C'è
una storia nella storia di questo viaggio che vi voglio raccontare
per celebrare... un paio di scarpe.
Per
le escursioni nella giungla, aspettandomi molta più pioggia di
quanta ne abbiamo trovata, ho raccomandato alle ragazze di munirsi di
scarpe adatte a camminate nel fango e ho portato con me i miei vecchi
scarponi da trekking. Me ne sono lamentata tutto il tempo: troppo
pesanti, ingombranti, calde. Finché, la mattina dell'ultimo giorno,
le suole si sono aperte per ripicca, prima una e poi l'altra per
solidarietà alla sua protesta.
Ho
provato a ripararle con la colla che mi ha prestato Eros, camminando
sulle punte perché facesse presa.
Non
ha funzionato e ho capito che volevano andare in pensione. Dopotutto,
hanno lavorato duramente ai miei piedi per anni e anni, per viaggi e
viaggi, e quante avventure potrebbero raccontare dal loro punto di
vista. Hanno percorso chilometri di strade, hanno scalato le dune del
deserto del Sahara, si sono arrampicate su vulcani dalle Eolie alle
Hawaii all'Indonesia, hanno guadato fiumi e attraversato foreste,
camminato nella savana e su sentieri di montagna, sono passate dal
caldo torrido al gelo della neve: queste scarpe hanno girato il
mondo, proteggendomi fino alle caviglie senza mai lamentarsi.
Finché
le suole si sono spalancate come bocche per dirmi: «Adesso basta!
Noi ci fermiamo qui.»
Così, le ho fotografate, salutate e lasciate al lodge perché
meritavano una fine all'altezza del loro eccellente servizio,
nell'ambiente per cui sono state fabbricate. E poi, chissà, qualcuno
potrebbe ripararle e portarle a camminare dentro nuove storie.
Ciao,
scarpe gloriose!
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