finora ho usato il cellulare). 
Per i balinesi questa non è Bali, però anche questa è Bali, seppure una zona dell'isola che ho sempre evitato nei viaggi precedenti, e ve la racconterò come la vedo. Oltretutto mi tocca trascorre Nyepi qui, dove si trasformerà in uno spettacolo per turisti perdendo il suo significato spirituale. Oh quanto sono depressa!


Mi auguro che questi sette giorni lavorativi (minimo) passino in fretta e so che lo sperate anche voi per leggere cronache più interessanti e avventurose delle mie lamentele, ma ultimamente, tra scrittori, si discuteva di verità e questa è una parte della mia verità al momento.

8 commenti:

  1. Passare da là a qui dev'essere assai traumatico :)
    Perché taxi? Non hai un motorino? O non ti fidi ancora?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il motorino qui non mi serve perché sto a cinque minuti dalla spiaggia, risparmio il noleggio ;) Gettarmi nel traffico di Denpasar da neofita delle due ruote sarebbe un suicidio. Comunque ho scoperto che con Uber spendo la metà rispetto al taxi, l'ho provato al ritorno dall'immigrazione. Andata e ritorno mi costa come il motorino.

      Elimina
  2. Ciao Simo! Stamattina sono a casa mezza malaticcia..accendo la scatola "vuota" chiamata tv della quale faccio tranquillamente a meno, ma che ogni tanto mi dispensa qualcosa di buono e sul canale Iris mi becco il finale del film "Le voci bianche" con la superlativa Sigourney Weaver e immediatamente (epilogo escluso ovviamente) il mio pensiero è corso a te! Ti scrivo e ora inizio a seguirti da qui, da questo tuo ultimo racconto, proprio come se avessi iniziato a seguire un bellissimo e avvincente film già iniziato ma che ti intrippa di brutto e da quel che ho "letto di te" da quel che "scrivi di te" (es. "A me non interessano i negozi...per me vita notturna sono i richiami degli animali nella foresta) sento la mia anima vicinissima alla tua e mi ritrovo nelle tue parole quando per esempio mi ritrovo a "vagare" in un centro commerciale o tra "serate aperitivo" dove mi sento un povero pesce fuori dall'acqua...😂😂😂 Detto questo mentre ti immagino un po' nella natura e un po' nel caos urbano spengo la tv e mi metto al pianoforte...Che posto ha la musica in questo viaggio? Un abbraccio con stima e affetto, Vale

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Valeria, sali pure a bordo.
      La musica c'è, non l'ho detto, ma la uso per escludere i rumori che non mi piacciono. Quando, invece, mi trovo dove vorrei non c'è nulla di più bello che ascoltare i suoni della natura, siano il frangersi delle onde o la pioggia sugli alberi.

      Elimina
  3. Forse lo hai scritto in un post prima di partire, ma posso soddisfare una mia curiosità? Perché sei in Indonesia? È un viaggio con uno scopo preciso o una vacanza?

    E ti credo che sei depressa: molto meglio il posto dove sei stata, piccolo paradiso anche sotto l'acquazzone e la minaccia del vulcano. :)
    Ma appena avrai il visto, dove andrai?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il primo posto dove andrò, appena libera dalla burocrazia, è Ubud perché mi aspetta un amico australiano conosciuto in un viaggio precedente sempre in Indonesia. Poi chissà...

      Elimina
  4. Simona, se vuoi ti faccio la foto della zona dove lavoro: inceneritore, azienda chimica, autostrada, fabbrica di vernici e una miriade di tralicci elettrici sopra la testa. Sorridi, c'è chi sta peggio!!! ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hahahahahaha lo so bene, ma ogni tanto ho voglia di fare la lamentosa. Vedrai il post sulla spiaggia...

      Elimina