martedì 3 marzo 2015

Da Milano a Nairobi: gli umani e il cibo

Il viaggio, come previsto, è stato una mazzata.
Barbi svenuta a Doha
Dato che il volo era alle 21.30 (poi rimandato di mezz'ora), abbiamo mangiato qualcosa a Malpensa. Come sapete, la Niña è vegana quindi abbiamo chiesto alla pizzeria Rosso Pomodoro una margherita senza mozzarella, ottenendo la stessa reazione che se avessimo chiesto un filetto di marziano. Impossibile, pure, avere un'insalata senza formaggio, tonno o prosciutto. Insomma, posso capire che un ristorante qualsiasi non sia attrezzato per soddisfare particolari esigenze alimentari o intolleranze, ma stiamo parlando dell'aeroporto dove passeranno i milioni di turisti diretti a Expo che, oltretutto, ha come tema proprio il cibo!
Quanto siamo il terzo mondo? Tanto, visto che perfino il menù del minuscolo ristorante sopra il nostro b&b a Nairobi ha una sezione dedicata ai piatti vegetariani e vegani.
Ma andiamo con ordine. Sul nostro volo Qatar erano disponibili decine di menù diversi e, un piatto vegetariano, te lo portano anche se non l'hai prenotato al check-in. Il cibo sugli aerei non è il massimo, si sa, ma il tizio seduto nella fila davanti a noi ha fatto una scenata perché primo e secondo sono serviti in un “piatto” unico, mentre lui voleva solo la pasta. Ha restituito il vassoio alla hostess e ha rifiutato qualsiasi alternativa lei gli proponesse, tenendo il muso come un bambino capriccioso.
Ciao dalla Fra
Dopo sei ore, le Cavallette sono atterrate a Doha dove, evitando accuratamente i ristoranti super lussuosi, abbiamo scoperto che per mangiare servono 5 euro oppure il corrispettivo in moneta locale, che sono 23... monete locali del Qatar (come si chiamano?). Con questo non intendo che il cibo sia a buon mercato, ma che abbiamo preso tutte un cappuccino di soia per 5 euro e, più tardi, Feddi ha mangiato un'insalata di pomodoro e cipolla accompagnata da quasi mezzo chilo di hummus per lo stesso prezzo, mentre io ho investito in una buona porzione di yogurt con muesli e miele sempre a 5 euro. Insomma, all'aeroporto di Doha il menu a prezzo fisso assume un nuovo significato.
Sul volo da Doha a Nairobi eravamo solo una dozzina di persone perciò, dopo il decollo, tra passeggeri e staff regnava un'anarchia rilassata. Ognuno si è preso un'intera fila di sedili, allargandosi come se fosse in business class e l'equipaggio, tranne i piloti ovviamente, si è riunito in fondo alla cabina a chiacchierare e bere come al bar. Perfino in quell'atmosfera, siamo riuscite ad avere un menù vegetariano e la salsa di cocco che accompagnava patate e fagiolini era davvero buona, come anche l'insalata di carote, sedano e noci.
Feddi in aereo, Barbi svenuta di nuovo
In tutto ciò, siamo atterrate a Nairobi nel tardo pomeriggio di oggi, sognando una doccia, una cena leggera e finalmente il riposo in un letto vero. All'aeroporto è venuto a prenderci un autista inviato dal b&b che ci aspettava con il cartello “Simo Barbi Colombo”, peccato non averlo fotografato. Non voglio giudicare la città dal poco che potuto osservare dai finestrini o dalle quattro parole scambiate con l'autista, ma gli scorci di Nairobi che abbiamo attraversato per giungere alla meta possono togliere l'appetito. È tutta incasinata, disordinata, rumorosa e sporca. Era l'ora di punta e il traffico non ne ha certo aumentato il fascino, ma dall'aeroporto al nostro alloggio non siamo riuscite a scorgere un solo edificio che non fosse fatiscente. Khweza, per fortuna, è molto carino all'interno e lo staff gentile e disponibile, però, non abbiamo nessuna intenzione di uscire a fare un giro nel quartiere. Onestamente, un po' ce lo aspettavamo, nessuno passa da Nairobi perché è una bella città, eppure ci siamo rimaste male perché abbiamo visto persone molto belle circondate da una quantità sconcertante di spazzatura.
Il mio primo pensiero è stato che, esclusi i Paesi del nord come per esempio Marocco ed Egitto le cui storie sono sempre state legate a grandi centri urbani dove si intrecciavano commercio e cultura, le città del resto dell'Africa non sono nate dalla storia e dagli abitanti del luogo, ma sono monumenti a tutto ciò che di sbagliato è stato fatto in questo continente dalle risorse straordinarie. Voglio dire che la cultura, le tradizioni, l'arte, artigianato di questi popoli sono di tipo tribale, nate nei villaggi, in mezzo alla natura: una metropoli è davvero l'ultima cosa che possa rappresentare la storia di questi popoli, ne celebra invece l'aspetto più misero.

Ok, siamo provate dal lungo viaggio e il nostro primo sguardo sul Kenya si è posato, probabilmente, sul suo lato peggiore. Ci rifletterò con più lucidità dopo aver recuperato il sonno perso da ieri. 
Domani alle 8, appena dopo colazione sulla terrazza del Khweza, abbandoneremo la città e comincerà il nostro viaggio nella natura che, al contrario della gente, non ci ha mai deluse.

P.s. Pubblico questo post senza rileggerlo perché sto crollando dal sonno, perdonate eventuali errori e frasi poco sensate.
Buonanotte, amici. 
Buonanotte, Nairobi.

3 commenti:

  1. Ciao Barbi!
    Buon divertimento con le cavallette!
    Fate un bel reportage sugli animali!
    E non diventare vegana!
    Tdc

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    Risposte
    1. Non sarai deluso dalle Cavallette National Geographic!
      Qui la verdura è così buona che sto davvero facendo un'ottima dieta vegana. Al mio ritorno condividerò qualche ricetta. Baci!

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  2. Mi propongo anche io per provare le ricette vegane ;)

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