giovedì 15 ottobre 2015

Quanto costa viaggiare


Spesso mi sento dire “Beata te che viaggi” o “Per viaggiare ci vogliono i soldi” perché ho visitato Paesi lontani che la gente ritiene economicamente raggiungibili solo dai ricchi. Io rispondo che è questione di scelte.

Un volo per la Thailandia o il Kenya costa meno di un Iphone, due settimane a Bali costano meno di un televisore 200 pollici per guardare le partite di calcio, al prezzo di un Suv si viaggia per cinque anni. Ripeto: è una questione di scelte. 
Io non ho bisogno di trenta paia di scarpe abbinate ad altrettante borsette per essere felice, preferisco comprare un volo in offerta e dormire in guest house in Zambia. Non ho bisogno di pagare una palestra se faccio trekking in Borneo. Non ho bisogno dell'abbonamento a Sky perché con gli stessi soldi entro in un parco nazionale e osservo gli animali liberi dal vivo, visito un sito archeologico, faccio snorkeling tra i coralli. Non ho bisogno di un cappotto nuovo ogni anno se posso andare a cena in un ristorante tipico con la gente del posto, incontrare altri viaggiatori, ascoltare e vivere storie avventurose.


Inoltre, non è necessario soggiornare in hotel di lusso, spostarsi in taxi o frequentare i locali più famosi quando si è in viaggio. Ci sono alloggi economici e dignitosi, si può prendere un treno, si può fare la spesa al mercato, bere una birra sulla spiaggia.

Per me, rinunciare a certe cose non è un sacrificio.
Ho gli stessi soldi degli altri, ho solo scelto di spenderli diversamente.

mercoledì 7 ottobre 2015

Oktoberfest!

Thomas & TdC 2006
Il TdC ha conosciuto il suo amico tedesco Thomas un anno prima di incontrare me. A legarli in un'amicizia decennale sono state le tavole da windsurf assicurate ai tetti delle loro auto. Più avanti sono arrivata io, Thomas si è sposato e ha avuto due bambini, abbiamo organizzato vacanze insieme e visite reciproche, siamo andati a vedere qualche concerto della band del nostro amico e poi... poi c'è l'Oktoberfest!
Thomas abita a Monaco, a dieci minuti a piedi dalla più famosa festa della birra del mondo. Negli anni, ci siamo stati col sole e con la pioggia, con il freddo e il buio, la mattina, il pomeriggio e la sera, da soli o con gli amici e ogni volta è stato un gran divertimento.
Chi non ci è mai stato la immagina come un raduno di alcolizzati che vogliono fare più casino che allo stadio. In realtà, l'Oktoberfest somiglia a una vecchia, colossale, festa di paese della quale gli abitanti di Monaco vanno molto fieri. Sì, ci sono interi pullman di ragazzi che vanno a sbronzarsi e a fissare le tette delle tedesche strizzate in quei bellissimi abiti tradizionali, ma sorprendentemente sono una minoranza. A passeggiare per le vie della fiera ci sono famiglie con bambini, coppiette con i costumi coordinati, artisti che mettono in scena i loro spettacoli, turisti curiosi che osservano le bancarelle, estimatori di birra e di specialità culinarie locali. Ci sono gli enormi edifici in legno dei birrifici (chiamati "tende") ricostruiti ogni anno per l'occasione e, per avere la licenza di montare la propria tenda, il produttore deve avere la sua azienda in città perché se solo si spostasse fuori dai confini di Monaco non potrebbe partecipare. I tedeschi sono molto rigorosi e tutto funziona alla perfezione, dalla carta igienica nei bagni al servizio di sicurezza che allontana gli ubriachi molesti, dalle ambulanze allineate nel parcheggio alla raccolta della spazzatura.
Io ho saltato gli ultimi due anni (il TdC si è portato altri amici e non volevamo approfittare troppo dell'ospitalità di Thomas), ma quest'anno sono tornata. Una volta ho visto la cerimonia d'apertura, diverse volte la festa inoltrata e questa volta la chiusura. 
Il meteo ci ha graziato con splendide giornate e l'Oktoberfest con il sole somiglia al paradiso. Birra, cibo, musica, giostre, ubriachi di cui ridere, giovani e anziani, turisti da tutto il mondo. Tutti con la sbronza affettuosa che si baciano e si abbracciano rovesciandosi addosso boccali di ottima birra locale.
Sté e la Feddi 2011
L'ultima sera è diversa dalle altre perché molti turisti sono già ripartiti e si riesce facilmente a trovare posto all'interno delle tende solitamente affollatissime. Fuori si stava bene, si beveva, si mangiava e si poteva chiacchierare con i compagni di tavolata.
Dentro era l'inferno dantesco. C'erano persone così piene d'alcol che se ne vedeva il livello galleggiare negli occhi rossi e lucidi, ma era un'esplosione di risate. La band suonava e tutti cantavano e ballavano in piedi sui tavoli. Abbiamo lasciato a casa i bambini e ci siamo gettati nella mischia con Thomas, sua moglie Kathrine e Jens, il cantante del suo gruppo, sempre a un passo dall'alcolismo come le vere rockstar.
Mentre sono in bagno a fare spazio per un altro litro di Augustiner, la band sul palco comincia a suonare Summer of 69 di Brian Adams e sento le ragazze nei bagni accanto che cominciano a cantare a squarciagola, come si usa qui, Fare pipì cantando fa parte del fascino della festa. Tornata dai miei amici, ci poniamo la domanda dell'anno: "Why Brian Adams?", ma davvero vuoi trovare una risposta logica dopo due settimane di Oktoberfest? Un po' con We will rock you e un po' con Hey Jude, si arriva alle 22.30 cioè il terribile momento in cui si smette di spillare birra. Un attimo dopo, le cameriere stanno già pulendo i tavoli e chiudendo le panche. Che malinconia!
Negli anni, amici, famigliari e colleghi hanno condiviso con noi questa divertentissima esperienza tra risate, incidenti, incontri e tanta, tantissima buona birra. Appena recupero un po' di vecchie foto, ne faccio un album da linkare qui. Intanto, in questo video ho montato il conto alla rovescia dell'apertura, qualche ripresa degli anni di mezzo e il finale con Hey Jude di quest'anno.
Bisogna provarlo almeno una volta nella vita!