lunedì 14 luglio 2014

Revival: Marocco 2007

Per il secondo viaggio nei ricordi, vi racconto la vacanza in Marocco del settembre 2007. Questo blog non c'era ancora, ma voglio dare un posto speciale a questa vecchia avventura perché, oltre ad averci portati in luoghi favolosi, ci ha fatto incontrare persone davvero importanti: Erin, Alison e Nicola.
Abbiamo condiviso con loro l'autobus verso il deserto del Sahara e da allora ci siamo rivisti diverse volte, anche per caso, in giro per il mondo. Ecco la storia di quel viaggio e delle amicizie che ci ha regalato.

Marrakech
Tutto è cominciato in una delle città più affascinanti che abbia mai visitato: Marrakech. Caotica, rumorosa, polverosa come ogni grande città, ma anche poetica, luminosa e fiabesca. E' esattamente come la immaginate da casa, con vicoli misteriosi, piazze affollate, mercati pieni di profumi e colori, palazzi straordinariamente decorati, minareti altissimi e alzando lo sguardo si vedono un fottio di nidi di cicogna arroccati su qualunque protuberanza. Alloggiavamo al Riad 34, un angolino di pace ritagliato nella confusione della Medina. I riad sono antiche residenze ristrutturate con le camere affacciate su un giardino (riad, appunto) centrale che offre un ritaglio di cielo azzurro di giorno e stellato di notte dove rilassarsi bevendo un fortissimo tè alla menta dopo le passeggiate per Marrakech. La nostra stanza era carinissima e, oltre al salotto in giardino, potevamo fare colazione nel terrazzo sul tetto da dove si godeva il panorama delle stradine circostanti. Siamo arrivati in coincidenza con il ramadan e i ragazzi che gestivano il riad attendevano trepidanti la sera per avventarsi sulle pietanze cucinate al piano terra (da cui arrivavano invitanti profumi) e soprattutto per accendersi la prima sigaretta. I ragazzi parlavano inglese e francese senza problemi e ci hanno dato indicazioni per orientarci nella Medina e raggiungere i luoghi imperdibili della città.
sera in piazza
Ogni giorno attraversavamo un labirinto di vicoli pieni di botteghe di artigiani, portoni decorati e varia umanità verso piazza Jemaa El Fna che è il cuore della città rossa. Dall'alba al tramonto brulica di turisti, commercianti, artisti, artigiani e gatti. Abbiamo evitato i ristoranti per turisti e, a costo di sembrare degli stalker, abbiamo seguito le coppiette del luogo per scegliere i locali dove mangiare piatti tipici a prezzi abbordabili. Dalla piazza si diramano le infinite vie dei souk con bancarelle di ogni tipo che vendono tappeti, stoffe, abiti, spezie ammucchiate a formare montagne colorate, lampade, ceste e qualsiasi altra cosa vi venga in mente. La sera la piazza si riempie di banchi dove i piatti tipici vengono cucinati al momento e l'aria si riempie di fumo e sapori. Abbiamo sempre girato a piedi perché dal riad erano facilmente raggiungibili tutte le attrazioni del luogo. Tra queste abbiamo visitato il palazzo Bahia e palazzo El Badi che sembrano davvero usciti da un film con i loro cortili pieni di piante, le decorazioni in ceramica, i fregi alle porte, i soffitti a mosaico. Durante le nostre passeggiate ci siamo fermati in una piccola agenzia viaggi per cercare un tour di qualche giorno che ci portasse nel deserto. La nostra unica richiesta era farlo con un piccolo gruppo di persone perché abbiamo sempre odiato le comitive giganti che si spostano seguendo un tizio con la bandierina. Trovato quello che faceva per noi, abbiamo lasciato il bagaglio grosso al riad e ci siamo presentati al luogo di ritrovo per la partenza.

