Guardo un sacco di documentari che m’ispirano per i viaggi futuri e mi raccontano la storia di quei luoghi lontani. I documentaristi poi hanno il privilegio di essere ammessi dove un normale turista non può arrivare e di questo sono sempre stata invidiosa. Così ho scoperto tante rotte poco conosciute verso le quali dirigermi.
In uno degli ultimi che ho visto, il buon Piero Angela (eroe dei pomeriggi delle elementari con i suoi fantastici Quark) mi ha fatto scoprire una terra incredibile: la Dancalia. Si tratta di una regione nella depressione dell’Afar, un triangolo compreso tra Gibuti, Etiopia ed Eritrea, dove si può assistere letteralmente alla creazione del pianeta. Qui affiora in superficie la giunzione fra tre placche tettoniche in espansione continua e questo fa della Dancalia un paesaggio al tempo stesso infernale e affascinante. Ci sono laghi acidi di colori stupefacenti, cristalli e minerali dalle forme più strane, sentieri di sale e ferro, e appena sotto c’è il magma del mantello, praticamente l’interno del pianeta. C’è anche uno dei vulcani più attivi del mondo, l’Erta Ale che era famoso per il suo lago dilava, purtroppo occultato da un crollo durante un’eruzione nel 2010. L’unico altro punto nel mondo dove si può osservare una dorsale oceanica in superficie è l’Islanda.
Inoltre, lungo la via per la Dancalia da Addis Abeba ci sono altri luoghi stupendi da visitare, come gli scavi dove sono stati rinvenuti diversi fossili di ominidi, elefantini, coccodrilli e ippopotami; i mercati di Senbete e di Bati dove si trovano merci di ogni tipo provenienti da diverse regioni dell’Etiopia; Lalibela dove si trovano chiese monolitiche scavate nella roccia; Axum La città dell'Arca dell'Alleanza. Insomma un viaggio favoloso. Ora, visto che anni fa ho aderito ad un’iniziativa di Greenpeace giurando per iscritto che non sarei andata in Islanda finché il suo governo non avesse bandito la caccia alle balene, sono stata ben felice di scoprire nella Dancalia un’altra fucina del dio Vulcano da andare a vedere. Questa felicità è durata solo un paio di giorni, il tempo di fare una piccola ricerca in internet dopo che il TdC mi aveva detto: -Vuoi andare in Etiopia? Ma non è dove hanno appena rapito quei turisti?-
Eh sì! Maledizione! Vado a vedere nel web e vien fuori che nell’Afar capita spesso che i turisti vengano rapiti e uccisi. Come al solito, però, visto che di certe zone del mondo non importa a nessuno, non si sa bene quali siano i motivi reali di questi assalti. Terroristi, predoni, pirati, ribelli, tutti questi appellativi senza un vero significato che usano i giornalisti per accusare senza prendere le parti di qualcuno, per spaventare senza spiegare, forse perché nemmeno loro sanno bene quali siano le parti e cosa stia accadendo, laggiù e in tutti gli altri posti del mondo considerati “pericolosi”.
Ma io dico: Porco cazzo! (citazione da…?) Possibile che non si possa smetterla di ammazzarsi a vicenda e di ammazzare gli animali? Grazie! Ora non posso andare né in Islanda né in Dancalia, non vedrò mai una dorsale oceanica in superficie, non vedrò mai un sacco di animali che abbiamo portato all’estinzione, non vedrò mai un sacco di bellezze naturali che abbiamo devastato o inquinato, non vedrò mai siti archeologici che abbiamo depredato e distrutto, non conoscerò mai le usanze di tante tribù sterminate o sottomesse. Il volo per Addis Abeba costava pure poco! Merda! Avrei fatto delle foto meravigliose e voi non le vedrete mai.
Mi piacerebbe un mondo dove ognuno potesse vivere liberamente secondo le proprie tradizioni e si potesse viaggiare senza paura per conoscere i diversi ambienti e le diverse culture. Sarebbe bastato un po’ di rispetto, un po’ di umiltà e semplice educazione per preservare tante cose ormai perdute. Eppure conoscere è la parte migliore della vita, imparare, scoprire, esplorare. Sarebbe davvero bellissimo, ma impossibile. Perché l’uomo è così: dove arriva s’impone, che sia sulla natura o su altri uomini, lui arriva e piega tutto al proprio interesse.
Tutto questo cosa m’insegna? Che devo sbrigarmi, viaggiare più che posso prima che non resti più nulla di puramente bello da vedere.