Verso il deserto
Dopo l'esperienza  nei deserti egiziani, avevamo una gran voglia di inoltrarci nel grande Sahara, quello con le dune alte come montagne, l'oceano di sabbia rossa di cui non si vede la fine. Il tour che avevamo scelto prevedeva l'attraversamento dei monti dell'Atlante verso Ouarzazate, la valle del Draa, Zagora e Merzouga ultimo avamposto prima del deserto. Due notti in tenda, una in hotel alle gole del Dades e ritorno a Marrakech.
la via sull'Atlante
E' sul minibus, che si inerpicava sulle tortuose e spaventose strade attraverso i monti, che abbiamo conosciuto i nostri compagni di viaggio. Alison e Nicola, due ragazze inglesi che sull'aereo avevano incontrato l'australiana Erin unitasi al gruppo e una coppia di fidanzatini francesi di cui non ricordo i nomi perché per tutto il tempo, mentre noi ci divertivamo e chiacchieravamo, sono rimasti in disparte guardandoci come fossimo pazzi. In realtà il ragazzo aveva l'aria di invidiare il nostro divertimento, ma la ragazza era sempre seria e lo teneva al guinzaglio. Le due inglesi erano in vacanza alla ricerca di un po' di sole, Erin stava compiendo un viaggio in solitaria lungo tutto il Mediterraneo per poi spostarsi in India. Ci ha subito colpito la disinvoltura con cui quella minuta ragazzetta sorridente si portasse dietro uno zaino più grande di lei in un'avventura che pochi affronterebbero da soli. Era stata per qualche tempo in Inghilterra a lavorare, poi aveva venduto tutto ed era partita per diversi mesi alla scoperta del mondo prima di fare di nuovo rotta verso l'Australia. Noi eravamo alle prime armi come viaggiatori ed Erin è stata una grande ispirazione. Alison e Nicola erano più festaiole e sempre pronte a farsi foto in pose stupide. Socievoli e spiritose hanno subito imparato a imprecare in italiano dal TdC. Non mi ricordo cosa gli si fosse rotto, ma a un certo punto del viaggio ha esclamato "porca puttana" e le ragazze hanno inteso dal tono che si trattava di una parolaccia. Ci hanno chiesto una traduzione e Sergio ha risposto che era qualcosa tipo "dirty bitch", sono scoppiate a ridere e per il resto della vacanza (e ancora oggi nelle mail e perfino nei bigliettini che ci spediscono a Natale) hanno continuato a ripetere "porca puttana". Nicola ha sofferto il mal d'auto per tutta l'andata, io incredibilmente sono sopravvissuta alla traversata dell'Atlante, forse perché troppo presa a fare foto e a stupirmi delle bellezze del paesaggio. Nelle soste per sgranchirci lungo la strada, abbiamo notato i rottami di diversi mezzi nei dirupi, ma la preoccupazione di fare la stessa fine non ci ha impedito di scherzarci sopra. Lungo il percorso abbiamo visitato una splendida kasbah, la valle del Draa con le sue palme giganti e il sito dove sono stati girate diverse scene della prima trilogia di Guerre Stellari. Pause per il pranzo piene di chiacchiere e risate da togliere il fiato, la prima notte in tenda a Zagora con un tizio che ci spiegava le costellazioni in quello che doveva essere un primo assaggio di deserto, ma sembrava un parcheggio sterrato, foto a ripetizione e i francesi che continuavano a guardarci male.Tutto molto carino e interessante, ma tutti noi avevamo in mente solo il grande deserto!

Finalmente il Sahara
Ah che meraviglia! In molti (ignoranti) mi hanno chiesto cosa ci sarà mai da vedere nel deserto. Non possono capire. A Merzouga senti di essere arrivato alla fine del mondo e, mentre si prepara la carovana di cammelli e ci si barda per proteggersi dalla sabbia alzata dal vento, non si sta più nella pelle per l'emozione. Stai per fare il grande salto tuffandoti in un oceano di dune altissime, maestose, spaventosamente belle.
in cammello
Le dune ti guardano, ti sfidano e il vento le rende vive facendole respirare. Saliamo sui nostri cammelli che hanno lo sguardo di chi ha visto fin troppi turisti eccitati e partiamo. E' il tramonto e tutto si colora di rosso e oro intorno a noi mentre ci inoltriamo sempre più in quel favoloso nulla lasciandoci alle spalle Merzouga che sparisce subito alla vista. Il vento ulula e spazza le cime delle dune, i cammelli salgono con calma, quasi pigri, e poi scendono sull'altro versante dando sempre l'impressione di essere sul punto di ribaltarsi, ma sono le navi del deserto e ci navigano con una tranquillità contagiosa. La sabbia ci frusta e s'infila in ogni piega di vestiti e zaini, ma è una tortura che vale la pena di sopportare. Raggiungiamo un piccolo accampamento dove le guide cucinano per noi tajine di qualcosa e suonano i tamburi intorno al fuoco. Siamo liberi di scorrazzare, scalare le dune, perderci nel contare le stelle che non sono mai state tanto vicine e brillanti, il cielo ne è così pieno che sembra bianco. Ci svegliamo per contemplare l'alba su quel paesaggio magico e silenzioso, uno spettacolo che lascia senza parole. Il deserto ti fa sentire sperduto eppure parte di qualcosa di grande e solenne. Cosa c'è da vedere? Uno dei più grandi spettacoli del pianeta.

Ritorno a Marra e via per Essaouira
Sulla via del ritorno facciamo tappa alle gole del Dades dove ci siamo rinfrescati ammirando il coraggio degli scalatori sulle pareti del canyon e dormiamo in hotel. Finalmente strappiamo un sorriso ai francesi riuscendo a coinvolgerli in uno stupido set fotografico per immortalare il gruppo al completo. Rientrati a Marrakech, però, la coppia sparisce senza salutare, ne avevano abbastanza del nostro casino, ma peggio per loro. Con le ragazze, invece, ci diamo appuntamento per cena e torniamo al Riad. A cena progettiamo il resto della vacanza, noi abbiamo ancora una settimana, loro qualche giorno, e decidiamo di spostarci sul mare a Essaouira. Le ragazze partono la mattina dopo, noi le raggiungiamo la sera quando ci informano via sms che ci aspettano sulla "dirty bitch beach". Trascorriamo gli ultimi giorni nella deliziosa cittadina di Essaouira, tutta bianca e con una grande spiaggia dove c'è una vecchia torre portoghese crollata in mare. Alloggiamo in un altro riad, la Maison du Vent, in una camera dall'arredamento semplice ed essenziale, ma con un bellissimo bagno in stile tradizionale marocchino, tutto decorato in pietra e ferro battuto.
cena al porto
Sulla spiaggia ci sono cammelli, gente in bicicletta, spacciatori, pochi turisti e appassionati di windsurf per la gioia del TdC, ma anche i suoi nemici kiter. Ritroviamo anche i francesi che fingono di non vederci, ma la faccia tosta di Sergio non ha limiti e si ferma a salutarli mentre noi ridiamo immaginando i loro pensieri "Mon dieu! Ancora quei rompiballe!", ma dopo quell'incontro non li abbiamo più visti, saranno ripartiti subito pur di evitarci.
E' ancora periodo di ramadan e quasi ci dispiace farci cucinare le ottime focaccine che diventano il nostro pranzo preferito per le giornate in spiaggia. Con le ragazze esploriamo il paese, le mura, il mercato (dove ci facciamo confezionare delle camice da portare a casa come souvenir) e la sera ceniamo abbuffandoci di pesce al porto nell'unico ristorante dove servono birra! Ci divertiamo come matti e gli abitanti, vedendo il TdC accompagnato da quattro donne, lo chiamano "lucky man". Alison e Nicola ci lasciano per tornare nella piovosa Inghilterra, ma promettono di tenersi in contatto perché dobbiamo assolutamente fare un altro viaggio insieme, siamo ormai un gruppo affiatato. Erin parte il pomeriggio e la lasciamo alla stazione degli autobus, il TdC fatica a portare il suo enorme zaino e ci sorprendiamo ancora che riesca a viaggiare da sola.
Rimasti soli, passiamo l'ultimo giorno a Sidi Kaouki, il più rinomato spot di windsurf della zona (dove Sergio tornerà con Thomas anni dopo) che raggiungiamo in dieci minuti con un autobus di linea insieme a gente del posto poco abituata a vedere turisti che si abbassano a prendere i mezzi pubblici. Ci sorridono, tutto il Marocco è un sorriso.

Il viaggio in Marocco è stata una bellissima esperienza: paesaggi meravigliosi, gente cordiale, colori e tradizioni affascinanti. E' semplice da raggiungere e da visitare, tranquillo da esplorare in autonomia e, da non trascurare, economico! Il fascino del Sahara è sempre il primo ricordo che mi torna in mente quando ci penso, va visto almeno una volta nella vita fantasticando sulle invisibili vie percorse dalle carovane nei secoli, sui racconti berberi, sulle antiche esplorazioni. Oltre ai ricordi, come dicevo, da questa avventura ci siamo portati a casa amicizie speciali e le foto che trovate qui.
Erin, la piccola e vivace australiana, ci è stata portata via lo scorso dicembre da un pirata della strada, ma ci restano i momenti dolci e divertenti degli anni in cui abbiamo avuto la fortuna di essere suoi amici. Io e lei ci siamo sempre scritte tante mail riguardo i nostri viaggi, progettati, vissuti o sognati, e, quando il viaggione 2010 ha fatto tappa a Melbourne, io e il TdC siamo stati suoi ospiti per diversi giorni. Ci mancherà sempre.
Alison e Nicola sono venute a trovarmi per il mio compleanno l'anno dopo la vacanza in Marocco, in seguito mi hanno ospitata nello Yorkshire tra i pub sotto la pioggia e in Zambia, per una stupefacente coincidenza, abbiamo ritrovato Alison nel nostro stesso ostello. 
Ho già detto altre volte che i viaggiatori sono una specie di famiglia perché, condividendo lo spirito d'avventura e la lontananza da casa, si crea naturalmente un legame che è bello coltivare nel tempo. Alla prossima avventura!

1 commento: